Questa ve la passo perché è gustosa. Sul Sole 24 Ore leggiamo una dichiarazione di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, in cui troviamo che
Scaroni osserva: «C'è molto petrolio. Per ora, il nostro pianeta ha la disponibilità di riserve chiamate sicure di oltre un miliardo di barili»
Fantastico! Considerato che consumiamo circa 28 miliardi di barili all'anno, ne consegue che le riserve "chiamate sicure" - ovvero un miliardo di barili - potrebbero bastarci per due settimane!
Ovviamente è una svista - Scaroni voleva dire "mille miliardi di barili" e non "un miliardo di barili". Certo, l'amministratore delegato dell'ENI farebbe bene a stare un tantino più attento nelle sue dichiarazioni che rischiano di non dare proprio la migliore impressione. Ma non è questo il problema principale del comunicato. Il problema è sempre il solito: non riuscire a capire che non tutti i barili sono uguali. Se è vero che di petrolio ce n'è ancora, è anche vero che se è petrolio di cattiva qualità o se dobbiamo andare a tirarlo fuori dal fondo dell'oceano, allora nel tentativo di tirarlo fuori a tutti i costi ci facciamo più danni che altro. E gli eventi recenti lo dimostrano.
Ecco il testo completo del comunicato di Scaroni.
«C'è petrolio sufficiente per coprire i prossimi 70 anni»: è quanto afferma l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, in un'intervista esclusiva al quotidiano economico spagnolo Expansion.
Nessun cenno alla Repsol, nel testo pubblicato sul sito web: nei giorni scorsi lo stesso Expansion aveva scritto, nella sua versione online, che Eni aveva avviato sondaggi presso il governo di Madrid per un'eventuale integrazione con il gruppo petrolifero spagnolo-argentino Repsol Ypf. Le prime due domande dell'intervista riguardano proprio la Spagna e l'America Latina.
«Siamo nel mercato del gas spagnolo, con la partecipazione del 50% in Union Fenosa Gas», dice Scaroni. «La nostra presenza nel settore petrolifero downstream (raffinazione e distribuzione) è piuttosto limitata. Pensiamo che consolidare le nostre attività downstream della penisola iberica in Galp, essendo Eni uno dei suoi principali azionisti, possa creare sinergie e aggiungere valore a entrambe le compagnie». Galp Energia è un'azienda portoghese operante nel settore petrolifero e del gas in cui Eni ha una quota del 33,34%. La brasiliana Petrobas ha di recente smentito le indiscrezioni secondo cui sarebbe in trattative per acquisire la quota Eni in Galp.
Quanto all'America Latina, all'osservazione dell'intervistatore che questa area geografica non sembra prioritaria per l'Eni, Scaroni risponde che, fuori dall'Italia, il sostegno dell'Eni è sempre stato l'Africa. «A parte l'Africa abbiamo consolidato la nostra presenza nei paesi Ocse e nella regione del Caspio. In America latina siamo in Brasile, Ecuador e abbiamo una presenza importante in Venezuela».
C'è poi la Russia. Perché – chiede Expansion - l'Eni è una delle compagnie più dinamiche nel promuovere affari con la Russia? «Ci sono buone ragioni – spiega Scaroni - perché le compagnie del petrolio e gas mantengano una presenza dinamica in Russia: è uno dei paesi più ricchi in idrocarburi e gioca un ruolo chiave per l'Europa nella sicurezza delle sue forniture. Eni gode di un'ampia tradizione di buone relazioni commerciali con la Russia».
In particolare, la collaborazione tra Eni e Gazprom, iniziata nel 1969, si è sviluppata e rafforzata «significativamente». Nel 2006 è stato firmato un accordo strategico e nel 2007 Eni è entrata per la prima volta nel settore upstream (esplorazione e produzione) in Russia. «Oggi abbiamo il 30% di SeverEnergia, la sua unica associazione con compagnie non russe che opera in Yamal (Siberia occidentale), la regione che produce attualmente il 90% del gas russo».
D fronte alle preoccupazioni che il mondo stia per arrivare al limite della sua capacità di produzione di petrolio, Scaroni osserva: «C'è molto petrolio. Per ora, il nostro pianeta ha la disponibilità di riserve chiamate sicure di oltre un miliardo di barili». Queste riserve – nota il manager - sono maggiori di tutto il greggio consumato da quando è iniziata l'era del petrolio, alla fine del XIX secolo. A queste riserve sicure si aggiungono quelle probabili e le possibili riserve aggiuntive. In totale, secondo Scaroni, si può contare come minimo su circa cinque miliardi di barili, «sufficienti per coprire il consumo mondiale per i prossimi 70 anni».
Expansion definisce «spettacolare» la progressione dell'Eni negli ultimi anni: la società petrolifera italiana, che per capitalizzazione «è la quarta dell'Ue e la prima dell'area mediterranea», ha incrementato del 50% la sua produzione di greggio e gas e commercializza un volume di gas «equivalente al triplo del consumo spagnolo».
Nessun cenno alla Repsol, nel testo pubblicato sul sito web: nei giorni scorsi lo stesso Expansion aveva scritto, nella sua versione online, che Eni aveva avviato sondaggi presso il governo di Madrid per un'eventuale integrazione con il gruppo petrolifero spagnolo-argentino Repsol Ypf. Le prime due domande dell'intervista riguardano proprio la Spagna e l'America Latina.
«Siamo nel mercato del gas spagnolo, con la partecipazione del 50% in Union Fenosa Gas», dice Scaroni. «La nostra presenza nel settore petrolifero downstream (raffinazione e distribuzione) è piuttosto limitata. Pensiamo che consolidare le nostre attività downstream della penisola iberica in Galp, essendo Eni uno dei suoi principali azionisti, possa creare sinergie e aggiungere valore a entrambe le compagnie». Galp Energia è un'azienda portoghese operante nel settore petrolifero e del gas in cui Eni ha una quota del 33,34%. La brasiliana Petrobas ha di recente smentito le indiscrezioni secondo cui sarebbe in trattative per acquisire la quota Eni in Galp.
Quanto all'America Latina, all'osservazione dell'intervistatore che questa area geografica non sembra prioritaria per l'Eni, Scaroni risponde che, fuori dall'Italia, il sostegno dell'Eni è sempre stato l'Africa. «A parte l'Africa abbiamo consolidato la nostra presenza nei paesi Ocse e nella regione del Caspio. In America latina siamo in Brasile, Ecuador e abbiamo una presenza importante in Venezuela».
C'è poi la Russia. Perché – chiede Expansion - l'Eni è una delle compagnie più dinamiche nel promuovere affari con la Russia? «Ci sono buone ragioni – spiega Scaroni - perché le compagnie del petrolio e gas mantengano una presenza dinamica in Russia: è uno dei paesi più ricchi in idrocarburi e gioca un ruolo chiave per l'Europa nella sicurezza delle sue forniture. Eni gode di un'ampia tradizione di buone relazioni commerciali con la Russia».
In particolare, la collaborazione tra Eni e Gazprom, iniziata nel 1969, si è sviluppata e rafforzata «significativamente». Nel 2006 è stato firmato un accordo strategico e nel 2007 Eni è entrata per la prima volta nel settore upstream (esplorazione e produzione) in Russia. «Oggi abbiamo il 30% di SeverEnergia, la sua unica associazione con compagnie non russe che opera in Yamal (Siberia occidentale), la regione che produce attualmente il 90% del gas russo».
D fronte alle preoccupazioni che il mondo stia per arrivare al limite della sua capacità di produzione di petrolio, Scaroni osserva: «C'è molto petrolio. Per ora, il nostro pianeta ha la disponibilità di riserve chiamate sicure di oltre un miliardo di barili». Queste riserve – nota il manager - sono maggiori di tutto il greggio consumato da quando è iniziata l'era del petrolio, alla fine del XIX secolo. A queste riserve sicure si aggiungono quelle probabili e le possibili riserve aggiuntive. In totale, secondo Scaroni, si può contare come minimo su circa cinque miliardi di barili, «sufficienti per coprire il consumo mondiale per i prossimi 70 anni».
Expansion definisce «spettacolare» la progressione dell'Eni negli ultimi anni: la società petrolifera italiana, che per capitalizzazione «è la quarta dell'Ue e la prima dell'area mediterranea», ha incrementato del 50% la sua produzione di greggio e gas e commercializza un volume di gas «equivalente al triplo del consumo spagnolo».
4 commenti:
Il nome del giornale su cui è comparso l'articolo, "Expansion", si commenta da solo ... d'altronde, è il cugino spagnolo del sole24ore ...
Sarebbe interessante sapere cosa pensa il vecchio a.d. di Eni
proprio oggi avevo ritrovato questo
http://aspoitalia.blogspot.com/2008/07/manager-confronto.html
dove era contenuta questa intervista a Bernabè
http://www.forbes.com/forbes/1998/0615/6112084a_print.html
Frank, il sole24ore poi sta subendo un'expansion così elevata che è sull'orlo del fallimento :)
me lo auguro almeno ci risparmiano i 19 milioni che si puppano di soldi pubblici
Bisognerebbe mettere qualche cimice nell'ufficio di Scaroni, così, tanto per sentire le sue opinioni "ufficiose" su 1.000 miliardi di barili che aspettano solo di essere estratti, tanto "ufficialmente" continuerà a ripetere che c'è petrolio per decenni anche quando andremo solo ad energie rinnovabili :-).
E poi, aldilà delle fregnacce di questo giullare petrolifero, solo immaginare ancora 70 anni ipotetici di paradigma petrolifero è angoscia pura.
La realtà è che ancora un decennio di business as usual e saremmo fottuti come specie (non)intelligente. Comunque il muro invalicabile dei limiti delle risorse è poco avanti a noi; chi glielo dice a Scaroni?
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