Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha partecipato qualche giorno fa, a Rimini, all’incontro annuale dell’associazione cattolica Comunione e Liberazione.
Il discorso del Presidente ha affrontato il tema di attualità della crisi economica globale e dei suoi effetti sulla stabilità finanziaria dello Stato italiano, indicando senza giri di parole, le vie del risanamento, in primis la lotta serrata all’enorme evasione fiscale e ricordando l’importanza delle celebrazioni dell’Unità d’Italia come elemento di coesione nazionale indispensabile in una fase delicata e cruciale per il nostro paese.
Il discorso del Presidente ha affrontato il tema di attualità della crisi economica globale e dei suoi effetti sulla stabilità finanziaria dello Stato italiano, indicando senza giri di parole, le vie del risanamento, in primis la lotta serrata all’enorme evasione fiscale e ricordando l’importanza delle celebrazioni dell’Unità d’Italia come elemento di coesione nazionale indispensabile in una fase delicata e cruciale per il nostro paese.
Vi voglio però proporre una parte del discorso di Napolitano che pochi commentatori hanno evidenziato, ma che dal nostro punto di vista, appare estremamente innovativa e lungimirante:
“Si impone perciò un’autentica svolta: per rilanciare una crescita di tutto il paese – Nord e Sud insieme; una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione del reddito ; una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali. Al di là del PIL, come misura della produzione, e senza pretendere di sostituirlo con una problematica “misura della felicità”, in quelle sedi si è richiamata l’attenzione su altri fattori: “è certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana”. E’ a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato – aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana. Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”.”
“Si impone perciò un’autentica svolta: per rilanciare una crescita di tutto il paese – Nord e Sud insieme; una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione del reddito ; una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali. Al di là del PIL, come misura della produzione, e senza pretendere di sostituirlo con una problematica “misura della felicità”, in quelle sedi si è richiamata l’attenzione su altri fattori: “è certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi (a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana”. E’ a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato – aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana. Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”.”
Le cronache giornalistiche ci informano che dall’inizio alla fine, il discorso del Presidente è stato accompagnato da autentiche ovazioni dei congressisti e a questo punto dobbiamo domandarci per quale motivo la più alta carica dello Stato goda oggi di un così ampio e trasversale consenso che travalica le tradizionali e consolidate contrapposizioni tra gli italiani.
Sicuramente a ciò contribuisce l’alto profilo politico, culturale ed umano del personaggio, ma egli rappresenta principalmente il consolidarsi di una tendenza storico - sociale avviata ed avvertita già nei settennati dei suoi ultimi predecessori, Ciampi, Scalfaro e, per certi versi, Cossiga. Di fronte a un sistema politico sempre più autoreferenziale, rissoso e politicamente inadeguato, incapace di perseguire con efficacia l’interesse generale della Nazione, gli italiani vedono nella figura del Presidente della Repubblica l’unica istituzione “super partes” in grado di saper rappresentare il bene comune e fare da argine ai rischi di disgregazione economica e sociale.
Sicuramente a ciò contribuisce l’alto profilo politico, culturale ed umano del personaggio, ma egli rappresenta principalmente il consolidarsi di una tendenza storico - sociale avviata ed avvertita già nei settennati dei suoi ultimi predecessori, Ciampi, Scalfaro e, per certi versi, Cossiga. Di fronte a un sistema politico sempre più autoreferenziale, rissoso e politicamente inadeguato, incapace di perseguire con efficacia l’interesse generale della Nazione, gli italiani vedono nella figura del Presidente della Repubblica l’unica istituzione “super partes” in grado di saper rappresentare il bene comune e fare da argine ai rischi di disgregazione economica e sociale.
Viviamo in un periodo di cambiamenti epocali che richiederanno interventi efficaci e decisioni strategiche anche sul piano istituzionale, pena la disgregazione del collante sociale. Credo che dovremo iniziare a riflettere seriamente a una riforma del sistema istituzionale italiano che preveda l’introduzione dell’elezione diretta del Capo dello Stato, intesa come elemento di stabilizzazione, garanzia e fiducia nelle istituzioni rappresentative, alla stregua di altre consolidate democrazie europee ed occidentali.
Le condizioni che determinarono l’attuale assetto costituzionale, con l’attribuzione di un ruolo centrale al Parlamento, come reazione e tutela rispetto a un tragico e rovinoso periodo della storia nazionale, sono profondamente mutate. In un quadro di corretto bilanciamento dei poteri e di un idoneo sistema di pesi e contrappesi tra gli organi dello Stato, è possibile a mio parere operare per una trasformazione in senso presidenziale della democrazia italiana.
Le condizioni che determinarono l’attuale assetto costituzionale, con l’attribuzione di un ruolo centrale al Parlamento, come reazione e tutela rispetto a un tragico e rovinoso periodo della storia nazionale, sono profondamente mutate. In un quadro di corretto bilanciamento dei poteri e di un idoneo sistema di pesi e contrappesi tra gli organi dello Stato, è possibile a mio parere operare per una trasformazione in senso presidenziale della democrazia italiana.
13 commenti:
ma questo non era un blog che si occupa di risorse e ambiente? cosa me ne frega a me della repubblica presidenziale, non cambia nulla, l'Italia resterebbe comunque un paese di ipocriti corrotti e mafiosi
Terenzio, lei cosa ne pensa dei referendum legislativo e deliberativo, dell'abolizione del quorum?
La personalizzazione spinta del confronto politico tra gli elettori ha prodotto berlusconi.
Napolitano, ma prima di lui vorrei ricordare Pertini, sono stati prodotti da un confronto politico in parlamento.
Se vogliamo fare l'Italia, occorre prima fare gli Italiani, non c'è scampo... ed in questo periodo storico avremmo realmente la possibilità di una presa di coscienza collettiva: a quel punto non ci sarà necessità di cambiare un bel niente... cambiare adesso, senza una coscienza politica collettiva faremmo solo disastri.
Per Vernetto. Per me l'assetto istituzionale di un paese attiene molto al tema di questo blog, che è quello di riflettere sulle conseguenze di una minore disponibilità di risorse e di come farvi fronte a tutti i livelli. Comunque, se l'argomento non la interessa, non è obbligato a leggerlo.
Per Martini. Per Martini. Non ho riflettuto molto sul tema del referendum, però in linea di massima avrei qualche dubbio ad attribuire direttamente alla volontà popolare poteri legislativi, ritengo ancora valida la democrazia rappresentativa. Mentre per la questione del quorum sarei assolutamente favorevole all'abolizione: chi non va a votare, di fatto assume la posizione dei contrari al quesito. Invece secondo me chi si astiene dal voto in una democrazia partecipativa, delega di fatto ai votanti la decisione. E' quello che avviene ad esempio in Svizzera, dove non esiste il quorum e le decisioni vengono prese anche con percentuali di partecipazione molto inferiori al 50%.
Le perplessità di Archinauta sulla maturità democratica degli italiani sono reali. Oltre che Berlusconi, questa immaturità ha prodotto in passato anche effetti peggiori, come Mussolini. Però, se analizziamo con attenzione la storia, forse ci accorgiamo che sia Berlusconi che Mussolini hanno preso il potere con il consenso di una minoranza degli italiani, sfruttando il meccanismo elettorale che prevede alleanze di governo. Poi, credo che nel tempo il nostro popolo sia maturato ed oggi esprima in maggioranza una volontà positiva di cambiamento. E comunque io ho sottolineato gli aspetti positivi sul piano istituzionale di una repubblica presidenziale, che vanno oltre i personalismi della politica. Comunque, mi rendo conto che il problema è molto delicato e richieda una discussione approfondita.
ottimi gli interventi del Presidente Napolitano, peccato che apponga puntualmente la sua firma anche alle leggi vergogna, cioè quelle leggi a esclusiva tutela dei delinquenti della casta, perfino in quei casi, imperdonabili, che generano o potrebbero generare un danno per il resto degli italiani.
napolitano
napolitano o napoletano, partecipo' nel GUF (giovani universitari fascisti), poi nel PCI dove dialogava con la destra liberale USA con Amato per espandere il capital-liberismo, e cosa un si fa' per campa'.
peccato che il 90% dell'evasione non fisiologica sia la Sud, dove hanno pronta la lupara, se la finanza si prova a fare accertamenti. Tutti discorsi demagogici come al solito.
Eh si si...propio un bel discorsetto neanche un po' ipocrita... fino ad adesso lui dov'era? Nel sarcofago di Tutankamen (o come si scrive)? Anche l'interventino in Libia e' stata una bella prova...per via che Berlusconi etc etc...
86 anni magari e' meglio andare in pensione, tanto a lui la danno di sicuro.
Signor Longobardi,è negli omissis che si cela il diavolo...Napolitano da 3 anni ripete della inutilità dei tagli lineari alla spesa pubblica e della necessità di tagli verticali, che porterebbero non solo ma anche alla dismissione di numerosi rapporti di lavoro coi pubblici dipendenti..O mi sbaglio ?..Perfettamente d'accordo con Napolitano.
....Quanto a forme più diritte di rappresentazione democratica concordo, ma su TOD più volte, dal 2008 in poi, si discute della oppurtinità/possibilità/sostenibilità di forme di organizzazione dmocratica ( un uomo, un voto), nel corso della prossima lunga emergenza o declino di energia procapite appena iniziata...Io voto per la technocracy di Hubbert e Scott abbozzata negli anni 30 : oligarchia scientifica con forte controllo della vita biologica dei cittadini.
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