lunedì, marzo 05, 2012

Pubblicità, informazione e metodo scientifico

Di Armando Boccone


Il sistema informativo in Italia è finanziato dalla pubblicità (ma penso che sia così un po’ dappertutto). Per la precisione in Italia tutte le reti televisive e radiofoniche private sono finanziate dalla pubblicità mentre quelle  pubbliche sono finanziate in parte dalla pubblicità e in parte dal canone. 

Ci sono poi i canali televisivi a pagamento. Infine c’è la stampa che viene finanziata in parte dalla pubblicità e in parte dal prezzo di vendita. Mi sono sempre chiesto del rapporto fra questa realtà (cioè che in linea di massima il sistema informativo sia finanziato dalla pubblicità) e il carattere dell’informazione veicolata. Esistono rapporti fra i due fenomeni oppure c’è indifferenza?

Un caso concreto: l’articolo 18.
Non conosco approfonditamente l’argomento ma mi sembra che l’art. 18 preveda il reintegro di un lavoratore sul posto di lavoro  se licenziato senza giusta causa (in seguito ovviamente a una sentenza di un tribunale).

L’articolo 18 però vale solamente per le aziende che hanno  più di 15 dipendenti.
Le organizzazioni imprenditoriali, alcuni partiti politici, parte della stampa e dell’opinione pubblica vogliono che sia eliminato l’articolo 18 perché (a loro dire) impedirebbe la crescita delle aziende italiane. Queste rimarrebbero sempre piccole perché se superassero i quindici dipendenti dovrebbero sottostare all’articolo 18. Viene detto che quando delle aziende superano i 15 dipendenti si suddividono in due aziende per evitare di sottostare all’articolo 18.

Quasi tutti i sindacati, altri partiti politici, altra parte dell’opinione pubblica, alcuni imprenditori e altra stampa dicono invece che l’articolo 18 non ha nessuna influenza sulla grandezza delle aziende italiane e vogliono che questo articolo sia conservato. Anzi alcuni vorrebbero estenderlo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti. 

Mi sono sempre chiesto: ma  è così difficile stabilire come stanno realmente le cose?
La risposta che ho dato è stata che stabilire la realtà in merito al fatto analizzato è molto semplice: basta disporre di dati statistici relative alle aziende in relazione al numero dei loro dipendenti per arrivare alla soluzione; se si vedesse un calo notevole del numero di aziende nel passaggio fra aziende con quindici dipendenti ad  aziende con sedici dipendenti allora significa che l’articolo 18 potrebbe avere un ruolo notevole nell’impedire la crescita delle aziende.

Qualche giorno fa in un dibattito televisivo su La7 si è parlato anche dell’articolo 18. Un giornalista (Fabrizio Rondolino de il Giornale) ha detto le solite cose al riguardo: che l’articolo 18 impedisce alle aziende italiane di crescere e che le aziende che superano il numero di 15 dipendenti dopo sono costrette a dividersi in due per potere stare al di sotto di questo numero di dipendenti.

 Al dibattito partecipava però anche Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, che intervenendo al riguardo ha detto che i dati statistici smentiscono le affermazioni che vengono fatte a proposito dell’articolo 18. Al che il conduttore del dibattito, rivolto a Fabrizio Rondolino, dice: “Prendi e porta a casa!!”.
Ovviamente i dibattiti televisivi futuri esprimeranno ancora, come avvenuto in passato,  le diverse posizioni in merito all’articolo 18, indipendente dal fatto che sia stata accertata la verità scientifica in merito.

Il discorso fatto a proposito dell’articolo 18 può farsi anche per altri problemi come quello relativo ai cambiamenti climatici. Anche in questo caso è possibile stabilire scientificamente la realtà dei fatti (conservando ovviamente  sempre un certo margine di indeterminatezza) vedendo le prove scientifiche che vengono portate a sostegno del fenomeno del riscaldamento climatico e delle sue origine antropiche.  

Un altro aspetto importante  di cui tenere conto sono le referenze scientifiche e il numero degli scienziati che “credono” nel riscaldamento climatico e nelle sue cause antropiche e le referenze scientifiche e il numero degli scienziati che hanno posizioni opposte. Nei mezzi di informazione però le varie posizioni hanno uguale dignità: questo vuole dire che si dedica lo stesso spazio alle diverse posizioni. Ma perché avviene questo? 

La spiegazione può essere in relazione a quanto veniva detto a proposito del finanziamento pubblicitario del sistema informativo. Per la pubblicità siamo tutti consumatori. Non bisogna scontentare nessuno, bisogna dare ragione a tutti. Diceva Marshall McLuhan che il medium è il messaggio. Voleva dire che il messaggio è plasmato dalle caratteristiche tecniche del medium stesso. Per esempio uno stesso film è diverso a seconda che sia visto in televisione o al cinema. Però questo studioso diceva pure che il medium è il massaggio, nel senso che il medium massaggia, conforta, consola e conferma la cultura delle persone a cui si rivolge. Si riferiva soprattutto alla televisione ma penso che il discorso vada bene anche per altri media.

Un’altra conseguenza del finanziamento pubblicitario del sistema informativo è che non c’è motivo di accertare una volta per tutte la validità (o mancanza di validità) scientifica delle diverse posizioni: tutte hanno pari dignità e diritto a essere sostenute per sempre perché i portatori delle varie posizioni saranno sempre consumatori.

Un’ultima conseguenza di questo fenomeno è che non viene mai messo in discussione quel valore che è alla base della pubblicità: la crescita. Quello della crescita è un imperativo di cui tutti parlano: dal Presidente del Consiglio agli imprenditori, dai partiti di destra ai partiti di sinistra, ecc. Ma cosa deve crescere? Dobbiamo ingozzare sempre più i nostri obesi o in sovrappeso bambini? Dobbiamo comprarci altri telefonini perché troviamo difficoltà a comunicare fra di noi? Dobbiamo costruire altre case perché quelle esistenti non bastano? Dobbiamo costruire altre autovetture perché troviamo difficoltà a muoverci? 

Niente di tutto questo però l’imperativo è la crescita e il sistema informativo, finanziato dalla pubblicità, lascerà poco spazio a chi la pensa diversamente. Per rendersi conto di questo basta chiederlo a coloro che sono contro la costruzione della TAV in Val di Susa!

3 commenti:

Paolo ha detto...

Far capire alle masse l'assurdità della crescita continua in un sistema Terra a risorse finite è impresa quasi impossibile come convincere le stesse masse che la sovrappopolazione (unita al consumismo di tipo occidentale) è il problema madre dell'insostenibilità del paradigma attuale. Pochi l'hanno capito purtroppo, tantissimi non l'hanno capito ancora, pochi altri (la finanza globale onnipresente e che comanda su tutto ormai)lo hanno capito ma continuano a perseguire il modello consumistico per arricchirsi sempre di più. E' anche irrealistico pensare e sperare che il cambiamento verso la sostenibilità sia spontaneo e pacifico al punto (di non ritorno?) a cui siamo arrivati...

Antonio ha detto...

fra poco finiremo a scannarci l'uno con l'altro per accaparrarci le risorse, e sinceramente non vedo l'ora...sono pronto sia psicologicamente che fisicamente

Anonimo ha detto...

Mi faccio le stesse domande quando assisto a dibattiti del tipo se l'atomo sia di destra o di sinistra.
Alla fine non si capisce nulla. Eppure ci sono dati scientifici o statistici che potrebbero risolvere dilemmi. Ma con il mio esempio dell'atomo voglio dire che si riesce anche ad andare "oltre" la scientificità per l'indubbio amore per la veduta corta elettorale di quasi tutti i politici (dico quasi perchè è statisticamente probabile che non siano tutti così).