Sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono disponibili i dati più aggiornati relativi all’inquinamento atmosferico da polveri sottili (PM10 e PM2,5) e agli effetti sanitari ad essi correlati nel mondo.
Secondo l’OMS, “Al materiale particolato sottile è associato un ampio spettro di malattie acute e croniche, come il cancro ai polmoni e malattie cardiopolmonari. In tutto il mondo, si stima che esso sia causa di circa il 9% dei decessi per cancro del polmone, 5% dei decessi cardiopolmonari e circa l'1% delle morti per infezione delle vie respiratorie.”
A partire dai dati OMS ho elaborato alcuni interessanti grafici che ci consentono di visualizzare i diversi valori di inquinamento ed effetti sanitari registrati nel 2008 a livello mondiale.
Il primo grafico in alto, riguarda il confronto tra le emissioni di PM10 dei paesi appartenenti all’EU 27.
L’Italia si piazza al 6° posto in questa poco onorevole classifica, con un valore di 36,72 microgrammi/metrocubo, ma al primo posto dei paesi occidentali più avanzati. Ricordo che l’OMS raccomanda di non superare il valore annuale di 20 microgrammi/metrocubo. Ma, come vediamo nel secondo grafico, siamo addirittura al terzo posto per le emissioni di PM2,5 (25,31 microgrammi/metrocubo), molto pericolose per la salute a causa delle piccolissime dimensioni (< 2,5 micron) che facilitano il loro ingresso negli alveoli polmonari. In questo caso il valore raccomandato dall’OMS è di 10 microgrammi/metrocubo.
Purtroppo, come ho scritto qui, siccome quasi nessun paese è in grado di rispettare questo limite annuale e quello giornaliero, l‘Unione Europea ha fatto marcia indietro rispetto a precedenti normative, mantenendo limiti più blandi (40 microgrammi/metrocubo per le PM10 e 25 microgrammi/metrocubo per le PM2,5). Comunque, l’Italia è fuorilegge per le PM2,5 e molte città italiane continuano a non rispettare il limite dei 35 superamenti del valore giornaliero di 50 microgrammi/metrocubo.
Ma, come ho scritto qui, con una sentenza molto discutibile, un magistrato italiano ha di recente ulteriormente depotenziato anche questi limiti insufficienti a garantire la difesa sanitaria delle popolazioni.
Infine allego anche due grafici, ricavati dalla solita fonte OMS, relativi alle morti per inquinamento atmosferico e al DALY (Disability-adjusted life-year, indicatore che combina l'impatto complessivo sulla salute generale di malattie, disabilità e mortalità) nei paesi EU 27. Anche qui l’Italia si distingue molto negativamente, ma a parziale consolazione il valore specifico degli stessi parametri (ogni centomila abitanti) ci vede in una situazione leggermente migliore.
Questi dati nudi e crudi, testimoniano una vera e propria emergenza sanitaria, che l'OMS e altre organizzazioni sanitarie denunciano da molti anni, nell'indifferenza quasi generale. La soluzione è una sola: mettere in discussione l'attuale modello di sviluppo fondato sull'uso del mezzo privato per la mobilità di persone e cose. Ma forse è proprio questo il motivo che spinge l'opinione pubblica e i decisori politici a relegare l'inquinamento atmosferico nella serie B delle emergenze sanitarie.
7 commenti:
Guardate il Regno Unito, c'è qualcosa che non torna.
Molto interessante questo post. Sono rimasta colpita dalla parte in cui è detto che sono stati alzati i limiti visto che nessuno riusciva a stare dentro i precedenti limiti.
Esiste una spiegazione del fatto che il regno Unito sia sempre il primo per morti e malattie anche se non è primo nelle emissioni di PM?
Il giudice dovrebbe applicare le norme ambientali come da principi che muovono le norme ambientali (primi articoli del Codice dell'Ambiente) e che sono il principio di precauzione e del cosidetto sviluppo sostenibile. Gli amministratori dei comuni agiscono in mezzo a mille difficoltà, ma non possono essere disattesi i principi cardini del diritto ambientale. Soprattutto con tutti questi dati dimostrativi della correlazione tra inquinamento atmosferico e problemi alla salute.
Il mezzo privato smetteremo di usarlo solo quando cominceranno a razionare i carburanti, non prima. Nessun decisore politico si sogna e si sognerà mai di andare a toccare il trasporto con l'automobile; gli interessi dei soliti noti sono troppo potenti. E poi l'attaccamento delle persone alla quattro ruote è decisamente patologico, almeno per chi potrebbe non usarla per andare al lavoro. E in vista di pesanti tagli agli enti locali (e il trasporto pubblico che va di conseguenza a pallino), le alternative all'automobile si ridurranno drasticamente. Insomma, sulla carta le soluzioni per rendere la nostra società a misura d'uomo ci sono tutte, ma la legge del profitto e dell'avidità ci condanneranno a vivere sempre peggio, fino al collasso finale di questo paradigma. Quel che avverrà dopo è un buco nero imprevedibile...
Sono d'accordo con Paolo, l'auto continuerà a seminare morte direttamente - a causa degli incidenti - ed indirettamente a causa dell'inquinamento: troppi gli interessi da smuovere e colossale l'inerzia mentale degli italiani in particolare.
Vorrei aggiungere che a situazioni di inquinamento generale ci sono altre situzioni locali e molto acute, come la diossina a Taranto; ne sono state trovate tracce anche nel latte materno delle tarantine !!!
@ Daniela e Fabio.
I limiti non sono stati diminuiti. Cioè, la legge europea prevedeva di passare gradualmente dai 40 microgrammi/mc annui a 20microgrammi/mc. Così come si sarebbe dovuti passare dai 35 superamenti annui del limite giornaliero di 50 microgrammi/mc a solo 7.
Quando hanno visto che quasi nessun paese sarebbe stato in grado di rispettare i nuovi limiti consigliati da OMS, hanno fatto marcia indietro approvando una nuova legge che conferma i limiti più alti.
I dati OMS sono quelli che ho riportato nei grafici. Potete controllare sul sito OMS che ho linkato nell'articolo.
Probabilmente la causa dell'apparente incongruenza del Regno Unito deriva dal fatto che si tiene conto degli effetti globali dell'inquinamento atmosferico, non solo delle PM10.
Personalmente, anch'io ho qualche dubbio. I numeri assoluti di morti e malattie mi sembrano bassi se confrontati ad esempio con gli studi di OMS Italia che ho citato nell'articolo.
Comunque, ubi maior ...
...Le emergenze sanitarie di serie B sono a mio avviso l'ineluttabile e piuttosto vicina abdicazione all'uso terapeutico degli antibiotici, visto che promuovendone l'uso per le masse abbiamo rotto , in soli 60 anni,un equilibrio che durava da centinaia di milioni di anni ndendo antibiotico resistenze con una velocità di parecchi ordini di grandezza superiore a quanto osservabile in natura, vedi ad esempio la tubercolosi multiresistente, per cui dobbiamo ringraziare le varie agenzie di aiuto sanitario alle popolazioni andine e le lasse politiche di immigrazione occidentali; le emergenze sanitarie di serie A sono invece, a mio avviso, la necessità di costruire un sistema sanitario a basso impatto ambientale e gestire con mano ferma la sovrappopolazione.
Andaea dare un occhiata su http://healthafteroil.wordpress.com/
Infatti, qui c'è qualcosa che non va....in ogni caso, complimenti per il post!
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