Guest post di Dmitri Orlov su "Effetto Cassandra"
Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti da Club Orlov
C'è un vecchio detto russo che dice: “Se avessi saputo dove sarei caduto, ci avrei messo sotto un po' di paglia” (“Знал бы, где упаду—соломки бы подостлал”). E' uno delle migliaia di detti che sono i depositari dell'antica saggezza popolare. Normalmente viene utilizzato per esprimere l'inutilità di tentare di anticipare l'inatteso. Qui, gli do un'accezione scherzosa, per sottolineare la follia del rifiuto di anticipare l'inevitabile.
Ho cominciato a pensare a queste righe quando sono stato invitato a parlare alla conferenza annuale di ASPO (Association for the Study of Peak Oil) che si è tenuta a Washington nell'ottobre dello scorso anno. Si profilava come qualcosa tipo un giro d'onore per il movimento del Picco del Petrolio, ora che il momento in cui il petrolio convenzionale globale aveva raggiunto il suo picco storico è veramente ben alle nostre spalle, mentre le più recenti risorse non convenzionali di combustibili liquidi si sono rivelate non abbastanza abbondanti e troppo costose sia per il portafogli che per l'ambiente.
Vorrei usare questa opportunità per provare ancora a correggere quello che vedo come il maggior difetto della narrativa sul Picco del Petrolio: l'idea di un declino gentile e geologicamente gestito della produzione di petrolio, che sembra molto irrealistico, come ho detto nei dettagli nel mio articolo “Il Picco del Petrolio è Storia passata” più di un anno fa. Ma volevo anche guardare oltre a questo, abbozzare qualche piano che funzionasse, dopo che la produzione di petrolio si sarà tuffata da un dirupo, e cosa servirebbe per farli decollare.
E' cosa buona e giusta presentare argomenti verbali, ma le parole non valgono contro i numeri e le curve, quindi ho cominciato a guardarmi intorno in cerca di un modello che cogliesse l'essenza di ciò che avevo stabilito. Ho chiesto alla gente di contattarmi se volevano collaborare e sono stato molto felice di ricevere una email dal Prof. Ugo Bardi dell'Università di Firenze che mi chiedeva cosa avessi in mente. Ugo è un'autorità sul modello, tanto calunniato ma ora vendicato, de “I limiti dello Sviluppo”, avendone fornito un aggiornamento in un suo recente libro.
Ho risposto ad Ugo:
“Vorrei argomentare che,
mentre il metodo usato per modellare il Picco del Petrolio usando una
curva Gaussiana è ragionevole per quanto riguarda specifici giacimenti
petroliferi, provincie e nazioni, non è ragionevole se guardiamo
all'intero pianeta, perché, diversamente da provincie e nazioni che
hanno un declino della produzione, il pianeta non può importare
petrolio, mentre gli shock petroliferi causano il collasso delle
economie industriali piuttosto del loro declino graduale lungo una curva
geologica forzata. Nel mio articolo, ho fatto un lungo elenco di
effetti come declino dell'EROEI, l'effetto dell'esportazione della
terra, ecc., per avvalorare l'ipotesi di un declino rapido piuttosto che
uno graduale”.
“Se prendiamo il nostro bel modello Gaussiano semplice del
Picco del Petrolio e ci allontaniamo sufficientemente, questo sembrerà
un impulso. L'ampiezza del picco e la larghezza non sono tanto
interessanti, ma sappiamo cos'è l'area sotto la curva: il massimo
estraibile. Questa è la visione “Gola di Oduvai” del Picco del Petrolio.
Tornando indietro, vediamo che la linea in salita è la linea di
“crescita”, influenzata dalla crescita economica, miglioramento
tecnologico, esplorazioni sempre più ampie e così via, e ci aspettiamo e
vediamo la crescita economica. La linea in discesa, dall'altra parte,
dominata dall'improvviso collasso delle economie industriali dovuta a
tutti i fattori che ho elencato, ci si aspetterebbe che somigliasse ad
un declino esponenziale, ma è così ripida che la potremmo paragonare ad
una funzione a gradi. Questo è ciò che vediamo in genere quando un
processo di crescita raggiunge il suo limite. La produzione della birra è
un esempio famoso: la popolazione di lieviti e l'uso di zucchero
aumentano esponenzialmente finché collassano”.
“Mentre il petrolio è la fonte di energia “attivante”, che
rende possibile esaurire tutte le altre risorse ad un tasso elevato, un
graduale declino della disponibilità arresterebbe il processo di
esaurimento di (quasi) tutte le altre risorse (la legna da ardere nelle
aree rurali e poche altre sono le eccezioni). Quindi, più il collasso
viene ritardato, meno rimarrà per ricominciare, rendendo ogni tentativo
di prolungare l'era del petrolio vano. Questo è un tema ecologico: più
grande è il superamento (overshoot), più la capacità di carico finale è
ridotta. Per questo, investire in schemi e imprese “a prova di collasso”
è dannoso”.
Un'alternativa è quella di accantonare risorse (forniture,
strumenti ed attrezzature, progetti, pacchetti di conoscenze) che
possano essere facilmente distribuiti in caso di collasso. L'intera
chiave di volta degli schemi d'impresa può essere sviluppata e
capitalizzata, nell'aspettativa di collasso. Ciò 1. accelererebbe il
collasso attraverso il ritiro di risorse dall'economia pre collasso (un
positivo netto) e 2. provvederebbe ad un rapido sviluppo di imprese post
collasso praticabili, come l'agricoltura manuale e biologica, trasporti
a vela ed altri trasporti non motorizzati e così via (anche questi un
positivo netto). Visto che c'è già una distinta mancanza di buone
modalità per investire i soldi (Tesoro americano dei “Subprime”?
Lingotti d'oro? Terreni agricoli africani colpiti da siccità?) questo
potrebbe essere presentato alla comunità degli investitori come un modo
per circoscrivere il collasso”.
Ugo ha risposto:
“Hmmm.... vediamo se ho capito quello che intendi: dici che
una curva Gaussiana non va bene, che la discesa “dall'altra parte” del
picco dovrebbe essere molto più rapida della crescita. Dico bene?
"Se sì, è curioso che io stessi lavorando a questo
concetto proprio oggi – e penso di avere decifrato il problema proprio
un'ora fa!! Forse era già ovvio ad altre persone, ma non lo era per me.
Forse non sono così intelligente, ma almeno ora sono contento. Quindi,
posso dirti che hai ragione sulla base del mio modello di dinamica dei
sistemi. La discesa E' molto più veloce dell'ascesa!!”
“Quando ho ricevuto il tuo messaggio stavo giusto cominciando
a preparare un post per “Cassandra's Legacy” su questo argomento. Così,
se puoi aspettare un paio di giorni, completerò il mio post e lo
pubblicherò. Quindi gli potrai dare un'occhiata e potremo discutere la
cosa più a fondo. E farò in modo di citare il tuo post, perché penso che
abbia centrato il bersaglio”.
Poco dopo Ugo ha pubblicato il suo post Effetto Seneca. Il nome proviene dalla citazione seguente di Seneca:
"Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i
nostribeni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si
produce e, invece, l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilius, n. 91
Ho risposto:
“L'effetto Seneca é eccezionale ed ha un nome azzeccato.
(L'inverno scorso ho riletto le lettere di Seneca a Lucilius mentre ero a
letto con l'influenza e le ho trovate molto rilevanti). Penso che
dovrei essere capace di lavorare su questo modello per includervi alcuni
altri effetti”.
Nel post di Ugo c'erano i dettagli di due modelli molto semplici.
Il primo modello riproduce la curva di esaurimento canonica,
che è simile ad una curva Gaussiana. E' basata solo su un paio di
relazioni intuitivamente ovvie: in primo luogo, il tasso al quale la
base della risorsa viene sfruttata è proporzionale sia alla dimensione
della base della risorsa stessa, sia alla dimensione dell'economia che è
solita sfruttarla; in secondo luogo, l'economia decade nel corso del
tempo (deprezzamento, entropia, ecc.). Imposta le condizioni iniziali,
fa partire il tempo ed esce fuori la curva attesa.
Il secondo modello incorpora il concetto di inquinamento, o
burocrazia, o sovraccarico: gli inevitabili costi esterni dello
sfruttamento delle risorse. Circa un terzo del flusso viene dirottato
nel secchio dell'inquinamento, il quale anche decade nel tempo. Il primo
modello, risulta, deve riempire il secchio dell' “inquinamento”
sfruttando alcune altre risorse, attraverso l'importazione. Ma siccome
il Pianeta nel suo complesso non importa nulla, il primo modello non è
rilevante per fare un modello del Picco del Petrolio globale e quindi
dobbiamo usare un secondo modello al suo posto.
Ho trovato il modello del dirupo di Seneca molto facile da
riprodurre, prima usando un foglio di calcolo, poi scrivendo un breve
programma su Python:
Ho mostrato i miei risultati ad Ugo e mi ha risposto: “Sì, sembra che funzioni”. Poi ho cominciato ad aggiungere elementi a questo modello, per vedere cosa potrebbe servire per “riavviare” l'economia in un “sistema operativo” post combustibili fossili e post industriale. Sono partito da un assunto fortemente ideologico e molto ottimista: quando una massa critica di gente si rende conto che il Picco del Petrolio globale è avvenuto e che l'economia globale sta cominciando a collassare senza alcuna speranza di recupero, questa farà la cosa giusta, cioè prendere il 10% del rimanente prodotto industriale, dirottarlo e immagazzinarlo perché venga usato per “riavviare” in modo post industriale, una volta che il collasso avrà largamente fatto il suo corso.
C'è un problema con questo piano: per un profano, il Picco
del Petrolio globale è piuttosto difficile da individuare e porta ad uno
stato di confusione e fibrillazione. Fino al collasso finale, sembra un
plateau, in cui la produzione di petrolio si rifiuta di aumentare
nonostante i prezzi siano storicamente alti.
Avvicinandoci,
ci sono due inneschi: quando il “piccino” comincia ad accumulare (poco
dopo il picco) e quando viene distribuito per costruire un'economia post
collasso (quando l'economia dei combustibili fossili è ridotta al 50%
del suo picco).
L'economia post collasso che ne risulta è molto più ridotta dell'economia dei combustibili fossili, ma ancora abbastanza grande per sostenere una porzione significativa della popolazione attuale, sebbene ad uno standard di vita molto più basso. Potrebbero non esserci riscaldamento o acqua calda nelle abitazioni, di sicuro niente vacanza ai tropici in inverno o frutta fuori stagione, niente trattamenti medici avanzati e così via. Ma sarebbe ancora meglio dell'alternativa, o, piuttosto, della mancanza totale di un'alternativa.
Ho presentato questi grafici alla conferenza ASPO, dove sono
stati accolti con un garbato silenzio. C'erano alcuni “investitori” alla
conferenza, ma erano occupati a seguire una sessione dedicata a
discutere le opportunità di investimento nell'economia dei combustibili
fossili. Nessuno ha portato dei contro-argomenti, ma nessuno si è
sentito in dovere di agire sulla base di quello che ho detto.
Cosa
pensate che sia? Perché questi individui ragionevolmente razionali che
sono in grado di seguire un argomentazione e, incapaci di confutarla,
non sono in grado di fare la transizione dal pensiero all'azione? Cosa
li frena? Gli esseri umani sono chiaramente più intelligenti del
lievito, ma che differenza c'è se sono incapaci di agire
intelligentemente? Cercherò di affrontare questa domanda in un prossimo
post.
2 commenti:
Scusatemi se sono fuori argomento:
http://www.nature.com/nchem/journal/v4/n5/pdf/nchem.1301.pdf
"A molecular ruthenium catalyst with water-oxidation activity comparable to that of photosystem II"
Leggo questa news e mi/vi chiedo:
Quale sarà il bilancio energetico di questo processo?
Quale sarà il costo economico di questo processo?
Vi ringrazio in anticippo per qualunque approfondimento riusciate a pubblicare su questo blog.
"Ho presentato questi grafici alla conferenza ASPO, dove sono stati accolti con un garbato silenzio..."
L'idea dell'"effetto Seneca" è interessante ma ben conosciuto da chi ha familiarità con il concetto di EROEI. Per il resto per una spiegazione veramente chiara e completa bisogna almeno accennare ai sistemi di equazioni usate; certamente qualcuno lo avrebbe apprezzato.
"Cosa pensate che sia? Perché questi individui ragionevolmente razionali che sono in grado di seguire un argomentazione e, incapaci di confutarla, non sono in grado di fare la transizione dal pensiero all'azione? Cosa li frena?..."
Vuoi dire a parte il fatto di aver confuso una hubbertiana con una gaussiana?
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