giovedì, febbraio 28, 2008

Il Picco in tutto il suo fulgore


Da "The Oil Drum" arrivano le ultime predizioni sul futuro petrolifero, ad opera di "Ace", che trovate a http://www.theoildrum.com/node/3623

Dice sempre Colin Campbell che tutti i dati sono sbagliati ma alcuni meno di altri. Non so cosa pensate voi di questo grafico, ma personalmente ho l'impressione che sia uno di quelli meno sbagliati. Ovvero, potremmo essere davvero sul picco ed essere prossimi all'inizio della discesa. Magari non comincia quest'anno, magari neanche l'anno prossimo, ma uno di questi anni.....

A ognuno i suoi modelli. Ma questo grafico è abbastanza impressionante. Fa anche a voi l'impressione di essere sulla cima dell'ottovolante e di guardare la discesa l'attimo prima di ritrovarsi lo stomaco all'altezza del naso?




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mercoledì, febbraio 27, 2008

Il commento di "Le Chat"



In questo momento, tutto torna preciso: Il barile a 100 dollari, l'oro a 1000.
L'Euro a 1,50 e la banchisa polare a zero







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martedì, febbraio 26, 2008

I Lamed Wufniks



Le pale eoliche di Montemignaio, provincia di Arezzo


Ci sono sulla terra, e ci sono sempre stati, trentasei uomini giusti la cui missione è di giustificare il mondo davanti a Dio. Sono i Lamed Wufnik. Non si conoscono fra di loro e sono molto poveri. Se un uomo si accorge di essere un Lamed Wufnik, muore immediatamente e qualcun altro, forse in qualche altra parte del mondo, prende il suo posto. I Lamed Wufnik sono, senza saperlo, i pilastri segreti del mondo. Senza di loro, Dio distruggerebbe l'intera umanità. Ignari, sono i nostri salvatori. Questa credenza mistica degli Ebrei si può trovare nelle opere di Max Brod. La sua remota origine si può forse trovare nel diciottesimo capitolo della Genesi, dove leggiamo questo verso: "E Dio disse, se troverò in Sodoma cinquanta uomini giusti entro la città, allora risparmierò il luogo per il loro bene." I Musulmani hanno un personaggio analogo nei Kutb.


Jorge Luis Borges "Il libro degli esseri immaginari" (1967)



Non so se esistano veramente i Lamed Wufniks o i Kutb ma, più passa il tempo, più mi accorgo che il mondo va avanti per la cocciutaggine di poche persone che riescono a fare le cose giuste mentre quasi tutti gli altri o stanno a guardare o a mettergli i bastoni fra le ruote.

Qui vi racconto qualcosa di uno di questi cocciuti benefattori dell'umanità: Angiolino Sabatini, sindaco di Montemignaio, il primo paese che è riuscito a installare delle torri eoliche in Toscana. Sabatini non sarà proprio un Lamed Wufnik (e spero di no perché se per caso legge queste note, secondo Borges deve morire immediatamente!), ma comunque ha dei grossi meriti per essere riuscito a installare tre torri per un totale di 1.5 MW nonostante tutte gli ostacoli, i bastoni fra le ruote, l'ostruzionismo, la guerra sorda o dichiarata, e altre cose.

Queste note non sono proprio un intervista di Angiolino Sabatini, ma un resoconto a memoria di una chiaccherata che ho fatto con lui sul treno che andava da Firenze a Milano qualche settimana fa.

La storia di Angiolino Sabatini (classe 1945) comincia alla centrale elettrica "Marzocco" di Livorno dove lavora come giovane diplomato in elettrotecnica. Già a quel tempo, negli anni '70, lui e altri dipendenti si accorgono dell'inquinamento che la centrale produce bruciando olio pesante. Lo zolfo emesso corrode le carrozzerie delle macchine dei dipendenti parcheggiate. Sabatini fa notare la cosa alla direzione e subito si prendono provvedimenti efficaci: una tettoia viene costruita sopra il parcheggio.

Più tardi, Sabatini si trasferirsce a Montemignaio, un piccolo comune sull'Appennino Toscano, continuando a lavorare per l'ENEL. Anche lì, il problema dell'inquinamento portato dalle centrali elettriche sulla costa si fa sentire. Uno studio dell'Università di Firenze indica che i venti prevalenti portano sull'Appennino i veleni generati dalle centrali sulla costa. Sabatini comincia a concepire l'idea di fare qualcosa per combattere l'inquinamento. La zona di Montemignaio è molto ventosa e si possono costruire impianti eolici.

Le prime misure anemometriche a Montemigniaio si fanno nel 1991. Ci vorranno più di 10 anni prima che le torri entrino finalmente in funzione. Sabatini ha diversi aneddoti da raccontare su questo argomento; alcuni dei quali non possono essere resi pubblici con nomi e cognomi. Sarà sufficiente raccontare che basta che un solo funzionario si rifiuti, per ragioni sue, di firmare un'autorizzazione per bloccare per anni la costruzione. E i funzionari, a differenza dei politici, sono inamovibili e non influenzabili dal voto popolare. Di conseguenza, la Toscana è rimasta praticamente a zero come energia eolica, nonostante che il piano energetico regionale del 1997 prevedesse di installare 300 MW di energia eolica. A dieci anni di distanza, le pale eoliche di Montemignaio (1.5 MW) rimangono solitarie, le uniche in funzione in Toscana.

Via via che mi occupo di energia e di risorse, mi accorgo sempre di più di quanto le barriere che ci tengono bloccati siano barriere che noi stessi ci siamo costruiti. E' sempre una storia di burocrazia, lentezza, ignoranza, passività, rassegnazione. Sembra che abbiamo perso la capacità di fare qualcosa per combattere il lento strangolamento che la scarsità di petrolio ci sta portando. Ci stiamo strangolando con le nostre stesse mani, eppure ci sarebbero modi per respirare a pieni polmoni l'energia che ci scorre intorno in tante forme. Se Angiolino Sabatini ha impiegato 10 anni per installare tre torri eoliche, a me c'è voluto un anno e mezzo per installare soltanto 2,6 kW di pannelli fotovoltaici. Non vi dico che fatica sta facendo Pietro Cambi per far circolare il suo cinquino elettrico, le difficoltà che sta trovando Massimo Ippolito con il suo nuovo sistema eolico d'alta quota e tanti altri casi. Forse ci sono tanti lamed wufnik (ma meglio non dirlo sennò.....)


Ecco una storia più dettagliata degli impianti eolici di Montemigniaio, scritta recentemente da Sabatini stesso

da EQUOLOGIA

Il parco eolico di Montemignaio - 07/08/2007
di Angiolino Sabatini
Esperto di energie rinnovabili
Ex Sindaco di Montemignaio

Il comune di Montemignaio, il più piccolo della provincia di Arezzo, sorge sulle boscose pendici del Pratomagno ad un'altitudine che varia dai 739 metri s.l.m. ai 1470 del Secchieta ed è sovrastato dal Castel Leone o Castiglione eretto, nel XII secolo, per volere dei conti Guidi.

Il progetto del parco eolico di Montemignaio parte nel 1991 con l’installazione degli anemometri per misurare il vento e sono occorsi 10 anni per vedere realizzati i primi 3 aerogeneratori.

Il progetto parte ancor prima del 1991 con lo studio dei dati dell’Università e del Comune di Firenze sull’inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alle piogge acide. Infatti dagli anni ’70 in poi abbiamo registrato forti quantità di piogge acide che hanno causato gravi danni ai boschi e alle abetine del territorio di Montemignaio e Vallombrosa. Dai dati dell’università di Firenze si evince che le centraline poste a Vallombrosa discordavano da quelle posizionate nel comune di Firenze e non seguivano un andamento omogeneo ma presentavano andamenti del tutto diversi. Quelle di Firenze erano funzionali ai venti o alle piogge quelle di Vallombrosa solo alle fermate e alla produzione della centrale termoelettrica Marzocco di Livorno. Questa centrale consuma, a pieno carico, circa 67 tonnellate l’ora di nafta pesante ed, entrata in funzione nel 1964 circa, è stata dotata di elettrofiltri soltanto nel 2003, con la evidente conseguenza che tutto ciò che veniva bruciato andava per aria per poi tornare a terra anche sotto forma di piogge acide, colpendo soprattutto il territorio di Vallombrosa e Montemignaio che sono posti sulla montagna più alta che incontrano i predominanti venti marini!

Per anni ho denunciato il fenomeno fino a che non si sono mossi la Provincia ed il Comune di Livorno, che hanno imposto all’ENEL di montare gli elettrofiltri. A seguito di questo episodio mi sono avvicinato alla produzione di energie rinnovabili, la Edison ha presentato, dopo un lungo monitoraggio anemometrico, un progetto per un parco di 5 aerogeneratori. Dei 5 aerogeneratori ne sono stati costruiti solo tre perché l’ENEL non accetta sulla propria linea potenze superiori ai 2 megawatt rendendosi disponibile ad accettare l’energia prodotta dalle ulteriori due macchine soltanto nel caso in cui fosse costruita una linea dedicata agli aerogeneratori, ma questo comporta spese così elevate da non rendere economicamente possibile l’intervento. L’area in oggetto è situata in corrispondenza del crinale di Monte Secchieta, precisamente nei pressi di Poggio della Risala, all’interno del territorio comunale di Montemignaio (AR). L’altitudine varia dai 1400 m slm ai 1470 m slm; l’ambiente nella zona del sito è caratterizzato da pascolo cespugliato.

L’impianto è stato realizzato a seguito di un Accordo di Programma tra la Regione Toscana, la Provincia di Arezzo ed il Comune di Montemignaio, che ha permesso l’individuazione all’interno della zona agricola, di un’area idonea all’installazione di n. 3 aerogeneratori tripala ENERCON E40 da 0,6 MW ciascuno, per una potenza media di resa totale pari a 1,8 MW ed una produzione annua di 4.392 MW. L’energia elettrica prodotta in Bassa Tensione (BT) dal generatore di ciascuna macchina viene trasferita al quadro di controllo interno della torre e quindi ad una cabina prefabbricata ubicata ai margini del plinto (cabina di macchina) dove sono alloggiati quadri elettrici ed il trasformatore per la elevazione della tensione da BT (380-690 V) a Media Tensione (15.000 V). Un sistema di linee in cavo di tipo interrato collega fra loro le cabine in MT. Dalla centrale, tramite cavidotto interrato, l’energia prodotta viene trasmessa fino al punto di consegna in MT (15KV). L’impianto eolico di Secchieta, sfruttando una risorsa naturale e rinnovabile, produce energia elettrica "pulita" e permette quindi la riduzione di emissioni nocive.

Dalle lungaggini burocratiche per la realizzazione del nostro parco eolico mi sento di poter dire che ancora oggi, in Toscana, esistono molte difficoltà per montare impianti che utilizzino fonti rinnovabili. Il piano energetico regionale, attualmente in vigore, prevede la costruzione di 300 MW eolici, ma di fatto questi progetti non sono fattibili visto che le attuali linee guida sono talmente restrittive da non permetterne la realizzazione.


lunedì, febbraio 25, 2008

ASPOItalia-2: prosegue la preparazione


Prosegue il lavoro di organizzazione di ASPOItalia-2 che si terrà a Torino il 3 Maggio di quest'anno. Il logo di quest'anno, opera di Pietro Cambi, sovrappone alla classica curva di Hubbert, simbolo di ASPO, il "cinquino elettrico". Vogliamo far vedere che non pensiamo soltanto ai problemi ma anche alle soluzioni e che riteniamo che la trazione elettrica alimentata a batterie sia un modo di mantenere un certo grado di mobilità su strada anche nel periodo di ridotta disponibilità di petrolio che ci attende.

Trovate la pagina web in Italiano con il programma provvisorio della conferenza a questo link. Avrà luogo sabato 3 Maggio 2008 a Torino, presso la sala convegni del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (Via Giolitti 36). Ingresso gratuito.

La conferenza è stata anche annunciata sul sito web di ASPO internazionale. La trovate a questo link.



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sabato, febbraio 23, 2008

Il picco dell'apocalisse



Darken the lamp, then, and bury the bowl,
Ye Faithfullest-hearted!

And, as your swift years hasten on to the goal
Whither worlds have departed,
Spend strength, sinew, soul, on your toil to atone

For past idleness and errors;
So best shall ye bear to encounter alone
The Event and its terrors.

Clarence Mangan, Dublino, 1844


Spegni la lampada, poi, e seppellisci la ciotola
Tu, che hai più fede nel cuore

E con i tuoi anni che volano verso la meta

Dove ogni parola se n'è andata

Usa la tua forza, tendini, anima sul tuo lavoro per fare ammenda

Dell'ozio e degli errori del passato
Così, incontrerai al meglio, da solo,

L'Evento e i suoi terrori.


(figura a destra: Bridget O' Donnel e le sue due figlie in Irlanda al tempo della grande carestia - da Wikipedia)


Con queste parole si esprimeva nel 1844 il poeta irlandese Clarence Mangan. Era un anno prima che la peste delle patate colpisse l'Irlanda. Non sappiamo esattamente come, ma in qualche modo Mangan aveva visto in anticipo quello che stava arrivando: la grande carestia che sarebbe esplosa l'anno dopo. Lui stesso morì di stenti all'ospedale di Dublino nel 1849. Insieme a lui, morirono di fame circa due milioni di irlandesi nell'arco di pochi anni. Altre due milioni emigrarono o perirono nei decenni successivi. Su una popolazione di otto milioni di persone, come era prima della carestia in Irlanda, era l'apocalisse sotto ogni punto di vista.

E' strano il fascino perverso che abbiamo nei riguardi di quello che chiamiamo "Apocalisse." Innumerevoli sono stati i profeti di sventura nel passato e, entro certi limiti, il poema di Mangan potrebbe essere applicato ai nostri tempi. Questo "Evento" che lui non specifica, tradotto come "il picco del petrolio" oppure "la catastrofe climatica". Certo, nessuno nemmeno fra i più sfegatati picchisti o ambientalisti userebbe pubblicamente termini come quelli che ha usato Mangan ma, sotto sotto, il fascino dell'apocalisse rimane. Il picco del petrolio, come il baco del millennio di qualche anno fa, si presta a questo tipo di interpretazioni apocalittiche.

L'atteggiamento apocalittico traspare nelle discussioni sui vari blog e forum. La sensazione che il picco petrolifero o climatico siano in qualche modo equivalenti alla seconda venuta descritta nel testo "L'Apocalisse". Qualche paleo-marxista si è impadronito del concetto del picco come il veicolo che porterà finalmente la classe operaia al potere. Qualche post-olocaustista ci vede il ritorno a un medioevo glorioso di dame e cavalieri. Gli orticulturalisti ci trovano un mondo di piccole e felici fattorie autosufficienti. Altri vedono il ritorno al trenino ciuf-ciuf di una volta. Sicuramente ci sarà, da qualche parte, qualche nazista che vede nel picco l'occasione di liberarsi delle razze inferiori e restaurare la supremazia degli Ariani. Il picco ricorda lo specchio di San Paolo, dove oggi vediamo "in aenigmate" ma un giorno vedremo "facie ad faciem"

Nel marasma, pochi si ricordano che il picco del petrolio è' semplicemente un punto in una curva che cambia gradualmente e che non fa sbalzi di nessun genere. Non c'è nessuna apocalisse nella curva di Hubbert. Il petrolio ha cominciato a esaurirsi con il primo pozzo scavato in Pennsylvania nell' 800 e oggi ci troviamo ad aver consumato circa la metà delle risorse estraibili. E' troppo facile borbottare profezie di sventura senza troppo specificare quando, come e cosa dovrebbe accadere, menzionando solo un "Evento" misterioso come fa Mangan. Così facendo, qualunque cosa accada, uno può sempre dire di avere avuto ragione.

Tuttavia, se l'apocalisse non è un evento inevitabile, è anche vero che i disastri esistono e ce ne sono continuamente. I disastri sono sempre la conseguenza di un errore fatto da qualcuno. La carestia irlandese dell'800 è stata la conseguenza di un errore: sovrappopolazione e dipendenza da una monocultura dovevano portare necessariamente a un disastro di qualche tipo. Probabilmente, Mangan aveva percepito questa situazione. Non sappiamo se fosse un esperto di agricoltura; probabilmente no, ma c'erano state altre carestie in Irlanda decenni prima e la "peste delle patate" che avrebbe colpito l'irlanda nel 1845 era già apparsa qualche anno prima negli Stati Uniti e in Inghilterra. Mangan ha semplicemente messo in forma poetica un concetto che derivava da una percezione perfettamente razionale.

Allora, se il picco del petrolio ci porterà a qualche bel disastro, come può anche succedere, non sarà l'apocalisse, e neanche colpa di Hubbert, ma soltanto la conseguenza della nostra imprevidenza.


McLean, Stuart. Event and Its Terrors : Ireland, Famine, Modernity.
Palo Alto, CA, USA: Stanford University Press, 2004. p 13.
http://site.ebrary.com/lib/firenze/Doc?id=10070389&ppg=25

Copyright © 2004. Stanford University Press. All rights reserved.



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venerdì, febbraio 22, 2008

Il prezzo più alto è quello che non ti puoi permettere di pagare



Il crollo del prezzo del petrolio
di Ugo Bardi - 21 Febbraio 2008
www.aspoitalia.net



Va su e giù come al solito il prezzo del petrolio. Dopo un periodo di ribasso (per così dire) dove era sceso sotto i 90 dollari al barile, oggi è andato di nuovo sopra i 100, come abbiamo letto sui giornali.

Pochi anni fa, l'idea che il petrolio potesse andare sopra i 40 dollari al barile faceva venire le palpitazioni a chi si occupava di queste cose. Oggi, ci siamo abituati a vederlo salire a velocità crescenti. 100 dollari, tutto sommato, non ci fa nemmeno una particolare impressione. Anzi, ci aspettiamo che salga di più, molto di più. Eppure, non potrebbe darsi che le cose debbano cambiare? Potrebbe darsi che vedremo a breve scadenza il crollo del prezzo del petrolio?

Fino ad ora, gli alti prezzi hanno avuto poco effetto sui consumi. In effetti, che la benzina costi 1,3 euro oppure 1,4 cosa cambia? Anche se costasse due euro al litro, smetteremmo di fare il pieno? Ai supermercati, si continuano a vendere bicchieri di plastica (che è fatta dal petrolio) e nella sezione "casalinghi" potete comprare delle confezioni in plastica dove dentro ci sono cinque o sei chiodi. La confezione costa molto più cara di quello che c'è dentro. Con i prezzi attuali del petrolio, tutti questi imballaggi costano enormemente cari, eppure si continuano a produrli e a venderli.

In effetti, i prezzi alti del petrolio indicano, è vero, una situazione di crisi ma è anche vero che stimolano modi di alleviare la crisi. Con i prezzi a questo livello, l'industria petrolifera ha avuto dei profitti immensi negli ultimi anni e si sta impegnando in imprese altrettanto immense di ricerche e di sfruttamento di giacimenti difficili e costosi che, per prezzi più bassi, nessuno si sarebbe mai sognato di sviluppare.

Ma se l'industria petrolifera è contenta, non lo stesso si può dire degli altri settori industriali. Gli alti prezzi si ripercuotono su tutta la catena produttiva, fino al consumatore finale. Tutte le industrie che usano prodotti del petrolio, dall'agricoltura all'industria chimica, devono scegliere fra aumentare i prezzi o ridurre i profitti. A lungo andare, o l'industria non ce la fa a produrre, oppure il consumatore finale non ce la fa a mantenere il livello di consumi. Il risultato è una stasi produttiva o una riduzione della produzione. In pratica, quello che si chiama recessione.

Per il momento, non sembra che siamo in una recessione vera e propria, ma i sintomi di una recessione imminente ci sono tutti. In una recessione, si riducono i consumi di tutto, compresi quelli petroliferi. Se cala la domanda, i prezzi si abbassano e questo è quello che potrebbe succedere. Il prezzo del petrolio potrebbe rientrare anche sotto i 50-60 dollari al barile.

Chi sarebbe messo in grave difficoltà da una discesa dei prezzi sarebbe l'industria petrolifera che vedrebbe brutalmente ridotti i propri profitti e si troverebbe esposta con dei progetti di costi immensi la cui resa economica diventa improvvisamente dubbia. Emblematico qui è il caso di Kashagan, nel Mar Caspio, dove l'ENI si è fortemente impegnata nonostante le grandissime difficoltà tecniche del caso. E' conveniente estrarre da Kashagan (quando ci si riuscirà)? Certamente si, con il petrolio a 90 dollari al barile. E' sempre conveniente con il petrolio a 60 o 50 dollari al barile? Forse, ma i profitti sarebbero enormemente ridotti e potrebbe anche darsi che l'estrazione vada in perdita netta.

In sostanza, il picco del petrolio potrebbe manifestarsi in corrispondenza di una riduzione dei prezzi, forse addirittura di un crollo. A questo punto, la produzione dovrebbe calare per cercare di tenere i prezzi a un livello sufficiente per mantenere un profitto. Il calo della produzione mondiale è esattamente quello che ci aspettiamo secondo il modello di Hubbert. Solo a questo punto, vedremo ridursi i consumi di carburante anche se, forse, non costerà più di quello che costa ora. Il prezzo più alto, come sempre, è quello che non ti puoi permettere di pagare.

mercoledì, febbraio 20, 2008

ABRANEW: la ricerca dell'efficienza energetica



La blogosfera è continuamente impestata di gente che propone miracoli tecnologici. Dal tubo di Tucker alle varie polverine salvamotori, è tutto un ribollire del concetto che esistono soluzioni semplici a problemi complessi e che tutto si potrebbe risolvere se soltanto non ci fosse questo complotto delle multinazionali, degli Gnomi di Zurigo, della CIA, o di chi altro, che impedisce che queste meraviglie tecnologiche si diffondano.

In realtà, al di là del blogorizzonte; esiste una ricerca seria, difficile e costosa che si muove un passo dopo l'altro a migliorare la tecnologia energetica. E' una ricerca che non promette miracoli, ma che produce cose che funzionano. Qui, vi vorrei raccontare di un progetto di ricerca, ABRANEW, che si è concluso recentemente e che ha portato a dei risultati molto interessanti. Ve lo racconto dall'esperienza diretta di averci partecipato e anche di aver scritto il "proposal" quattro anni fa. Il mio lavoro; quello che impegna la mia giornata, è quello di gestire un gruppo di ricerca di una decina di persone, impegnate soprattuto sui materiali ad alta temperatura. (sul blog, scrivo di notte, quando posso).

Allora, per spiegarvi l'idea del progetto ABRANEW vi devo raccontare di come funziona una turbina a gas. Forse lo sapete già, ma nel caso non siate del tutto familiari con l'idea, considerate che in una turbina a gas si comprime l'aria atmosferica, la si miscela con il carburante, si fa espandere la miscela con la combustione e si recupera energia meccanica. Tutto questo viene ottenuto mediante una serie di rotori (o "giranti") che portano un certo numero di palette che comprimono il gas per effetto aerodinamico. Le turbine a gas sono un elemento importante del sistema moderno di produzione di energia elettrica e, in particolare, sono la parte del sistema che è in grado di adattarsi meglio alle variazioni dell'assorbimento della rete.

Una turbina è una macchina termica e, pertanto, ha un'efficienza tanto maggiore quanto più alta è la temperatura del gas nella camera di combustione. Per questa ragione una delle linee principali di ricerca nel campo sono i materiali in grado di resistere a temperature del gas sempre più alte; attualmente si arriva intorno ai 1200 gradi C. Un altro elemento che influisce sulla resa energetica della turbina è l'efficienza di compressione che dipende, fra le altre cose, dalla precisione dell'accoppiamento fra il rotore e lo statore. Una piccola quantità di gas passa sempre dallo spazio che rimane fra rotore e statore e riduce la compressione con una certa perdita di efficienza. Per ridurre questo effetto al massimo possibile negli ultimi anni sono state sviluppate delle "guarnizioni abradibili". In pratica, alla partenza della macchina, il rotore si fa strada nello statore scavandosi un piccolo solco e questo riduce o annulla il flusso all'indietro dei gas. E' una specie di "grippaggio controllato."

Fare una guarnizione abradibile nelle zone a bassa temperatura della turbina non è particolarmente difficile. Il problema è se lo si vuol fare nella zona ad alta temperatura. Un materiale che sia allo stesso tempo morbido (ovvero abradibile) e resistente alle alte temperature è molto difficile a trovarsi; le due proprietà sono entro certi limiti in contraddizione l'una con l'altra. Si può ovviare in parte al problema indurendo la cima della paletta in modo che si scavi la strada anche in un materiale relativamente duro. Questo non basta, ci sono vari problemi di adesione delle guarnizioni, formazione dei trucioli e altre cose. In pratica è un bel problema di ricerca applicata che richiede un robusto impegno umano e finanziario.

Su questo problema è nato il progetto ABRANEW, cofinanziato dalla Commissione Europea. E' stato uno sforzo di 4 anni che ha coinvolto un gruppo di istituti di ricerca e industrie di tutta Europa e che è stato coordinato dalla Nuovo Pignone - General Electric di Firenze. Vi posso dire che è stato un lavoro molto duro e difficile e che il numero di guarnizioni create e poi distrutte nei test ad alta temperatura è stato di parecchie centinaia. Abbiamo impiegato diversi anni uomo di lavoro, nonchè svariati milioni di euro. Comunque, alla fine i risultati sono stati positivi: ci siamo riusciti. Le nuove guarnizioni abradibili ad alta temperatura sono sul mercato e le prime turbine equipaggiate con queste guarnizioni dovrebbero entrare in produzione nel 2008.

Che cosa abbiamo ottenuto dopo tanto lavoro? Un aumento dell'efficienza globale del sistema dello 0.3%-0.5%. Non vi sembra gran che? Indubbiamente non è una cosa spettacolare, ma considerate i seguenti punti:

1. E' un aumento di efficienza reale, certificato con procedure rigorose (niente a che vedere con i vari tubi tucker, polverine, magnetizzazioni del carburante e cose del genere)

2. Su una turbina da 50 MW, il miglioramento di efficienza consente di risparmiare un buon migliaio di tonnellate di gas all'anno, con un vantaggio economico di circa 200 mila euro ai prezzi correnti

3. Il trattamento costa poco (qualche migliaio di euro); dura almeno tre anni e si può fare sulle turbine esistenti

4. Il miglioramento è ottenuto per mezzo di sole poche decine di grammi di materiale ceramico messo nei posti giusti. In termini di ritorno energetico (EROEI), un calcolo approssimato che ho fatto mi da un valore di 30.000 (trentamila) (!!). E' di gran lunga la cosa più efficiente che conosco.


Ora, non mi accusate di fare pubblicità a qualcuno; credo comunque che siano pochi i lettori di questo blog che vendono o comprano turbine da qualche decina di megawatt. Quello che volevo raccontarvi è come la tecnologia possa fare cose interessanti con molto lavoro e impegno. Ma non ci dobbiamo aspettare miracoli e bisogna fare molta attenzione a evitare di farsi imbrogliare dai vari complottisti che proclamano di avere la soluzione miracolosa in tasca e che la tirerebbero fuori se solo non fossero stati sabotati dalla cabala delle multinazionali.

L'altra cosa che vi volevo dire è che, anche se la tecnologia ci può aiutare a fare meglio, bisogna anche vedere che uso si fa dei miglioramenti tecnologici. Questo 0.5% di efficienza in più è sicuramente una cosa buona, ma dipende da come lo utilizziamo. E' sempre in agguato quello che si chiama "effetto Jevons" che dice, più o meno, che se si abbassa il prezzo di una risorsa, la conseguenza e che si tende a sprecarla di più. Questo 0.5% in più, in effetti, potrebbe non avere nessun effetto nel ritardare l'esaurimento delle risorse non rinnovabili.

D'altra parte, se utilizzassimo questa energia in più per fare delle cose buone, tipo costruire un'infrastruttura di energia rinnovabile, allora anche questo piccolo incremento avrebbe una sua utilità. Ma questo non lo potete chiedere alla tecnologia: è una scelta che dobbiamo fare noi.

________________________________________________________________
Il sito web del progetto ABRANEW si trova a:

http://www.abranew.net/

Ringrazio Massimo Giannozzi (NP-GE), coordinatore e ideatore del progetto, e vi presento il team di ABRANEW.


NP-GE(I)IND
BIAS(D)REC
Comoti(Ro)IND
Cranfield University(GB)HES
Imperial College(GB)HES
INSTM/Università di Firenze (I)HES
ONERA(F)REC
Sulzer Metco(Ch)IND
Teer coatings(GB)SME
Turbocoating(I)SME


martedì, febbraio 19, 2008

Le cattive persuasioni


Quante volte abbiamo avuto la sensazione che qualcuno, anche con belle parole, cercasse di circuirci? Nel mondo del lavoro, del risparmio, nella vita quotidiana ... tutti abbiamo incontrato persone che parevano volerci "carpire " il pensiero, le nostre attitudini e debolezze, per usarle in modo asimmetrico (a loro vantaggio / a nostro svantaggio) e poter modellare la nostra mente e nostri comportamenti a piacimento. Ora, chiameremo queste situazioni cattive persuasioni.


Intanto, un breve flash back su leggende e bufale (vedere per approfondimento il decalogo antibufala di Aspoitalia)

Le leggende sono asserti, situazioni e meccanismi a volte bizzarri, cervellotici, che violano principi della fisica. Pensiamo ai motori ad acqua, ai vari moti perpetui, ai complotti più disparati. Le leggende lasciano il lettore con piacevoli dubbi, a volte addirittura con l'acquolina in bocca: "e se il petrolio fosse rinnovabile"? "E se si rendesse disponibile la free energy"? "E se riuscissimo a recuperare idrocarburi da altri pianeti" ? E se .... ?!?!? Ma nulla si può fare perchè siamo prigionieri di un numero imprecisato di complotti...
Le leggende, dopo essere sopravvissute per un certo periodo, vengono smascherate e infine declassate a bufale. Una bufala è un asserto (o addirittura un insieme di asserti) che appare vero, ma che viene smontato in modo pressochè istantaneo. Attenzione però: se per un certo tempo non si parla più della bufala per quello che è, essa vien come per magia "resuscitata" (come nelle assicurazioni o nei film horror) a leggenda e ritorna in circolazione. Insomma, c'è lavoro per generazioni.

Le cattive persuasioni si appoggiano invece a norme comportamentali, legali, al più di "economia spiccia". A volte si confondono con le bufale, o ci coincidono.

Sono molto difficili da contrastare (a mio parere), perchè spesso godono dell'appoggio psicologico dell' "uomo della strada". Questa categoria di asserti si distingue dalle leggende per l’essere molto subdola: le cattive persuasioni si insinuano e mostrano un alone di ovvietà, quando non di solenne autorità.

Me ne sono venute in mente alcune. Chiedo aiuto ai lettori, sono sicuro che si potrebbero trovare molti più casi specifici.

1. votare è un dovere
2. “servire il Paese” con le armi è un dovere sacro
3. a cosa serve vietare la fabbricazione e la commercializzazione delle armi? Se non lo facciamo noi, qualche altro stato ci penserà, e ci perderemo un sacco di soldi (e di occupazione)
4. se riduciamo un certo settore industriale, gli occupati di quel settore e le loro famiglie cadranno in rovina
5. dobbiamo stare tranquilli, nel sottosuolo c'è una quantità di petrolio residua immensa
6. se implementiamo in modo massivo le centrali nucleari, tutto il mondo avrà la sicurezza energetica
7. dobbiamo aumentare i consumi per “far girare l’economia”
8. più lavori, più sei nobilitato
9. dobbiamo continuare a usare pesantemente le risorse fossili, se "cedessimo" a quelle rinnovabili non saremmo competitivi
10. produrre molti rifiuti darà problemi, ma è sintomo di benessere
...

Inizialmente volevo commentare i punti uno ad uno, ma poi mi sono reso conto della pesantezza della cosa. Più probabilmente, da ognuno potrà scaturire un post ...

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domenica, febbraio 17, 2008

Il teatro dell'inconsistenza energetica





"Il politico, il giornalista, l'architetto e lo scienziato"

Tragicommedia in un atto





created by Nicola Dall'Olio





Personaggi ed interpreti:


- Il conduttore televisivo (noto conduttore RAI)


- Il politico (ex presidente della Camera ora presidente di un partito di centro (?))


- Il giornalista (direttore del settimanale più venduto in Italia)


- L'architetto (architetto italiano dal nome vagamente ungherese)


- Lo scienziato (premio nobel per la fisica)


Ecco la cronaca in forma teatrale, con pochi incisi del coro, di una discussione sull'energia avvenuta durante una trasmissione televisiva del 14/02/2008

Scenario: Interno, lo studio di Anno Zero, telecamere, pubblico nell'ombra seduto su gradinate di legno

Dopo un lungo parlare di alchimie elettorali e partitiche, il conduttore butta lì il tema dell'energia, l'energia in Italia è troppo cara, incide sulle tasche dei cittadini e sulla competitività delle imprese, il problema è che siamo troppo dipendenti dai combustibili fossili i cui prezzi continuano a salire. Cosa bisogna fare?

Parte sparato il politico, il fatto è che non abbiamo sviluppato il nucleare, guardate la Francia, guardate l'Inghilterra, nucleare e risolviamo tutto e poi termovalorizzatori [sì termovalorizzatori, la nuova soluzione energetica] e gassificatori, l'Italia non investe nelle infrastrutture è questo il problema, meno male che non c'è più il mio amico Pecoraro Scanio che pensava di produrre energia con il solare e l'eolico, quelli sono pannicelli caldi che fanno ridere i polli....

Lo scienziato ribatte che il nucleare ha dei problemi: ci vogliono almeno 10 anni per costruire una centrale, per coprire il 30% del fabbisogno elettrico nazionale ci vogliono 20 centrali, una per regione, se non siamo in grado di fare i termovalorizzatori come pensiamo di fare le centrali nucleari, e poi ci vogliono miliardi di euro che si ripagano se va bene in 40 anni, chi investe?

Il costo dell'energia elettrica dal nucleare sembra basso, ma in realtà è estremamente caro se si computano tutti i costi, nei costi del nucleare francese bisognerebbe aggiungere quelli sostenuti per mantenere la Force de frappe e per lo smaltimento delle scorie a cui lavorano 30.000 persone pagate dallo Stato. Anche negli USA tra Barak e Hillary si sta discutendo di chiudere il deposito della Yukka Mountain, di trovare soluzioni alternative per le scorie. E poi il prezzo dell'uranio è anch'esso in forte aumento.

Il politico: beh, allora, caro professore, cosa dobbiamo fare? dobbiamo aspettare ancora, come si è fatto fino ad adesso, solo perché ci vogliono 10 anni per costruire una centrale? dobbiamo rinunciare all'energia per il problema delle scorie? [sottinteso: smettere di crescere??? risparmiare???]

Lo scienziato qui si smarca, e sfodera un assist perfetto per il suo interlocutore: ma no, si può fare, è che ci vogliono anche e soprattutto investimenti in ricerca e sviluppo, quando ero all'Enea avevo presentato un progetto per bruciare le scorie riducendone la radioattività e producendo energia [un nuovo tipo di termovalorizzatore?]. Però il progetto non è stato finanziato e così me ne sono andato all'estero alla ricerca di maggior fortuna

Il politico: ecco, vedi, lo dicevo, se si vuole si può risolvere, è un problema di volontà politica, di investimenti in infrastrutture e ricerca.

Interviene l'architetto l'architetto che dice che Ségolène Royal ai tempi della campagna elettorale ha perso perché in un confronto con Sarkozy non ha saputo dire quanto era la quota di energia francese prodotta con il nucleare. Lei ha detto 13%, dimostrando di non essere preparata, Nicolas, più bravo, il 60%. La risposta giusta era infatti il 70%.

Lo scienziato interviene: architetto ti sbagli, è il 70% dell'energia elettrica che è un terzo dei consumi energetici, la quota del fabbisogno energetico coperto dal nucleare è dunque molto inferiore [forse che Ségolène era invece molto preparata?] ma gli altri non sembrano interessati a questa osservazione, la differenza tra consumi di energia primaria e consumi di energia elettrica pare solo una fastidiosa disquisizione da scienziato.

A questo punto scende in campo il giornalista [e qui il povero cronista ha fatto veramente fatica a non spegnere la Tv, anzi dopo un po' l'ha spenta per la troppa rabbia, ma poi l'ha riaccesa per dovere di testimonianza], che parte irridendo Prodi (ci vuole poco di questi tempi). Ai tempi dell'insediamento del governo, durante una conferenza stampa, gli aveva chiesto come pensava di risolvere il problema energetico e mortadella avrebbe risposto "con il risparmio", ah! ah! ah!, il risparmio, ma vi pare? Ma qua ci vogliono soluzioni vere, signori, ci vuole il nucleare, come stanno facendo tutti i paesi europei, che stanno progettando a tutto spiano nuove centrali [?!], prendete la Germania [la Germania??], perché l'energia costa meno in Germania e sono più competitivi di noi? perché? ma perché la maggior parte dell'energia in Germania è prodotta dal nucleare, il solare e l'eolico di cui si sente tanto parlare sono cose ridicole, bazzecole fatte dalla coalizioni di centrosinistra per accontentare i Verdi...

Lo scienziato salta sulla sedia, prova di nuovo a chiarire: vi sbagliate, il nucleare in Germania è solo una quota minoritaria dell'energia elettrica che a sua volta, come ho già detto, è una quota minoritaria dei consumi di energia primaria, ma il giornalista non fa una piega, cambia semplicemente argomento, inizia a parlare di mancanza di ricerca e di preparazione nelle scuole, perfino all'interno del suo giornale molti non sanno rispondere alle domande del test PISA, è sulla formazione che bisogna agire.

Interviene di nuovo lo scienziato: non c'è la soluzione, la fonte risolutiva, non si può semplificare il problema energetico a nucleare sì, nucleare no. La soluzione verrà, oltre che dall'efficienza energetica, da un mix di fonti: dal geotermico, dalle biomasse, dal solare a concentrazione, e poi sì, se si finanzierà la ricerca, si potrà provare a fare anche qualche centrale nucleare di nuova generazione [notate: nessun riferimento a eolico e FV forse perché irrisi dal politico e dal giornalista, nessun riferimento a riduzione dei consumi e meno che mai ha picchi di risorse]. Il problema energetico è bipartisan, ha bisogno di soluzioni tecnologiche e non politiche. Occorre darlo in mano ad esperti del settore finanziando la R&S e gli investimenti con parte degli enormi proventi fiscali derivanti dalle tasse sui combustibili.

Politico: ma certo, certo, siamo tutti d'accordo, nucleare, termovalorizzatori, gassificatori e poi, non dimentichiamoci, il carbone, con le tecnologie attuali il carbone è pulitissimo [e Kyoto?]. Il problema è che in questo paese con il governo Prodi non si è investito in infrastrutture, non solo quelle energetiche, ma anche leautostrade, la TAV...
A questo punto il conduttore ritiene la discussione conclusa e cambia argomento.


P.S: Dimenticavo, mentre si discuteva di energia si è affrontato anche il problema delle carenze del nostro sistema di istruzione superiore e universitario. Per il politico la ricetta è la riduzione del numero di sedi universitarie e l'istituzione del numero chiuso. Per lo scienziato la privatizzazione, così aumenta la competizione. Il modello di riferimento per l'Italia deve essere Harvard.



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sabato, febbraio 16, 2008

Una proposta "elettrizzante"

Questo è un grafico a “torta” che ho ricavato a partire dai dati statistici disponibili sui siti del GSE e di Terna e rappresenta la ripartizione percentuale della produzione di energia elettrica italiana, suddivisa per fonte e per modalità. Per Consumo Interno Lordo, pari nel 2006 a 359,1 Twh, si intende la produzione nazionale lorda (314,1 Twh), cioè quella misurata ai morsetti dei generatori elettrici più il saldo tra importazioni ed esportazioni (45,0 Twh). Una parte della produzione nazionale lorda viene utilizzata dai macchinari ausiliari per il funzionamento degli impianti e un’altra parte viene persa nei trasformatori necessari ad elevare la tensione al valore di rete, cioè consumi e perdite, per un totale di 21,6 Twh.

Abbiamo quindi una richiesta in rete di 337,5 Twh. Considerando le perdite di distribuzione pari a 19,9 Twh (5,9%), otteniamo un valore dei consumi finali di 317,5 Twh.

Il sistema elettrico italiano è dunque dipendente prevalentemente dal gas naturale che sta sostituendo gradualmente l’olio combustibile nella produzione termoelettrica, ha una quota stabile da alcuni anni di produzione termoelettrica da carbone e un’analoga quota di importazione, proveniente prevalentemente dal surplus di produzione nucleare francese a basso costo. Da segnalare anche la buona quota di copertura da rinnovabili, per il 70% proveniente dalle storiche centrali idroelettriche che, per la saturazione del potenziale idroelettrico italiano, è però da qualche anno caratterizzata anch’essa da scarse dinamiche di crescita.

La priorità nel breve periodo (scenario 2012), in previsione dell’imminente picco della produzione mondiale di petrolio, oltre il quale inizierà un inesorabile declino della disponibilità di tale risorsa, è la riduzione drastica dell’uso del greggio. Inoltre, è necessario rispettare gli obiettivi europei di riduzione dei gas serra (6,5%) e di produzione da rinnovabili (20%).
Utilizzando il valore emissivo di 73,30 ton.CO2/TJ contenuto nella Decisione della Commissione 29/01/2004 attuativa della Direttiva 2003/87/EC per il monitoraggio dei GHG (Green House Gas) e un’efficienza media delle centrali ad olio combustibile del 38%, otteniamo un fattore di emissione pari a 0,694 Mton. CO2/Twh. Considerando che la realizzazione di nuove centrali termoelettriche a ciclo combinato (con efficienza di circa il 55%) alimentate con gas naturale (fattore di emissione pari a 0,374 Mton./Twh) e la crescita della produzione da rinnovabili (fattore di emissione pari a 0 Mton./Twh), possono consentire di abbattere sensibilmente le emissioni di CO2, la strategia nel breve termine non può che essere la sostituzione della produzione da olio combustibile con un’ulteriore penetrazione di gas naturale e rinnovabili.

In quest’altro grafico, sintetizzo uno scenario di questo tipo che consentirebbe contemporaneamente di rispettare gli impegni di Kyoto per il settore elettrico, conseguire gli impegni europei sulle rinnovabili e abbattere drasticamente la dipendenza dal petrolio.
I sostenitori del carbone in Italia, contestano questa strategia con l’argomento dei rischi di vulnerabilità del sistema connessi a una eccessiva dipendenza dal gas naturale. Altri paesi, come la Francia, che ha una dipendenza da un’unica fonte superiore a quella dell’Italia (70% dall’energia nucleare) non sembrano preoccuparsi troppo del problema, ma è inutile nascondere che questi rischi ci sono e sono insiti nell’esigenza strutturale di importazione di fonti fossili del nostro paese, che però non verrebbe cancellata da un maggiore ricorso all’uso del carbone. Una qualsiasi interruzione delle forniture metterebbe comunque in crisi il sistema a prescindere dal minore o maggiore grado di diversificazione delle fonti. Questi rischi si possono parzialmente ridurre attraverso la differenziazione geografica degli approvvigionamenti e con la costruzione dei rigassificatori.

venerdì, febbraio 15, 2008

La bicicletta del picco: come orizzontarsi nel marasma petrolifero



Cominciare a interessarsi di picco del petrolio è un po' come imparare a andare in bicicletta. I primi tempi, uno si trova in difficoltà a mantenere l'equilibrio. Pendi troppo a destra, giri da quella parte per compensare, allora pendi troppo a sinistra; giri dalla parte opposta, alla fine rischi di trovarti a gambe all'aria.

Quando si parla di petrolio è facile perdere l'equilibrio fra una massa immensa di notizie contrastanti. Il picco è in arrivo. No, ci sono nuove scoperte nel Golfo del Messico. Ma Ghawar è in declino! Si, ma ci sono le sabbie bituminose canadesi. Attenti, la Russia sta raggiungendo il suo secondo picco produttivo! Novità: sviluppate tecnologie più efficienti sul fronte dei biocombustibili.... Può succedere di perdere completamente l'equilibrio e finire a gambe all'aria nelle buche opposte del catastrofismo e del cornucopianismo.

Ci vuole un po' di pazienza. Con calma, si riesce a orizzontarsi nella massa di notizie che arrivano e a seguire una traiettoria non troppo oscillante che vede la situazione con un certo equilibrio. Di petrolio ce n'è ancora tanto, ma non dobbiamo nemmeno farci illusioni di infinita abbondanza. Il picco non è l'apocalisse, ma non è nemmeno una cosa che possiamo ignorare.

Per chi comincia a interessarsi di queste cose, ci sono molte fonti di notizie. In inglese, le migliori a mio parere sono il sito di "The Oil Drum" come pure la newsletter di ASPO. Vale la pena anche seguire "The Energy bulletin" come pure farsi arrivare il notiziario dell'ODAC. L'impostazione di queste fonti è sostanzialmente "picchista" ma sono anche siti gestite da persone molto competenti e affidabili. Per quanto riguarda un'informazione di impostazione "non picchista" conviene tener d'occhio il sito dell Energy Information Agency (EIA). Un altri sito non picchista, o comunque neutrale, è della BP (http://www.bp.com/) dove si trovano valanghe di dati utilissimi. Altri siti non picchisti come quello dell'international energy agency (IEA) sono anche interessanti, ma i rapporti recenti sono a pagamento.

In Italiano, purtroppo, abbiamo una scelta molto minore. Una fonte non picchista è la rivista tradizionale sul petrolio e il gas, "La Staffetta Quotidiana" che però è a pagamento. A mio parere, può essere utile per rimanere aggiornati sulla situazione italiana, ma per quella globale non riporta molto di più di quanto non si trovi sito dell'EIA. Fra i picchisti, oltre al blog ASPOItalia (che state leggendo) Debora Billi sta facendo un ottimo lavoro con il suo blog "petrolio" tenendo d'occhio, fra le altre cose, i dati di TOD. Ovviamente, c'è poi il sito di ASPO-Italia che riporta più di un'introduzione al concetto di picco. Ci sono altri blog che tengono d'occhio la situazione petrolifera anche se sono dedicati a questioni energetiche/ecologiche più generali. Per esempio, l'eccellente blog Ecoalfabeta di Marco Pagani. C'è già chi si preoccupa del post picco. Su questo, potete dare un'occhiata a "Crisis, what crisis?" gestito da Debora Billi e Pietro Cambi.

Ci sono moltissime fonti di informazione oltre a queste che ho citato. Partendo da google, uno si può divertire all'infinito. L'importante, è non perdere l'equilibrio. Andare in bicicletta è una cosa che richiede un po' di sforzo. Ci si può fare aiutare ma, alla fine dei conti, uno impara con le sue forze. Non è difficile; però bisogna buttarsi.

mercoledì, febbraio 13, 2008

Abbiamo abbastanza posto per il fotovoltaico?



Ogni tanto, rinasce la famosa leggenda, "ma il fotovoltaico occuperebbe troppo spazio se lo dovessimo utilizzare per sostituire il petrolio."

Bene, guardate la figura qui sopra, da un articolo di Muneer e altri*. Il quadrato tratteggiato che vedete nel mezzo dell'Arabia Saudita, se tappezzato di pannelli fotovoltaici al 20% di efficienza, basterebbe per fornire energia in quantità pari a quelle estrapolate per la produzione mondiale totale di energia elettrica nel 2020. Il 20% di efficienza è perfettamente possibile; già oggi sono in commercio celle con il 18.5% di efficienza. Ma anche se volete rimanere alle efficienze attuali, intorno al 12%, beh, allargate il quadratino in proporzione. Cambia qualcosa?

Il quadratino nero è 1/12 del quadrato tratteggiato. Dodici di quei quadratini, sparpagliati nei deserti, basterebbero per fornire tutta l'energia elettrica necessaria al mondo nel 2020. Nella pratica, dobbiamo pensare a sparpagliare i pannelli per tutto il mondo; non avrebbe senso concentrarli tutti in quel modo. Per fare una cosa del genere ci vorrà molto tempo e molti soldi, ma una cosa è certa: di posto per il fotovoltaico (o altri tipi di collettori solari) ce n'è in abbondanza.


* Muneer, T, Asif, M., Kubie, J, 2003. « Generation and transmission prospects for solar electricity: UK and global markets“ Energy Conversion and Management vol. 44 pp. 35–52



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lunedì, febbraio 11, 2008

Mitopoiesi petrolifera



"Mitopoiesi" è la genesi del mito. Di fronte a cose che non riusciamo a capire, è una tendenza umana comune generare un mito che le spiega. Per esempio, di fronte a tuoni e fulmini, i nostri remoti antenati immaginavano Zeus tonante che scagliava fulmini dalle nuvole.

I miti non si basano su osservazioni o dati, ma su interpretazioni poetiche; magari anche belle ma alle volte controproducenti. Interpretare la realtà sulla base di miti può essere dannoso, come potrebbe succedere se qualcuno si basasse su preghiere a Zeus per le previsioni del tempo.

Con i secoli, sappiamo molto di più di tante cose, ma la nostra tendenza a generare miti non è cambiata. La vediamo nel caso degli attentati dell'11 Settembre, dove la mitologia generata dalle varie interpretazioni riempie libri interi. Allo stesso tempo, ci troviamo di fronte a una cosa come il petrolio, importante ma di cui sappiamo poco. Il petrolio allora diventa un'entità mitopoietica per eccellenza; ovvero genera un flusso di miti quasi infinito e sicuramente inarrestabile.

Ci sono tantissimi miti petroliferi. C'è quello degli Arabi che scavavano per cercare acqua e trovavano petrolio. C'è quello degli sceicchi ricchissimi che hanno WC d'oro nei loro palazzi, dove tengono i condizionatori al massimo per potersi vestire con le pellicce di visone che hanno comprato a Parigi. Ci sono i miti delle "immense riserve" nascoste qua e che non vengono estratte per tenere i prezzi alti; una versione moderna delle leggende dei tesori dei pirati. E queste sono solo qualche esempio.

L'ultima serie di miti petroliferi, in ordine di tempo, arriva dagli aumenti dei prezzi. Mancando una chiara visione dei meccanismi dei prezzi e dell'effettiva consistenza delle riserve, nasce il mito dei fantomatici "speculatori" che, in qualche modo, riescono a controllare un mercato da 2000 miliardi di dollari all'anno come se fosse una bancarella di pomodori al mercato. La carenza di dati e la cattiva informazione genera miti altrettanto pericolosi per noi di quelli delle camicie stregate degli indiani ai loro tempi e che avrebbero dovuto proteggerli magicamente dalle pallottole dei bianchi.

Questa scarsa informazione la vediamo anche in persone che ci si aspetterebbe dovrebbero fare un certo sforzo per fare di meglio. Questo lo vediamo, fra tanti esempi, in un recente comunicato ANSA in cui si riportano le dichiarazioni di Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità per la concorrenza e il mercato. Nel comunicato leggiamo che:

Catricalà si è poi chiesto come sia possibile che "il petrolio, estratto ad un costo di 5 dollari per barile salga a 100 dollari, dato che un barile, che equivale a 170 litri, per essere raffinato richiede un costo aggiuntivo del 20 per cento". Dunque "tutto quello che arriva in più è profitto e sovraprofitto".

Notate subito un primo errore nel comunicato: un barile di petrolio non contiene 170 litri, ma 159. E' una piccola cosa ma è indicativa. Ma quello che stupisce in questo comunicato è come si riporti senza nessun tentativo di valutazione critica la leggenda che estrarre il petrolio costerebbe "5 dollari al barile". Da questo si deduce, evidentemente, la nequizia di questi speculatori, veri untori moderni, che farebbero "profitto e sovraprofitto" rivendendo il petrolio a 90 dollari al barile-

5 Dollari al barile? Ma chi l'ha detto? Per quale petrolio? Dove? Se cerchiamo un po' nei dati disponibili, troviamo questo rapporto dell' EIA

http://www.eia.doe.gov/emeu/perfpro/production.pdf

dove si legge la seguente tabella.



Secondo la tabella, il minimo costo per produrre un barile di petrolio nel 2006 è di 14.31 dollari al barile (nel Medio Oriente). Negli Stati Uniti, offshore, si parla addirittura di 69 dollari al barile!! Se questo petrolio lo si vende a 90 dollari al barile, non si può dire che ci sia un "sovraprofitto". In sostanza la faccenda dei costi di produzione che sarebbero soltanto "5 dollari al barile" è una pura fesseria.

Storie come questa, come pure quella degli untori del petrolio, dei WC d'oro e degli sceicchi impellicciati nei loro palazzi, sono tutte da consegnare all'archivio delle leggende. Vanno insieme a quella dei coccodrilli delle fogne di New York e degli ambientali che volano su elicotteri per buttare nei boschi dei sacchetti pieni di vipere.

Leggende, leggende, leggende.......



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sabato, febbraio 09, 2008

I finti tonti del clima

created by Francesco Meneguzzo



Neppure un minuto di tempo dovrebbe essere perso a commentare un articolo come quello del Colonnello Ernani, su La Stampa del 17.1.2008, di cui si da' anche immeritata evidenza in calce.
Talmente macroscopico è infatti l'errore di attribuire al 2007 la palma dell'anno più freddo degli ultimi 10, contraddicendo per esempio l'autorevolissima NOAA - National Oceanic and Atmopheric Administration, agenzia del Governo USA (!), che assegna all'anno 2007 il record di anno più caldo sulla terraferma e la quinta posizione dal 1880, con la "Nina" (ENSO freddo) in pieno sviluppo:

L'anno 1998 fu effettivamente un anno molto caldo, ma con un fortissimo Nino (ENSO caldo), e fu comunque poi superato dall'anno 2005.

Altre analisi, come quella dei ricercatori della NASA alla Columbia University http://www.columbia.edu/cu/news/08/01/giss.html assegnano al 2007 perfino la seconda posizione in oltre un secolo.Avendo menzionato due Istituzioni notoriamente estremiste e rivoluzionarie (NOAA e NASA), crediamo che non serva altro per smentire il povero Colonnello.
Rimangono però alcuni interrogativi, che forse spiegano l'opportunità di perderci questi tre minuti. Perchè un Colonnello dell'Aeronautica Militare si prende la briga di diffondere cose del genere, per di più attaccando frontalmente Associazioni Ambientaliste tra le più serie, e perfino un Partito politico, i Verdi, rei evidentemente di diffondere catastrofismo? Perchè il nostro Colonnello mette sulle spalle del Servizio Meteo dell'Aeronautica Militare un ulteriore carico di ridicolo, che ne conferma la posizione di ultimo tra gli ultimi servizi meteorologici del mondo? Le dietrologie sono per lo più un esercizio inutile, chiediamo scusa in anticipo ai lettori.

Mettiamo che qualcuno abbia a cuore la distruzione della reputazione delle Associazioni Ambientaliste e dei Verdi, per ragioni ai suoi occhi assai più profonde e concrete rispetto al cambiamento climatico. Per esempio perchè si vorrebbe che certi argomenti, esposti in questo momento soltanto dai gruppi che si tentano di ridicolizzare, perdessero tutto il loro peso insieme alla reputazione di questi gruppi.

Azzardiamo che l'argomento chiave sia in questa fase il disastro dei rifiuti della Campania provocato da Impregilo: Impregilo è controllata da Fiat, e Fiat a sua volta controlla La Stampa di Torino. Sotto questa luce, anche un piccolo improbabile pezzo come quello del Colonnello Ernani assume una funzione specifica e "utile". Ma forse si tratta soltanto di uno sterile esercizio dietrologico...

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Meteorologo, il 2007 non è stato un anno record per il caldo
Altro che riscaldamento globale, le temperature stanno scendendo
ROMA
Il 2007 non è stato un anno record per il caldo, anzi. «Alla luce dei dati sulle temperature globali relative all'ultimo decennio (1998-2007) , l'anno passato è stato il più freddo tra i dieci ,registrando una temperatura di 14,10 gradi centigradi». Lo afferma il meteorologo e colonnello Paolo Ernani che, in una nota aggiunge: «Inoltre un'analisi seppur sommaria mette in rilievo un fatto assolutamente inconfutabile e cioè, anche se è troppo presto però per trarre conclusioni definitive, dal 1998 ad oggi la Terra si sta raffreddando con grande rammarico e stupore dei catastrofisti dell'Ipcc, di Al Gore, delle associazioni degli ambientalisti, dei verdi, del Wwf e via dicendo, che si trovano così piazzati da un evento di questa portata non previsto». «I primi di gennaio dello scorso anno -ricorda Ernani- i meteorologi inglesi avevano preannunciato al mondo scientifico che il 2007 sarebbe stato un anno in cui la temperatura della Terra avrebbe raggiunto livelli mai registrati nella storia recente del pianeta e che sarebbe stato ancora più caldo del 1998».
Ernani, nella nota, ricorda ancora come «alcuni giorni dopo» annunciava «la contrarietà a tale ipotesi» e, «smentendo il centro di previsioni inglese» dichiarò «invece che il 2007 sarebbe stato un anno con temperature nella norma o leggermente inferiore alle medie».«Altro che riscaldamento globale» dice Ernani, sottolineando che «le temperature stanno scendendo forse all'allineandosi alla ipotesi» espressa nel suo saggio, ricorda il meteorologo, dal titolo "Effetto serra e macchie solari".


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giovedì, febbraio 07, 2008

2008: la riscossa dell'indutria petrolifera



In un post precedente, avevo azzardato la previsione che il 2008 avrebbe potuto portarci anche degli aumenti di produzione che avrebbero interrotto la stasi degli ultimi 3 anni. Mi basavo sul lavoro sui "megaprogetti" di Stuart Staniford che indicava come nel 2008 e 2009 sarebbero entrati in produzione diversi nuovi giacimenti che avrebbero compensato il declino dei giacimenti esistenti (vedi la figura, sopra).

Bene, sembra che la mia predizione si possa già dimostrare abbastanza corretta: gli ultimi dati disponibili sulla produzione petrolifera mondiale indicano un aumento della produzione sia del petrolio convenzionale come di quello non convenzionale. Può darsi che, dopo tutto, il picco sarà nel 2010, come, del resto, era nelle previsioni più recenti di ASPO.

Questo è un respiro di sollievo; potrebbe darsi che abbiamo qualche anno in più per prepararci. Ma non c'è da farsi troppe illusioni. La situazione rimane estremamente difficile e delicata negli anni a venire, come si vede dalla figura di Staniford. C'è un evidente "picco dei megaprogetti" per il 2008-2009 che viene seguito da un netto declino. Non vi aspettate che nuove scoperte possano cambiare molto le cose; tenete conto che dalla scoperta alla produzione c'è un lasso di tempo dai cinque ai dieci anni. Negli ultimi anni, tutto quello che si scopre sono giacimenti estremamente difficili che richiedono anche più di 10 anni.

La situazione non è brillante non solo per quanto riguarda il petrolio. Altrettanto, e forse più critica è la situazione finanziaria, con la crisi dei subprime che rischia di causare una recessione planetaria. Ancora più critica è la situazione alimentare dove la tendenza a spostare la produzione da derrate alimentari a biocombustibili sta causando difficoltà generalizzate di approvvigionamento e aumenti vertiginosi dei prezzi.

Insomma, abbiamo ancora un po' di tempo per pensare a dei rimedi, ma non molto.




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martedì, febbraio 05, 2008

La macchina mineraria universale


Questa che vedete qui sopra è una macchina per estrarre carbone che si trova in Germania, alla miniera di Garzweiler. Non sarà universale, ma è un notevole aggeggio comunque.


E' uscito qualche giorno fa un mio articolo sul futuro delle disponibilità minerali che trovate su "The Oil Drum"

Questo articolo mi è costato qualche litro di sangue, ma sono contento di vedere che ha avuto un notevole successo, perlomeno dai commenti che ho ricevuto. Mi dispiace che dopo il dissanguamento non me la sento adesso di mettermi a tradurlo in italiano. Se l'argomento vi interessa, vi passo un breve riassunto qui di seguito e potete anche vedere un articolo simile che ho scritto in Italiano.

Prima di passarvi il riassunto, volevo dire che questa faccenda delle lingue è un grosso blocco alla comunicazione. In inglese si pubblica una quantità incredibile di materiale interessantissimo che però non è accessibile alla maggior parte di noi che non masticano l'inglese con troppa facilità. Ancora peggio è il contrario; anche in Italia si pubblicano degli ottimi libri e articoli che, tuttavia, non sono accessibili al lettore internazionale perché nessuno si prende la briga di tradurli.

Insomma, ho pensato che forse era il caso di "saltare la barricata" e pubblicare qualcosa in inglese, anche per far sapere al mondo che qui in Italia a certe cose ci pensiamo. Ci sto provando e se qualcuno di voi pensa di avere del materiale che vale la pena di pubblicare in inglese, passatemelo che lo faccio vedere agli editori di "The Oil Drum" (TOD). Fra le altre cose TOD fa più di diecimila contatti al giorno, il che da una bella soddisfazione per chi ci pubblica.

Comunque, a parte queste cose, vi riassumo rapidamente i contenuti del mio articolo su TOD. Sostengo che l'esaurimento delle risorse minerali è causato non tanto dall'esaurimento fisico in se, ma dal fatto che il graduale spostamento verso minerali sempre meno ricchi fa si che ci voglia sempre più energia per l'estrazione. Siamo ben lontani dall'esaurimento fisico delle risorse, ma siamo in difficoltà a produrre energia a sufficienza per seguire la strada dello sfruttamento di risorse minerarie sempre più difficili. E' questo che causa i vari picchi di produzione che avevamo riportato insieme a Marco Pagani in un altro articolo su TOD.

Nell'articolo, discuto anche varie strategie per ottenere materie prime che non sono basate sull'estrazione da miniere: Sostituzione, riciclaggio, riuso e riduzione dell'uso. Noto che tutte queste strategie richiedono energia. Per questa ragione, non è affatto ovvio che tutto sia sostituibile o riciclabile in vista della probabile riduzione di disponibilità energetica per il futuro. Non è affatto impossibile che ci si trovi in una situazione in cui non saremo in grado di fornire al sistema industriale una quantità di materie prime sufficiente per la sua sopravvivenza. Tuttavia, la nostra civiltà ha estratto talmente tanto materiale che i nostri discendenti a bassa tecnologia potrebbero
avere metalli in abbondanza per parecchie migliaia di anni recuperando la nostra produzione

L'articolo completo si trova a

http://europe.theoildrum.com/node/3451

lunedì, febbraio 04, 2008

Il picco per gli animali domestici


Ti arrivano ogni tanto certe notiziole che fanno rabbrividire. Questa che seque, da "Yahoonews" parla di una crisi che colpisce i "pets", ovvero gli animali domestici, cani e gatti, negli Stati Uniti. Secondo quello l'articolo, la gente li abbandona per la strada, oppure li chiude negli armadi per farli morire di fame senza sentire troppo i loro lamenti.

Le ragioni della situazione sono attribuite nell'articolo alla crisi dei prestiti "subprime" e questo è probabilmente vero. La gente si trova in difficoltà finanziarie, è stata sfrattata, non sa come fare e non trova di meglio che murare vivo il proprio cane o gatto chiudendolo dentro un armadio o farlo sparire abbandonandolo su un autostrada. Qui da noi, si dice che la gente lo fa prima di andare in vacanza, ma negli Stati Uniti la cosa si è fatta, evidentemente, molto più seria e drammatica.

D'altra parte, la crisi dei subprime è solo un aspetto della crisi generale di tutto il sistema economico che sta mostrando sintomi di cedimento generalizzato. Jim Kunstler ha continuato a dirlo sul suo blog ormai da un bel pezzo e si può dire, a questo punto, che l'aveva azzeccata. Sotto l'effetto del picco del petrolio e di tutte le materie prime, il sistema reagisce contraendosi - cosa che si chiama recessione. Uno dei sintomi è l'impoverimento generale delle fasce più deboli della società. Ma ancora più deboli delle fasce umane deboli sono i "pets", cani e gatti che sembrerebbero essere le prime vittime del picco.

http://tinyurl.com/2qq4px


Family pets fall victim to subprime crisis


by Mira Oberman Fri Jan 25, 12:04 PM ET

CHICAGO (AFP) - Forget about the lost furnishings and finances, the most pitiful victims of the subprime mortgage crisis rocking the United States are the family pets.

Shelters across the country have seen sharp upticks in the number of people giving up their pets in recent months because they have been forced out of their homes.

And -- more tragically -- neighbors, police and foreclosure agents are finding increasing numbers of pets left to fend for themselves in abandoned homes.

"We're finding too many animals who have starved to death," said Stephanie Shain, director of outreach for the Human Society of the United States.

While some people dump their pets on the street, others go so far as to lock the animal in a closet where their cries for help are harder to hear, she said.

It can take weeks for an animal to starve to death and desperate scratch and bite marks are usually found on doors and windows.

"They will eat anything -- furniture, or carpet or wallboard -- to try to ingest something," Shain said in a telephone interview.

"It's a very fearful and frantic and panicked situation for that animal to be in."

While there are no national statistics tracking how many animals are abandoned or dropped off at shelters, Shain said anecdotal evidence has shown "huge spikes" in areas hardest-hit by the housing downturn that shows no sign of easing.

Nearly two million families lost their homes to foreclosure in the first 11 months of last year after failing to keep up with mortgage payments, a hefty chunk of which were subprime loans.

That's an increase of 73 percent compared to a year earlier and represents one out of every 63 households nationwide, according to RealtyTrac which tracks mortgage data.

The Humane Society recently instigated a public-awareness campaign to offer tips on finding animal-friendly rental housing and remind people that pets are much better off in a shelter.

In one of the more shocking stories, more than 60 cats were found abandoned in a foreclosed home in Cincinnati last May, shortly after the foreclosure rate began to spike nationally.

Twenty of those cats are still being fostered while awaiting a permanent home, according to Foreclosurecats.org, a group which launched art projects to help finance the cost of caring for the kitties.

Most are not as lucky. Shelters across the country are habitually overcrowded and underfunded. Even animals which stand a good chance of being adopted are often euthanized in order to free up much-needed space.

That's why one pet rescue group which used to only deal with finding homes for hard-to-place strays has started temporarily fostering the pets of owners in distress.

"Most of the calls we get are from people who really want to keep their pets," said Melanie Roeder, the outreach manager at Chicago's Tree House Animal Foundation.

"We try to counsel them and talk about the idea of fostering, or finding a place on their own."

The group took in the cat of one woman who only needed a few weeks to find a new place to live and is open to helping others.

For others who are not able to find such a quick fix, saying goodbye is the only option.

"It's pretty traumatic for everybody, especially the kids," said Terri Sparks, a spokeswoman for Chicago's largest shelter, the Animal Welfare League.

"It's part of the family and they have no other options ... people are telling us we're losing our home and have to move."

While moving has always been one of the top reasons why people give up their pets to shelters, Sparks said more people started mentioning foreclosures a few months ago.

About 15-20 foreclosed families are now coming into the shelter every week with their pets, and police bring in two or three pets a week found abandoned in foreclosed homes.


[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

domenica, febbraio 03, 2008

La grande sfida



L'impianto fotovoltaico di Pedro Prieto (membro di ASPO-Spagna). E' un impianto molto evoluto con un rapporto di concentrazione di 400 soli a lenti di Fresnel e celle fotovoltaiche al 27.5% di efficienza che usano circa 400 volte meno silicio dei pannelli convenzionali per la stessa efficienza.


Più di una volta, mi è capitato che qualcuno mi abbia scritto chiedendomi se i miei studi sul petrolio non mi rendano triste e depresso. Dopotutto, mi dicono, sapere che stiamo gradualmente esaurendo risorse che non potremo mai più rimpiazzare non è una cosa che faccia bene al morale.

Nemmeno per idea! La vita è sempre una sfida e quella dell'esaurimento del petrolio è soltanto una sfida in più alla quale si può e si deve rispondere. Certe volte mi è venuto in mente che, se venisse fuori dai dati che potremo ancora continuare a espandere la produzione di petrolio per altri 50 anni, beh, forse potremmo tirare un sospiro di sollievo. Ma forse non ci sarebbe gusto: sarebbe una vita troppo facile. Sono le sfide che fanno la vita degna di essere vissuta.

Avete forse letto sul blog del mio impianto fotovoltaico domestico. In questi giorni mi scrive Pedro Prieto di ASPO-Spagna, che ha ragionato esattamente come ho ragionato io, sia pure un po' più in grande. Mi manda le foto dell'impianto fotovoltaico da 1 MW che ha installato. Vedete che i membri di ASPO non sono gente che lascia le sfide senza risposta!

Il sito di ASPO spagna lo trovate a http://www.crisisenergetica.org/



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sabato, febbraio 02, 2008

Convegno ASPO 2


E' pronto il programma provvisorio del convegno ASPO-2. Come anticipato in questo post, esso avrà luogo sabato 3 Maggio 2008 a Torino, presso la sala convegni del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (Via Giolitti 36).
L'immagine qui sopra è il logo proposto da Pietro Cambi, con il mitico cinquino che scollina sul picco. Naturalmente se tra i lettori ci fossero "creativi" che hanno idee grafiche, suggerimenti o altre proposte possono inviarle a franco.galvagno@alice.it , o a Ugo Bardi, o inserirle nella lista Petrolio. Cercheremo di scegliere un logo "rappresentativo" dei contenuti del convegno, o di realizzarne uno che sia una combinazione di più idee. L'intenzione è comunque evitare sterili competizioni e trarre il massimo dalla cooperazione. Le idee non scadono mai ...
Grazie in anticipo!

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Ore 9:30 -10:00 Saluti dei politici, etc.

Introduzione al convegno

10-10:15 Luca Mercalli, la situazione climatica
10:15-10:30 Ugo Bardi, la situazione delle risorse

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SESSIONE I (mattino)– I problemi

10:30 – 11:15 Euan Mearns - The Oil Drum. La sicurezza delle forniture di gas in Europa
11:15 – 11:45 Eugenio Saraceno (ASPO-Italia)- Il piano energetico nazionale secondo ASPO-Italia
11:45 –12:15 Luca Barillaro: Il mercato del petrolio
12:15 – 12:45 Marco Pagani (ASPO-Italia): Il Picco dei minerali
12:45 – 13:10. Carlo Petrini “Salvare il Pianeta”

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(13:10-14:20 – pausa pranzo)

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SESSIONE II (pomeriggio) – Le risposte

14:20 – 14:40 Leonardo Libero (Energia dal sole). Le nuove frontiere dell’energia solare
14:40 – 15:00 Pietro Cambi (EUROZEV) – le nuove frontiere della trazione elettrica
15:30 -18:00 TAVOLA ROTONDA: La risposta umana, politica e religiosa al picco
Introduce e presiede Debora Billi (blog “Petrolio”) – Il picco del petrolio e i media
Interventi di
- Sherif el Sebaje – Università di Torino (Islam e occidente nell'era del petrolio)
- Don Gabriele Scalmana – Il Cristiano di fronte alla crisi delle risorse

Interventi del Pubblico



venerdì, febbraio 01, 2008

In Italia, il picco del petrolio c'è già stato


Sono disponibili i dati dei consumi petroliferi del 2007 in Italia. E' confermata la tendenza molto netta al declino, in particolare per quanto riguarda la benzina anche se la riduzione globale dei consumi di carburante è per ora limitata al solo 0.3% dal 2006 al 2007.

Sembra comunque che siamo di fronte a un'inversione strutturale della tendenza storica agli aumenti dei consumi. Il declino del petrolio è parzialmente compensato dalla sostituzione con il gas naturale nella produzione di energia elettrica e nel riscaldamento. Tuttavia, il totale lordo dei consumi energetici italiani ha registrato una diminuzione dello 0.8% dal 2005 al 2006 (fonte: ministero per lo sviluppo industriale. Non sono ancora disponibili i dati per il 2007 ma è probabile che la tendenza al declino sia stata mantenuta.


Da http://www.enel.it/attivita/ambiente/news/news1029.asp


Prosegue in Italia il calo dei consumi petroliferi. In base ai dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2007 sono stati consumati oltre 2,8 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi in meno rispetto all’anno precedente. In totale 83 milioni e 894mila tonnellate, con un calo del 3,2% rispetto al 2006. Nel settore dei trasporti, la domanda totale di carburanti ha fatto segnare solo un lieve decremento rispetto al 2006 (- 0,3%), all’interno del quale si registra un ulteriore arretramento della benzina (-6,2%) ed un nuovo aumento dei consumi di gasolio (+2,6%). Cali significativi si sono, invece, registrati in tutti gli altri settori. I consumi di gasolio per riscaldamento sono diminuiti, infatti, del 21,2%; quelli di oli combustibili per la termoelettrica del 39,9%; quelli relativi ad altri usi del 10,4%.