Qualche giorno fa, su queste pagine, abbiamo tentato di smascherare la ridicola bufala del prezzo della benzina che sta imperversando sulle poste elettroniche di mezza Italia, alimentata dalla dabbenaggine di molti consumatori. Le bufale trovano in genere terreno fertile e attecchiscono facilmente in Italia grazie alle caratteristiche antropologiche del nostro popolo. L’italiano medio è un individuo particolare, intimamente convinto di essere il più perspicace e furbo al mondo. Come tutti i furbi, teme che in ogni angolo si annidino altri furbi pronti a fregarlo, per cui scopre complotti e macchinazioni dappertutto. L’italiano medio è un individualista anarcoide ma, storicamente immaturo sul piano della coscienza individuale. Paradossalmente, basta toccare le corde giuste per farlo diventare facile preda dell’imbonitore di turno, laico o religioso che sia, nei confronti del quale egli finisce quasi sempre per comportarsi alla stregua di una pecorella in un docile gregge.
Continuiamo perciò nell’opera, improba ma indispensabile, di smantellamento dei luoghi comuni che circolano intorno al prezzo del carburante più amato dagli italiani. Secondo alcuni di questi luoghi comuni, gli automobilisti del Belpaese sarebbero i più tartassati del mondo, essendo costretti a pagare i prezzi più alti per la benzina e il gasolio. Basta andare però a cercare nei posti giusti per scoprire che anche questa convinzione è molto discutibile. Nei grafici allegati all’articolo, disponibili sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, potete osservare il confronto tra i prezzi al consumo dei carburanti nei vari paesi europei. Come si può vedere facilmente, i prezzi italiani sono abbastanza alti, ma confrontabili e, in molti casi inferiori a quelli di altre nazioni europee: Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, hanno prezzi della benzina più alti dei nostri, la Francia quasi uguale al nostro. Per quanto riguarda invece l’acquisto del gasolio, Danimarca, Germania, Grecia, Svezia e Gran Bretagna pagano più di noi.
Quindi, andando oltre il proverbiale vittimismo dell’italiano medio, ci si accorge che la struttura dei prezzi dei carburanti nei paesi dell’Unione Europea è sostanzialmente la stessa, con una componente industriale piuttosto simile e con una quota prevalente costituita dal carico fiscale, i cui introiti finiscono per finanziare le economie sociali di mercato tipiche del continente europeo.
Molti si lamentano di questa “oppressione fiscale”, ma se considerassero gli enormi costi esterni sociali ed ambientali che l’uso dei carburanti riversa sulla collettività, si capirebbe che si tratta di una minima compensazione di questi danni. Anzi, un approccio ecologista alla fiscalità dovrebbe indurre da una parte a penalizzare fiscalmente i carburanti più inquinanti e nocivi come il gasolio e dall’altra a destinarne il ricavato principalmente verso azioni orientate a modificare l’insostenibile modello di mobilità fondato sull’automobile. Ad esempio, utilizzando appena 3 centesimi al litro delle accise sui carburanti (considerando un consumo annuo di carburante di circa 45 miliardi di litri), si potrebbe finanziare l’intero programma di sviluppo della rete ferro-tranviaria sintetizzato in questo mio precedente articolo.
Continuiamo perciò nell’opera, improba ma indispensabile, di smantellamento dei luoghi comuni che circolano intorno al prezzo del carburante più amato dagli italiani. Secondo alcuni di questi luoghi comuni, gli automobilisti del Belpaese sarebbero i più tartassati del mondo, essendo costretti a pagare i prezzi più alti per la benzina e il gasolio. Basta andare però a cercare nei posti giusti per scoprire che anche questa convinzione è molto discutibile. Nei grafici allegati all’articolo, disponibili sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, potete osservare il confronto tra i prezzi al consumo dei carburanti nei vari paesi europei. Come si può vedere facilmente, i prezzi italiani sono abbastanza alti, ma confrontabili e, in molti casi inferiori a quelli di altre nazioni europee: Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo, hanno prezzi della benzina più alti dei nostri, la Francia quasi uguale al nostro. Per quanto riguarda invece l’acquisto del gasolio, Danimarca, Germania, Grecia, Svezia e Gran Bretagna pagano più di noi.
Quindi, andando oltre il proverbiale vittimismo dell’italiano medio, ci si accorge che la struttura dei prezzi dei carburanti nei paesi dell’Unione Europea è sostanzialmente la stessa, con una componente industriale piuttosto simile e con una quota prevalente costituita dal carico fiscale, i cui introiti finiscono per finanziare le economie sociali di mercato tipiche del continente europeo.
Molti si lamentano di questa “oppressione fiscale”, ma se considerassero gli enormi costi esterni sociali ed ambientali che l’uso dei carburanti riversa sulla collettività, si capirebbe che si tratta di una minima compensazione di questi danni. Anzi, un approccio ecologista alla fiscalità dovrebbe indurre da una parte a penalizzare fiscalmente i carburanti più inquinanti e nocivi come il gasolio e dall’altra a destinarne il ricavato principalmente verso azioni orientate a modificare l’insostenibile modello di mobilità fondato sull’automobile. Ad esempio, utilizzando appena 3 centesimi al litro delle accise sui carburanti (considerando un consumo annuo di carburante di circa 45 miliardi di litri), si potrebbe finanziare l’intero programma di sviluppo della rete ferro-tranviaria sintetizzato in questo mio precedente articolo.
5 commenti:
Il prezzo dei carburanti, in particolare se gestito a livello europeo o ancor meglio internazionale, potrebbe rappresentare una straordinaria leva per finanziare le prime inziative di inversione di tendenza nell'attuale situazione di plateau e di transizione al post-picco. Non solo dal punto di vista del passaggio al trasporto elettrico ma - forse ancor più importante - in relazione alla indispensabile crescita della consapevolezza generale del problema.
Ma le difficoltà sono enormi. Basta riflettere sul fatto che l'italiano medio (confortato dal suo rappresentante politico medio), pur di mantenere lo status quo, quasi certamente sarebbe in grado di sostenere che i dati del Ministero sono stati addomesticati ad arte per dimostrare che i prezzi nazionali sono paragonabili a quelli esteri.
Un confronto dati alla mano molto interessante, grazie Terenzio.
Questi grafici dovremo averli ben presenti quando salterò fuori una qualche associazione di un qualche "consumatore" per protestare "contro il caro-carburanti".
Per quello che ci autoinfliggiamo in termini di inquinamento urbano e traffico-spaghetti inutili e perditampo, i carburanti sono ancora MOLTO a buon mercato !
Mi auguro davvero che dal 2011-2012 subentrino politiche per potenziare un mix di biciclette, veicoli elettrici (sia auto che scooter) e infrastrutture ferro tramviarie
Io uso i mezzi pubblici da tempo anche per andare al lavoro e sto meditando di vendere l'auto perché la uso pochissimo anche nel fine settimana. Pertanto a me che importa del prezzo dei carburanti?
Purtroppo ASPO mi ha insegnato che le cose sono meno semplci di quanto sembrano.
Come vengono trasportate le merci alimentari? Un aumento sconsiderato sul prezzo del gasolio porterebbe ad un ulteriore aumento di frutta e verdura ed anche quelli come me si vedrebbero danneggiati da ciò.
Qui ritorniamo al nostro modello di società che prevede sempre più movimento di merci e di persone, non più sostenibile anche economicamente. Basta vedere quanto danno h afatto l'eruzione del vulcano islandese.
La soluzone non ce l'ho, chi la trova prenderà il Nobel.
A questo punto ciò che non può il buon senso, sconfitto puntualmente dai forti interessi che da sempre gravitano sul petrolio, lo potrebbe il prezzo del barile.
Aldilà degli effetti inflattivi, confidiamo in un barile molto caro, tanto da scoraggiare l'uso dell'automobile ed incoraggiare la mobilità altenativa, che sia la bicicletta, il trasporto pubblico, ecc. E non dimentichiamo che gli investimenti sulle rinnovabili ne beneficerebbero.
Il risultato sarebbe un forte risparmio di petrolio da dirottare nei servizi essenziali e nell'agricoltura ed una sostanziosa minore bolletta petrolifera per il paese e per tutto l'occidente.
Poi bisognerebbe vedere come reagirebbe il meccanismo domanda(in calo)/offerta sul prezzo del barile; magari seguirebbe un nuovo crollo del prezzo ed un successivo aumento della domanda e poi del prezzo e così ciclicamente fino alla fine dell'era petrolifera almeno nel trasporto privato.
Comunque prezzi medio/alti del greggio male non ci farebbero...
L'articolo della Repubblica di oggi:
http://www.repubblica.it/economia/2010/04/27/news/benzina_sempre_pi_cara-3646998/
ha molti spunti da cui poter prendere esempio fra i commenti, oltre a quelli di critica verso la politica del governo ve ne sono molti che chiedono uno sciopero generalizzato per portare le compagnie ad un ribasso dei prezzi, altri spingono all'uso di mezzi di trasporto pubblici, all'uso di bici e altro, anche se sono soluzioni che possono influire minimamente sul prezzo alla pompa dei carburanti, probabilmente contribuiranno a migliore la nostra salute e a ridurre il grado di inquinamento dell'aria e dell'ambiente, credo che molti adoperino l'auto più per capriccio più che per necessità, pur potendone fare a meno o ricorrendo all'utilizzo di mezzi pubblici, contro questi pessimi comportamenti si può fare veramente poco se non iniziando in prima persona a seguire comportamenti più rispettosi e meno egoistici, anche se più faticosi, prima che sia troppo tardi ed in quel momento il loro utilizzo diverrà un obbligo e non più una scelta.
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