
Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
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venerdì, dicembre 03, 2010
martedì, novembre 11, 2008
In Europa tira una brutta aria
Posted by
Terenzio Longobardi
Le istituzioni mediche e scientifiche internazionali hanno denunciato da anni la stretta correlazione esistente tra livelli elevati di polveri sottili e aumento di mortalità e morbosità nelle popolazioni urbane di qualsiasi classe d’età. In Italia, questo danno sanitario è stato approfondito in uno studio dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Impatto sanitario di PM10 e ozono in 13 grandi città italiane. Una sintesi delle impressionanti conclusioni sono contenute in questa presentazione di Roberto Bertollini.
Per le polveri sottili, prendendo a riferimento le conclusioni di questi studi allarmanti, l’Unione Europea aveva adottato una normativa molto rigorosa che poi era stata recepita dagli Stati nazionali, compreso quello italiano.
Partendo da un limite al 2005 di 40 microgrammi / metrocubo per la media annuale e di 50 microgrammi / metrocubo per la media giornaliera da non superare per più di 35 giorni all’anno, gradualmente si sarebbe dovuti arrivare al 2010 a valori più restrittivi, secondo quanto contenuto in queste due tabelle.
VALORE LIMITE MEDIA ANNUALE PM10
2006
28 microgrammi / metrocubo
2007
26 microgrammi / metrocubo
2008
24 microgrammi / metrocubo
2009
22 microgrammi / metrocubo
2010
20 microgrammi / metrocubo
VALORE LIMITE MEDIA GIORNALIERA PM10
2006
50 microgrammi / metrocubo per non più di 35 giorni
2010
50 microgrammi / metrocubo per non più di 7 giorni
Evidentemente ci si è resi conto però, man mano che passavano gli anni, che quasi nessuna città era in grado non solo di rispettare ma nemmeno di avvicinarsi ai limiti rigorosi previsti per il 2010. O, per meglio dire, ciò sarebbe stato possibile solo con un drastico abbattimento dei flussi di traffico, riducendo di molti ordini di grandezza il parco autoveicolare circolante. Ma in una società interamente costruita a misura di automobile l’Unione Europea non ha avuto il coraggio di portare avanti fino in fondo questa strategia ed è tornata indietro rispetto alle precedenti decisioni approvando una nuova direttiva che “ferma” i limiti da rispettare a quelli già in vigore per il 2005. Fermo restando che molte città italiane non sono in grado di rispettare nemmeno questi limiti più elevati, vediamo ora l’effetto sanitario della nuova direttiva europea.
Lo studio citato stima che nelle 13 città italiane esaminate, i morti per tutte le cause generati da un valore della media annua di PM10 superiore a 40, 30, 20, microgrammi / metrocubo sono rispettivamente, 2270, 5196, 8220 per quanto riguarda gli effetti cronici, e 361, 844, 1372 per quanto riguarda gli effetti acuti.
Quindi, è come se con l’ultima direttiva, l’Unione Europea, ritenendoli inevitabili, avesse autorizzato i morti in più generati da concentrazioni tra i 40 e 20 microgrammi / metrocubo prodotti prevalentemente dal traffico privato (e soprattutto dai motori diesel). Analoghe considerazioni si possono fare per i rilevanti esiti sanitari diversi dalla morte, come ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie, bronchiti acute e croniche, asma ecc. in tutte le classi di età.
La nuova direttiva europea affronta anche il problema delle PM2,5, cioè quella frazione di PM10 di diametro inferiore ai 2,5 micron che procura i danni maggiori all’apparato respiratorio. Anche in questo caso il limite stabilito per la media annuale di 20 microgrammi / metrocubo non recepisce le indicazioni delle autorità sanitarie, in particolare dell’OMS, le cui linee guida consigliano un valore
di 10 microgrammi / metrocubo.
In quest’ultima tabella sintetica si possono confrontare i valori limite della precedente e attuale normativa con le linee guida dell’OMS. Le motivazioni di quest’ultime sono illustrate in questa intervista (n.177).
Di fronte a questa Waterloo sanitaria dell’Unione Europea sarebbe necessario una mobilitazione dell’opinione pubblica a tutela della propria salute, ma state certi che questo non avverrà, perché non si è mai visto un inquinatore che protesta contro se stesso. L’automobile è l’idolo laico delle società contemporanee, che hanno deciso inconsciamente di immolare quotidianamente ad esso un’abbondante razione di sacrifici umani.
Per le polveri sottili, prendendo a riferimento le conclusioni di questi studi allarmanti, l’Unione Europea aveva adottato una normativa molto rigorosa che poi era stata recepita dagli Stati nazionali, compreso quello italiano.
Partendo da un limite al 2005 di 40 microgrammi / metrocubo per la media annuale e di 50 microgrammi / metrocubo per la media giornaliera da non superare per più di 35 giorni all’anno, gradualmente si sarebbe dovuti arrivare al 2010 a valori più restrittivi, secondo quanto contenuto in queste due tabelle.
VALORE LIMITE MEDIA ANNUALE PM10
2006
28 microgrammi / metrocubo
2007
26 microgrammi / metrocubo
2008
24 microgrammi / metrocubo
2009
22 microgrammi / metrocubo
2010
20 microgrammi / metrocubo
VALORE LIMITE MEDIA GIORNALIERA PM10
2006
50 microgrammi / metrocubo per non più di 35 giorni
2010
50 microgrammi / metrocubo per non più di 7 giorni
Evidentemente ci si è resi conto però, man mano che passavano gli anni, che quasi nessuna città era in grado non solo di rispettare ma nemmeno di avvicinarsi ai limiti rigorosi previsti per il 2010. O, per meglio dire, ciò sarebbe stato possibile solo con un drastico abbattimento dei flussi di traffico, riducendo di molti ordini di grandezza il parco autoveicolare circolante. Ma in una società interamente costruita a misura di automobile l’Unione Europea non ha avuto il coraggio di portare avanti fino in fondo questa strategia ed è tornata indietro rispetto alle precedenti decisioni approvando una nuova direttiva che “ferma” i limiti da rispettare a quelli già in vigore per il 2005. Fermo restando che molte città italiane non sono in grado di rispettare nemmeno questi limiti più elevati, vediamo ora l’effetto sanitario della nuova direttiva europea.
Lo studio citato stima che nelle 13 città italiane esaminate, i morti per tutte le cause generati da un valore della media annua di PM10 superiore a 40, 30, 20, microgrammi / metrocubo sono rispettivamente, 2270, 5196, 8220 per quanto riguarda gli effetti cronici, e 361, 844, 1372 per quanto riguarda gli effetti acuti.
Quindi, è come se con l’ultima direttiva, l’Unione Europea, ritenendoli inevitabili, avesse autorizzato i morti in più generati da concentrazioni tra i 40 e 20 microgrammi / metrocubo prodotti prevalentemente dal traffico privato (e soprattutto dai motori diesel). Analoghe considerazioni si possono fare per i rilevanti esiti sanitari diversi dalla morte, come ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie, bronchiti acute e croniche, asma ecc. in tutte le classi di età.
La nuova direttiva europea affronta anche il problema delle PM2,5, cioè quella frazione di PM10 di diametro inferiore ai 2,5 micron che procura i danni maggiori all’apparato respiratorio. Anche in questo caso il limite stabilito per la media annuale di 20 microgrammi / metrocubo non recepisce le indicazioni delle autorità sanitarie, in particolare dell’OMS, le cui linee guida consigliano un valore
In quest’ultima tabella sintetica si possono confrontare i valori limite della precedente e attuale normativa con le linee guida dell’OMS. Le motivazioni di quest’ultime sono illustrate in questa intervista (n.177).
Di fronte a questa Waterloo sanitaria dell’Unione Europea sarebbe necessario una mobilitazione dell’opinione pubblica a tutela della propria salute, ma state certi che questo non avverrà, perché non si è mai visto un inquinatore che protesta contro se stesso. L’automobile è l’idolo laico delle società contemporanee, che hanno deciso inconsciamente di immolare quotidianamente ad esso un’abbondante razione di sacrifici umani.
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