Di Giorgio Nebbia
La
vita consiste sostanzialmente in un gigantesco flusso di materia ed
energia dalla natura agli esseri viventi, che possono essere batteri,
alghe, vegetali, mosche o mucche, i quali trasformano, col
metabolismo, le sostanze chimiche, gassose, liquide o solide, degli
"alimenti" presi dalla natura, liberando l'energia vitale e
altre sostanze chimiche, gassose, liquide o solide, di scarto o
rifiuto.
Gli alimenti, compresa l'acqua, possono essere tratti soltanto dallo spazio, dall'"ambiente", circostante che può essere il terreno, le acque dolci, le acque oceaniche, l'atmosfera, e le scorie e le spoglie della vita possono essere immesse soltanto nello stesso ambiente circostante e diventano nutrimento per altri esseri viventi attraverso le catene alimentari.
Nel parlare degli scambi di materia che hanno luogo nell'ambiente da parte degli esseri viventi userò i termini "acquistare" e "vendere"; naturalmente si tratta di scambi non accompagnati da denaro, o da premi o da guadagni perché nella vita non c'è nessun profitto per nessuno e l'unico fine di tutti questi traffici è la propagazione della vita stessa. A rigore non c’è neanche la morte, come la intendiamo noi umani, perché gli atomi degli organismi, alla fine della loro vita utile, ridiventano fonte di vita per altri.
Gli alimenti, compresa l'acqua, possono essere tratti soltanto dallo spazio, dall'"ambiente", circostante che può essere il terreno, le acque dolci, le acque oceaniche, l'atmosfera, e le scorie e le spoglie della vita possono essere immesse soltanto nello stesso ambiente circostante e diventano nutrimento per altri esseri viventi attraverso le catene alimentari.
Nel parlare degli scambi di materia che hanno luogo nell'ambiente da parte degli esseri viventi userò i termini "acquistare" e "vendere"; naturalmente si tratta di scambi non accompagnati da denaro, o da premi o da guadagni perché nella vita non c'è nessun profitto per nessuno e l'unico fine di tutti questi traffici è la propagazione della vita stessa. A rigore non c’è neanche la morte, come la intendiamo noi umani, perché gli atomi degli organismi, alla fine della loro vita utile, ridiventano fonte di vita per altri.
Alla
base di tutto sta la formazione delle innumerevoli specie che
chiamiamo vegetali e che si formano con la fotosintesi; la radiazione
solare fornisce l'energia con la quale gli organismi vegetali
acquistano anidride carbonica (per lo più dall'aria) e acqua
dall'aria e dal suolo e le combinano formando molecole organiche
contenenti carbonio, idrogeno e ossigeno e liberando ossigeno gassoso
che viene "venduto" come scoria (per lo più all'aria); nei
processi metabolici intervengono anche minori quantità di elementi
come azoto e fosforo e molti altri.
La
massa dei vegetali aumenta fino a quando alcuni finiscono la propria
vita utile e decadono nell'ambiente circostante dove vengono
decomposti, ad opera di microrganismi che "acquistano"
ossigeno dall'ambiente e trasformano le molecole organiche delle
spoglie in anidride carbonica e acqua che vengono "vendute"
all'ambiente circostante e che saranno utilizzate per la formazione
di altri vegetali, in un ciclo sostanzialmente chiuso.
Alcuni
esseri viventi, che chiamerò, semplificando al massimo, animali,
possono ricavare l'energia metabolica soltanto scomponendo, con
liberazione di energia, molecole più complesse, dei vegetali e di
altri animali, mediante l'ossigeno acquistato dall'aria, e liberando
anidride carbonica e acqua (che finiscono nell'atmosfera) e altre
sostanze che finiscono come escrementi nel suolo; qui altri organismi
decompositori trasformano gli escrementi ancora in anidride carbonica
e acqua. A differenza dei vegetali, capaci di nutrirsi da soli e che
perciò i biologi chiamano produttori, o autotrofi, gli animali
possono acquistare cibo soltanto da altri organismi e vengono
chiamati perciò eterotrofi, che si nutrono di altri, o consumatori.
Questa
grande circolazione di "vita", dalla natura ai vegetali,
agli animali, ai decompositori, alla natura, può essere descritta
con una contabilità fisica, cioè sulla base dei grammi o dei chili
di materiali prelevati dall'ambiente, trasformati e reimmessi
nell'ambiente, un bilancio che ubbidisce al principio di
conservazione della massa, per cui la massa, il peso, della materia
entrata in ciascun processo deve essere rigorosamente uguale alla
massa della materia che ne esce.
Nel
grande palcoscenico della vita, nel corso di tremila milioni di anni,
a seconda delle condizioni ambientali, della temperatura, della
disponibilità di cibo, alcune specie vegetali e animali si sono
moltiplicate di numero, altre sono scomparse. Fra le grandi
estinzioni di specie animali quella dei dinosauri ha ricevuto la
maggiore pubblicità mediatica e, se non altro, ha contribuito a
popolarizzare una pagina della storia naturale.
Si
potrebbe essere indotti a pensare che ogni essere vivente desideri
crescere, desideri avere una numerosa progenie senza fine, ma una
specie vivente potrebbe continuare ad aumentare di massa e di numero
? La risposta è "no" perché la massa di sostanze
nutritive presenti nell'ambiente è limitata. L'"ambiente",
il pianeta, con le sue distese di aria, di oceani, di continenti, con
i suoi 500 milioni di chilometri quadrati di superficie (150 milioni
di chilometri quadrati di terre emerse), con i suoi 1.400 milioni di
miliardi di tonnellate di acqua, quasi tutta salata negli oceani, con
i suoi 5.000 miliardi di tonnellate di gas nell'atmosfera, è un
serbatoio di materia grande, anzi grandissimo, ma non infinito. Se
una specie si appropriasse di tutte le sostanze nutritive disponibili
in un ambiente o sull'intero pianeta, così com'è, arriverebbe un
momento in cui il cibo verrebbe a mancare e la stessa specie in
espansione dovrebbe rallentare la propria crescita e scomparire.
Quanti
animali di una certa specie possono abitare un certo ambiente
naturale ? Un bel problema a cui si sono dedicati numerosi studiosi
soprattutto nell'"età dell'oro" dell'ecologia, gli anni
trenta del secolo scorso. Vari giganti intellettuali hanno elaborato
una descrizione matematica della lotta per la vita: in un ambiente di
dimensione e risorse limitate una specie vivente, per esempio una
specie animale, può aumentare di numero dapprima rapidamente ---
quando il numero degli individui è piccolo e il cibo e lo spazio
sono abbondanti --- poi cresce più lentamente fino a raggiungere uno
stato tale che i morti uguagliano i nuovi nati e la popolazione ha
sufficiente cibo per riprodursi e vivere, con un numero di individui
che è stazionario..
In
forma matematica l'aumento del numero di individui per unità di
tempo, dP/dt, è proporzionale al numero di individui esistenti P,
con un coefficiente di crescita r (numero di individui per unità di
tempo, cioè coefficiente di natalità meno coefficiente di
mortalità); l'incremento effettivo diminuisce a mano a mano che
aumenta il numero di individui:
dP/dt =
rP(1 – P/K)
Gli ecologi chiamano K la "capacità
portante" (in inglese "carrying capacity") di un
ambiente, cioè il massimo numero di individui la cui presenza un
ambiente può accogliere, sopportare, sfamare. A mano a mano che P si
avvicina a K e che quindi l'espressione
rP(1 – P/K)
si avvicina a zero, anche dP/dt diventa
zero e nel sistema il numero di individui della popolazione resta
costante e uguale a K.
Ci
sono altre complicazioni, perché le variazioni dell'età degli
individui, della loro fertilità, eccetera, influenzano il
coefficiente di crescita, ma molti dati sperimentali hanno mostrato
che il numero di individui di una specie, P, in uno spazio limitato,
in funzione del tempo t, segue davvero una curva più o meno a
"esse", con rapido aumento iniziale, rallentamento col
passare del tempo e alla fine stabilizzazione. Si tratta della curva
"logistica" riportata in tutti i trattatelli di ecologia e
ben studiata dall'americano Alfred Lotka, dall'italiano Vito
Volterra, dal russo Giorgi Gause.
Questi
tre autori sono poi andati avanti con l'analisi matematica anche per
descrivere come varia il numero di individui di una specie
(predatori) che si nutre di un'altra specie (prede), di specie che
convivono nello stesso territorio spartendosi lo stesso cibo, di
specie che scambiano molecole con un'altra specie (simbiosi), che
crescono uccidendo un'altra specie (parassiti), come i parassiti,
dopo essere aumentati di numero, si estinguono (sotto l'azione di
predatori, un fenomeno che sta alla base della "lotta
biologica", o sotto l'azione di agenti chimici), e tanti altri
fenomeni della vita.
A
questo punto Vladimir Kostitzin, un russo che era emigrato dall'Urss
a Parigi, salta fuori dicendo: "nossignori". Se guardate
bene, la popolazione di una specie non può continuare ad esistere,
sia pur senza crescere di numero, in una situazione stazionaria;
molti fenomeni sperimentali mostrano che in uno spazio limitato, sia
pure con cibo sufficiente, una popolazione, dopo aver raggiunto quel
massimo numero di individui consentito dal parametro K, di cui si
parlava prima, comincia a diminuire perché nell'ambiente si
accumulano le scorie del metabolismo che risultano tossiche per la
specie e ne avvelenano gli individui.
Ha ragione, ammise Volterra;
l'equazione di crescita di una popolazione di viventi in un ambiente
di dimensioni e risorse limitate deve essere completata con un
fattore che tiene conto della "intossicazione del mezzo
ambiente" e che fa diminuire la popolazione, nella
forma
dP/dt = rP(1 – P/K –
A)
una equazione integro-differenziale in
cui A è proporzionale alla massa di escrementi e scorie generati
dalla popolazione P, dal suo inizio fino al tempo t e accumulati nel
mezzo stesso. Con un poco di pazienza analitica si vede che, con
l'aumentare di P e quindi di A, alla fine, ad un tempo t infinito, la
popolazione P si estingue.
Anche
in questo caso si tratta di una semplificazione di fenomeni più
complicati, utile peraltro per spiegare due principi fondamentali:
(a) in un ambiente di dimensioni limitate e quindi di alimenti
limitati una popolazione P non può crescere al di là di un certo
numero K di individui, quelli che l'ambiente può "sfamare";
(b) in un ambiente di dimensioni limitate, nel quale si accumulano le
scorie del metabolismo degli individui di una popolazione, il numero
di individui, dopo aver raggiunto un massimo, declina fino
all'estinzione della popolazione.
Chi
legge con un briciolo di attenzione il libro "I limiti alla
crescita" del Club di Roma, del 1972, non fa fatica a
riconoscere che le equazioni di crescita e declino (di popolazione
mondiale, produzione agricola e industriale, inquinamento) basate
sulla "analisi dei sistemi" di Forrester, non sono altro
che rielaborazioni dei due principi sopra indicati e che risalgono
alla metà degli anni trenta del Novecento.
La
precedente esposizione presenta interesse non solo biologico, ma
anche per le analogie che i fenomeni considerati hanno con quelli che
riguardano quella specialissima specie vivente che è rappresentata
dagli umani. Gli umani si comportano come organismi animali
consumatori, eterotrofi, che si nutrono di vegetali ed animali
(esclusi (quasi sempre) quelli della loro stessa specie). Acquistano
ossigeno dall'aria per il proprio metabolismo e vendono all'ambiente
le scorie del metabolismo sotto forma di gas (nell'aria) o di
escrementi.
Peraltro
gli umani, in quanto animali speciali,
hanno dei bisogni per i quali estraggono dall'ambiente sostanze
differenti da quelle richieste dal puro e semplice metabolismo
biologico. Fra tali sostanze vi sono minerali e rocce utilizzati per
produrre metalli o costruire edifici, fonti di energia fossili come
petrolio o gas o carbone, e l'uso e la trasformazione di ciascuno di
questi materiali si svolge con un "metabolismo" che genera
scorie differenti da quelle dei processi biologici, che finiscono
nell'ambiente secondo cicli natura-merci-natura.
Esistono
innumerevoli processi di trasformazione non biologici, il cui
bilancio può essere redatto in unità fisiche. Un altoforno "compra"
minerale di ferro e carbone coke e ossigeno e "vende" gas e
metallo ferroso e scorie; peraltro, mentre la contabilità fisica dei
processi tecnici è uguale a quella dei processi non umani, per i
quali sono stati ugualmente usati i termini "comprare" e
"vendere", nei processi tecnici gli scambi sono mediati dal
denaro.
Una automobile compra aria (bene ambientale, senza pagare denaro) dall'atmosfera e benzina (pagandola in denaro al distributore) e vende all'atmosfera esterna anidride carbonica, ossido di carbonio e vari altri gas (mali ambientali, senza spendere denaro). In ciascun processo la massa dei materiali in entrata e di quelli in uscita è rigorosamente uguale, ma la composizione dei materiali in uscita è tale da alterare la utilizzabilità biologica del corpo ricevente, per cui le azioni tecniche e merceologiche umane impoveriscono alcuni territori dell'ambiente e contaminano altri territori.
Una automobile compra aria (bene ambientale, senza pagare denaro) dall'atmosfera e benzina (pagandola in denaro al distributore) e vende all'atmosfera esterna anidride carbonica, ossido di carbonio e vari altri gas (mali ambientali, senza spendere denaro). In ciascun processo la massa dei materiali in entrata e di quelli in uscita è rigorosamente uguale, ma la composizione dei materiali in uscita è tale da alterare la utilizzabilità biologica del corpo ricevente, per cui le azioni tecniche e merceologiche umane impoveriscono alcuni territori dell'ambiente e contaminano altri territori.
I
processi umani, a differenza di quelli non umani, fanno aumentare la
massa di materiali che entrano nella biosfera (portandoli via da cave
e miniere), provocando un rigonfiamento della tecnosfera (l'universo
degli oggetti fabbricati) e fanno aumentare l'immissione
nell'ambiente delle scorie in quantità e di composizione chimica che
le rende non utilizzabili da altri esseri viventi e dagli stessi
umani.
Non
c'è quindi da meravigliarsi che durante i, e in seguito ai, processi
umani ci si scontri con problemi di scarsità, di intossicazione
dell'ambiente e di decrescita con pericolo addirittura di estinzione
di alcuni componenti nella biosfera e della tecnosfera.
L'estinzione
si è verificata varie volte nella storia umana sotto forma di
scomparsa di specie animali a causa dell'eccessivo sfruttamento o
della caccia o della pesca, di specie vegetali a causa dell'eccessivo
taglio dei boschi, di specie di piante alimentari, abbandonate perché
non erano abbastanza profittevoli per gli agricoltori.
Ma
le società umane "si nutrono" di altre sostanze non
biologiche, ma ugualmente essenziali per la vita economica: si pensi
al petrolio che viene portato via dalla viscere della Terra per
alimentare centrali e industrie e raffinerie, a molti minerali,
eccetera. Anche questi "alimenti" non biologici in molti
casi hanno subito fenomeni di impoverimento e di estinzione: si sono
avuti l'esaurimento di giacimenti di petrolio, di minerali di zolfo e
di nitrati, eccetera.
Le
società umane sono sopravvissute andando a cercare gli stessi
"alimenti" da altre parte, o dei sostituti, a loro volta
destinati ad impoverirsi; in altri casi per evitare l'intossicazione
del mezzo ambiente, le società umane sono state costrette a cambiare
processi e tecnologie e beni materiali.
Un
esempio è offerto dal cosiddetto "effetto serra": un
crescente consumo di combustibili fossili ha generato, dal secolo
passato in avanti, grandi quantità di anidride carbonica che si è
andata accumulando nell'atmosfera provocando alterazioni
nell'equilibrio energetico del pianeta con conseguenti mutamenti
climatici; per rallentare l'intossicazione dell'atmosfera ad opera
dell'anidride carbonica di origine antropica gli umani sono costretti
a mettersi d'accordo per rallentare il consumo di combustibili
fossili; per ora si tratta di un rallentamento e non di una
estinzione, ma gli effetti dell'intossicazione dell'ambiente ad opera
dei metaboliti antropici sono riconoscibili.
Ancora
più in generale, anche il numero di oggetti in circolazione,
fabbricati dagli umani col solito ciclo natura-oggetti-natura,
ubbidisce alle leggi della dinamica della popolazioni animali. Una
merce si affaccia in un mercato, viene acquistata in un certo numero
di esemplari, poi la richiesta degli acquirenti, la capacità
ricettiva del mercato, si stabilizza, poi la stessa merce in
circolazione declina e alla fine si estingue la sua produzione e il
suo uso.
I dischi fonografici di vinile si sono estinti quando sono stati inventate le cassette da registrazione a nastro, che si sono estinte quando il mercato è stato invaso dai CD; le penne stilografiche si sono praticamente estinte quando il mercato degli strumenti di scrittura è stato invaso dalle penne a sfera; le macchine per scrivere si sono quasi estinte, soppiantate dai personal computer. La produzione di zolfo da miniera si è praticamente estinta con l'invasione del mercato da parte dello zolfo recuperato dalla depurazione degli idrocarburi, un caso in cui la spinta ecologica ha ucciso una popolazione di merci sostituita da un'altra popolazione di merci concorrenti.
I dischi fonografici di vinile si sono estinti quando sono stati inventate le cassette da registrazione a nastro, che si sono estinte quando il mercato è stato invaso dai CD; le penne stilografiche si sono praticamente estinte quando il mercato degli strumenti di scrittura è stato invaso dalle penne a sfera; le macchine per scrivere si sono quasi estinte, soppiantate dai personal computer. La produzione di zolfo da miniera si è praticamente estinta con l'invasione del mercato da parte dello zolfo recuperato dalla depurazione degli idrocarburi, un caso in cui la spinta ecologica ha ucciso una popolazione di merci sostituita da un'altra popolazione di merci concorrenti.
Si
potrebbe scrivere una storia della tecnica e della merceologia
seguendo la concorrenza che una popolazione di merci ha fatto, in un
mercato, ad un'altra popolazione di merci, con andamenti che ben
possono essere descritti con le equazioni di Lotka e Volterra.
Possiamo
andare avanti in questo modo o l'analogia fra processi
tecnico-merceologici e processi naturali può indurci a cambiare
comportamento, ad anticipare i mutamenti e attenuare i costi e i
danni dei mutamenti stessi ? Gli inviti al cambiamento di produzioni
e di consumi, ci sono da tempo. Nel 1970 il biologo Paul Ehrlich
scrisse un articolo sulla necessità di una decrescita, in
alternativa al dovere della crescita considerato dogma dagli
economisti; nel 1972 Nicholas Georgescu-Roegen ironizzò sulle
proposte del Club di Roma di arrivare ad una società stazionaria,
sottolineando l'impossibilità, proprio per le ragioni biologiche
prima esposte, di attuazione di una società stazionaria e la
prospettive di una decrescita. Con il termine "La decrescita"
lo svizzero Jacques Grinevald curò una edizione francese di alcuni
scritti di Georgescu-Roegen; il francese Serge Latouche ha riscoperto
le virtù di una decrescita economica e il tema è stato ripreso
dall'italiano Mauro Bonaiuti con un libro intitolato "Obiettivo
decrescita", pubblicato dalla EMI.
Dopo
le mode dell'"ecologia" e della "sostenibilità",
adesso è arrivata la "decrescita" che rischia di diventare
anch'essa una moda, bandiera di una nuova ondata di movimenti
ecologisti, un po' come nuova contestazione dell'"economia"
che ha la crescita come suo dogma, un po' come aspirazione romantica
ad una vita semplice e amorevole. In tutti questi fermenti mi pare
che troppo poca attenzione sia stata dedicata al fatto che il rischio
di rallentamento della crescita e addirittura di estinzione non è un
capriccio, ma è intrinsecamente legato ai fenomeni della vita e
all'esistenza dei limiti fisici del pianeta Terra. Forse qualche
buona lettura di genuina biologia e ecologia può aiutare sociologi e
governanti a capire come soddisfare bisogni umani, vitali, senza
sfidare le leggi che la natura impone e che non possono essere
violate.
3 commenti:
Eccellente, grazie prof. Nebbia.
Se mi dà il consenso lo vorrei utilizzare come materiale per talks o incontri di approfondimento.
Max
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