Nell'immaginario collettivo è piuttosto diffusa l'idea che, un giorno, torneremo tutti a riscaldarci con la cara vecchia legna. Questo, soprattutto a causa dell'aumento dei prezzi della bolletta del gas (o del GPL, o del gasolio, con poche differenze), accompagnato anche dalle cattive notizie di "disponibilità strategica" del gas russo che arriva all'Europa via gasdotti che attraversano Stati "politicamente instabili" (uno su tutti, l'Ucraina).
Personalmente, trovo l'idea particolarmente affascinante e pittoresca; questo, da un punto di vista psicologico. Proviamo, invece, ad approcciare il problema sotto una visuale un po' più scientifica.
La domanda è: abbiamo abbastanza legna? Gettando un'occhiata di massima alle riprese aeree televisive domenicali delle trasmissioni dedicate al verde, verrebbe da rispondere affermativamente. In realtà, le cose non sono così semplici. Prendiamo ad esempio una regione come il Piemonte, che non è sicuramente povera di boschi (per rapporto ad altre regioni italiane). L'analisi va però fatta relazionando la superficie boschiva con il n° di persone (meglio: unità abitative) e con il fabbisogno unitario, quest'ultimo legato al grado medio di isolamento termico delle abitazioni. Non solo: occorre considerare un "flusso" legnoso compatibile con la velocità di rinnovamento dei boschi, pena il loro impoverimento (intaccamento della biomassa "capitalizzata") e il rischio reale di overshooting della risorsa.
Bene, questo studio è stato effettuato dall'IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente), ed è stato presentato in ottobre 2007, in sede di convegno ad Alpi expo. Tra le altre cose, è stato calcolato che la ricrescita in tutto il Piemonte sarebbe sufficiente per il riscaldamento di circa 40.000 abitazioni su circa 1.700.000 (ipotizzati 100 m2 medi per abitazione). Vale a dire, meno del 3% delle famiglie piemontesi.
Se ci si volesse ostinare a sostituire "militarmente" gli altri combustibili fossili per riscaldamento con la legna, l'ovvia conseguenza sarebbe il rapido impoverimento dei boschi, con tutti i problemi conseguenti di ricrescita vegetale e di erosione dei suoli.
In realtà, da questo documento-studio si evince (alla slide "consumi di biomassa solida") che il contributo energetico al riscaldamento in Piemonte è di circa l'11%, circa 4 volte superiore al tasso di ricrescita dei boschi locali.
La realtà è che abbiamo già iniziato a intaccare il patrimonio boschivo. Molto istruttivo è questo documento, dove si vede (pag. 35) che il minimo prelievo dai boschi è stato nel 1973, quando il petrolio era a 4,7 $/barile.
La biomassa avrà senz'altro un ruolo importantissimo nel futuro, sia in termini di materia prima per intermedi chimici, che di reservoir energetico per la combustione. Ma un conto è utilizzare un po' di legno per integrare un riscaldamento efficiente durante le due-tre settimane/anno di minimo termico, altro conto è affidarsi interamente alla biomassa come fonte energetica di rimpiazzo per i combustibili fossili, lasciando inalterati i nostri obsoleti (mediamente) impianti di riscaldamento e sistemi di coibentazione.
Come ha ricordato in lista Massimo Ippolito, concettore del Kitegen, riporre grandi speranze in un ciclo energetico a basso EROEI (circa 2,5 per la combustione di biomassa legnosa) potrebbe rivelarsi un boomerang, e potremmo non avere diritto a un secondo lancio.
PS 1: non stiamo qui ad approfondire la "leggera" differenza in termini di polveri emesse nella combustione tra la legna e metano (o il GPL), amplificata in città con abitanti dell'ordine delle centinaia di migliaia di persone
PS 2: ringrazio Massimo Ippolito e Luca Mercalli per l'ispirazione e per il supporto documentale fornito
18 commenti:
Io riscaldo a legna utilizzando un caminetto ad aria calda e la buona vecchia stube. Ho coibentato al meglio l'abitazione (120mq)e non uso più di 70 quintali di faggio all'anno (sono in Veneto ai piedi del Monte Grappa quindi in zona climatica abbastanza sfavorevole). Nell'analisi fatta ci si è limitati al Piemonte ma l'Italia ha zone climatiche molto più favorevoli del Piemonte e del Veneto. Probabilmente in queste zone si potrebbe integrare il riscaldamento con altre fonti e soprattutto coibentando meglio gli edifici (va bene anche per l'estate). Unendo tutti questi sistemi e non usandone solo uno, si potrebbero meglio diversificare le risorse rinnovabili da utilizzare.
Io però vedo un problema ricorrente ovunque: non solo consumiamo troppo e sprechiamo, ma siamo in troppi. L'ambiente e le risorse, legna inclusa sono limitate, la popolazione (al momento) no.
Concordo con Valdo siamo fuori dallo sviluppo sostenibile e continuiamo con la politica dell'immigrazione,
il castello di carte non reggera' ancora a lungo.
Bello. Il grave ciclo di distruzione dei boschi emilani verificatosi l'800 e la seconda guerra mondiale non deve cadere nel dimenticatoio.
"....verificatosi TRA l'800..."
La tastiera e le mie dita...
Allegri! Poco fa al GR Regionale del Piemonte hanno detto che in provincia di Novara costruiranno una centrale a olio di palma che assolutamente non inquina.
Diversa l'opinione dei comuni della zona che pensino che inquini e parecchio.
Non so chi abbia ragione ma io faccio una sola domanda: da dove arriva l'olio di palma?
In Piemonte temo che non ne abbiamo ma forse grazie al cambiamento climatico, a breve saremo pieni di palme?
Questa è la schizofrenia italiana.
Molto fazioso. Incompleto.
Manca il link ai calcoli citati. Manca il dato sulla quantità di biomassa equivalente alla "ricrescita in tutto il Piemonte".
Non si deve riempire la vasca con più acqua, prima bisogna chiudere i buchi.
Le ipotesi di partenza vanno cambiate. Non si può pensare a coprire i fabbisogni energetici con le FER senza 'tappare i buchi'.
E' da idioti (economicamente parlando) spenedre i soldi per un pannello fotovoltaico se poi si tengono lavatrice e lavastoviglie vecchie e inefficenti.
Prima si dovrebbero sostituire lavatrice e lavastoviglie con quelle a doppio ingresso (acqua calda e fredda) e dotarsi di un panello solare per l'acqua calda.
Come è un'idiozia acquistare una caldaia a condensazione SENZA PRIMA avere un isolamento ottimale dell'edificio (cioè almeno un Klimahaus classe A).
[CasaClima A Fabbisogno energetico inferiore di 30 kWh/m²a / Casa da 3 litri]
Se ci tente vi sfido a dimostrare che applicando le modifiche di cui sopra l'apporto delle biomasse resterebbe irrilevante ed economicamnete insostenibile.
L'articolo è fuorviante in quanto non considera l'intero ammontare delle biomasse.
Oltre a quelle boschive ci sono quelle dei residui agricoli.
La stessa IPLA dice che dalle colture viticole del Piemonte ogni anno ci sono 250 mila tonnellate di residui.
Fatevi due conti poi vediamo se accoglierete la sfida.
Se volete un'anticipazione:
solo con quel tipo di residuo basterebbe a piu di 380.000 abitazioni su 1.700.000! 10 volte quanto si sostiene nell'articolo.
Poi ci sono i residui della coltura del riso. Per non parlare di quelle del mais.
Senza contare ancora che esistono anche gli standard superiori a quello che ho indicato prima: Klimahaus gold e Klimahaus plus.
[CasaClima ORO Fabbisogno energetico inferiore di 10 kWh/m²a / Casa da 1 litro]
Senza contare ancora la possibilità di sfruttare un'altra FER.
L'energia geotermica.
Non parlo di quella come Lardello ma quella a bassa entalpia che si può ottenere con dei pozzi di 100m per applicazioni domestiche.
siete bravi ma dovreste essere più propositivi
Saluti
RB
Raimondo, la presentazione dell'IPLA di cui parlo stiamo cercando di uploadarla nel sito Aspo con la concessione dell'Autore.
Non è questione di chi è più bravo, è questione di capire insieme le dinamiche in gioco. In più di un punto diciamo le stesse cose, certo che prima bisognEREBBE passare tutti in regime passivehaus, poi procedere con tecnologie migliori etc. Ma nulla vieta di procedere in parallelo, vista anche l'inerzia generale intrinseca nel coimbentare le case.
Sono d'accordo che ci possono essere contributi sugli scarti agricoli etc, ma la tua è un'estensione del dominio del post.
Se poi tu ti senti fuorviato e vittima di faziosità, incompletezza e scars propositività, non rientra nelle mie possibilità farti cambiare atteggiamento. Anzi, ti propongo di inviarci tu qualcosa da pubblicare :-)
I residui agricoli andrebbero restituiti al terreno, che altrimenti si esaurisce.
E alcuni tipi di colture come la vite andrebbero moderate, dato che provocano l'erosione delle colline (vedere per credere: date un'occhiata, magari usando la bici, come sono ridotte le colline del Monferrato dopo un temporale).
@ Raimondo.
Stai ipotizzando un futuro in cui TUTTO il parco edilizio consuma in media 30kWh/(m^2*anno).
Ti sei chiesto quando potremo arrivare a questo? Ed in che modo?
Considera che la media attuale è 200-250 kWh/(m^2*anno) e che i valori da casa passiva sono impossibili da ottenere con interventi di efficienza energetica sull'esistente. Li ottieni solo se costruisci da zero.
E' giusto "tappare i buchi" come dici tu, ma bisogna considerare il problema dinamicamente nel tempo e con i suoi limiti.
Oltre alla disponibilità in rapporto al fabbisogno, l'EROEI basso per la biomassa è un aspetto chiave. E' presente tra gli articoli di ASPO Italia (non riesco a trovarlo in questo momento, un grazie a chi posta il link) uno studio sulla resa energetica di una superficie "coltivata" in vari modi, compreso fotovoltaico e solare termodinamico. Vado a memoria, ma le bimasse ottengono dei valori minori di uno o due ordini di grandezza.
Trovato l'articolo che citavo nel commento precedente:
http://www.aspoitalia.it/images/stories/coiante/coianteproduttivitaFV.pdf
Mah, la legna se proprio proprio io la userei per cuocere laterizi di qualità a forte isolamento. O come materiale costruttivo. Metterla nella stufa non mi pare un impiego efficace.
I residui colturali van bene anche loro, ma con cautela: usarli come ammendante è sempre un buon lavoro. Sequestrano anidride ed elevano sensibilmente la qualità del suolo.
Per ora siamo sempre messi come prima: intorno a me i decantati residui di vigna vengono bruciati inutilmente nei campi. In queste settimane ho visto andare nel fuoco intere vigne, con annesso seppellimento abusivo/idiota dei metalli e degli ancoraggi. Siamo ancora lontani dall'obiettivo.
@Frank
Ogni articolo che si trova sui blog è parziale e non esausivo, però raggiunge il suo scopo quando da vita ad approfondimenti personali.
Però mi è sembrato che tu traessi una conclusione che al ritmo attuale dei consumi utilizzare le biomasse provenienti dai boschi sia dannoso.
Ripeto che: le premesse si devono cambiare.
I boschi non vanno lasciati intatti vanno "curati" (taglio selettivo e programmato alla svedese). Certamente non si devono sfruttare oltre la possibilità di rinnovamento annuale.
Ancora non avete pubblicato nulla su ...
Luciastove + biochar
(Per maggiori info o collaborazione chiedere a Gianfranco Padovan di Energoclub.org ).
Vuoi che facciamo insieme un articolo sui possibili risparmi derivanti dalla sostituzione di lavatrice e lavastoviglie con il doppio ingresso o in alternativa utilizzare i miscelatori?
Per piacere fammi sapere il dato sull'esensione dei boschi del Piemonte e quello della ricrescita annuale.
Saluti
@Stefano
L'EROEI di cui parli è per la produzione di energia elettica e non per riscaldarsio come diceva il post. Sei fuori strada.
Il problema di riscaldare un edificio non si risolve impiegando + fotovoltaico.
Secondo me è meglio un mix di
1)Isolamento
2)impiego di pannelli solari per l'acqua calda
3)energia(=calore) da biomassa con tecnologie carbon negative e basse emissioni(=polveri). Cerca con google Luciastove.
4)impiego della geotermia
Ho la fortuna di andare in Austria per i fine settimana e lì la gente ristruttura la propria casa molto di più di quanto non si faccia da noi.
L'impiego di pannelli solari per l'acqua calda è superiore del nostro.
L'impiego di legna per riscaldarsi è assai diffuso.
E' questione di cultura, purtroppo.
A proposito di ottenere alti standard senza costruire da zero ti segnalo questo articolo
http://www.treehugger.com/files/2009/11/amazing-malmo.php
Non credo che abbiano ricostruito tutta una città ...
Raimondo,
leggi meglio il documento di Coiante. C'è sia l'uso termico che l'uso elettrico della biomassa (tabella riassuntiva a pag. 6).
Nel primo caso (che per inciso è il migliore, quindi ti dà credito) si ottengono 8.7 kWh/m^2 termici. Confrontando con i collettori solari, 781 kWh/m^2 termici, ho un rapporto di 1 a 90, quasi 2 ordini di grandezza come giustamente mi ricordavo. Non ho considerato il caso di grande estensione per i collettori termici (312 kWh/m^2) perchè è mia intenzione confrontare un uso delle risorse domestico e capillarmente distribuito.
Per il resto non capisco il tuo accanimento riguardo la parzialità e l'incompletezza, dato che il tuo discorso è sostanzialmente in linea con il pensiero generale del blog. Naturalmente non si riesce ad esprimere tutto in poche righe quando non basterebbero libri interi per trattare di argomenti così estesi e complessi. Il discorso si crea e si completa scambiando informazioni giorno dopo giorno.
Ciao.
@Stefano
secondo me è sbagliato confrontare l'energia termica che posso ottenere usando il tetto di una casa con dei collettori solari e l'energia termica che si può ottenere bruciando la biomassa ottenibile dalla coltura di un'identica superficie.
Se porti avanti il tuo pensiero arrivi all'assudo di sostenere che è valida la sostituzione delle colture di vite dell'astigiano con dei collettori solari per riscaldre le case di Torino in inverno.
Nel mio post precedente a te indirizzato ssotengo che ci vule un mix di fonti e che in tale mix le biomasse hanno un ruolo importante se sono RINNOVABILI.
Prima isolamento per ridurre i consumi e POI le FER.
Segnalo questo ottimo articolo della Dottoressa Perlingieri inerente alle molteplici e gravissime forme di inquinamento.
http://heyokamagazine.com/heyoka_magazine.33.climatechangeandweather.htm
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