giovedì, dicembre 17, 2009

Lettera picchista a un giornale locale


Riceviamo da Stefano Saviotti e pubblichiamo questa lettera che lo stesso autore ha inviato qualche giorno fa al giornale faentino Sette Sere, un po' in risposta ad alcune "lamentele" pubblicate sullo stesso giornale, da parte di una persona che  lamentava le "devastazioni" del paesaggio causate da torri eoliche e campi fotovoltaici, preferendo gli "effetti collaterali" del petrolio. 
Solo chi ha una certa sensibilità riesce a leggere i segnali del presente e a immaginare scenari del futuro, arrivando a costruirsi una cultura specifica e a percepire le distorsioni che viziano certe affermazioni: è questo il caso di Stefano Saviotti.
Il giornale ha pubblicato la lettera, che al momento pare destinata a cadere lì, vittima del vuoto di interesse medio che accompagna ancora il tema dell'energia (FG)



created by Stefano Saviotti



   Egregio Direttore,
mi preme ritornare sulla questione dell'energia verde, sulla quale si è espresso in maniera tanto radicale il Sig. *** nel numero scorso.

Credendo che agli impianti di energie rinnovabili siano preferibili gli effetti collaterali del petrolio cadiamo in un grosso errore: se si cerca di incrementare la produzione di energia rinnovabile non è solo per lucro, ma perché finalmente qualcuno comincia a capire che se non abbandoniamo il petrolio, sarà lui che abbandonerà noi, e molto prima di quanto si pensi.

I dati produttivi confermano che nel 2005 è stato raggiunto il picco massimo di produzione di petrolio convenzionale, e nell'estate 2008 si è raggiunto quello comprensivo anche di tutti i combustibili assimilati (gas liquidi, sabbie bituminose, petrolio marino e polare)(per maggiori dati vedasi il sito aspoitalia.net). Da allora, la produzione fatica a rimanere stabile. Nel frattempo, lo sviluppo di Cina e India ha richiesto sempre più petrolio. L'aumento di prezzo dal 2002 al 2008 è diretta conseguenza di questa maggiore domanda e della stasi nell'offerta, con l'aiuto di una robusta componente speculativa, ed è stato a sua volta una delle principali cause dello scoppio dell'attuale crisi economica. Secondo il rapporto 2009 World Energy Outlook della International Energy Agency (IEA) (worldenergyoutlook.org) nei prossimi anni la produzione petrolifera crollerà del 5 % annuo: tempo due-tre anni, e tutti noi cominceremo a soffrire la mancanza di petrolio, per l'aumento dei prezzi della benzina e quindi di tutte le merci, che sono in ogni caso prodotte e/o trasportate grazie al petrolio.

Questo ucciderà ogni speranza di ripresa economica, a meno che non si provveda a trovare nuove fonti energetiche, e potrebbe portare a conflitti internazionali per il controllo dei paesi produttori.
Riguardo l'innegabile saccheggio del territorio, posso dire che esso è stato reso possibile proprio dal petrolio: l'abbondanza di energia a basso costo che esso fino ad oggi ci ha fornito, ha permesso lo sviluppo tecnologico e la creazione di grandi ricchezze. Con questi capitali sono poi state costruite le autostrade, i centri commerciali, i grattacieli, le fabbriche, gli elettrodotti, le selve di antenne per i cellulari e tutte le altre opere che devastano il territorio molto più delle torri eoliche e dei campi fotovoltaici, ma che ci fanno comodo.
Il petrolio ci ha dato l'energia per sviluppare la civiltà, ma l'uomo non è stato capace di gestire questo dono della natura e l'ha sprecato, lasciando dietro di sé solo devastazione e rifiuti. Se anche volessimo sviluppare il nucleare, con tutti i dubbi che dà, è ormai troppo tardi: anche l'uranio si sta esaurendo, e da tempo le grandi potenze riciclano nelle centrali civili quello delle bombe atomiche eliminate grazie ai trattati di non proliferazione.
Neanch'io però mi fido solo di eolico e solare: le fonti rinnovabili purtroppo per ora hanno scarsi rendimenti, e da sole non potranno fornire MAI tutta l'energia a cui siamo abituati ora: volenti o nolenti, dovremo in ogni caso abbandonare tante comodità moderne. Forse questo è un bene, perché ci costringerà a ritornare solidali con il nostro prossimo per condividere le risorse, come si faceva una volta tra vicini, prima che il benessere portasse l'egoismo. Se non si punterà in tempo sulle rinnovabili per gestire l'inevitabile decrescita energetica, la nostra stessa civiltà sarà in pericolo.

                                                                                                                                    Stefano Saviotti

10 commenti:

Noel ha detto...

Ottima lettera, ma ho paura che sarà bollato come il solito castrofista...

Paolo Marani ha detto...

La lettera esprime con sovrapposizione perfetta quanto viene da tempo sostenuto dal Movimento per la Decrescita Felice (www.decrescitafelice.it) di Maurizio Pallante, di cui io mi onoro di fare parte e contribuisco nel mio piccolo alla formazione del pensiero sul tema "energia", con contaminazioni evidenti reciproche da parte di Aspo.

Mi chiedo se sia possibile unire questi due gruppi, ASPO e MDF, su una strategia comune per lavorare assieme allo scopo di diffondere la consapevolezza energetica nel nostro paese.

Fra noi e le persone un po illuse (per non dire stolte) che credono ciecamente nel nucleare (rinnegando le rinnovabili) per un rilancio duraturo della nostra economia, credo ci sia un abisso.

Queste esperienze di ASPO e MDF dovrebbero pertanto fondersi assieme, sarebbe una mossa davvero azzeccata. Altro che catastrofisti.

Frank Galvagno ha detto...

Mi complimento per la chiarezza della lettera e il "coraggio" di pubblicarla, con annessi i rischi di voce che grida nel deserto. Io l'ho fatto un paio di volte. Nessun effetto tangibile. Tuttavia, è meglio del silenzio stampa ... qualcuno lo avrà pur letto, ma pochi avranno voglia e mezzi per contestarlo, e altrettanti avranno la motivazione per supportarla :-)

Solo un'osservazione: la frase "le fonti rinnovabili purtroppo per ora hanno scarsi rendimenti, e da sole non potranno fornire MAI tutta l'energia a cui siamo abituati ora" a mio avviso è troppo pessimistica; il flusso rinnovabile esistente (essenzialemte sole&vento, coadiuvato dallo stock biochimico delle biomasse e dal geotermico) è ordini di grandezza superiore al cumulato idrocarburico dall' 800 a oggi.
A destare preoccupazione è il collo di bottiglia (o la buca di potenziale, chiamiamola come preferiamo) dell'implementazione e manutenzione delle infrastrutture necessarie per intercettare il renewable :-)

"...l'uomo non è stato capace di gestire questo dono della natura e l'ha sprecato" --> bingo

Paolo Marani ha detto...

Quel MAI, un certo senso di fondamento in realtà ce l'ha.
Sappiamo benissimo del potenziale del FW, che con qualche centinaia di KM^2 nel sahara potrebbe fornire l'intero ammontare di energia elettrica usata oggi, le potenzialità dell'eolico (anche ad alta quota) etc.etc.

Il fatto è che qualsiasi tecnologia, oltre che di soldi, ha bisogno di TEMPO per essere adottata in forma capillare, e questo tempo sembra non esserci affatto.

Quindi, il MAI è semmai indicatore che una strategia parallela che passa per il risparmio delle risorse e la SOBRIETA' è purtroppo inevitabile.

Le rinnovabili non basteranno MAI, se ci si ostina a sprecare tanta energia per quanto ne si ha.

Frank Galvagno ha detto...

giustissimmo Marantz.

Il tempo sarà una variabile cruciale, infatti oltre a foraggiare la nostra unica via di salvezza -le rinnovabili- ci sarà tutto il fabbisogno inerziale di quali un miliardo di autoveicoli, + tutti gli altri, più l'energia per il tessuto industriale "old" (autoveicoli a scoppio etc ), più quella per gli impianti civili di riscaldamento che "girano" a gas o a gasolio.
Sono sicuro che nel marasma dimentico qualcosa ...

Il concetto di decrescita felice è antitetico alla realtà constatata da Jevons, che è quella attuale (coming soon il post "Rovesciare Jevons")

Fra ha detto...

...Decrescita felice ?!...Sarebbe piuttosto il caso di parlare di decrescita guidata e senza un decadimento repentino del grado di complessità e coesione della società...Parlare di decrescita felice significa però anzitutto cancellare con un colpo di spugna i profondissimi squilibri generazionali delle società occidentali, europee e mediterranei in particolare...Il consumismo per parte non minore, dalle badanti e dagli anziani che cosituiscono nuclei monofamiliari, non essendo per niente disponibili a rinunciare alla ploro privacy, non dai precari che una volta l'anno spendono 500 euro per andare a Sharm al Sheick...Quinid, per una decrescita guidata, occorre anzitutto un cambiamento di aegno valoriale, che istruisca chi ha goduto di un qelfare che non è e non sarà più tale per i meno anziani, su quanto sia buono e giusto considerare i loro diritti dei priviligi a scapito di chi lavora oggi e non ha avuto la fortuna di lavorare 30 anni prima... Ricordo che quel filibustiere babyboomista di latouche, nella sua scommessa della decrescita, dedica memno di una pagina al problema pensioni e sostenibilità sistema sanitario, dicendo semplicemente che ci potrebbero essere dei seri problemi.....Che bravo !

Anonimo ha detto...

Il primo commento di noel, su sorridiamo un po', l'ultima parola penso per un errore di battitura, è diventata castrofista, cioè la setta seguace di Castro? Il leader maximo? :-)

Paolo Marani ha detto...

Decrescita felice, non significa che decrescere ** E' ** felice, ma solo sottolinea il fatto che, se decrescita deve essere, facciamo almeno in modo che non sia tragica.

So che fare troppo gli ottimisti in un arcipelago di cassandre si rischia di fare la figura del vaso di vetro in mezzo a quelli di acciaio, ma posso assicurare sulla valenza dell'aggettivo "felice" che è quella indicata.

Diciamo che la decrescita deve essere ben guidata, per essere non tragica, e le stesse misure che portano a "decrescere dolcemente" possono esse stesse anche renderci più felici, riscoprire il senso della comunità, dell'economia solidale, del saper fare (e riparare), del "fai si che ti piace anche se non ti piace, perchè poi tu sei felice" che recitava una vecchia stupidissima canzone, che rischia di ritornare tristemente di attualità.

Paolo Marani ha detto...

Quanto a Jevons, occorre fare un po di attenzione. Lui dice che un miglioramento in termini di efficienza si traduce in una riduzione di costo, QUINDI in un aumento di produzione, QUINDI in un aumento dei consumi, che vanifica l'effetto di partenza. E' un ragionamento da economista, non è una LEGGE FISICA.

Basta scardinare quei QUINDI, e il paradosso non è più tale.

Una riduzione di efficienza deve servire per USARE MENO INTENSAMENTE quel bene, allora il paradosso sparisce.

Cambio autovettura e vado a metano, ma NON modifico i miei stili di vita nel weekend.

Metto le lampade a basso risparmio energetico ma NON le lascio accese tanto spendo poco.

Compro al gruppo di acquisto solidare a km0 ma NON ne approfitto per abbuffarmi.

Insomma, Jevons si sconfigge con la solita vecchia ricetta... la SOBRIETA' che avevano per stretta necessità i nostri nonni. Quando ritornerà ad essere necessaria anche per noi, torneremo sobri anche noi, e a quel punto non ci sarà Jevons che tenga... a morte agli sprechi. E chi spreca sarà considerato domani come oggi chi butta i soldi dalla finestra dopo avergli dato fuoco... un pazzo appunto.

fabio ha detto...

@Noel

Direi inizia a formarsi un discreto gruppo di persone che non crede ai media classici, e si capisce da piccoli segnali

http://lagrandecrisi2009.blogspot.com/2009/12/la-grande-crisi-nei-top-blogs-di-wikio.html

Pensiero mio,
Chi fa un'analisi seria e logica basata su dati reali non puo' essere definito catastrofista o cassandra.