lunedì, aprile 30, 2007

Il Picco dell'Architettura

Jim Kunstler tiene un blog intitolato "clusterfuck nation", un titolo che è un gioco di parole fra il suo nome e un termine volgare in slang americano che indica confusione e caos. Giornalista e autore ("La geografia del nulla") se c'è un catastrofista in giro questo è lui. D'altra parte, quando colpisce, graffia e fa veramente male.

Nell'ultimo post del suo blog, va a esaminare la decadenza della zona suburbana americana. Merita di essere letto, perché alla fine dei conti è tutto vero. Se siete mai stati negli Stati Uniti, riconoscerete gli edifici stile "decorated shed" (capanna decorata) edifici fatti di legno, plastica e allumino; tenuti insieme con pochi chiodi e bulloni. Se non hanno una manutenzione continua, assumono subito l'aria di casa infestata dai fantasmi e vanno a pezzi in tempi brevi.

Questo crollo dell'architettura che Kunstler nota negli Stati Uniti non è ancora così evidente qui da noi. Ma con un po' di attenzione se ne vedono i sintomi. Perché gli architetti non riescono più a fare nulla di buono? Cosa ne è stato degli eredi di Michelucci e Le Corbousier?

Questo che sto scrivendo lo scrivo da un edificio costruito pochi anni fa apposta per ospitare il dipartimento di chimica dell'Università di Firenze. Non ha neanche l'onore di poter essere definito "brutto". E' semplicemente squallido. Una serie di corridoi diritti e tutti uguali; stanze tutte uguali, neanche un tentativo di fare qualcosa, non so, un balcone, una stanza un po' più decente. In più non c'è isolamento di nessun tipo; il sistema di condizionamento è stato mal calibrato. Ci scoppi di caldo o di freddo; è umido. Non è il posto che ti faccia venir voglia di lavorare con entusiasmo. L'architetto aveva in mente un penitenziario, o cosa?

Eppure, solo un paio di settimane fa ero alla facoltà di ingegneria dell'Università di Napoli, un edificio costruito solo quarant'anni fa ma che è splendido - ci vedete il chiaro tentativo di evitare la monotonia per chi ci vive. L'architetto ha variato le dimensioni delle stanze, la forma dei corridoi, i rivestimenti dei muri, ha creato dei chiostri interni e delle terrazze. Insomma, tutto fatto con l'intento che chi ci sta dentro ci viva bene.

E fosse solo un problema di edifici universitari! In confronto all'edilizia pubblica di 40 anni fa, quella di oggi sembra che sia fatta da architetti il cui cervello è stato succhiato dagli alieni. Per non parlare dei vari ecomostri di origine privata.

Sembra che il picco del petrolio non solo ci sta impoverendo materialmente, ma anche spiritualmente.

Ecco l'articolo. Un po' lungo, ma merita leggerlo.

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Compost Nation

di Jim Kunstler

April 30, 2000

At the urging of an editor, I took an anecdote out of my 1993 book, The Geography of Nowhere. It concerned my visit to interview the husband-and-wife "star" architects (starchitects, we now say) Robert Venturi and Denise Scott-Brown. I was in the early information-gathering stage of the book and was unsure which authorities in this-our-nation-under-God might help me understand why America had become such a nightmarish panorama of highway strips and cartoon housing subdivisions. I really wanted to know.

I knew a tiny bit about Venturi and Scott Brown. They had put out a trendy monograph in 1972 titled Learning From Las Vegas that had earned them much esteem on the campuses as architectural metaphysicians. It purported to inform America that the highway strip was here to stay, that it was the new Main Street USA, they said, and that it was pretty much okay. Venturi, solo, was the author of previous book (Complexity and Contradiction) that pretended to thumb its nose at Modernist orthodoxy. So, I figured that a talk with these birds might, at least, begin to shed some light on my subject.


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3 commenti:

Terenzio Longobardi ha detto...

E' vero, la qualità media dell'architettura è molto scadente. Però ci sono ancora architetti che fanno edilizia di grande qualità, Renzo Piano, Gae Aulenti, ecc. solo per citare i più noti. Il problema è che la crescita economica ininterrotta, dal dopoguerra ad oggi, ha coinciso con l'esplosione incontrollata delle città e moltiplicato in maniera esponenziale l'edificato. In questo modo si sono ampliati l'attività e i soggetti della progettazione e massificati i prodotti, con tutte le inevitabili conseguenze delle produzioni di massa. Senza alcun controllo di qualità da parte dei Comuni. Inoltre, in architettura, sono scomparsi gli stili accademici che hanno caratterizzato i vari periodi storici per dare il posto a un generico individualismo progettuale del tutto scollegato da canoni architettonici preordinati, nel nome di una illusoria libertà compositiva. Il risultato è che l'architettura del passato era frutto di una cultura e si evolveva rispetto ad essa, oggi è espressione del nulla contemporaneo. Infine, concordo abbastanza con la tua valutazione positiva rispetto alla qualità architettonica e funzionale del Politecnico di Napoli, anche se, avendoci studiato e patito, non lo ricordo con grande entusiasmo.

Ciao.

Terenzio Longobardi

Anonimo ha detto...

Una sola piccola nota a margine... per dire che Le Corbusier rappresenta forse l'origine di quanto viene ostracizzato nel post.

E stato lui a dare avvio al Movimento Moderno, umiliando la "liberazione" e la nuova consapevolezza dei primi architetti moderni come Loos a mero stile nuovo esportabile in tutto in mondo, ad auspicare la standardizzazione e la costruzione in serie dell'architettura (machine à habiter...), sue tutte le utopie di città in CementoArmato, torri verso il cielo, rampe autostradali e griglie metafisiche...

Sicuri di rimpiargelo? :)

Ugo Bardi ha detto...

Personalmente sono indeciso sul giudizio da dare di Le Corbousier (non le Courbousier, grazie per la correzione). Da una parte mi sembra che abbia contribuito al disastro architettonico degli ultimi 50 anni, da un'altra mi sembra un genio che, purtroppo, non è stato compreso. I suoi successori hanno capito che bisognava fare grandi torri di cemento armato, ma non hanno capito che per Le Corbousier era importante che dentro quelle torri ci si potesse vivere. Se negli Stati Uniti avessero seguito le idee di Le Corbousier, invece di sparpagliare milioni di casette stile cuccia per cani, il mondo sarebbe diverso. Ma, tutto sommato, sarebbe cambiato poco