Il sistema informativo in Italia è finanziato dalla
pubblicità (ma penso che sia così un po’ dappertutto). Per la precisione in
Italia tutte le reti televisive e radiofoniche private sono finanziate dalla
pubblicità mentre quelle pubbliche sono
finanziate in parte dalla pubblicità e in parte dal canone.
Ci sono poi i
canali televisivi a pagamento. Infine c’è la stampa che viene finanziata in
parte dalla pubblicità e in parte dal prezzo di vendita. Mi sono sempre chiesto del rapporto fra questa realtà (cioè
che in linea di massima il sistema informativo sia finanziato dalla pubblicità)
e il carattere dell’informazione veicolata. Esistono rapporti fra i due
fenomeni oppure c’è indifferenza?
Un caso concreto: l’articolo 18.
Non conosco approfonditamente l’argomento ma mi sembra che
l’art. 18 preveda il reintegro di un lavoratore sul posto di lavoro se licenziato senza giusta causa (in seguito
ovviamente a una sentenza di un tribunale).
L’articolo 18 però vale solamente per le aziende che hanno più di 15 dipendenti.
Le organizzazioni imprenditoriali, alcuni partiti politici,
parte della stampa e dell’opinione pubblica vogliono che sia eliminato
l’articolo 18 perché (a loro dire) impedirebbe la crescita delle aziende italiane.
Queste rimarrebbero sempre piccole perché se superassero i quindici dipendenti
dovrebbero sottostare all’articolo 18. Viene detto che quando delle aziende
superano i 15 dipendenti si suddividono in due aziende per evitare di sottostare
all’articolo 18.
Quasi tutti i sindacati, altri partiti politici, altra parte
dell’opinione pubblica, alcuni imprenditori e altra stampa dicono invece
che l’articolo 18 non ha nessuna influenza sulla grandezza delle aziende italiane e
vogliono che questo articolo sia conservato. Anzi alcuni vorrebbero estenderlo
anche alle aziende con meno di 15 dipendenti.
Mi sono sempre chiesto: ma
è così difficile stabilire come stanno realmente le cose?
La risposta che ho dato è stata che stabilire la realtà in
merito al fatto analizzato è molto semplice: basta disporre di dati statistici
relative alle aziende in relazione al numero dei loro dipendenti per arrivare alla
soluzione; se si vedesse un calo notevole del numero di aziende nel passaggio
fra aziende con quindici dipendenti ad
aziende con sedici dipendenti allora significa che l’articolo 18 potrebbe
avere un ruolo notevole nell’impedire la crescita delle aziende.
Qualche giorno fa in un dibattito televisivo su La7 si è
parlato anche dell’articolo 18. Un giornalista (Fabrizio Rondolino de il Giornale) ha
detto le solite cose al riguardo: che l’articolo 18 impedisce alle aziende italiane
di crescere e che le aziende che superano il numero di 15 dipendenti dopo sono
costrette a dividersi in due per potere stare al di sotto di questo numero di
dipendenti.
Al dibattito
partecipava però anche Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, che
intervenendo al riguardo ha detto che i dati statistici smentiscono le
affermazioni che vengono fatte a proposito dell’articolo 18. Al che il conduttore del dibattito, rivolto a Fabrizio
Rondolino, dice: “Prendi e porta a casa!!”.
Ovviamente i dibattiti televisivi futuri esprimeranno
ancora, come avvenuto in passato, le
diverse posizioni in merito all’articolo 18, indipendente dal fatto che sia stata
accertata la verità scientifica in merito.
Il discorso fatto a proposito dell’articolo 18 può farsi anche
per altri problemi come quello relativo ai cambiamenti climatici. Anche in questo caso è possibile stabilire scientificamente
la realtà dei fatti (conservando ovviamente sempre un certo margine di indeterminatezza)
vedendo le prove scientifiche che vengono portate a sostegno del fenomeno del
riscaldamento climatico e delle sue origine antropiche.
Un altro aspetto importante di cui tenere conto sono le referenze
scientifiche e il numero degli scienziati che “credono” nel riscaldamento
climatico e nelle sue cause antropiche e le referenze scientifiche e il numero
degli scienziati che hanno posizioni opposte. Nei mezzi di informazione però le varie posizioni hanno
uguale dignità: questo vuole dire che si dedica lo stesso spazio alle diverse
posizioni. Ma perché avviene questo?
La spiegazione può essere in relazione a quanto veniva detto
a proposito del finanziamento pubblicitario del sistema informativo. Per la
pubblicità siamo tutti consumatori. Non bisogna scontentare nessuno, bisogna
dare ragione a tutti. Diceva Marshall McLuhan che il medium è il messaggio.
Voleva dire che il messaggio è plasmato dalle caratteristiche tecniche del
medium stesso. Per esempio uno stesso film è diverso a seconda che sia visto in
televisione o al cinema. Però questo studioso diceva pure che il medium è il
massaggio, nel senso che il medium massaggia, conforta, consola e conferma la
cultura delle persone a cui si rivolge. Si riferiva soprattutto alla
televisione ma penso che il discorso vada bene anche per altri media.
Un’altra conseguenza del finanziamento pubblicitario del
sistema informativo è che non c’è motivo di accertare una volta per tutte la
validità (o mancanza di validità) scientifica delle diverse posizioni: tutte
hanno pari dignità e diritto a essere sostenute per sempre perché i portatori
delle varie posizioni saranno sempre consumatori.
Un’ultima conseguenza di questo fenomeno è che non viene mai
messo in discussione quel valore che è alla base della pubblicità: la crescita.
Quello della crescita è un imperativo di cui tutti parlano: dal Presidente del Consiglio agli imprenditori, dai partiti di destra ai partiti di sinistra, ecc.
Ma cosa deve crescere? Dobbiamo ingozzare sempre più i nostri obesi o in
sovrappeso bambini? Dobbiamo comprarci altri telefonini perché troviamo
difficoltà a comunicare fra di noi? Dobbiamo costruire altre case perché quelle
esistenti non bastano? Dobbiamo costruire altre autovetture perché troviamo
difficoltà a muoverci?
3 commenti:
Far capire alle masse l'assurdità della crescita continua in un sistema Terra a risorse finite è impresa quasi impossibile come convincere le stesse masse che la sovrappopolazione (unita al consumismo di tipo occidentale) è il problema madre dell'insostenibilità del paradigma attuale. Pochi l'hanno capito purtroppo, tantissimi non l'hanno capito ancora, pochi altri (la finanza globale onnipresente e che comanda su tutto ormai)lo hanno capito ma continuano a perseguire il modello consumistico per arricchirsi sempre di più. E' anche irrealistico pensare e sperare che il cambiamento verso la sostenibilità sia spontaneo e pacifico al punto (di non ritorno?) a cui siamo arrivati...
fra poco finiremo a scannarci l'uno con l'altro per accaparrarci le risorse, e sinceramente non vedo l'ora...sono pronto sia psicologicamente che fisicamente
Mi faccio le stesse domande quando assisto a dibattiti del tipo se l'atomo sia di destra o di sinistra.
Alla fine non si capisce nulla. Eppure ci sono dati scientifici o statistici che potrebbero risolvere dilemmi. Ma con il mio esempio dell'atomo voglio dire che si riesce anche ad andare "oltre" la scientificità per l'indubbio amore per la veduta corta elettorale di quasi tutti i politici (dico quasi perchè è statisticamente probabile che non siano tutti così).
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