venerdì, febbraio 24, 2012

Idrati di Metano: la prossima bomba mediatica nel dibattito sul cambiamento climatico

Di Ugo Bardi

Traduzione da Cassandra's Legacy di Massimiliano Rupalti



Il metano rilasciato dal ghiaccio è un fenomeno spettacolare e pericoloso. Non solo perché il metano si può incendiare, ma perché, su larga scala, questo rilascio può generare un rapido e devastante riscaldamento globale. E' probabile che presto il problema passi dalle riviste scientifiche alla stampa tradizionale. Potrebbe essere, quindi, una vera bomba mediatica nel dibattito (il video mostra Katey Walter dell'Università dell'Alaska alle Fairbanks che sta sperimentando questo metano intrappolato nel ghiaccio).

Come gas serra, il metano è più potente dell'anidride carbonica, ma c'è una differenza molto più importante fra i due gas. Le emissioni di biossido di carbonio sono qualcosa che creiamo e che possiamo controllare, almeno in linea di principio. Se smettiamo di bruciare combustibili fossili smettiamo di generare CO2. Ma con il metano è un'altra cosa. Non abbiamo nessun controllo diretto sulle enormi quantità di metano sepolte nel ghiaccio del permafrost e nel fondo degli oceani sotto forma di “idrati” e “clatrati”.

Gli idrati di metano sono delle vere e proprie bombe climatiche che possono esplodere da sole anche a causa di un innesco relativamente debole da parte di un riscaldamento globale. Un sufficiente riscaldamento causerebbe la decomposizione di alcuni idrati che rilascerebbero il metano in atmosfera. Questo metano creerebbe più riscaldamento e questo genererebbe ulteriore decomposizione degli idrati. Il processo si sosterrebbe da sé a tassi crescenti finché non si esaurisca il metano nei giacimenti. Questo significherebbe pompare in atmosfera davvero tanto metano. Ci sono stime diverse della quantità di idrati esistenti, ma è certamente grande – molto probabilmente più grande della quantità totale di carbonio presente in atmosfera oggi sotto forma di CO2. Gli effetti di questo rapido rilascio di così tanto metano sarebbero devastanti: un cambiamento climatico improvviso che potrebbe portare ad un vera catastrofe planetaria. E' uno scenario chiamato giustamente la “pistola a clatrati”. E il bersaglio siamo noi.

La gente è spaventata dalle cose che non capisce bene e che sa di non poter controllare. Questo è certamente il caso degli idrati di metano. Noi non sappiamo quanto siano verosimili gli scenari peggiori, né l'esatta scala temporale del cambiamento che definiamo “improvviso”. Sappiamo solo che il metano sta venendo rilasciato dagli idrati oggi e che la concentrazione di metano in atmosfera sta salendo. Non possiamo dire se questo sia lo sparo della pistola a clatrati, ma è abbastanza per essere spaventati. Non so voi, ma io lo sono.

Nel frattempo, un'altra esplosione sembra in fase di detonazione, questa volta nei media. La tendenza ha avuto inizio con gli studi sulle riviste scientifiche. Prima del 1999, non c'era un solo articolo sul tema nel database di "sciencedirect. Nel 2011, sono state pubblicati 49 articoli e la tendenza sembra essere esponenziale. Sul Web, Google Trends non da ancora un aumento significativo del numero di ricerche col termine “idrati” o “clatrati”. Ma troviamo circa 40.000 pagine che hanno a che fare con la combinazione “cambiamento climatico”, “rilascio di metano” e idrati. Anche la stampa tradizionale comincia a parlare del tema. Finora, il problema degli idrati di metano è stato in gran parte assente dal dibattito sul cambiamento climatico. Ma le cose potrebbero cambiare rapidamente.

Lo scenario del rilascio di metano ha tutte le caratteristiche necessarie per cogliere l'attenzione della gente. E' spettacolare, gigantesco, biblico ed anche rapido. Ha anche un nome che suona sinistro: la “pistola a clatrati”. Non ha niente a che vedere con gli scenari piuttosto banali dell'IPCC, che si trascinano lentamente verso la fine del 21° secolo. Gli scenari dell'IPCC non intendevano far paura. A nessuno interessa una rana che bolle lentamente. Ma ricordate il film del 2004 “The day after tomorrow”? Quello che ci spaventa, prevalentemente, sono gli eventi catastrofici improvvisi. Ora, immaginate un film commerciale hollywoodiano sulla pistola a clatrati. Vedremmo uragani enormi, siccità bibliche, ondate di calore mortali, inondazioni devastanti..... Non importa come venga raccontata la storia, è una vera e propria bomba mediatica.

Prima di continuare, mi preme fare una puntualizzazione. Permettetemi di chiarire che NON sto dicendo che noi (scienziati, attivisti, giornalisti o chi sia) dovremmo esagerare i pericoli in modo da spaventare la gente con la teoria del metano. Assolutamente NO. Al contrario, la mia idea è che un pubblico impaurito NON è una buona cosa per ragioni che spiegherò fra poco. Detto questo, andiamo avanti.

Supponiamo quindi che la storia dei clatrati diventi largamente conosciuta, come reagirà il pubblico? Secondo James Schlesinger, la gente ha solo due modalità di funzionamento: compiacenza e panico”. La bomba mediatica dei clatrati potrebbe portare ad uno spostamento di paradigma sul clima e spingere l'opinione pubblica improvvisamente dalla parte opposta del dilemma: dalla compiacenza al panico.

Alcune persone potrebbero vederlo come una cosa buona: assisteremmo finalmente ad uno sforzo per fare qualcosa per evitare il cambiamento climatico. Ma non è affatto ovvio che sarebbe una cosa positiva. La cose fatte di fretta non sono necessariamente ben fatte. Probabilmente assisteremmo ad uno sforzo frenetico per “fare qualcosa”, non importa cosa, non importa come. Se l'esperienza passata con la crisi energetica ci insegna, le possibilità di adottare le soluzioni migliori sono poche (guardate, per esempio, il clamore sui biocarburanti) E' probabile che cercheremmo una soluzione miracolosa nella geoingegneria su larga scala. Sequestro della CO2, particelle di solfato nell'atmosfera alta, specchi nello spazio, dipingere i tetti di bianco e chi più ne ha più ne metta.

Funzionerebbero queste azioni? Forse sì, ma ci muoveremmo in un territorio completamente sconosciuto. Non sappiamo quali possano essere le soluzioni migliori e non possiamo essere sicuri degli effetti collaterali della maggior parte di esse. E poi, l'energia necessaria per la geoingegneria non potrebbe portare ad un maggior consumo di combustibili fossili e, di conseguenza, alla produzione di più gas serra? E, ancora, supponiamo che la geoingegneria abbia successo nel raffreddare il pianeta, la gente non tornerebbe alla compiacenza e dichiarerebbe che la pistola a clatrati era una truffa sin dall'inizio? Mentre ci addentriamo nel futuro, i problemi che abbiamo creato sembrano diventare sempre più grandi proprio come diventa evidente che noi, come specie, semplicemente non siamo attrezzati con gli strumenti necessari per risolverli.

Le cose sarebbero state molto più semplici se avessimo trovato un accordo per affrontare il problema climatico alla radice. Questo avrebbe fornito un obbiettivo chiaro da raggiungere e poco spazio alle grandi oscillazioni nella percezione da parte della gente. Ma sembra che sia già troppo tardi per una strategia basata sui cambiamenti graduali. Le cose continuano a cambiare e la sola cosa certa è che non possiamo restare inattivi di fronte ai cambiamenti. Quindi preparatevi per il prossimo grande cambiamento: la bomba mediatica dei clatrati sta per detonare!

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Alcuni articoli e post recenti sul rilascio di metano dagli idrati. Questa lista non intende essere completa o rappresentativa, serve solo a dare un'idea di come il dibattito si stia scaldando (una metafora molto appropriata, in questo caso).

Much ado about methane - David Archer on RealClimate

An online model of methane in the atmosphere, by David Archer, RealClimate

Dave Archer wrong to dismiss concern about potential methane runaway in Arctic, by
Gary Houser on "Climate change, the next generation"


How much time is there left to act? By Sam Carana on Geoengineering

Methane: a worse worst-case scenario, by "The Tracker", theidiottracker

Wetting the stratosphere, boiling the oceans, Eli Rabett, RabettRun

2 commenti:

Maria Ferdinanda Piva ha detto...

Che il metano stia aumentando nell'atmosfera, è un dato i fatto. Che dal permafrost siberiano siano stati trovati dei punti in cui il metano esce nell'atmosfera, è un altro dato di fatto. Ma.

MA il fracking. Non fatemi cercare link a quest'ora, cito a memoria: c'è una pubblicazione scientifica di prossima uscita (o forse ormai è già uscita) secondo la quale col fracking il metano in realtà esce nell'atmosfera in misura mooolto più copiosa di quanto finora ritenuto, il 2,3-7,7% della produzione prende la via dell'aria.

Qui sopra siete tutti scienziati (io sono solo una pennivendola con un pessimo rapporto con la calcolatrice) e saprete sicuramente trovare una stima della produzione annuale del gas metano estratto col fracking.

Basta applicare la percentuale di cui sopra alla produzione di metano estratto col fracking, e si vede subito se questo spiega oppure no l'aumento del metano nell'atmosfera.

Può darsi che non lo spieghi. Ma se lo spiega, significa che siamo noi ad avere il dito sul grilletto della pistola dei cambiamenti climatici innescati dal metano.

Non credete a una parola di quello che scrivo ha detto...

In realtà entrambe le cose sono vere: il metano viene rilasciato dal permafrost e non solo (ci sono fontane di metano anche nel mar Artico, vedi articolo su Cassandra) e con la insana pratica del fracking.
Ho curato i sottotitoli di Gasland, quindi ne so qualcosa.
Non ricordo dove l'ho letto, ma pare che quel 2,3-7,7% sia una stima più che ottimistica; se ho ben capito, in alcuni casi si può arrivare anche al 30%. Senza contare i danni alla falda acquifera, devastanti. E' proprio il caso di dire che stiamo alla canna del gas...