Qualche giorno fa ho ascoltato per caso una trasmissione radiofonica che commemorava, mettendone in luce la complessa e articolata figura di politico e pensatore, uno dei fondatori dei Verdi italiani, Alex Langer, purtroppo scomparso prematuramente e tragicamente.
La trasmissione approfondiva principalmente l’originale contributo offerto da Langer alla tematica della multiculturalità e alle sue battaglie per il superamento dei conflitti etnici che avevano segnato anche la sua vita in Alto Adige di italiano di confine. Egli operò incessantemente per il grande ideale utopico della fratellanza tra i popoli, ostacolato dalle tante barriere sociali, linguistiche e culturali. Si potrà dire che tra i motivi del suo tragico gesto ci fosse anche il senso di fallimento personale provato durante le atroci vicende che dilaniarono la ex Jugoslavia, ma purtroppo nessuna analisi potrà restituirci la vita di questo grande uomo di originale e profondo spessore etico e morale.
Mentre ascoltavo la radio, inevitabilmente, essendo anch’io stato uno dei fondatori delle prime liste verdi in Italia ed avendone condiviso per due decenni le sorti politiche ed istituzionali, il ricordo di Langer mi ha riportato alla mente tutti i dubbi e le domande che mi hanno attraversato negli ultimi anni riguardo il sostanziale fallimento dell’esperienza politica verde in Italia. Di come fosse stato possibile che un’esperienza inizialmente positiva, trainata da personaggi come Langer di elevato valore culturale, politico e persino scientifico, degenerasse gradualmente in un partito di mediocri arrivisti destinato all’autodistruzione e alla sostanziale scomparsa dal panorama politico italiano.
Sicuramente il motivo più appariscente è stata la conquista del partito, con il colpevole e tacito consenso di tutti i leader nazionali, da parte di una nuova classe dirigente rozza, impreparata, carrierista. Però, secondo me, questo è stata solo la conseguenza di condizioni strutturali del quadro politico e sociale italiano. La situazione storica e politica del nostro paese ha disegnato un sistema di partiti eccessivamente frammentato e ciò ha impedito che i verdi seguissero le stesse sorti dei partiti fratelli in altri paesi meno divisi sul piano della rappresentanza politica. Però, c’è un altro elemento, spesso sottovalutato ma secondo me determinante. L’ecologia, nella sua accezione più nobile, è uno dei luoghi di riflessione e azione politica maggiormente collegati al senso dello Stato, al preminente valore della cosa pubblica, alla responsabilità individuale e civile. Tutti valori che, per profonde e complesse ragioni storiche non sono radicati nel nostro paese, quanto lo sono nei paesi del nord Europa. E in ultima analisi, in una democrazia, sono gli elettori a decidere il successo o la sconfitta delle forze politiche.
Ricordo che pochi mesi prima della sua scomparsa invitammo Alex nella mia città per un’iniziativa dei verdi locali e nulla sembrò presagire la sua successiva tragica decisione di togliersi la vita. Ma dopo, ho sempre sospettato che tra i motivi della sua delusione esistenziale ci fosse anche la visione, per noi non ancora chiara, del declino di una grande idea di rinnovamento della politica italiana.
La trasmissione approfondiva principalmente l’originale contributo offerto da Langer alla tematica della multiculturalità e alle sue battaglie per il superamento dei conflitti etnici che avevano segnato anche la sua vita in Alto Adige di italiano di confine. Egli operò incessantemente per il grande ideale utopico della fratellanza tra i popoli, ostacolato dalle tante barriere sociali, linguistiche e culturali. Si potrà dire che tra i motivi del suo tragico gesto ci fosse anche il senso di fallimento personale provato durante le atroci vicende che dilaniarono la ex Jugoslavia, ma purtroppo nessuna analisi potrà restituirci la vita di questo grande uomo di originale e profondo spessore etico e morale.
Mentre ascoltavo la radio, inevitabilmente, essendo anch’io stato uno dei fondatori delle prime liste verdi in Italia ed avendone condiviso per due decenni le sorti politiche ed istituzionali, il ricordo di Langer mi ha riportato alla mente tutti i dubbi e le domande che mi hanno attraversato negli ultimi anni riguardo il sostanziale fallimento dell’esperienza politica verde in Italia. Di come fosse stato possibile che un’esperienza inizialmente positiva, trainata da personaggi come Langer di elevato valore culturale, politico e persino scientifico, degenerasse gradualmente in un partito di mediocri arrivisti destinato all’autodistruzione e alla sostanziale scomparsa dal panorama politico italiano.
Sicuramente il motivo più appariscente è stata la conquista del partito, con il colpevole e tacito consenso di tutti i leader nazionali, da parte di una nuova classe dirigente rozza, impreparata, carrierista. Però, secondo me, questo è stata solo la conseguenza di condizioni strutturali del quadro politico e sociale italiano. La situazione storica e politica del nostro paese ha disegnato un sistema di partiti eccessivamente frammentato e ciò ha impedito che i verdi seguissero le stesse sorti dei partiti fratelli in altri paesi meno divisi sul piano della rappresentanza politica. Però, c’è un altro elemento, spesso sottovalutato ma secondo me determinante. L’ecologia, nella sua accezione più nobile, è uno dei luoghi di riflessione e azione politica maggiormente collegati al senso dello Stato, al preminente valore della cosa pubblica, alla responsabilità individuale e civile. Tutti valori che, per profonde e complesse ragioni storiche non sono radicati nel nostro paese, quanto lo sono nei paesi del nord Europa. E in ultima analisi, in una democrazia, sono gli elettori a decidere il successo o la sconfitta delle forze politiche.
Ricordo che pochi mesi prima della sua scomparsa invitammo Alex nella mia città per un’iniziativa dei verdi locali e nulla sembrò presagire la sua successiva tragica decisione di togliersi la vita. Ma dopo, ho sempre sospettato che tra i motivi della sua delusione esistenziale ci fosse anche la visione, per noi non ancora chiara, del declino di una grande idea di rinnovamento della politica italiana.
3 commenti:
Grazie Terenzio per questo ricordo di Alex Langer. Non l'ho mai conosciuto di persona, ma ho fatto parte anch'io per una stagione abbastanza breve dei verdi, a Napoli (1990-92). Nel mio piccolo ho assistito - potendo opporre poco - all'ascesa e al rapido declino dei Verdi nella nostra realtà urbana. In questi giorni sono quindici anni che Alex è scomparso. Importantissimo ricordarlo.
Vi è questo articolo uscito due giorni fa sull'opera di Langer, titolo L'abientalismo sociale di Alexander Langer a firma Alessandro Leogrande.
conosciamo poco e male la storia dei Verdi. Forse perché la politica con la p minuscola, quella fatta di poltrone, spartizione di poteri e cartelli elettorali ci interessa poco.
Però esiste anche una Politica con la P maiuscola, ovvero la possibilità di decidere e indirizzare le scelte della società, verso un miglioramento degli stili di vita.
Ora leggendo il tuo articolo, a parte la commemorazione di Alex Langer, la domanda che ci sorge spontanea è: ma la colpa del destino dei Verdi è quindi degli elettori che non li hanno capiti secondo te?
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