giovedì, aprile 30, 2009

Abbiamo sbagliato tutto



Questo post mi è stato ispirato da un commento di Weissbach che ha notato come sia sbagliato usare la parola "ambiente" al posto di quella molto più corretta di "risorse". L'ambiente è qualcosa che si presta a una serie di equivoci. Molto si è parlato, infatti, di "tutelare l'ambiente" senza rendersi conto che l'ambiente sono le risorse di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e non un abbellimento opzionale per far contento qualche fessacchione ambientalista. Da qui, mi è tornata in mente una cosa che mi è successa qualche anno fa e che vi racconto. E' tutto vero, solo i dettagli sono riferiti a memoria. Per inquadrare i tempi della storia, era quando c'era ancora l'Ulivo e il sindaco non si eleggeva direttamente.


Siamo ormai vicini alle elezioni comunali e la sala riunioni ospita una quindicina di persone intorno a un grande tavolo per una discussione sul programma della lista dell'Ulivo. Sono persone di età varia, dai giovani agli anziani. Molti sono attivisti, volontari, persone impegnate in politica. Alcuni sembrano essere abitanti della zona, venuti per curiosità. C'è il capolista, quello che dovrebbe diventare sindaco se prendiamo la maggioranza, e tre o quattro delle persone che sono in lista. C'è anche un assessore regionale venuto per appoggiare i candidati.

Si parla di varie cose, ma la discussione verte principalmente sull'ambiente. Si parla molto di spazi verdi, di giardini pubblici, di aree attrezzate e di "ANPIL" (area naturale protetta di interesse locale). Il capolista dice che la protezione dell'ambiente è il verde pubblico saranno una sua priorità. L'assessore regionale dice che lui è daccordo e che anche la regione ha il verde come una priorità e che bisogna proteggere l'ambiente. Parlano altre persone; si fanno proposte dettagliate. Un parco giochi si potrebbefare in questo e quest'altro posto. Qui si potrebbe realizzare un'area verde attrezzata. Perché non pensare a dei sentieri pedonali nel verde? Anche certe aree degradate potrebbero diventare aree verdi. L'ambiente è una cosa importante, bisogna pensare a proteggerlo.


Al tavolo, è stato seduto fino ad ora un signore con i capelli bianchi; silenzioso. A un certo punto c'è una pausa nella discussione. Lui prende la parola e dice, "certo, se bisogna fare le case, vedrete che di verde ne rimarrà poco".


C'è un attimo di perplessità intorno al tavolo. La discussione riprende, ma non è la stessa cosa. Dopo un po', il capolista si alza e ringrazia tutti per la discussione. Lo stesso fa l'assessore regionale. Ce ne andiamo in silenzio.

4 commenti:

Nicola Dall'Olio ha detto...

Secondo me l'errore fondamentalmente che si fa è quello di dire che bisogna salvare l'ambiente, salvare la terra, salvare il pianeta. E’ una tipica distorsione antropocentrica pensare che il pianeta, inteso come biosfera, possa essere distrutto o, peggio, salvato dall’uomo. Il pianeta si salva da solo. La vita biologica sulla Terra ha alle spalle 3,8 miliardi di anni di evoluzione, ha colonizzato l’intera superficie continentale, i mari, i ghiacci perenni, persino gli strati geologici della litosfera. Ha conosciuto catastrofiche estinzioni di massa a cui sono sempre seguiti nuovi slanci evolutivi, nuove prorompenti e inaspettate ramificazioni. Non c’è dubbio che saprà superare anche la sesta estinzione di massa, quella indotta dalla nostra specie. La vita sulla Terra, in forme che non ci è possibile nemmeno immaginare, durerà ancora per altri miliardi di anni, fintanto che il sole si manterrà stabile, ben oltre la durata pressoché effimera, su questa scala temporale, della nostra specie. Quando si dice salviamo pianeta si intende implicitamente il pianeta così come lo conosciamo. Ma questo è solo un obiettivo secondario, una precondizione per ottenere il vero obiettivo che sta al centro della sostenibilità. Qui si tratta infatti di salvare l’uomo. Salvare l’uomo da sé stesso

Anonimo ha detto...

C'è chi pensa che è sufficiente riqualificare con qualche parco artificiale. La massima espressione della vegetazione invece è quella naturale dove la biodiversità
viene garantita. Il grosso equivoco nasce dal pensare che la tecnologia possa
sostituire il lavoro della natura. Allora sembra normale che un campo venga
occupato da una casa costruita con la bioedilizia. Ma un manufatto umano è sempre
un corpo estraneo. Come una strada che taglia il territorio e impedisce alla fauna di sopravvivere,
blocca le falde acquifere, la vegetazione.
Non c'é compensazione che tenga. La verità è che è ora di fermarsi altrimenti non
ci sarà un posto dove trovare le risorse.

Pino ha detto...

Quello descritto dal professor Bardi è il grande malinteso dell’ambientalismo, dell’ecologismo.

Non a caso questi termini hanno il suffisso –ismo. Questo suffisso è storicamente un modo per creare termini spregiativi verso idee e tendenze sgradite. E vittima dei nostri tempi di questa operazione è l’ecologia degenerata in ecologismo.

Ultimamente sono andato alla ricerca della definizione esatta del termine ritrovandola nel testo “Ecologia” di Eugene P. Odum (Zanichelli, 1966) che mi si presenta come un classico della disciplina.

L’ecologia è la branca della biologia che si occupa dello studio di struttura e funzioni dei livelli di aggregazione biologici superiori, cioè:
popolazioni di singole specie di viventi,
comunità composte da popolazioni di varie specie,
ecosistemi composti dalle comunità e dagli ambienti fisici che le sostengono
e, infine, il livello più elevato che è l’intera biosfera.

L’ecologia ha molto da insegnare all’economia (a questo punto vorrei dire econom-ismo) che è andata avanti dimenticando che il suo scopo principale è la cura di tutti quegli ecosistemi di cui l’uomo fa parte.

L’ecologia può essere anche fondamentale nell’aiutare a capire quali sono i problemi più importanti e a trovare le soluzioni.

Ad esempio capire se per una città sia più importante realizzare parchi e giardini pubblici oppure abbattere drasticamente il numero di auto in circolazione, se si ha bisogno di nuove case oppure di recuperare terreni coltivabili.

La problematica centrale di ASPO dello studio delle dinamiche dello sfruttamento delle risorse petrolifere si colloca squisitamente nell’ambito dello studio degli ecosistemi di cui la specie umana fa parte.

Non a caso una degli aspetti più importanti dell’ecologia è “l’analisi del flusso energetico attraverso gli ecosistemi”.

In fondo non ho ben capito a chi si riferisca il titolo del post, ma certamente non ad ASPO che credo proceda nella direzione giusta.

Cordialmente.

Marco Pagani ha detto...

Scorrendo il blog di ASPO che non ho visto per qualche giorno, mi accorgo solo ora di questo post
Mi sfugge la questione semantica, ma continuo a preferire "ambiente" a "risorse". L'ambiente contiene tutto, sia i materiali inorganici che gli esseri viventi (un po' riduttivo e ingegneristico considerarli solo "risorse"). L'ambiente è l'insieme dei flussi di materia ed energia sul nostro pianeta. Non si tratta solo di risorse, ma anche della capacità di assorbire i prodotti di scarto, ad esempio. Non dimentichiamo che secondo gli scenari de "I limiti dello sviluppo" la crisi da inquinamento (cioè da "sink pieno") è più rapida e catastrofica della crisi da risorse (cioè da "source vuota").
Se non si pensa in termini di ambiente si finisce col cercare risposte settoriali.
Ah dimenticavo, spesso ci scordiamo che anche noi siamo ambiente. Preoccuparsi dell'ambiente non significa solo interessarsi a classificare e proteggere felci, fiori e uccellini, ma anche interessarsi e protteggere il nostro futuro.
Il pianeta sopravviverà senza di noi, non c'è dubbio, ma in questo momento olter a mettere a rischio la nostra sopravvivenza stiamo commettendo un vero e proprio ecocidio. Nessuno pensa che sia un problema?
Ah, in lingua inglese, ecologist e environmentalist sono parole che designano scienziati. Odum era un ambientalista e un ecologista! Io mi considero ecologista e ambientalista perchè studio da dilettante (cioè per diletto e senza praticamente essere pagato per questo) l'ambiente. E naturalmente amo ciò che studio. Per questo mi ritengo piuttosto offeso dal termine "fessacchione".