Dopo i recenti provvedimenti governativi che hanno gettato nell'incertezza il settore delle rinnovabili nel nostro paese e mentre continua la messa in cassa integrazione di moltissimi lavoratori, si spera che il nuovo conto energia sul solare fotovoltaico in via di predisposizione ristabilisca un sistema incentivante sufficiente a far ripartire il mercato (ma le prime notizie che trapelano sono per niente tranquillizzanti).
Riprendiamo perciò l'attività di controinformazione avviata con gli 'articoli "Quanto ci costa l'incentivazione delle rinnovabili", "La Fukushima delle rinnovabili italiane", "Un consuntivo sulla produzione di energia eolica in Italia", affrontando un tema trascurato e sottaciuto, quello dei vantaggi e dei guadagni, diretti e indiretti che lo sviluppo delle energie rinnovabili può indurre nel sistema energetico ed economico italiano e che invece non vengono considerati da coloro che spesso ne sottolineano solo i costi per la comunità.
Tra questi possiamo sicuramente includere i vantaggi ambientali per il minor uso dei combustibili fossili, che si trasformano anche in minori spese per lo Stato grazie alla non applicazione di sanzioni europee per il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, e soprattutto i risparmi economici per le minori importazioni di sempre più costose fonti fossili.
Ma l'aspetto più interessante è sicuramente quello legato ai possibili effetti positivi sul prezzo del kWh pagato dagli utenti nella bolletta. Nel caso del fotovoltaico, l'immissione nelle ore di maggiore richiesta di quantità sempre più crescenti di energia elettrica in sostituzione delle produzioni convenzionali, potrebbe incidere positivamente sul meccanismo di formazione dei prezzi finali, con sensibili riduzioni per gli utenti finali. Questo effetto è stato analizzato e valutato in alcuni recenti studi. Segnalo questo, sul quotidiano elettronico QualEnergia e un altro, disponibile integralmente sul sito di Aspoitalia, scritto da Francesco Meneguzzo. di cui riporto le conclusioni:
1) A partire da una potenza fotovoltaica installata di circa 1.000 MWp, questa inizia a incidere significativamente sul mercato elettrico, destrutturandolo sul lato dell’offerta e consentendo di spuntare prezzi più favorevoli;
2) Limitatamente al consumo domestico, 1.000 MWp di potenza fotovoltaica aggiuntiva si traducono in circa 500 milioni di Euro di minori costi annuali in bolletta, compensando o perfino superando l’aggravio di costi dovuto all’incentivazione della fonte fotovoltaica;
3) E’ verosimile che ulteriori aumenti del costo del petrolio possano portare a un aumento del valore marginale delle ulteriori installazioni fotovoltaiche in termini di riduzione relativa del costo della bolletta elettrica;
4) Estendendo l’analisi a tutto il mercato elettrico sul lato della domanda, cioè a un ambito oltre quattro volte più ampio del solo consumo domestico, è verosimile che i benefici, seppure relativamente minori grazie alla liberalizzazione del mercato, possano essere significativamente maggiori, configurando quindi l’espansione della generazione fotovoltaica quale efficace presidio a tutela anche della competitività delle imprese italiane.
Riprendiamo perciò l'attività di controinformazione avviata con gli 'articoli "Quanto ci costa l'incentivazione delle rinnovabili", "La Fukushima delle rinnovabili italiane", "Un consuntivo sulla produzione di energia eolica in Italia", affrontando un tema trascurato e sottaciuto, quello dei vantaggi e dei guadagni, diretti e indiretti che lo sviluppo delle energie rinnovabili può indurre nel sistema energetico ed economico italiano e che invece non vengono considerati da coloro che spesso ne sottolineano solo i costi per la comunità.
Tra questi possiamo sicuramente includere i vantaggi ambientali per il minor uso dei combustibili fossili, che si trasformano anche in minori spese per lo Stato grazie alla non applicazione di sanzioni europee per il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, e soprattutto i risparmi economici per le minori importazioni di sempre più costose fonti fossili.
Ma l'aspetto più interessante è sicuramente quello legato ai possibili effetti positivi sul prezzo del kWh pagato dagli utenti nella bolletta. Nel caso del fotovoltaico, l'immissione nelle ore di maggiore richiesta di quantità sempre più crescenti di energia elettrica in sostituzione delle produzioni convenzionali, potrebbe incidere positivamente sul meccanismo di formazione dei prezzi finali, con sensibili riduzioni per gli utenti finali. Questo effetto è stato analizzato e valutato in alcuni recenti studi. Segnalo questo, sul quotidiano elettronico QualEnergia e un altro, disponibile integralmente sul sito di Aspoitalia, scritto da Francesco Meneguzzo. di cui riporto le conclusioni:
1) A partire da una potenza fotovoltaica installata di circa 1.000 MWp, questa inizia a incidere significativamente sul mercato elettrico, destrutturandolo sul lato dell’offerta e consentendo di spuntare prezzi più favorevoli;
2) Limitatamente al consumo domestico, 1.000 MWp di potenza fotovoltaica aggiuntiva si traducono in circa 500 milioni di Euro di minori costi annuali in bolletta, compensando o perfino superando l’aggravio di costi dovuto all’incentivazione della fonte fotovoltaica;
3) E’ verosimile che ulteriori aumenti del costo del petrolio possano portare a un aumento del valore marginale delle ulteriori installazioni fotovoltaiche in termini di riduzione relativa del costo della bolletta elettrica;
4) Estendendo l’analisi a tutto il mercato elettrico sul lato della domanda, cioè a un ambito oltre quattro volte più ampio del solo consumo domestico, è verosimile che i benefici, seppure relativamente minori grazie alla liberalizzazione del mercato, possano essere significativamente maggiori, configurando quindi l’espansione della generazione fotovoltaica quale efficace presidio a tutela anche della competitività delle imprese italiane.
6 commenti:
Forse non c'entra molto, ma è un commento a caldo sul filo dell'entusiasmo.
Venerdì 15 abbiamo "acceso" per la prima volta l'impianto fotovoltaico (circa 19 KWp) appena installato sul tetto della nostra azienda. Era "tempuccio", piuttosto nuvoloso, ma è stato ancora più interessante perché il marchingegno dava ancora da oltre 4 a oltre 6 KW (secondo cosa ci passava sulla testa) nonostante le brutte condizioni del cielo.
E' stato ancora più interessante di oggi: tempo chiaro, potenza elevata, ma questo era scontato.
Infatti poter disporre di una fetta significativa di energia anche nei momenti meteorologicamente non buoni conferma che, sì, è una sorgente intermittente, ma non così drammaticamente come qualcuno vorrebbe farci credere.
Forse non c'entra molto, ma è un commento a caldo sul filo dell'entusiasmo.
Venerdì 15 abbiamo "acceso" per la prima volta l'impianto fotovoltaico (circa 19 KWp) appena installato sul tetto della nostra azienda. Era "tempuccio", piuttosto nuvoloso, ma è stato ancora più interessante perché il marchingegno dava ancora da oltre 4 a oltre 6 KW (secondo cosa ci passava sulla testa) nonostante le brutte condizioni del cielo.
E' stato ancora più interessante di oggi: tempo chiaro, potenza elevata, ma questo era scontato.
Infatti poter disporre di una fetta significativa di energia anche nei momenti meteorologicamente non buoni conferma che, sì, è una sorgente intermittente, ma non così drammaticamente come qualcuno vorrebbe farci credere.
Come cavolo funziona quest'affare? pubblica il commento anche con "anteprima", per questo ne sono venuti due. O più probabilmente ho fatto un pastrocchio io.
Scusa che tipo di pannelli hai installato? Io ho dei monocristallini sharp installati nel 2005 per complessivi 2,2Kwp ma quando e' nuvolo non producono un tubaccio (o poco piu'). Nonostante cio'non posso che dirmi piu' che soddisfatto della loro resa annuale (3500Kwh secchi all'anno), ma non mi stanchero' mai di ribadire che e' il momento di puntare l'attenzione sui sistemi di accumulo in quanto la tecnologia di produzione ci potrebbe gia' ampiamente bastare
x bkk76
I pannelli sono di nitruro di silicio policristallino, SM-230PA8 di S-ENERGY. L'efficienza dovrebbe essere intorno al 15%.
Non sono espertissimo e non so a che latitudine stai, ma 3500 KWh con 2,2 KWp installati mi sembra un buon risultato.
Viste le "unità di misura" che abbiamo usato (tempuccio, tubaccio, nuvolo, piuttosto nuvoloso) non credo si possa fare un confronto affidabile fra i due impianti. Se mai ne riparliamo fra un anno, quando potremo vedere anche quanti KWh ha prodotto il mio.
D'accordissimo sui sistemi di accumulo, anch'io non faccio che parlarne, comunque mi sembra che ci sia un discreto fermento di ricerca, e quando fotovoltaico ed eolico si avvicineranno alla "massa critica" tale da cominciare a creare problemi sulla rete credo che cominceranno a spuntare sistemi di accumulo sempre più soddisfacenti. Per esempio, sotto la spinta dei telefonini e dei laptop le batterie ricaricabili hanno fatto un primo bel passo avanti rispetto al periodo precedente: prima erano meno capaci delle pile alcaline, avevano la "memoria" e sopportavano un numero modesto di ricariche; ora hanno superato tutti e tre questi limiti e ci sono un sacco di indicazioni che presto (purché ci si lavori...) si otterranno ancora grossi miglioramenti. Mi piacerebbe di più che in queste cose si seguisse un programma strategico, razionale, non "bisognino fa trottar la vecchia", ma così è.
Mi trovo in piena pianura Padana sulle rive del Po.
In effetti a questa latitudine dovrebbero produrre circa 1100Kwh/anno/Kwp ma i miei essendo montati su supporto ad inseguimento hanno un buon 35-40% di guadagno in produzione.
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