Approfitto di questo post per prima cosa per fare gli auguri di Pasqua ai lettori del blog. E' una Pasqua un po' triste per via del disastro in Abruzzo; qualcosa che ci ricorda la fragilità di molte creazioni umane e della necessità di pensare a lungo termine. Se non si fa così, si continueranno a costruire edifici che si sfasciano quando c'è un terremoto. Molte altre cose, e non solo edifici, costruite in fretta e male, potrebbero andare a pezzi nel prossimo futuro. Ma è cosa normale e umana costruire guardando soltanto al profitto a breve termine; questa è una cosa sulla quale dovremo fare i conti nel prossimo futuro.
Comunque, a sei anni dalla fondazione dell'associazione, pensavo anche che si potesse fare un piccolo bilancio. Non è un anniversario, ma il risultato di una discussione che c'è stata ultimamente nella mailing list interna di ASPO-Italia. Cosa abbiamo fatto? Cosa stiamo facendo? E cosa pensiamo di fare?
In questi anni ASPO-Italia ha acquisito una sua fisionomia e un suo modo di essere che è dovuto, sostanzialmente, alla personalità e al modo di essere del gruppo dei fondatori. Questi sono quasi tutti impegnati in tante altre cose e possono dedicare ad ASPO-Italia solo una frazione del loro tempo. Da qui, la scelta di fare un'associazione "leggera", dedicata quasi esclusivamente alla divulgazione.
Così come si è evoluta, l'associazione non ha finanze degne di nota, ma riesce comunque a tenere insieme due blog, un sito internet, tre gruppi di discussione; tutti in piena attività. Come divulgatori sul web, abbiamo avuto un discreto successo; il nostro blog "risorse, economia e ambiente" appare entro i primi cento blog italiani. L'associazione ha anche un certo prestigio e appare come un punto di riferimento nel web quando si parla di risorse e di energia rinnovabile. C'è poi l'attività di presentazioni pubbliche fatte dai vari soci individuali oppure dall'associazione in quanto tale che, anche quella sta avendo un buon successo. Abbiamo organizzato la conferenza ASPO-Internazionale a Pisa nel 2006 e due conferenze nazionali, una a Firenze, l'altra a Torino. La prossima è programmata a Capannori per Ottobre.
In effetti, i membri di ASPO-Italia sono estremamente attivi. Nel mio piccolo, vi posso dire che siamo reduci, io, Toufic elAsmar e Luca Pardi, da due incontri a Livorno - uno televisivo l'altro pubblico alla libreria "la Gaia Scienza" - dove abbiamo riportato il "verbo aspo" a folle plaudenti. Beh, non proprio folle ma, insomma, alla libreria ci hanno detto che non avevano mai visto tanta gente a un dibattito. E' una cosa interessante e anche bella, ma faticosa. Come conseguenza, mentre scrivo questo post sono reduce da una bella emicrania mattutina con annessa pasticca - di quelle pasticche che mi fanno avere visioni mistiche per il resto della giornata.
Possiamo fare di più? Certamente si. Per esempio, molti dei soci ASPO-Italia sono coinvolti in progetti di ricerca nazionali e internazionali sulle energie rinnovabili o sulla sostenibilità. Quando possibile, citiamo il contributo di ASPO in questi progetti, ma è chiaro che non è compito di ASPO mettersi a fare progetti di ricerca internazionali. Questo è un lavoro che fanno le università, centri di ricerca, o ditte specializzate. Tuttavia, il ruolo di ASPO-Italia nell'aggregare ricercatori che altrimenti non si sarebbero conosciuti è stato preziosissimo. Vorrei citare - fra gli altri - il progetto internazionale RAMSES per l'elettrificazione dell'agricoltura mediante energie rinnovabili, coordinato dal nostro segretario, Toufic El Asmar. Per non parlare dell'idea del cinquino elettrico di Pietro Cambi e di quella del Kitegen di Massimo Ippolito, entrambi fin dall'inizio "adottate" dal gruppo ASPO (il cinquino elettrico, in effetti, è nato all'interno di ASPO-Italia).
C'è poi l'attività più propriamente "politica" e qui, devo dire, comincia il punto dolente. Inizialmente, avevamo pensato ad ASPO come ad un "think tank" capace di influenzare i decisori politici; qualcosa che parlasse, per così dire, "all'orecchio del principe". Questa idea si è rivelata un fallimento totale. L'orecchio del principe è intasato di cerume pluriennale. In sei anni di lavoro, non c'è stato un politico italiano appena sopra il livello di consigliere comunale che abbia citato ASPO o le previsioni ASPO, se non per infamarle (non faccio nomi, ma è successo). Per l'esattezza, non abbiamo trovato nemmeno un consigliere comunale che ci abbia dato retta - forse qualcuno conosce qualche consigliere di quartiere più ricettivo?
Non che ASPO-Internazionale abbia fatto di meglio. A tutti i congressi ASPO internazionali siamo riusciti ad avere qualche politico locale che è venuto a parlare; ma poco di più. A Pisa, è venuto Vittorio Prodi, membro dell'Europarlamento. Una bravissima persona, che però nel suo intervento non ha detto una parola sulle previsioni di ASPO. Non dobbiamo disperare: chissà, forse un giorno il nostro messaggio diventerà parte integrante del manifesto del movimento bakuninista di liberazione dei lavoratori della gomma arabica nel Madagascar meridionale.
Insomma, il messaggio ASPO non passa a livello politico o di mass media. Anzi, il recente abbassamento dei prezzi del petrolio ci ha fatto fare un passo indietro a livello di percezione generale, convincendo il pubblico che tutto era un falso allarme; un effetto della "speculazione" (e la peste di Milano era tutta colpa degli untori). Questo proprio ora in cui ci sono delle evidenze nettissime che il picco sta arrivando o è addirittura già arrivato.
Allora, se il messaggio ASPO non passa, non dovremmo fare di più? Per esempio incontrarsi con i partiti politici, fare più politica, più attivismo o cose del genere? Se nessuno ci da retta, forse dobbiamo urlare più forte?
A mio parere, questo sarebbe un errore clamoroso. Ci sono delle buone ragioni per le quali il messaggio ASPO non passa a livello politico. Non sto qui ad approfondire la faccenda, ma le capite bene da voi se ci pensate sopra un momento. In sostanza, il politico è condannato a poter soltanto reagire, mai prevenire. Dopo il terremoto, il politico guadagna punti mediatici quando esplora le rovine o promulga provvedimenti per la ricostruzione. Ma il lavoro di assicurarsi che le norme antisismiche siano rispettate negli edifici, quello non gli da nessuna visibilità, anzi è una scocciatura.
Parlando di picco del petrolio, ASPO sta subendo in questo momento qualcosa che chiamerei "effetto Giuliani," dal nome della persona che ha sostenuto di aver previsto in anticipo il terremoto dell'Aprile 2009. Non entro qui nella polemica sul fatto che Giuliani sia un ciarlatano o un profeta. Però, la vicenda delle sue previsioni è emblematica della difficoltà di allertare i decisori politici di un possibile disastro imminente. Come ASPO, stiamo prevedendo l'equivalente di un terremoto in arrivo, ma nessuno ci da retta. Insistendo con il mandare messaggi sempre più forti ai politici, il meglio che possiamo ottenere è di salire un gradino i più; ovvero da essere ignorati a essere definiti "imbecilli" e forse denunciati per procurato allarme.
Ma, allora, qual'è lo scopo di ASPO? Non mi prendete per un nichilista, al contrario, io credo che ASPO abbia fatto e stia tuttora facendo un lavoro eccezionale su quello che è il nostro vero target che NON sono i politici o i media. I politici sono soltanto delle figure di facciata: è tutto un circo mediatico la fuori che ci fa una bella rappresentazione ma ci prendono per una certa parte del corpo che non starò a nominare esplicitamente. Sono altri i luoghi dove si prendono le decisioni e si fanno veramente le cose. Vi cito solo un esempio: conosco personalmente Rob Hopkins, il fondatore, insieme a Luise Rooney, del movimento "transition towns." So bene, quindi, quanto il suo pensiero sia stato influenzato da Colin Campbell e da ASPO internazionale. Un Rob Hopkins, da solo, vale di più per cambiare il mondo di tutti i mille parlamentari italiani. Vedete allora che ASPO a qualcosa serve?
Allora, per concludere questa riflessione, diciamo che la mia idea di quello che ASPO-Italia può fare si basa sul concetto ben noto nell'arte militare che si deve attaccare dove il nemico è debole. Mettersi a parlare con i politici vuol dire impegnarsi in un'impresa equivalente a quella di attaccare alla baionetta i nidi di mitragliatrici. Nel nostro caso, invece, dobbiamo comunicare alle persone che sono preparate ad ascoltare e a capire quello che noi possiamo dire. Dobbiamo pensare a raggiungere persone come Rob Hopkins; persone che poi, quando hanno capito il messaggio ASPO, vanno fuori e cambiano il mondo.
Su questo punto, uno dei nostri associati, Mario Ferrandi, ha citato una frase (credo) di Mao Zedong: che da ASPO sboccino cento fiori!
Comunque, a sei anni dalla fondazione dell'associazione, pensavo anche che si potesse fare un piccolo bilancio. Non è un anniversario, ma il risultato di una discussione che c'è stata ultimamente nella mailing list interna di ASPO-Italia. Cosa abbiamo fatto? Cosa stiamo facendo? E cosa pensiamo di fare?
In questi anni ASPO-Italia ha acquisito una sua fisionomia e un suo modo di essere che è dovuto, sostanzialmente, alla personalità e al modo di essere del gruppo dei fondatori. Questi sono quasi tutti impegnati in tante altre cose e possono dedicare ad ASPO-Italia solo una frazione del loro tempo. Da qui, la scelta di fare un'associazione "leggera", dedicata quasi esclusivamente alla divulgazione.
Così come si è evoluta, l'associazione non ha finanze degne di nota, ma riesce comunque a tenere insieme due blog, un sito internet, tre gruppi di discussione; tutti in piena attività. Come divulgatori sul web, abbiamo avuto un discreto successo; il nostro blog "risorse, economia e ambiente" appare entro i primi cento blog italiani. L'associazione ha anche un certo prestigio e appare come un punto di riferimento nel web quando si parla di risorse e di energia rinnovabile. C'è poi l'attività di presentazioni pubbliche fatte dai vari soci individuali oppure dall'associazione in quanto tale che, anche quella sta avendo un buon successo. Abbiamo organizzato la conferenza ASPO-Internazionale a Pisa nel 2006 e due conferenze nazionali, una a Firenze, l'altra a Torino. La prossima è programmata a Capannori per Ottobre.
In effetti, i membri di ASPO-Italia sono estremamente attivi. Nel mio piccolo, vi posso dire che siamo reduci, io, Toufic elAsmar e Luca Pardi, da due incontri a Livorno - uno televisivo l'altro pubblico alla libreria "la Gaia Scienza" - dove abbiamo riportato il "verbo aspo" a folle plaudenti. Beh, non proprio folle ma, insomma, alla libreria ci hanno detto che non avevano mai visto tanta gente a un dibattito. E' una cosa interessante e anche bella, ma faticosa. Come conseguenza, mentre scrivo questo post sono reduce da una bella emicrania mattutina con annessa pasticca - di quelle pasticche che mi fanno avere visioni mistiche per il resto della giornata.
Possiamo fare di più? Certamente si. Per esempio, molti dei soci ASPO-Italia sono coinvolti in progetti di ricerca nazionali e internazionali sulle energie rinnovabili o sulla sostenibilità. Quando possibile, citiamo il contributo di ASPO in questi progetti, ma è chiaro che non è compito di ASPO mettersi a fare progetti di ricerca internazionali. Questo è un lavoro che fanno le università, centri di ricerca, o ditte specializzate. Tuttavia, il ruolo di ASPO-Italia nell'aggregare ricercatori che altrimenti non si sarebbero conosciuti è stato preziosissimo. Vorrei citare - fra gli altri - il progetto internazionale RAMSES per l'elettrificazione dell'agricoltura mediante energie rinnovabili, coordinato dal nostro segretario, Toufic El Asmar. Per non parlare dell'idea del cinquino elettrico di Pietro Cambi e di quella del Kitegen di Massimo Ippolito, entrambi fin dall'inizio "adottate" dal gruppo ASPO (il cinquino elettrico, in effetti, è nato all'interno di ASPO-Italia).
C'è poi l'attività più propriamente "politica" e qui, devo dire, comincia il punto dolente. Inizialmente, avevamo pensato ad ASPO come ad un "think tank" capace di influenzare i decisori politici; qualcosa che parlasse, per così dire, "all'orecchio del principe". Questa idea si è rivelata un fallimento totale. L'orecchio del principe è intasato di cerume pluriennale. In sei anni di lavoro, non c'è stato un politico italiano appena sopra il livello di consigliere comunale che abbia citato ASPO o le previsioni ASPO, se non per infamarle (non faccio nomi, ma è successo). Per l'esattezza, non abbiamo trovato nemmeno un consigliere comunale che ci abbia dato retta - forse qualcuno conosce qualche consigliere di quartiere più ricettivo?
Non che ASPO-Internazionale abbia fatto di meglio. A tutti i congressi ASPO internazionali siamo riusciti ad avere qualche politico locale che è venuto a parlare; ma poco di più. A Pisa, è venuto Vittorio Prodi, membro dell'Europarlamento. Una bravissima persona, che però nel suo intervento non ha detto una parola sulle previsioni di ASPO. Non dobbiamo disperare: chissà, forse un giorno il nostro messaggio diventerà parte integrante del manifesto del movimento bakuninista di liberazione dei lavoratori della gomma arabica nel Madagascar meridionale.
Insomma, il messaggio ASPO non passa a livello politico o di mass media. Anzi, il recente abbassamento dei prezzi del petrolio ci ha fatto fare un passo indietro a livello di percezione generale, convincendo il pubblico che tutto era un falso allarme; un effetto della "speculazione" (e la peste di Milano era tutta colpa degli untori). Questo proprio ora in cui ci sono delle evidenze nettissime che il picco sta arrivando o è addirittura già arrivato.
Allora, se il messaggio ASPO non passa, non dovremmo fare di più? Per esempio incontrarsi con i partiti politici, fare più politica, più attivismo o cose del genere? Se nessuno ci da retta, forse dobbiamo urlare più forte?
A mio parere, questo sarebbe un errore clamoroso. Ci sono delle buone ragioni per le quali il messaggio ASPO non passa a livello politico. Non sto qui ad approfondire la faccenda, ma le capite bene da voi se ci pensate sopra un momento. In sostanza, il politico è condannato a poter soltanto reagire, mai prevenire. Dopo il terremoto, il politico guadagna punti mediatici quando esplora le rovine o promulga provvedimenti per la ricostruzione. Ma il lavoro di assicurarsi che le norme antisismiche siano rispettate negli edifici, quello non gli da nessuna visibilità, anzi è una scocciatura.
Parlando di picco del petrolio, ASPO sta subendo in questo momento qualcosa che chiamerei "effetto Giuliani," dal nome della persona che ha sostenuto di aver previsto in anticipo il terremoto dell'Aprile 2009. Non entro qui nella polemica sul fatto che Giuliani sia un ciarlatano o un profeta. Però, la vicenda delle sue previsioni è emblematica della difficoltà di allertare i decisori politici di un possibile disastro imminente. Come ASPO, stiamo prevedendo l'equivalente di un terremoto in arrivo, ma nessuno ci da retta. Insistendo con il mandare messaggi sempre più forti ai politici, il meglio che possiamo ottenere è di salire un gradino i più; ovvero da essere ignorati a essere definiti "imbecilli" e forse denunciati per procurato allarme.
Ma, allora, qual'è lo scopo di ASPO? Non mi prendete per un nichilista, al contrario, io credo che ASPO abbia fatto e stia tuttora facendo un lavoro eccezionale su quello che è il nostro vero target che NON sono i politici o i media. I politici sono soltanto delle figure di facciata: è tutto un circo mediatico la fuori che ci fa una bella rappresentazione ma ci prendono per una certa parte del corpo che non starò a nominare esplicitamente. Sono altri i luoghi dove si prendono le decisioni e si fanno veramente le cose. Vi cito solo un esempio: conosco personalmente Rob Hopkins, il fondatore, insieme a Luise Rooney, del movimento "transition towns." So bene, quindi, quanto il suo pensiero sia stato influenzato da Colin Campbell e da ASPO internazionale. Un Rob Hopkins, da solo, vale di più per cambiare il mondo di tutti i mille parlamentari italiani. Vedete allora che ASPO a qualcosa serve?
Allora, per concludere questa riflessione, diciamo che la mia idea di quello che ASPO-Italia può fare si basa sul concetto ben noto nell'arte militare che si deve attaccare dove il nemico è debole. Mettersi a parlare con i politici vuol dire impegnarsi in un'impresa equivalente a quella di attaccare alla baionetta i nidi di mitragliatrici. Nel nostro caso, invece, dobbiamo comunicare alle persone che sono preparate ad ascoltare e a capire quello che noi possiamo dire. Dobbiamo pensare a raggiungere persone come Rob Hopkins; persone che poi, quando hanno capito il messaggio ASPO, vanno fuori e cambiano il mondo.
Su questo punto, uno dei nostri associati, Mario Ferrandi, ha citato una frase (credo) di Mao Zedong: che da ASPO sboccino cento fiori!
9 commenti:
"il politico è condannato a poter soltanto reagire, mai prevenire."
di cui l'esempio del terremoto... emblematico.
Fa parte dell'inerzia dei sistemi. Fare azioni di prevenzione ad elevata scocciatura non solo può togliere visibilità, ma addirittura può creare un'immagine negativa. E' un continuo gioco a ping pong. Il politico è condannato a rappresentare la parte di chi avalla e da spazio alla vox populi. Se il popolo è attratto dalle ca...te non gliene fregherà un fico di assecondare le forze della natura.
Ad esempio nella mia città, a distanza da un anno dall'alluvione, abbiamo rischiato qualche giorno fa il bis. La messa in sicurezza idrogeologica non si fa con operazioni di facciata in alcune centinaia di metri di un fiume, ma con un programma a livello legislativo provinciale/regionale che consenta la pulizia razionalizzata da detriti e legno, e vieti costruzioni a una certa distanza dagli alvei. Purtroppo, però, per fare questo a livello politico sarà necessario che un NUMERO IMPORTANTE di persone siano danneggiate più e più volte.
Se estrapoliamo questi concetti a eventuali crisi energetiche di una certa portata la vedo dura e buia. Continuiamo con l'informazione !!
http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/24/Image17.gif
Parafrasando sempre Mao, l'originale diceva "colpirne uno per educarne cento" (tristemente ripreso dalle nostre BR), io direi in modo meno violento:"Informarne uno per risvegliarne cento".
Per una riconversione energetica, o per metttere in sicurezza i territori dai vari rischi ambientali, servono comunque risorse : il primo passo è tagliare la spesa pubblica corrente ( poi indirizzare nelle giusta direzione le risorse sbloccate.....).
Credo quindi che i menbri di ASPO e non solo dovrebbero accogliere positivamente ogni tentativo di taglio della spesa pubblica che non interessi la ricerca di base ed energetica. ( Non vedo come non si possa approvare anche un taglio deciso della pletora universitaria tout court , o delle provincie , o del welfare palesemente inostenibile a svantaggio dei non anziani ,ad esempio .) Una decrescita felice passa, appunto, dalla via della decrescita , e da un aumento delle attività di volontariato, con rinnovato senso civico, all'interno della comunità locale....
Poi ASPO ed altri lavorino per dare massima proficuità alle risorse liberate, ma se non si attacca un sistema non equilibrio per paura delle proteste di chi trae vantaggio dallo staus quo....alla fine ci penserà madre natura con le sue leggi tuttaltro che democratiche...
"...Non vedo come non si possa approvare anche un taglio deciso della pletora universitaria tout court , o delle provincie , o del welfare palesemente inostenibile a svantaggio dei non anziani ,ad esempio..."
Applausi. Seguendo il tuo consiglio, affosseremo esattamente le strutture vitali che dobbiamo assolutamente tenere in piedi.
Giù dal gippone tesoro, gli ospedali possono attendere.
fausto
Sarà forse anche vero che la politica (almeno quella nostrana) non cambia se stessa e quindi non cambia il mondo.
Purtroppo però con la politica abbiamo sempre a che fare, lei si occupa di noi, e noi ci dobbiamo anche se malvolentieri occupare di lei.
Io vivo nel mondo delle associazioni di volontariato, e ti assicuro che è altrettanto difficile pure da quel fronte sfondare con discorsi sulla "sostenibilità", la battaglia contro l'inquinamento, la lotta contro gli sprechi.
L'atteggiamento tipico è il "bravi, bravi, ma ora abbiamo da fare, andate a giocare la che c'è un tombino aperto..."
Noi però non ci scoraggiamo, nel contaminare gli amministratori recettivi (pochi ma ci sono) e cercare di cambiare la politica con i mezzi che la politica offre, la partecipazione e il consenso.
Pertanto, invito ASPO a non gettare la spugna, e non rinunciare a quel ruolo di "contaminatore" che rappresenta la vera, difficile, sfida che abbiamo davanti.
Non si riesce a cambiare il mondo se ce la cantiamo e suoniamo fra di noi, pur con Rob Hopkins, cerchiamo di non vivere in una campana di vetro.
Paolo
complimenti a tutti, questo è un sito di riferimento che oserei definire ANTI "popolo bue" e "chiacchierata da bar". vi seguo da un anno circa e oramai posso definirmi un simpatizzante aspista convinto :)
Francesco hai toccato un tema delicato. Sai quanti ne manderei a casa io di quelli.....
Il problema è farlo in modo giusto e non prendere nel mucchio colpendo i meritevoli.
Poi a casa "sempre loro" che gli facciamo fare? Li paghiamo anche la disoccupazione, dopo che per decenni hanno fatto danni?
Bel problema...
Possiamo solo iniziare a fare quotidianamente la nostra parte; è una strada lunghissima!
Luigi Ruffini
Continuate cosi',
io vi seguo quasi tutti i giorni ed ormai a lavoro e per i miei amici sono quello del petrolio.
Auguri a tutti anche se in ritardo.
Per ora ho convinto solo 5 persone.
La rivoluzione sostenibile deve partire dal basso un 70enne crede alla crescita infinita.
Fabio
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