created by Marco Bertoli
Il tema dell'efficienza energetica è uno dei più dibattuti tra chi si occupa di tematiche energetiche ed ambientali. La domanda chiave verte proprio sull'efficacia di queste soluzioni: siamo veramente sicuri che le soluzioni tecnologiche catalogate sotto l'etichetta di Efficienza Energetica (aumento efficienza centrali elettriche, cogenerazione, motori elettrici efficienti, coibentazione locali, autovetture più efficienti, lampadine a basso consumo, etc) bastino da sole ad assicurare una riduzione della domanda di energia?
Per cominciare, bisogna distinguere le nostre considerazioni tra due diversi ambiti economici: quello della produzione e quello del consumo.
Riguardo la produzione, le soluzioni proposte (aumento dell'efficienza delle centrali elettriche, passaggio a motori elettrici EFF1, applicazione di inverter a pompe e motori elettrici, miglioramenti nell'efficienza dei sistemi di aria compressa, etc) cadono inevitabilmente nella tagliola del paradosso di Jevons. Per la sua esplicazione potete leggere gli ottimi articoli di Ugo Bardi; inoltre, bisogna anche ricordare che tutta l'evoluzione industriale è una lunga storia di aumenti di efficienza nello sfruttamento di ogni risorsa produttiva, sia essa l'energia, il lavoro, il credito o le materie prime (“Di più con meno!!” questo è il motto!). E i dati di lungo periodo sui consumi delle risorse sono inesorabilmente in ascesa, malgrado i guadagni in efficienza e produttività siano sotto gli occhi di tutti.
Alla luce di ciò, sarebbe il caso di far cadere il mito della recalcitranza degli imprenditori di fronte a questi interventi: in verità, l'investimento in efficienza è puro e semplice business as usual.
Dobbiamo anche ricordare che il paradosso di Jevons si applica esclusivamente all'ambito della produzione: il mondo del cosiddetto “consumatore” risponde a logiche molto differenti.
A tal riguardo, la letteratura economica è tutt'oggi ancorata alla Teoria del Consumatore sviluppata da economisti come Walras, Pareto e gli altri Marginalisti tra l''800 e il '900: è la stessa teoria in cui ci si imbatte tutt'oggi nei corsi base di economia.
Secondo quest'ultima, gli individui scelgono il livello di consumo di un bene che, compatibilmente con il proprio reddito e il prezzo, massimizza la loro Utilità.
Il punto chiave è che uno dei principi indimostrati – gli assiomi – della teoria prevede che l'Utilità degli individui sia sempre crescente in funzione del consumo di un qualsiasi bene: dato lo sprezzo per il pericolo insito nel formulare un postulato del genere, gli economisti lo chiamano anche Principio del Porcellino.
Calandoci nel contesto energetico, pensiamo a cosa accade quando un individuo acquista un'automobile più efficiente - lo stesso vale per lampadine a basso consumo, oppure per case coibentate in modo più accurato, etc -.
Accade che per raggiungere lo stesso livello di Utilità, si può consumare meno energia. Ma se l'individuo è un bel porcellino, non si potrà accontentare dell'utilità raggiunta in precedenza quando può raggiungerne una più alta a parità di spesa!
Nella figura sotto, il ragionamento si fa evidente
Questo effetto si esemplifica perfettamente se pensiamo che con un'automobile più efficiente, a parità di spesa, si può anche accettare un lavoro più lontano da casa; con lampadine più efficienti, si può illuminare “meglio” casa installando più punti luce (“effetto Ikea”); dopo aver coibentato casa o dopo aver acquistato una caldaia più efficiente, si può aumentare la temperatura di riscaldamento invernale, passando, per esempio, da 18 C° da 22 C°: e questo è veramente accaduto, se si pensa che la temperatura di progetto nelle scuole, a inizio '900, era di circa 10 C°!
In sintesi, risulta evidente che, a causa del Principio del Porcellino, il consumo di energia non viene scalfito minimamente dal miglioramento di efficienza energetica nei prodotti per le famiglie.
E se i consumi non variano, non variano neanche le emissioni inquinanti (CO2, Ossidi di azoto, Monossido di azoto, etc) legate agli usi energetici.
Tuttavia, questo non significa che i miglioramenti di efficienza nei prodotti di consumo non debbano essere perseguiti ed incentivati. Al contrario!
Gli interventi in efficienza energetica nei prodotti di consumo hanno il pregio di aumentare il livello di Resilienza della società. È bene se pensiamo al concetto di Resilienza nella sua accezione ingegneristica, cioè in termini di resistenza alle forze di rottura.
Anche in questo caso, la figura sotto ci aiuta a chiarire il concetto: in caso di forti aumenti del prezzo dell'energia, chi ha fatto interventi di efficienza energetica parte da ed arriva su livelli di utilità superiori rispetto a chi non li ha fatti. Questo può fare la differenza fra impugnare o no il forcone oppure appoggiare o no la prossima guerra per le risorse.
Ora spostiamo la nostra attenzione su un'altra domanda: ma noi siamo veramente dei porcellini? È veramente possibile che, in un dato periodo di tempo, quanto più consumiamo tanto meglio stiamo? La risposta è ovviamente NO! Come è possibile accettare come assioma che, se gli individui potessero, starebbero in automobile per 24 ore su 24 per tutto l'anno? E come è possibile ipotizzare che, se gli individui potessero, con 120 kg di carne in un giorno starebbero meglio rispetto al caso in cui ne mangiassero solo 1 etto? È evidente che il Principio del Porcellino ha una distanza siderale dalla realtà.
Si dovrebbe invece ammettere che ad un certo livello di consumo, l'Utilità raggiunge un livello massimo, per poi cadere.
Questo concetto viene solo abbozzato in alcuni testi di economia (Hoffman, Binger), dove il punto oltre il quale l'Utilità decresce viene chiamato bliss point (punto di beatitudine o punto di sazietà).
Ora, se il bliss point per ciascun individuo esiste, perché dai dati emerge che questo non viene mai raggiunto?
Infatti, i dati sul consumo per individuo nei paesi occidentali crescono dagli inizi della rivoluzione industriale e, allo stesso modo, alcune ricerche hanno dimostrato che il bisogno di denaro da parte degli individui non è mai sazio.
Per concludere, se il bliss point esiste, ma i dati dimostrano che gli individui non lo raggiungono mai, la domanda corretta da farsi è questa: come è possibile che il bliss point degli individui si sposti sempre di più, diventando sempre più irraggiungibile?
Perché ci siamo condannati da soli a questo continuo supplizio di Sisfo?
Ci sono diverse ricerche che hanno dato risposta a questo interrogativo: si parte da V. Packard e dagli altri critici di E. Bernays, nipote di Freud che viene considerato l'inventore delle moderne tecniche di propaganda e di pubblicità (un bel video da cui partire è questo).
Altri studi rivelano come alcuni prodotti stessi siano concepiti per rendersi “addictive”. Ne è un esempio questa ricerca di Yale sul cibo dei fast food.
Un altro campo di studio è il proliferare del consumo di beni cosiddetti posizionali; in termini più semplici, si tratta di stimolare il consumo facendo leva sull'invidia sociale.
Altri studi interessanti sono stati portati avanti da Nate Hagens di The Oil Drum.
Se torniamo al problema della domanda di energia, ora siamo in grado di fare delle considerazioni sulle politiche che vengono da più parti proposte.
Infatti, dobbiamo concludere che le associazioni ambientaliste e i movimenti per la decrescita fanno benissimo ad informare sui benefici di uno stile di vita più sobrio e sugli effetti devastanti dell'eccessivo consumo di energia.
Si potrebbe sostenere che queste campagne aiutino ad evitare il continuo spostamento del bliss point degli individui.
Tuttavia, sappiamo che è estremamente difficoltoso raggiungere una massa critica di popolazione con questi messaggi legati alla sobrietà; ma se questo è vero, sappiamo anche che il persuasore più efficace nel determinare il livello di consumo di un bene è il suo prezzo.
E proprio facendo leva su quest'ultimo, si può prevenire che l'effetto Porcellino vanifichi i benefici degli investimenti in efficienza.
Proprio in questi giorni, il Governo Olandese sta studiando una interessantissima proposta: da un lato, favorire il ricambio del parco autovetture incentivando l'acquisto di automobili più efficienti, dall'altro, applicare una tariffazione chilometrica al bollo di circolazione (circa 3 €cents/km, che per un utilizzo di 15.000 km/anno divengono ben 450€!).
Questa politica centra il cuore del problema: rispetto a prima della sua introduzione, gli automobilisti percorrerebbero lo stesso numero di chilometri (perciò mantenendo inalterato il proprio “benessere”) e spenderebbero la stessa cifra in carburante.
Solo i litri di carburante venduti subirebbero una caduta, e con essi le emissioni inquinanti.
Bisognerebbe comunque ben calibrare gli effetti collaterali più perversi del bollo chilometrico.
Infatti, poiché la percorrenza chilometrica è un bene per cui i poveri spendono una proporzione del proprio reddito superiore ai ricchi, si tratta di una tassa regressiva che può aumentare le diseguaglianze; inoltre, come ogni carbon tax, si presta a fenomeni di carbon leakage verso i paesi che non la applicano.
Così, le constatazioni sul Principio del Porcellino e sul Paradosso di Jevons ci fanno concludere che le problematiche dell'efficienza energetica sono estremamente delicate. Le soluzioni semplicistiche basate sulla SOLA incentivazione tecnologica, possono rivelarsi un vero e proprio boomerang: come dicevano i nostri vecchi, “Peggio la pezza del buco!”
11 commenti:
Bell'articolo.
Rimanendo all'ambito dei trasporti, ricordo quando circa 20 anni fa cominciarono a prendere piede le utilitarie a gasolio (es Fiat Uno).
Era normale sentire discorsi del tipo "mi compro la macchina diesel così potrò fare più strada, viaggiare di più".
Altro paradosso nei trasporti, questo attuale, è il TAV. Visto che tra Torino e Milano ci vogliono solo 1.15 ore allora compro casa a Torino che costa meno e lavoro a Milano! (Giuro che ho sentito fare questi discorsi da agenti immobiliari, molti acquirenti di immobili stanno facendo così).
Ma con internet non sarebbe più semplice far circolare le informazioni invece che le persone?
Che senso ha che l'Alfa Romeo di Arese chiuda e debbano venire a lavorare a Torino? (Licenziamento mascherato). Persino i film in grafica 3D oramai vengono fatti in rete con team sparsi per il mondo, leggete un po' i titoli di coda.
Buon anno a tutti, ne abbiamo bisogno.
Mi unisco anch'io ai complimenti per l'articolo.
Aumentare l'efficienza è imperativo, ma se è ciò è utilizzato per consumare come (o più di prima) non è cambiato nulla nel tasso di erosione dei fossili.
Faccio un esempio recente: dopo la sostituzione dell'impianto termico è risultato che ho ridotto del 58% il fabbisogno di energia primaria.
Per bypassare la possente forza inerziale di Jevons sto "addestrando" la famiglia a vivere con 18° C invece di 19°, che era il target con l'impianto vecchio. Più vestiti, eventuale borsa acqua calda :-)
Altro esempio: pur avendo un'utilitaria piccola, recentemente GPLzzata, non per questo mi metto a fare il 70% in più di kilometri ("tanto potrei permettermelo con l'impianto risparmioso"), ma anzi cerco di continuare a diversificare con la bicicletta dove e quando si può.
Il principio del porcellino è la parallelizzazione economica della realtà fisico-consumistica constatata da Jevons.
Grazie Marco per il tuo contributo.
Mi è piaciuto molto questo articolo.
Che il bliss point si sposti sempre più in la non mi stupisce, dato che i bisogni reali sono relativamente pochi, mentre i bisogni indotti o fittizi sono virtualmente infiniti.
Certo 10 anni fa non si sentiva il bisogno di avere un iPod o altri ammenicoli che non esistevano, soddisfavano il bisogno di musica con la tecnologia che era disponibile.
Non so se la leva dei prezzi possa essere utilizzata allo scopo di limitare i consumi, quando tutta l'economia turbocapitalistica è orientata esattamente in direzione opposta, cioè la riduzione del costo all'osso.
Forse la soluzione potrebbe essere una "dieta", ovvero una limitazione arbitraria e voluta delle importazioni energetiche, un razionamento dell'energia, cosa che AVVERRA' COMUNQUE in un periodo medio-lungo (non dico breve perchè non sono così pessimista).
Però... di decrescita si incomincia finalmente a parlare... quando si comincerà ad aprire un ampio dibattito con la gente su questi temi ? Ne abbiamo disperato bisogno, prima che la crisi trasformi tutto in impellente necessità.
Paolo Marani
MDF Romagna
Bellissimo articolo!!
A proposito dello spostamento del "bliss point"
Nel settore informatico qualche tempo fa si diceva che 640KB di RAM potevano bastare...
Così come con il modem 56K si poteva navigare in internet veloci!
Ora le pagine web piene di filmati rallentano la navigazione anche per chi ha ADSL!!
Non aggiungo ovvie e ridondanti considerazioni personali.
la riproduzione umana non ha un vero freno e'tutta li la chiave del problema ,miglior efficienza vuol dire piu' popolazione. la domanda totale di energia non cambia. solo il calo dell'offerta di energia puo' portare al calo della domanda e naturalmente senza efficienza cio' vuol dire minore resilienza.
si e' proprio un bell'articolo.
@Mauro:
non è così semplice.
È vero che molta banda internet e molti MIPS sono usati per fuffa, ma con 640 kB di RAM e 56kbps di banda non fai le stesse cose che facciamo (e potremmo fare) adesso.
Ad esempio, con l'infrastruttura di cui sopra niente telelavoro!
(tanto per recuperare il consiglio di Pippolillo al commento #1)
Articolo veramente interessante che va proprio al cuore del problema. Ci sarebbe da approfondire su questo "bliss point" che non riusciamo mai a raggiungere. Ma un punto è fondamentale: ovvero, anche ammesso che si arrivi al bliss point, l'esaurimento delle risorse ci riporta indietro sulla curva. E' vero che individualmente è meglio andare indietro lungo la curva con muri bene isolati e lampadine a basso consumo. Ma, a livello di società, cosa cambia? Si potrebbe arguire che, in questo caso, l'individuo che si è procurato questi comfort ha utilizzato per un suo momentaneo benessere delle risorse che invece sarebbero state meglio spese per sostituire i fossili..... insomma, cosa complicata.
Complimenti per l'articolo!
Secondo me però, da ignorante di economia, la cosa non è così semplice. L'economia è un sistema molto complesso, ridurre i consumi può farci entrare almeno per un periodo in una crisi profonda dell'economia.
Supponiamo che continuino a diminuire i consumi totali per effetto di una maggiore efficienza, cioè supponiamo si sia raggiunto il bliss point. Che ce ne facciamo dei soldi risparmiati per effetto dei minori consumi?
Quello che io sostengo è che nel sistema capitalistico attuale è impossibile raggiungere un equilibrio: il sistema funziona finchè siamo in crescita; se la crescita si ferma, o semplicemente diminuisce, si entra in crisi. E una crescita dell'economia implica necessariamente una crescita dei consumi.
Secondo me, l'unica vera soluzione, il bliss point, è una decrescita della popolazione. Ci arriveremo solo quando i cinesi e gli indiani saranno sufficientemente ricchi per smettere di figliare.
E' bello leggere anche articoli di economia su questo blog, mi stimolano molto, come questo.
Scusate il modo, ma butto li alcuni pensieri sparsi...
I consumi di energia dovrebbero essere tassati progressivamente di anno in anno con un programma di aumenti che consentano al sistema economico di programmare l'uscita dal regime del petrolio, ad es. fissare per il 2010 prezzo del petrolio 80 € (se il mercato non lo raggiunge lo stato incassa la differenza), per il 2011 il prezzo viene stabilito in 90 €, ecc.. In questo modo si avrebbe una programmazione della crescita dei costi energetici e consentiresti agli operatori di adeguare i propri investimenti. (leggasi che l'incertezza sui prezzi data dal libero mercato non consente una programmazione efficiente).
Il discorso sull'efficienza esposto dovrebbe potersi replicare anche come analisi degli investimenti... se sono in grado di fare una cosa che duri (non dico millenni ma un'auto che duri 30/40 anni saremmo pur in gado di farla...) dovrebbe consentire una riduzione consistente dei consumi energetici... ma invece il consumismo prevede la sostituzione dei beni, non la modifica... negli usa gli edifici si demoliscono dopo alcuni anni...
Penso che il paniere di consumi possa cambiare da materiale ad immateriale con notevole riduzione dei consumi energetici.
Inoltre il consumismo è completamente indotto: la moda, l'edonismo, il fumo, le auto... tutto indotto dalla pubblicità!
La crescita, il progresso tecnologico, ecc... non sono sbagliati in se. Sono ostaggio di un sistema consumistico che decreta che ciò che era buono un tempo vada buttato e sostituito. Ma chi lo ha detto?
Beh, sconclusionato e fuori tema, il mio tipico commento... ;-)
Molto interessante questo principio del "porcellino". Direi che è alla base del funzionamento della nostra società (e - nel senso letterale del termine - sembra anche alla base delle pulsioni di alcuni nostri governanti, sempre di "efficienza" si tratta).
E' anche facile dimostrarlo. Per citare un'altro esempio, oltre quelli nel blog indicati, c'è il noto caso degli abitanti dei paesi nordici come svezia e norvegia, che tengono sempre la luce accesa in casa anche durante il giorno e il riscaldamento a manetta, essendo dotati di efficienti sistemi di produzione di energia, da fonti rinnovabili - e ovviamente a basso costo. O il Caso della California, che pur avendo scelto la strada dell'efficienza energetica è piena zeppa di SUV.
Pensandoci sopra, mi sembra che la resilienza sia invece un obiettivo delle comunità "stabili". Nelle società contadine, così come ad esempio anche nelle arti e professioni odierne, il raggiungimento, tramite l'esperienza, di una certa soglia di efficienza produttiva (o intellettuale, o di abilità) ha la funzione esclusiva di ridurre la fatica a parità di risultato e di rendere il risultato di una qualità stabile nel tempo.
Quando l'obiettivo è invece aumentare sempre più la produttività spesso si ricorre alla cocaina.
Verrebbe da pensare che il principio del "porcellino" è permanentemente alla base della società capitalistica, così come alla sua stessa base vi stanno le crisi periodiche, per sovrapproduzione o eccesso di accumulazione inutilizzata.
Il mio cane, che un'adorabile creatura e un animale insostituibile, soffre spesso di mancanza del senso di sazietà. La cosa si è risolta lasciando nella ciotola, anche dopo il pasto, una piccola porzione di cibo, che al momento il cane non mangerà, ma che lo rassicura dal punto di vista delle disponibilità alimentari. La crisi esplode quando - per motivi contingenti - non gli viene somministrato il pasto normale nelle quantità e alle cadenze temporali consuete. A quel punto il cane non solo protesta vivacemente (ha imparato a suonare il campanello interno di casa fino a quando qualcuno, esausto per il trillo continuo, non si alza e gli prepara la pappa). Traumatizzato dal ritardo o dalla scarsa razione il cane non solo ingurgita tutto rapidamente, ma richiederà insistentemente una seconda e anche una terza portata, che farà sparire in men che non si dica, per poi - successivamente - vomitare interi bocconi non masticati. Da ciò ne deduco che - in momenti instabili e di crisi - il suo bliss point semplicemente non esiste, e quindi non verrà mai raggiunto. Ho notato la stessa cosa nel comportamento di alcuni bambini al Mc Donald e di alcuni governanti in alcove non ufficializzate. E forse è questo il motivo per cui le società capitalistiche, per continuare a far crescere la produzione in funzione di profitti sempre più stratosferici, debbono paventare o costantemente stare in situazioni di crisi e scarsità (anche di ciò di cui non c'è affatto bisogno), invece che programmare una corretta re-distribuzione delle risorse. Si preferisce accumulare denaro in quantità mai viste nella storia dell'uomo e si preferisce farlo svanire in una speculazione finanzaria piuttosto che distruibuirlo per cose utili. Anche nell'antica Roma qualcuno si provocava il vomito per continuare a mangiare, no?
Ok, facciamo il punto.
Da una parte abbiamo la "intoccabile" economia, che però ha bisogno di una crescita continua per non collassare.
Dall'altra abbiamo un vincolo sulla disponibilità energetica futura (che questa crescita dovrebbe sostenere) pertanto è imperativo per lo meno un aumento dell'efficienza, ma non basterà nel lungo periodo.
Come se ne esce ? Con la Decrescita ? Con un modello di economia nuovo ancora tutto da inventare ? Oppure con un "collasso programmato" ?
Fatto salvo che il collasso non lo vuole nessuno, forse è meglio spendere le riserve energetiche che abbiamo per "produrre armi" piuttosto che l'infrastruttura energetica del futuro, così almeno possiamo difendere i nostri orticelli dall'inevitabile assalto alla diligenza.
Prospettiva che piace poco anche a me...
E allora ?
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