Il 17 Marzo si festeggiano i primi 150 anni di storia nazionale. La grande maggioranza degli italiani sta rispondendo con entusiasmo alla importante ricorrenza. Secondo un recente sondaggio, quasi il 90% degli italiani ritiene che l’Unità d’Italia sia stata un fatto positivo e, udite bene, persino il 70% dell’elettorato leghista la pensa allo stesso modo. Quindi, archiviate le farneticazioni secessioniste dei dirigenti leghisti, non ci resta che porci l’unica domanda seria che la Festa ci propone: quale sia l’eredità del grande moto risorgimentale ancora attuale nel 2011.
Se si ha voglia di studiare e approfondire quel lontano passato, si scopre un’inaspettata ricchezza e complessità di contenuti e motivazioni, una vera età dell’oro italiana. E’ come quando si apre un antico armadio in un angolo nascosto della casa, scoprendo gli abiti un po’ ammuffiti dei nostri antenati. Ma se apriamo la finestra e li osserviamo con attenzione alla luce, rilevano bellissimi colori e disegni e originalità incomparabili con gli indumenti massificati che siamo soliti indossare.
Fra quei contenuti e motivazioni io ne enucleo tre che mi paiono i più attuali.
1) L’epoca risorgimentale ha rappresentato uno dei pochi momenti della nostra storia in cui il merito e la valorizzazione del talento abbiano prevalso sui criteri clientelari e “familiari” di selezione della classe dirigente. Gli uomini e le donne che hanno fatto l’Italia erano non solo i migliori, ma in alcuni di essi l’enorme statura etica, intellettuale, militare e politica travalicava persino i confini nazionali. Tra tutti, si staglia a mio parere, la figura immensa di Giuseppe Garibaldi e l’episodio decisivo della spedizione dei Mille. Ispirato dalle teorie proto - socialiste di Saint-Simon, Garibaldi lottò disinteressatamente l’intera vita per la libertà, l’indipendenza e l’eguaglianza dei popoli. Fu un generale originale, abile e coraggioso che risolse a proprio favore con geniali strategie le sorti di molte battaglie per l’indipendenza, combattendo e rischiando la vita sempre in prima fila insieme ai suoi soldati. Il suo capolavoro fu la spedizione dei Mille, che non può minimamente essere offuscata dai revisionismi d’accatto di storici improvvisati. Si è detto che un esercito poco numeroso e male armato non avrebbe potuto sconfiggere un’armata organizzata come quella borbonica e che ci sia riuscito solo grazie all’aiuto di potenze straniere e con la corruzione dei generali nemici. Questo sospetto denigratorio non ha alcun fondamento storico e non corrisponde allo svolgersi dei fatti. L’unificazione del sud d’Italia al resto del paese fu determinata grazie alle straordinarie capacità militari di Garibaldi (geniale la strategia adottata per espugnare Palermo), all’esperienza acquisita sul campo in precedenti battaglie per l’indipendenza, all’impeto “garibaldino” e alle superiori motivazioni ideali (“Qui si fa l’Italia o si muore”) dei Mille volontari, all’appoggio delle antiborboniche popolazioni locali, alla progressiva formazione di un esercito più numeroso e a un pizzico di fortuna che, come noto, aiuta gli audaci. Per comprendere meglio i fatti e il valore delle “Camicie Rosse”, giustamente definite da Luciano Bianciardi “uno degli eserciti più colti che la storia ricordi”, consiglio la lettura del gioiello letterario “Da Quarto al Volturno” dello scrittore – soldato Cesare Abba.
2) Il movimento risorgimentale ebbe come suo scopo principale la liberazione dell’Italia dalla secolare dominazione straniera e l’unificazione del paese ma fu anche, in termini sociali ed antropologici, il tentativo tuttora attuale e a tratti ciclopico, di promuovere la rigenerazione etica e morale degli italiani, precipitati dopo il Rinascimento in secoli bui di arretratezza e degrado civile.
3) L’ultimo e per me più importante “messaggio nella bottiglia” lasciato dai patrioti risorgimentali, ha molta attinenza con le motivazioni di questo blog: ciò che rende una vita umana degna di essere vissuta non è il semplice soddisfacimento di esigenze materiali e di pulsioni e istinti primordiali, ma soprattutto combattere e impegnarsi per alti obiettivi e nobili ideali.
Concludo con un ricordo commosso a tutti gli italiani che hanno dato la vita per il Paese, durante il Risorgimento ma anche nella “Grande Guerra”, nella Resistenza, nella lotta al terrorismo e nella guerra tuttora in corso contro le mafie. Viva l’Italia.
Se si ha voglia di studiare e approfondire quel lontano passato, si scopre un’inaspettata ricchezza e complessità di contenuti e motivazioni, una vera età dell’oro italiana. E’ come quando si apre un antico armadio in un angolo nascosto della casa, scoprendo gli abiti un po’ ammuffiti dei nostri antenati. Ma se apriamo la finestra e li osserviamo con attenzione alla luce, rilevano bellissimi colori e disegni e originalità incomparabili con gli indumenti massificati che siamo soliti indossare.
Fra quei contenuti e motivazioni io ne enucleo tre che mi paiono i più attuali.
1) L’epoca risorgimentale ha rappresentato uno dei pochi momenti della nostra storia in cui il merito e la valorizzazione del talento abbiano prevalso sui criteri clientelari e “familiari” di selezione della classe dirigente. Gli uomini e le donne che hanno fatto l’Italia erano non solo i migliori, ma in alcuni di essi l’enorme statura etica, intellettuale, militare e politica travalicava persino i confini nazionali. Tra tutti, si staglia a mio parere, la figura immensa di Giuseppe Garibaldi e l’episodio decisivo della spedizione dei Mille. Ispirato dalle teorie proto - socialiste di Saint-Simon, Garibaldi lottò disinteressatamente l’intera vita per la libertà, l’indipendenza e l’eguaglianza dei popoli. Fu un generale originale, abile e coraggioso che risolse a proprio favore con geniali strategie le sorti di molte battaglie per l’indipendenza, combattendo e rischiando la vita sempre in prima fila insieme ai suoi soldati. Il suo capolavoro fu la spedizione dei Mille, che non può minimamente essere offuscata dai revisionismi d’accatto di storici improvvisati. Si è detto che un esercito poco numeroso e male armato non avrebbe potuto sconfiggere un’armata organizzata come quella borbonica e che ci sia riuscito solo grazie all’aiuto di potenze straniere e con la corruzione dei generali nemici. Questo sospetto denigratorio non ha alcun fondamento storico e non corrisponde allo svolgersi dei fatti. L’unificazione del sud d’Italia al resto del paese fu determinata grazie alle straordinarie capacità militari di Garibaldi (geniale la strategia adottata per espugnare Palermo), all’esperienza acquisita sul campo in precedenti battaglie per l’indipendenza, all’impeto “garibaldino” e alle superiori motivazioni ideali (“Qui si fa l’Italia o si muore”) dei Mille volontari, all’appoggio delle antiborboniche popolazioni locali, alla progressiva formazione di un esercito più numeroso e a un pizzico di fortuna che, come noto, aiuta gli audaci. Per comprendere meglio i fatti e il valore delle “Camicie Rosse”, giustamente definite da Luciano Bianciardi “uno degli eserciti più colti che la storia ricordi”, consiglio la lettura del gioiello letterario “Da Quarto al Volturno” dello scrittore – soldato Cesare Abba.
2) Il movimento risorgimentale ebbe come suo scopo principale la liberazione dell’Italia dalla secolare dominazione straniera e l’unificazione del paese ma fu anche, in termini sociali ed antropologici, il tentativo tuttora attuale e a tratti ciclopico, di promuovere la rigenerazione etica e morale degli italiani, precipitati dopo il Rinascimento in secoli bui di arretratezza e degrado civile.
3) L’ultimo e per me più importante “messaggio nella bottiglia” lasciato dai patrioti risorgimentali, ha molta attinenza con le motivazioni di questo blog: ciò che rende una vita umana degna di essere vissuta non è il semplice soddisfacimento di esigenze materiali e di pulsioni e istinti primordiali, ma soprattutto combattere e impegnarsi per alti obiettivi e nobili ideali.
Concludo con un ricordo commosso a tutti gli italiani che hanno dato la vita per il Paese, durante il Risorgimento ma anche nella “Grande Guerra”, nella Resistenza, nella lotta al terrorismo e nella guerra tuttora in corso contro le mafie. Viva l’Italia.
10 commenti:
L'Unita' d'Italia e' stata una operazione di conquista militare, conclusasi con un periodo di saccheggi e repressioni atroci nel sud.
Garibaldi era un pirata e un mercenario. Tutti gli eroi del Rinascimento erano nobili o borghesi alla ricerca di un loro potere personale.
L'Italia una potenza imperialista che si e' lanciata in guerre coloniali che hanno fatto milioni di morti (Etiopia, Grecia, Libia...)
Se devo dire "viva" a qualcosa mi viene da pensare, che so, a Gino Strada, ma non a dei generali coperti di sangue.
Vernetto, la sua è una posizione legittima, ma non corrisponde alla quasi totalità delle acquisizioni storiche. La ricerca storica è una cosa seria e gli storici più accreditati la smentiscono. Per cui mi pare che la sua posizione sia viziata forse da una visione ideologica della realtà.
Ne approfitto per aggiornare i dati del sondaggio citato con quelli di Diamanti apparsi oggi su Repubblica.
anche se non amo i governi e gli staterelli aspettando un'europa unita ed un mondo con un unico governo popolare oggi dico viva l'italia.fa benissimo napolitano a festeggiare i 150 anni .se togliamo l'italia cosa ci rimane? il signorotto locale? la padania? . ma per favore, viva l'italia e viva l'europa unita.
Smettiamola di sputare nel piatto dove si mangia. Le Nazioni sono come le case, la Terra posso immaginarla come un gigantesco condominio gestito (bene o male) da tanti amministratori e capi famiglia fatto di centinaia di grandi palazzoni e tantissime case, appartamenti, posti miseri e posti meravigliosi, gente di tutte le parti e tutte le mentalità ogni Paese ha la sua storia brutta o bella che sia. L'Italia è una bellissima casa purtroppo gestita da pessimi genitori e vissuta da figlie e figli in parte zozzoni e fannulloni ma anche e per la maggior parte da grandi lavoratori, pensatori, e scienziati.
Viva l'Italia
MAH!!!
Non penso che il "risorgimento" abbia comportato un miglioramento per tutta la penisola.
Giusto per citare un dato ( storico ), l'emigrazione dall'ex regno delle due Sicilie iniziò DOPO il 1861 non prima...
Interessante è uno studio del CNR ( http://www.rivistapoliticaeconomica.it/2007/mar-apr/Daniele_melanima.pdf )
Che dimostra, dati alla mano, come il divario economico tra le due "italie" è iniziato DOPO "l'unificazione" non prima
Cordiali saluti
Andrea
P.S:
Senza dimenticare gli eccidi perpetrati dai piemontesi a danno dei meridionali, basti rileggere la novella "libertà" di Giovanni Verga
Lo stato che occupa la penisola italiana è nato dall'iniziativa di un 'vassallo' francese molto indebitato, che, appoggiato dai transalpini, ha approfitto del clima favorevole, che si era instaurato dal 1820 in poi, per avviare un'unificazione di un territorio di cui non parlava la lingua, sfruttando prima l'azione dei Mazziniani e dei Garibaldini poi (aiutati in un secondo momento da capitali inglesi), per toglierli di mezzo a fatto compiuto, visto che di certo i savoiardi non volevano una rivoluzione sociale.
Dopo di che, il re Vittorio Emanuele II, re di Savoia (il nome è rimasto lo stesso, a conferma dello spirito coloniale che ne animava la tempra), ha depredato le casse di uno stato conquistato, che era in buona salute, per ripianare le proprie finanze dissestate e ha poi costretto la metà della popolazione italiana ad emigrare, perché, di concerto con la 'élite' aristocratica-borghese (sempre uniti al momento della bisogna), non ha voluto fare una riforma agraria oramai obbligatoria. Siamo poi passati a tentativi abborracciati di colonialismo straccione, i primi bombardamenti aerei della storia, due guerre mondiali con cambio di alleati in corsa, una bella parentesi di regime fascista, proseguita sostanzialmente da una repubblica che ne ha prelevato la classe dirigente e l'ha fatta propria, eppoi un finto boom economico che ha devastato il territorio, un po' di stragi di stato, servizi segreti deviati al servizio in verità degli USA, la classe politica più ridicola che si possa immaginare dall '800 in poi...
Mi sono perso sicuramente qualcosa di orripilante; comunque, festeggiate voi, a me tutte queste bandierine fanno ribrezzo.
Nel dopo il 1850 circa inizia l'epoca industriale Italiana e l'abbandono del mediterraneo commerciale.
Logico che quel pezzo d'Italia che era contadino e marinaio prima di quell'epoca era un ottima economia poi diventò la sua condanna.
Il nord invece aveva manodopera e terreni per costruire ad costi minimi perchè non era ricca prima, attirando i capitalisti inglesi, francesi, tedeschi, ma soprattutto un adattamento (dovuta alla storia) allo straniero.
Ciao
Dimenticavo di dire che bisogna ricordare gli eccidi dei BORBONI e l'uso dei briganti da parte dei Borboni (lavoravano come i Bravi del nord) per molteplici fatti delittuosi fino agli stermini di paesini.
Ciao
Per chi non l'avesse ascoltata, consiglio di leggere sul sito della Presidenza della Repubblica il discorso di Napolitano a Camere riunite, una sintesi perfetta sul piano storico e politico delle vicende italiane.
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