Veduta aerea del campo profughi di Al Salam (Darfur settentrionale)
created by Luca Pardi
Leggendo i servizi dei media sul vertice FAO abbiamo appreso quello che sapevamo che potevamo prevedere e avevamo effettivamente previsto. La crisi ha come più importante effetto quello di aumentare il numero di affamati. Tale situazione era gia stata evidenziata da Ugo Bardi in un recente post su questo blog. Nello stesso breve post Ugo si rammaricava di aver azzeccato la prevista carestia in un precedente contributo.
Ciò che manca nelle analisi è il fattore popolazione o, meglio, sovrappopolazione. Uno dei tabù più persistenti della modernità.
Il problema è infatti tanto la quantità di cibo (estremamente dipendente dalla disponibilità petrolifera e di altre risorse fossili) per sfamare le bocche esistenti, quanto il numero sempre crescente di bocche da sfamare.
Nell'orgia di reprimende e recriminazioni morali e politiche a cui assistiamo manca infatti (a meno di mie sviste) ogni considerazione riguardo al fatto di aver lasciato la popolazione crescere senza freni, con la sola maledetta e benedetta eccezione della Cina. Maledetta per i metodi, benedetta per gli effetti.
Una Santa Alleanza dei chierici delle diverse religioni con i Guru delle Schools of Economics ha forgiato la politica demografica degli ultimi decenni, rimuovendo totalmente il problema della crescita demografica dal dibattito pubblico, e il tema del controllo delle nascite dalle politiche globali. Eppure una Kyoto della sessualità responsabile era stata iniziata, gia in largo ritardo, con la conferenza del Cairo nel 1994 nella quale si era accettata l'idea di diffondere "l'accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare. A questo seguì il nulla prodotto dall'opposizione pregiudiziale del Vaticano delle amministrazioni USA dell'era dei Bush (a cui l'interludio Clinton non pose rimedio) e di alcuni paesi islamici.
Le gia limitate e ritardatarie conclusioni della conferenza del Cairo restarono lettera morta sul piano della contraccezione. La contraccezione appunto. Un'insieme di "tecnologie" semplici, molto più semplici di molte che si è inteso trasferire nei paesi poveri, delle quali le donne del terzo e quarto mondo sono a conoscenza, ma delle quali non possono usufruire in un mondo nel quale il maschilismo imperante nega alle madri il diritto di pretendere non più figli, ma di più per i propri figli (cfr Robert Engelmann, More: Population, Nature, and What Women Want).
Tutto il dibattito si svolge da una parte sulla vexata questio della redistribuzione della ricchezza e dall'altra sulla necessità del far ripartire la crescita. E' ovvio, almeno per chi scrive, che l'aspetto redistributivo resti un mandato morale delle nostre società opulente, ma non può essere l'unico e, soprattutto, non può essere subordinato alla improbabile ripartenza della crescita. Ho sentito con le mie orecchie un esponente politico di spicco del centrosinistra affermare che "senza crescita non c'è nulla da redistribuire". Come se la crescita del PIL mondiale da 61 miliardi di dollari a 63 mila miliardi di dollari (una crescita del 3%) fosse la condizione necessaria per metter mano a qualsiasi azione di salvataggio. Oggi un mandato morale altrettanto pressante è quello che ci chiede di permettere alle donne dei paesi a più alta natalità di soddisfare le proprie aspirazioni senza sottostare a condizionamenti ideologici e religiosi.
Le tradizioni locali non aiutano? E' arrivato il momento di dire una volta per tutte che non esiste una sola "tradizione" che valga la pena di essere protetta se determina lo sterminio per fame. E' il momento di rimettere nelle mani delle donne il destino riproduttivo della nostra specie, per amore dei figli sapranno fare meglio di noi maschi, ne sono sicuro.
Lo scambio che si deve indurre a livello globale è tanto semplice quanto fuori dall'agenda delle politiche attuali: i paesi ricchi rinuncino alla propria bulimia consumistica che causa il perdurare della razzia colonialista di risorse, e diano ai paesi poveri la possibilità, tecnicamente semplicissima, di regolare la propria natalità.
10 commenti:
Concordo pienamente sull'analisi.
Mi lascia perplesso l'ultima frase: "diano ai paesi poveri la possibilità, tecnicamente semplicissima, di regolare la propria natalità".
Pensiamo veramente che dipenda da noi la possibilità reale che le donne di molti paesi possano raggiungere un grado di emancipazione e di libertà tali da poter gestire la propria sessualità e controllare la natalità ?
parole saggie , pero' io non avrei troppa fiducia nella capacita' di controllo delle donne.
@roberto:
quando si da' alle donne qualche semplice modo di controllo delle nascite, queste crollano. Magari da 10 a 5 figli per donna, ma è comunque un crollo.
Personalmente, forse per il fatto di essere il primo di 6 figli (legatissimi tra di loro a centinaia di km di distanza) mi ha sempre fatto sentire il problema con molta coscienza.
So che è anche un alibi, dire che gli africani sono poveri perché sono troppi è un modo per dar la colpa a loro. Il controllo delle nascite viene vissuto come minaccia in un mondo dove la demografia è un'arma.
Ma oggi, con la crisi energetica alle porte, ho davvero paura. Ormai è tardi per qualsiasi discorso di decrescita demografica, in 10 anni anche se di colpo la natalità andasse a zero saremo comunque troppi di qualche miliardo. Non so chi sopravviverà, e ho una vaga impressione che non sarò io.
Anche all'ONU si comincia a parlare della questione (colpevolmente in ritardo):
L'Onu apre il dibattito
Essence, molto interessante questa dichiarazione ONU. Tutto lascia pensare che siano a conoscenza della situazione, ma si siano guardati bene dal dichiararlo in tempo utile ...
In effetti, risorse-clima-popolazione è una triade gestibile, a patto di non superare certi tempi. Il vero problema non è che "ormai non ci possiamo più fare niente", cosa in cui noncredo, ma il TIMING. Arrivare in riterdo anche "solo" di qualche anno per transitare verso nuovi equilibri significa non che non ci arriveremo, ma che ci arriveremo in modo molto, molto traumatico
Concordo con l'analisi per questo tema effettivamente tabù e che può scatenare reazioni davvero violente nella discussione. Nonostante ciò, se si parla di picco in maniera circostanziata, non si può non mettere anche in relazione alla necessità quantitativa di risorse in via di esaurimento, necessariamente legate al numero di persone che ne fruiscono. Sono molto contento anche che finalmente si parli di più anche in ASPO di questa tema centrale.
E' un tema secondo me molto preoccupante: io sono una persona direi giorvane, perché ho 27 anni, tuttavia la popolazione modiale stimata nel mio anno di nascita era qualcosa come 4.5 Milioni ed oggi sono quasi 7. Un salto quantitativo pazzesco, dato che la popolazione mondiale è crescita finora sempre a tassi estremamente più bassi.
Fin da quand'ero piccolo ad ogni modo, mi han sempre parlato in termini terrorizzanti del fatto che la popolazione in Italia diminuisse, anche perché come dice Comoretto secondo me giustamente, la demografia è ormai considerabile un'arma. Anche perché il valore del numero di figli è sempre stato considerato qualcosa da difendere nelle società contadine (come era tutto il mondo fino al dopoguerra) e anche nei periodi più bellicosi della storia, anche quella italiana.
Tuttavia, anche io penso che oggi non debba essere necessariamente così visto che le risorse sono limitate. Eppure, tra i best seller italiani dell'anno scorso ricordo un Piero Angela e Lorenzo Pinna dal titolo "Perché dobbiamo fare più figli", chiaramente incentrato sul discorso italiano.
Tuttavia, io non mi preoccuperei troppo di quale popolazione, in virtù del suo numero, potrebbe volere prevalere sulle altre nella guerra alle risorse. In fondo, le epidemie sono nate proprio per questo: selezione e regolamento del numero di abitanti. Ricordate ad esempio il virus Ebola? Ebbene, la morte arrivava se non erro in 2 settimane dalla contrazione del virus. Tra l'altro in modo, anche "poco simpatico", dal momento che uno letteralmente defecava i propri organi interni. Se la diffusione si interrotta era paradossalmente in virtù della viralità così elevata che ne limitava la diffusione. Non sono un esperto, racconto solo quello che ho capito dalle varie letture.
Insomma, penso che sia bene vivere la vita in modo sì rispettoso della natura, ma senza sottovalutare che se l'uomo è armato contro di essa, ne è sempre parte, e che lei alla fine ha il coltello dalla parte del manico.
Marco
Il libro di Angela mi ha colpito perché bene o male stimo la persona.
Ma gli argomenti che porta sono "vecchi": sono conseguenza di altri vecchi modi di pensare, non veri in assoluto.
Abbiamo organizzato tutta la nostra vita in vista di una crescita. Crescita economica, i soldi che usiamo nascono da debiti (sono letteralmente "prestati in esistenza"), tanto che la crisi attuale nasce da una contrazione del credito da parte delle banche, non c'e' al momento ancora una reale crisi di risorse (perche' c'e' la crisi del credito che la maschera, vabbe'...).
Pero' possiamo vivere in un mondo in cui ciascuno di noi ha qualche decina di migliaia di euro di debito solo perché è vivo, in cui è normale una ditta "sana" si indebiti 3-4 volte il suo capitale, ecc. solo perché si aspetta una crescita continua. Le pensioni sono basate su una popolazione in crescita. TUTTO si basa sull'assunto che si cresce, in numero ed in consumi. Se togliamo questo assunto dobbiamo rivedere tutto, il sistema monetario, quello pensionistico, l'organizzazione delle imprese, la redistribuzione delle risorse, e non so quanto altro. Ma è inevitabile arrivarci, con le buone (speriamo) o le cattive di cui parla Marco.
Non so cosa ci aspetta lì, è tutto "uncharted map".
Un commento su quanto sia dura la resistenza a queste cose. In un'assemblea di Banca Etica un azionista ha chiesto che questa banca, che lavora con ideali di decrescita, sostenibilità ecc., "aiuti le famiglie, lottando contro la piaga della denatalità".
Salve prof Bardi ; il cambiamento climatico c'è, e purtroppo si aggraverà a livelli molto pesanti fra qualche decennio ; ora , pensare che a rimetterci saranno le lobbyes, o le corporation, più moorianamente, mi sembra fuorviante più che riduttivo, quasi che si voglia stabilire un parallelo con i presunti untori : la colpa è degli uomini, in particolare dei baby boomers, con una accezione più estesa di quella comunemente adottata : chi in Italia è nato negli anni 20, ha non raramente usufruito ,negli ultimi 20 o 30 anni della sua vita, di servizi sanitari per svariate centinaia di migliaia di euro, che ha parte il discorso monetario e di conti pubblci, volendo tornare ai fondamentali , back to basics, con una impronta ecologica piuttosto rilevante trattandosi di una singola persona e non delle risorse investite in medicina preventiva per un gruppo di 7- 8 famiglia come credo sarebbe sostenibile, sia a livello di conti pubblici che di equilibrio con l'ambiente.
Dalla "scuola" de "Limits to Growth" rammento le due grandi variabili limitate o da limitare: popolazione e industrializzazione.
Limitare la seconda porterebbe ovvi e indubbi benefici.
Agire sulla prima con tecniche coercitive significa toccare la sfera più intima e delicata della natura umana.
Detto questo possiamo dibattere finchè vogliamo, ma poco possiamo fare di umano per risolvere il problema con interventi diretti.
L'unica vera azione da fare è distribuire equamente la ricchezza: con la pancia piena e la mente serena è sicuro che si pianificherà la propria vita e la propria famiglia in modo accorto.
E' solo per questo che non si parla tanto di sovrappopolazione: non per i veti dei religiosi, ma perchè la soluzione toccherebbe decisamente il portafoglio ...
Posta un commento