Di Daniela Pietropoli
Pubblicato su Blog Drome
Cliccando qui arriverete a un interessante video del Club of Rome, dedicato al picco del petrolioE' in inglese ma ha anche i sottotitoli in inglese e quindi è mediamente comprensibile.
Il Club di Roma
conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo "I limiti dello sviluppo" (12/03/1972) che ragionava sul fatto che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.
Il libro originale si chiamava "the limits to growth" malamente tradotto in italiano come I LIMITI DELLO SVILUPPO
(GROWTH vuol dire CRESCITA), è stato edito con lo scopo di fornire ai
leader mondiali che si apprestavano a incontrarsi nella terza
Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (aprile 1972 a
Santiago del Cile) e soprattutto
la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (giugno a
Stoccolma) degli strumenti concettuali assolutamente fondamentali per
decidere il futuro dell’umanità.
L'ideatore fu Aurelio Peccei,
torinese, alto dirigente Fiat, antifascista, fondatore dell'Alitalia,
rimette in sesto l'Olivetti e fonda l'Italconsult. Un dirigende
d'azienda, non un ecologista, cosmopolita e competentissimo fondatore e
direttore in America Latina una delle più fortunate filiali estere della
Fiat.
Alla fine degli anni ‘50 Peccei decide di dedicare una parte del suo tempo “alla riflessione sui bisogni e sulle prospettive umane” con la precisa volontà di fare qualcosa di concreto anche in questo campo.Il risultato è stato "The limits to growth", un libro odiato ubiquamente proprio perchè ebbe successo immediato.
Fanfani,
seppure in modo superficiale, lo portò in Senato, ma dopo, già negli
anni Ottanta, quelli della Milano da bere, il libro fu dimenticato nella
ressa della crescita dei consumi, a cui seguirono negli anni Novanta
l'apertura ai mercati dell'Est dopo la caduta del muro di Berlino e
l'arrivo dei BRICS, principalmente la Cina. C'era ancora spazio di
"crescita economica".
Nel
dibattito che seguì l'uscita del libro (semplice da leggere) ci
fu unanime ostracismo nei suoi confronti.In
sintesi la Chiesa non lo sopportava perchè predicava la riduzione della
natalità e così lo odiarono Indira Gandhi e altri leader; i capitalisti
italiani con il Sole24ore non accettavano che le sue idee potessero
ridurre i margini dei loro gaudagni per ridurre l'inquinamento che
obiettivamente creavano su tutto l'ambiente (le chiamano esternalità,
ovvero i guadagni sono loro e i rischi di tutti); la destra pseudo
cristianfanatica lo odiava sempre per la questione della natalità oltre
del fatto che avevano preso le sue tendenze come previsioni (adesso si
può dire che le tendenze si sono verificate).
La
sinistra, sia quella moderata e sia quella oltranzista, si fecero
sopraffare dall'ideologia del buon operaio che salva l'ecologia, quando
andava bene, mentre nel peggiore dei casi lo etichettarono un libro odioso perchè fatto da dirigenti d'azienda e
da industriali e quindi il nemico.
L'Italia
politica e intellettuale non comprese l'importanza del libro, un libro
che dava prospettive sul futuro analizzando un presente già chiaramente
in declino fin dagli anni sessanta. Gli anni settanta furono gli ultimi
anni di vero dibattito democratico (Pasolini era lì), ma provinciale e
con una visione corta del proprio futuro. L'Italia allontanò da sé un
italiano geniale e competente come Peccei (nemo propheta in patria).
Io
credo che si perse una occasione, importante per comprendere meglio
l'evoluzione civile dell'Italia (e del Mondo, ma qui parlo dell'Italia). La
mia generazione, nata nei sessanta, avrebbe avuto più occasioni di
vivere in un mondo migliore e soprattutto avrebbero avuto più occasioni
quelli nati dopo di me, nei settanta e ottanta e così via.
Capire
dove il Mondo stava andando a quel livello di crescita indiscriminata
sarebbe stato importante, avrebbero potuto essere prese decisioni in tempo, e non adesso con l'acqua alla gola. E non sono nemmeno sicura che
le TESTE PARZIALI capiscano che siamo con l'acqua alla gola. Chi vuole saperne di più veda "I limiti dello sviluppo in Italia - cronache di un dibattito 1971-74 di Luigi Piccioni e Giorgio Nebbia" sul
sito di Greereport, che ringrazio.
2 commenti:
lavoro in una grande azienda e ti posso assicurare che le TESTE PARZIALI, ossia i capi della mia e sicuramente di tutte le aziende del mondo sono stati privati della coscienza, intesa come capacità di comprendere concetti diversi da quello di produttività assoluta a beneficio esclusivo dell'entità per cui vivono. Ho detto vivono, non lavorano, perchè trasformati in automi con sofisticati strumenti psicologici. Lo dico, perchè hanno cercato di fare lo stesso con me, ma purtroppo per me o per loro sono refrattario a qualsiasi condizionamento psicologico; mi ricordo di aver causato un moto di rabbia nella psicologa che era venuta apposta da Roma. Anche da giovane mi scontrai con il movimento sessantottino di Lotta Continua, perchè li avvertii che il popolo non li avrebbe seguiti. Difatti non ho fatto alcuna carriera, ma come dicevo preferisco avere una coscienza, altrimenti non sarei qui a scrivere e a fare tante cose da cane sciolto nel pieno rispetto di me, della mia famiglia e del prossimo.
bravo mago, mi è piaciuto il tuo commento. Anch'io me ne frego di far carriera, è più importante (e di molto) la libertà di pensiero e l'autocoscienza.
Sono beni inestimabili :)
Andremo contro un muro nei prossimi anni, ma almeno quelli che pensano in modo critico si saranno preparati in qualche modo ad affrontare le avversità e i limiti che ci aspettano
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