Questa giovane e bellissima ragazza è una delle ultime vittime degli incidenti stradali in Italia. Attraversava le strisce, quando un criminale alla guida di un motorino ha sorpassato a destra un autobus investendola in pieno e togliendole la vita. Il padre della ragazza ha dichiarato di sentirsi morto insieme a lei.
L’Istituto Superiore della Sanità ha effettuato una stima degli effetti sanitari degli incidenti stradali in Italia correggendo gli errori per difetto delle statistiche ufficiali che conteggiavano sino a qualche anno fa solo i decessi avvenuti entro i sette giorni dall’incidente. Solo di recente le statistiche hanno iniziato a tenere conto dei morti entro trenta giorni dall’incidente, riducendo l’errore dal 40% al 10%. Il grafico e la tabella seguenti descrivono meglio di qualsiasi parola l’immane carneficina che avviene annualmente nel nostro paese nella sostanziale indifferenza di un’opinione pubblica pronta a indignarsi e allarmarsi per emergenze sociali proporzionalmente meno cruente. A titolo d’esempio, il gravissimo fenomeno delle morti sul lavoro produce circa un terzo dei decessi causati dagli incidenti stradali e, secondo un’analisi dell’Istat, circa la metà delle morti sul lavoro avviene sulla strada durante uno spostamento di lavoro.
Secondo uno studio di Amici della Terra e Ferrovie dello Stato, i costi esterni della mobilità in Italia, cioè i costi economici sostenuti dalla collettività invece che dall’attività che li genera, sono circa 100 miliardi di euro all’anno. Di questi, ben il 29% sono attribuibili agli incidenti stradali.
Ma il bollettino quotidiano che registra i morti e feriti di questa guerra planetaria che fa più vittime di tutte le guerre mondiali dell’ultimo secolo non induce le coscienze contemporanee a mettere in discussione un modello di mobilità insostenibile dal punto di vista, ambientale, energetico, economico e sociale. Sembra quasi che questo enorme tributo di vite umane rappresenti l’impronunciabile sacrificio umano da dedicare alla divinità laica delle moderne società consumistiche, l’automobile.
Perché la Chiesa Cattolica è pronta a mobilitarsi contro il diritto delle persone di poter scegliere di interrompere terapie sanitarie che le tengano artificialmente in vita e tace ipocritamente di fronte a questa negazione quotidiana del diritto alla vita?
Diciassette anni fa, una giovane e bella ragazza come quella uccisa nei giorni scorsi dal pirata della strada, prese la BMW dei genitori e, nel pieno della notte andò a schiantarsi contro un muro perdendo per sempre conoscenza. Quella ragazza si chiamava Eluana.
L’Istituto Superiore della Sanità ha effettuato una stima degli effetti sanitari degli incidenti stradali in Italia correggendo gli errori per difetto delle statistiche ufficiali che conteggiavano sino a qualche anno fa solo i decessi avvenuti entro i sette giorni dall’incidente. Solo di recente le statistiche hanno iniziato a tenere conto dei morti entro trenta giorni dall’incidente, riducendo l’errore dal 40% al 10%. Il grafico e la tabella seguenti descrivono meglio di qualsiasi parola l’immane carneficina che avviene annualmente nel nostro paese nella sostanziale indifferenza di un’opinione pubblica pronta a indignarsi e allarmarsi per emergenze sociali proporzionalmente meno cruente. A titolo d’esempio, il gravissimo fenomeno delle morti sul lavoro produce circa un terzo dei decessi causati dagli incidenti stradali e, secondo un’analisi dell’Istat, circa la metà delle morti sul lavoro avviene sulla strada durante uno spostamento di lavoro.
Secondo uno studio di Amici della Terra e Ferrovie dello Stato, i costi esterni della mobilità in Italia, cioè i costi economici sostenuti dalla collettività invece che dall’attività che li genera, sono circa 100 miliardi di euro all’anno. Di questi, ben il 29% sono attribuibili agli incidenti stradali.
Ma il bollettino quotidiano che registra i morti e feriti di questa guerra planetaria che fa più vittime di tutte le guerre mondiali dell’ultimo secolo non induce le coscienze contemporanee a mettere in discussione un modello di mobilità insostenibile dal punto di vista, ambientale, energetico, economico e sociale. Sembra quasi che questo enorme tributo di vite umane rappresenti l’impronunciabile sacrificio umano da dedicare alla divinità laica delle moderne società consumistiche, l’automobile.
Perché la Chiesa Cattolica è pronta a mobilitarsi contro il diritto delle persone di poter scegliere di interrompere terapie sanitarie che le tengano artificialmente in vita e tace ipocritamente di fronte a questa negazione quotidiana del diritto alla vita?
Diciassette anni fa, una giovane e bella ragazza come quella uccisa nei giorni scorsi dal pirata della strada, prese la BMW dei genitori e, nel pieno della notte andò a schiantarsi contro un muro perdendo per sempre conoscenza. Quella ragazza si chiamava Eluana.
10 commenti:
Gli incidenti stradali si chiamano "danni collaterali" quelli che bisogna sopportare per vedere vincitore il dio PIL, dio a cui la chiesa cattolica è votata, come qualsiasi altra struttura di potere su questo pianeta.
Non è un discorso da comunista il mio, si chiama realismo storico.
Qualcosa si muove però come le migliaia di persone che anche in Italia non si riconoscono più in questo sistema e cercano, con mille difficoltà, di vivere in modo diverso.
Ricordo a Milano nel prossimo fine settimana la fieraFa' la cosa giusta.
Speriamo che le persone che non si riconoscono più in questo sistema diventino milioni.
Sono lieto che ASPO abbia sollevato questo problema. Mi è già capitato di confrontare le notizie di disastri e di morti con i numeri dell'ecatombe che ogni giorno si ripropone sulle strade italiane: 20 morti al giorno è il numero che ho in mente. Credo che non si discosti molto dalle statistiche ufficiali.
Ma oltre al prezzo terribile in vite umane abbiamo anche l'enorme costo ambientale.
Tutti i dibattiti su centrali nucleari, inceneritori, assumono un valore marginale rispetto all'immane scempio che siamo costretti quotidianamente a sopportare quando conduciamo i nostri bambini per mano a passeggio in mezzo alle auto sgassanti parcheggiate in doppia fila.
Avete provato rientrando a Roma da sud a guardare la cappa che la ricopre quando siete sul raccordo con la A1 dalle parti dei Castelli? A cosa pensate sia dovuta?
Ho provato a confrontare, nel mio piccolo, i consumi energetici automobilistici con la produzione di una centrale nucleare. Mi sono risposto che basterebbe che gli abitanti di Roma non prendessero l'auto per un paio di giorni al mese. Un paio di giorni al mese in cui uno si dice: bè oggi prendo l'autobus!
Ma anche i governanti dovrebbero fare la loro parte. Sto attendendo con ansia un politico che abbia il coraggio di dire che dobbiamo uscire dalla civiltà dell'auto che è l'unico modo di uscire dall'era dei combustibili fossili.
Certo gli operai di Pomigliano D'Arco potrebbero preoccuparsi e quindi bisognerebbe nello stesso tempo rassicurarli con delle strategie industriali serie che possano garantire anche a loro un futuro migliore come a tutti noi.
Perchè l'attuale governo ha scatenato virulente campagne xenofobe e gonfiato all'inverosimile la questione degli stupri? Secondo me, per mettere da parte i due temi che erano stati messi in primo piano dal precedente governo: le morti sul lavoro e le morti sulle strade.
Perchè lo ha fatto? Secondo me, perchè la sicurezza "costa soldi", soldi di gente che non ha nessunissima voglia di ammazzare la "gallina dalle uova d'oro". Il problema è che, anche se l'entusiasmo generale di 50 anni fa si sta lentamente tramutando nella consapevolezza dell'enorme fregatura che abbiamo preso diventando in tutto e per tutto dipendenti dal trasporto a motore, che sempre più ci mangia la vita e ci svuota il portafogli, lo status quo rende assai arduo attuare decisioni coraggiose in tempi umani.
Dovremmo avere tutti un po' più di coraggio e guardare in faccia la realtà.
Saluti.
Carlo.
Riciclo questo mio post,che ho messo da poco sul blog di nuove tecnologie energetiche.Ritengo che sia in tema con questo blog, anche di più che con l'altro.
Consideriamo poi che i veicoli elettrici sono ancora meno rumorosi di quelli a motore a scoppio, per cui da un lato è un beneficio, ma dall'altro saranno più pericolosi da localizzare.
Quindi,bisogna veramente chiedersi quanto l'uso dei veicoli personali non sia da ridimensionare in modo drastico.Senza peggiorare la possibilà di muoversi,cosa che è il vero scopo dei mezzi che appunto sono dei mezzi,anche se per molti sono un fine di per sè stesso.
I veicoli elettrici azzerano solo un fattore d’inquinamento,
quello da combustibili fossili e lo azzerano solo nei centri urbani.Questo fatto è ovvio, ma non bisogna sottovalutarlo.
Quando saranno in grado di percorrere centinaia di chilometri solo con le batterie,e con l’energia rinnovabile,non saranno oggetti fatti di puro pensiero.Avranno sempre bisogno di strade e punti di ricarica e di molte altre cose molto materiali.
Bisogna quindi considerare la mobilità individuale come sistema universale di mobilità,e vedere se e a quali condizioni e limiti sia compatibile con l’ambiente terrestre.
Se c’è un limite ambientale difficilmente superabile,è certamente quello della superficie terrestre pro capite,che si può estendere, ma a costi proibitivi.
E non solo energetici ed economici ma anche psicologici.
Chi accetterebbe di dover sempre viaggiare intubato sottoterra o incanalato in una corsia?
Già sopportiamo di vivere inscatolati nei condomini,e lo facciamo solo con l’aiuto di una continua distrazione psicologica,che però costa un prezzo molto elevato,da ogni punto di vista.Credo che qualsiasi nuova tecnologia energetica,deva fare i conti con la necessità assoluta di trovare il sottile equilibrio tra le necessità fisiche e biologiche e quelle comportamentali di una umanità che ormai ha invaso tutti gli angoli abitabili della Terra.
Gli altri esseri viventi non sono adattabili come noi.
A certe condizioni,o noi o loro.Ad altre condizioni, entrambi,ma queste condizioni, è solo da qualche decennio che le stiamo cercando.Siamo ancora imbevuti in massa dalla forma mentis che la terra sia qualcosa di praticamente illimitato, cosa che tragicamente, ogni ora del giorno e della notte viene smentita dai fatti.
Eppure, incredibilmente,sottostiamo imperturbabili all’incantesimo.Quando c'inscatoliamo dentro un'automobile,magicamente ci sentiamo come in un altro mondo.Separare la mente dal corpo con la tecnica,
si può fare,ma poi,bisogna riunire le cose di nuovo e in questo,abbiamo ancora molta,molta strada da fare.
Marco Sclarandis
Non aspettiamoci dei cambiamenti dai vecchietti al potere, che pensano solo a mantenere lo status quo attuale.
Quello che serve è educare le nuove generazioni ad utilizzare di nuovo le gambe per spostarsi. Mica semplice, dato che fin da piccoli vengono inchiodati davanti alla TV e portati in auto ovunque.
Mi ha lasciato perplesso una pubblicità, credo di un'assicurazione, che raffigurava la metamorfosi di un essere umano dal gattonamento alla guida di un'auto. Forse qualcuno se la ricorda. E' impressionante quanto bene siano riusciti a rappresentare la realtà! E' proprio così!
Si sa quanto male faccia lo smog, ma non si parla più di ridurre il traffico (anche simbolicamente con le domeniche a piedi), perchè equivale ad azzopparsi, non si può più togliere al cittadino la protesi-auto, che è diventata più importante dei polmoni.
Forse il picco del petrolio impedirà all'evoluzione di rendere inutili e atrofici gli arti inferiori.
Grazie Terenzio per l'ottimo post.
Credo che bisognerebbe parlare più spesso di questi uomini e donne morti per strada, almeno una volta al mese, per fare capire qual è il lato oscuro dello sviluppo.
L'Italia è anche il paese europeo dove è più alto il numero delle vittime tra i pedoni e i ciclisti: 979 morti e 35000 feriti nel 2007 (dati del ministro dei trasporti). I più deboli ne fanno sempre le spese.
Ora che il "dio PIL" sta perdendo colpi è proprio il caso di fare capire come meno PIL significhi più vita, in tutti i sensi.
vedere quella ragazza e pensare che sia morta mi ha fatto venire il pensiero di come sia impossibile accettare da parte dei genitori una morte simile..; il primo pensiero è andato a loro, erroneamente, visto che è lei in realtà la vittima.
Spero che la crisi faccia del bene ai nostri polmoni ma la vedo dura..osservando dall'autobus che prendo tutti i giorni.
E' un cambio culturale che, probabilmente, verrà effettuato solo quando il fondo verrà toccato. La gente rinuncerà al pane ma non alla benza.
ps.: il post è uno dei più toccanti mai letti.
Cosiderazione : negli ultimi 20 anni il peso medio delle vetture è aumentato del 30 , per migliorare la sicurezza passiva : senza quest'aumento di peso, considerando che una auto consuma in media 20% in meno di 20 anni fa, si potrebbero ridurre i consumi medi di un altro 20 % : rispondendo anche a chi parlava di auto elettriche , già oggi è possibile fare una auto ibrida plug in , con motore endotermico altamente evoluto e scocca in alluminio, relativamente leggera e di elevata sicurezza passiva : il problema è che tutto ciò ha un costo : leggevo su theoildrum che ci sarenne litio sulla terra solo per sosituire 1/10 delle auto attualmente circolanti a motore endotermico : in poche parole, neglia anni 60 si è voluto il welfare per tutti e la mobilità di massa, se si fossero aspettati altri 30 anni ed investito in ricerca energetica e di base forse oggi potremmo avere un welfare e una mobilità sostenibile : non prendetevela solo con le multinazionali o il "prenditore" di turno.....
Forse fra 40 anni, con elettrico dal nucleare di nuova generazione e nuove batterie, potremo avere una mobilità sostenibile con simile numero di autoveicoli...Nrl prossimo futuro ..meno macchine per tutti! ( ma almeno avremo più sicurezza per tutti)
Non sempre gli incidenti stradali sono causati da criminali alla guida di un mezzo di trasporto. Capita spesso che i criminali siano tranquillamente seduti in comode poltrone a fare tutto tranne che il lavoro o l'incarico per cui sono pagate. E da questo nascono trappole mortali che si chiamano svincoli pericolosi, buche, velocità incontrollata, segnaletica fatiscente, traffico insostenibile etc. etc.. Poi basta quindi una piccola distrazione, un lieve malore e sei "condannato a morte". Per non restare troppo sul generico vorrei soffermarmi un attimo sulla questione degli alberi a ridosso della strada, che credo siano la causa ultima di morte in molti casi. In nome spesso di uno pseudo ecologismo / ambientalismo di chi non conosce neppure il significato di questi termini, anche questo problema è tra quelli che vengono rimossi in modo ipocrita: "l'ambiente non può essere messo in secondo piano rispetto ad altre esigenze", quasi che se salviamo quelle poche decine di alberi sulle nostre strade, automaticamente rinasce tutta la foresta Amazzonica.
Tra l'altro spesso non sarebbe neppure necessario rimuoverli. Altrimenti siamo coerenti fino in fondo e chiudiamo al traffico veicolare quelle strade pericolose. Nella città di Pisa in cui abito, esistono diverse strade pericolose, da questo punto di vista, in alcuni tratti, con alberi tutti costantemente infiocchettati e abbelliti da fiori colorati da familiari inconsolabili. E in molti casi basterebbe proprio poco. Ad es. all'altezza della base USA di Camp Darby, l'Aurelia corre parallela ad una strada bianca e divisa da questa da una lunga fila di pini, ecco allora che basterebbe utilizzare tale strada bianca, opportunamente asfaltata, per il traffico verso Pisa e lasciare il vecchio percorso per quello in direzione opposta, oltre a mettere dei gard rail a protezione dei pini. Un'altro caso è ad es. quello di viale D'Annunzio, una strada che collega la città con Marina di Pisa, tutta affiancata da platani secolari. Ebbene questi alberi stanno morendo a causa di una malattia pare incurabile, e si è pensato bene di sostituirli via via puntualmente con una diversa specie, senza nemmeno pensare di provare piantare un po' più in là i nuovi alberi. E la strage continua, inesorabile.
Massimo, guarda che si fa anche prima: si lasciano gli alberi e si toglie la strada. Così eviti non solo gli incidenti per le auto che escono di strada, ma anche i frontali con le auto che finiscono le une addosso alle altre, e i tamponamenti, ecc... ecc...
L'automobile è ormai il principale predatore della specie umana, facciamoci passare questa "sindrome di Stoccolma" e guardiamo in faccia il nemico.
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