lunedì, novembre 30, 2009

Bradi-economia



Nell'immagine, un bradipo tridattilo. E' ancora più lento del suo cugino-antagonista, il bradipo didattilo (che ha un' "unghia" in meno)


Bradys- : prefisso di origine greca, che indica lentezza. Molto usato nelle scienze naturali e in medicina. Ad esempio: bradipo, bradicardia, bradilalia.

L'economia, in una delle sue molteplici definizioni, è detta scienza delle scarsità*. Ossia, studio della gestione e dei meccanismi di scambio di beni "scarsi". Nel mondo del materiale, praticamente tutto ha un prezzo: che si parli di materie prime, semilavorati, prodotti finiti, macchinari, edifici, infrastrutture, veicoli etc. Assiomaticamente, tutto ha un prezzo perchè tutto è scarso, ossia "finito". Mi vengono in mente ben poche cose che non hanno prezzo: ad esempio, l'aria che respiriamo, e l'acqua di mare. Entro certi limiti che oggi non siamo ancora in grado di superare, possiamo utilizzarle gratuitamente per i nostri bisogni "ordinari", in virtù del fatto che la loro quantità è talmente grande rispetto a tali bisogni, che il problema non si pone. Siamo avvolti dall'aria che respiriamo, e siamo circondati dagli oceani.

Proviamo invece a pensare all'acqua dolce: si tratta di una risorsa estremamente più nobile dell'acqua di mare, in quanto molto più scarsa. Ecco che, allora, a seconda dell'abbondanza o meno in certe zone abbiamo una differenziazione nei prezzi dell'acqua imbottigliata, e nelle tariffe delle aziende-consorzi di gestione dell'acqua.

Il prezzo, a mio modo di vedere, è un "potenziale aritmetico" associato a una quantità definita di un bene ad un certo tempo, che in caso di trasferimento dello stesso da un proprietario a un altro, deve generare un cash flow equivalente.

Ora, uno dei meccanismi più "collaudati" e noti dell'economia classica, è senz'altro la "legge della domanda e dell'offerta", che si accorda molto bene con il concetto di "scienza dei beni scarsi". Più un bene è disponibile e accessibile, meno costa. Al limite, non costa nulla. [e a questo limite si sperava di arrivare con l'energia quando nei primi anni '50 cominciavano a diffondersi i reattori nucleari].

Se un bene è scarso, avrà associato un prezzo. Se è molto scarso, il prezzo sarà più alto. Al limite, pochi potranno accedervi. Se la risorsa in gioco è vitale ed è in depletion incontrollata, scoppieranno guerre, più o meno estese, accompagnate da problemi alimentari e sanitari di massa, in un feedback circolare reciproco.

Cercando di "giocare" lontano dai limiti, per non incappare in patologie (che conducono a poco fruttuose utopie, o peggio a disastri, entrambi ampiamente verificati nella storia) : un bene che diventa sempre più scarso, come ad esempio il petrolio, il gas e il legno, vedrà aumentare il prezzo a posteriori. Il problema è proprio questo: se ce ne infischiamo di quello che siamo capaci di fare da un trentennio a questa parte, ossia realizzare previsioni-proiezioni con i modelli dinamici e le serie storiche, continueremo a perseverare con quello che è stato fatto fino allo scorso secolo, il più cruento (o fra i più cruenti) della storia. Ossia, constatare le scarsità e gli overshooting a giochi fatti, quando i sistemi sono nel pieno dell'instabilità.

L'economia classica è tremendamente lenta nella reazione (ad esempio, ma non solo, per mezzo di correzioni sui prezzi) rispetto alla velocità di cambiamento dello stato fisico dei sistemi complessi. Non è escluso che, se aspettiamo evidenti feedback sui prezzi degli idrocarburi, allora la transizione al rinnovabile non potrà avere luogo in modo completo e autosostentante, per cui potrebbe rivelarsi un disperato tentativo verso un qualcosa di fisicamente non più raggiungibile. Una sorta di precipitare in una "buca di potenziale", per dirla nel linguaggio dei chimici-fisici, che sarà troppo profonda per poter essere risalita con i mezzi a disposizione (energia stoccata residua, infrastrutture obsolescenti...). Questo avrebbe effetti devastanti sull'intera civiltà umana.


* con una certa irriverenza, ho definito in più post passati l'economia politica classica come la scienza della comodità e della constatazione

4 commenti:

Mauro ha detto...

L'economia classica basata sull'idea del libero mercato studia come gestire le risorse scarse.
Secondo me i beni esauribili (=inizialmente abbondanti) non dovrebbero essere lasciati in balia del vento (= domanda-offerta)

Frank Galvagno ha detto...

Infatti. Lasciato in balia del vento, il mercato alternerà momenti di prosperità e recessione a parità di zona geografica, prosperità in una nazione e povertà in un'altra a parità di tempo etc.

Le guerre sono inscrivibili in questo processo, come manifestazione della reazione di gruppi diversi di fronte alla scarsità

Frank Galvagno ha detto...

Sì Antonio, grazie per la precisazione. Effettivamente il concetto di "bene" reca con sè implicitamente quello di scarsità.

Solo che mi ero avventurato in confronti con entità iperabbondanti, come l'aria. La distillazione dell'aria liquida ad esempio è il processo che permette di ottenere materiali ad elevato valore aggiunto (azoto per fertilizzanti-coloranti ... ; ossigeno per industria e ospedali; gas rari). L'aria in sè è gratuita, quel che "si paga" è l'energia e il processo

Il bradipus ha detto...

Ciao volevo farti i complimenti e salutarti da bradipo a bradipo!!! Se ti va di dare un occhiata, anche questo bradipo ha il suo angolo in cui parlotta di economia, con l'estrema lentezza che "ci caratterizza"!!!

E se posso ancora aggiungere qualcosa, credo che il paradosso dell'acqua e dei diamanti, sia sempre un buon punto di partenza quando si vuole ragionare in tema di "beni". E aggiungo, che credo che di beni si possa parlare anche fuori dai limiti dell'economia più tradizionale, indomma la materialità non identifica più una cosa in un bene, pensiamo per esempio all'etere, oppure un blog. La definizione di bene è sempre un argomento interessante