giovedì, luglio 16, 2009

Crollo dei consumi elettrici e felicità

Nell’articolo “Non tutte le crisi vengono per nuocere” ho analizzato i dati provvisori prodotti da Terna relativi ai consumi di energia elettrica in Italia nel 2008, rilevando un evento storico mai verificatosi dal dopoguerra ad oggi, cioè una riduzione sensibile sia del Consumo Interno Lordo, sia della richiesta in rete, rispetto all’anno precedente. L’evento assume maggiore rilevanza se esaminiamo i dati disponibili sempre sul sito di Terna relativi al primo semestre del 2009 e visibili nella tabella allegata, in quanto la tendenza alla diminuzione dei consumi si accentua ancora di più anche nell’anno in corso, prefigurando uno scenario di decrescita pluriennale verificatosi solo durante le guerre mondiali, a dimostrazione della forza distruttrice della domanda da parte della recessione economica in corso.
I dati più significativi del primo semestre 2009 sono, una riduzione della richiesta di energia elettrica di ben 8,2% rispetto allo stesso semestre del 2008 che, a parità di giorni lavorativi, corrisponde a un calo del 7,6%, un crollo della produzione termoelettrica del 20% in parte compensato dalla crescita della produzione idroelettrica di quasi il 35%, dell’eolico (+6%) e del saldo con l’estero (+16,7%).
Se il trend, come appare, si stabilizzerà intorno all’8%, a fine anno avremo una richiesta di circa 310 TWh rispetto ai circa 337 TWh dell’anno precedente. Una cosa veramente impressionante. Se a questo si associa il calo in corso dal 2006 dei consumi energetici complessivi (analizzato in dettaglio nei miei precedenti articoli 1 e 2), stiamo assistendo “in corpore vili” alle conseguenze energetiche, ambientali e sociali della tanto teorizzata decrescita. Confesso che a un peakoiler convinto come me sembrano meno stravolgenti di quanto qualche fanatico della crescita illimitata vorrebbe far pensare. Certo, il calo dei consumi elettrici deriva prevalentemente dalla riduzione delle attività industriali (che in Italia coprono il 50% dei consumi elettrici totali) e l’aumento della disoccupazione non fa piacere a nessuno. Sarebbero necessarie diverse politiche industriali e profonde politiche di redistribuzione dei redditi, ma non c’è niente da fare, dovremo prima o poi abituarci a una società che agli sprechi consumistici sostituisca stili di vita più sobri e frugali. Convincendoci che non è affatto vero che a maggiore benessere materiale corrisponda automaticamente maggiore felicità. Non sarà un caso che il recente rapporto sull’HPI (Happy Planet Index) ha calcolato che l’indice di felicità di alcuni paesi del Centro America è nettamente superiore a quello di paesi come l’Italia, molto più ricchi e opulenti.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il suo è un discorso di buon senso che mi vede d'accordo ma l'attuale governo dell'Italia, la Confindustria e gran parte del sindacato le darebbero del disfattista.
La loro equazione è ancora e sempre la stessa: bisogna far ripartire i consumi per far ripartire la crescita economica.

Io nel mio piccolo per sdrammatizzare la cosa dico che alla faccia della crisi, per spostarmi uso il SUV e pure con l'autista, si chiama autobus!
Ha l'aria condizionata, posso leggere, telefonare, cosa volere di più?

Anonimo ha detto...

Speriamo che la tanto sospirata ricrescita economica,slitti di semestre in semestre, per qualche anno ancora.
Quel tanto che basta a svegliare anche i più profondi dormienti.
Illusi che questa crescita indiscriminata, e dico proprio indiscriminata, che condivide la stessa etimologia di "crimine" possa farci uscire dall'atmosfera d'incubo
dell'ultimo anno trascorso.
Illusi che produrre sempre più, per elemosinare poi qualche torsolo rosicchiato,agli accucciati sotto la tavola dei principi dediti alla gozzoviglia,
sia l'unico mezzo per conciliare l'esistenza di capre cavoli lupi e pastori contemporaneamente.
Il dio degli dei tutti,aborrisce
i fedeli che osano discutere il suo potere di render felice chiunque.
Il suo estremo incantesimo,ed inganno, si fonda sulla trasformazione d'ogni cosa in merce.
Anche il desiderio.
Ma il desiderio, è merce delicatissima.
E'impossibile stabilirne a priori la data di scadenza o di obsolescenza.
Un attimo prima il desiderio è oro.
Un attimo dopo,sterco.
E senza che intorno voli una sola mosca.
Marco Sclarandis.

Anonimo ha detto...

Da notare che, grazie alla crisi, la percentuale di energia prodotta da rinnovabili è salita al 25%.
Quando si parla di picco del petrolio e di esaurimento delle risorse, si assume sempre l'ipotesi che resti il sistema di produzione e distribuzione di beni vigente (i.e. capitalismo). Se, invece, tale sistema di produzione e distribuzione seguisse nel suo complesso una logica razionale ed umana, anche il petrolio che resta potrebbe durare molto di più e consentire una più graduale sostituzione da parte di tecnologie pulite (alcune delle quali ancora poco esplorate).

Anonimo ha detto...

Sarà una mia impressione, ma da tempo i grafici giornalieri sul sito di Terna mostrano un consuntivo più basso della previsione. Anche nei giorni festivi, quando la maggior parte delle attività produttive sono ferme. Quindi sembra che questo gap
, probabilmente dovuto al consumo domestico, è strutturale. Potrebbe essere imputabile alla crisi. Comunque di risparmio si tratta e se serve dimostrare che consumare meno non peggiora la qualità della vita ben venga.

Anonimo ha detto...

Andatevi a vedere su questo blog che cosa tramano nell'ombra certi loschi individui con la scusa di trovare qualche fonte d'energia fossile in più per questo nostro sciagurato Stivale.Solo il tg3 regione Abruzzo ne ha parlato.Il terremoto è stata una cuccagna per gente di tale risma.
Avente presente "Shock economy" di Naomi Klein, uscito due anni fa, anche se pare un ventennio?
Ovvero come lucrare spudoratamente sulle catastrofi altrui, ancor più se sono "naturali"?
Per questi individui l'Abruzzo è una delle ultime terre di conquista a costo di devastare tutto.La decrescita subita o scelta da noi, non certo da loro, è per loro una condanna all'esilio.
Faranno di tutto per non andarsene.
Dobbiamo cacciarli via, prima che anche questa terra diventi
"il fegato marcio d'Europa"
Sono loro i veri briganti,
al confronto, quelli sterminati con l'unità d'Italia erano dei simpatici monelli.


http://dorsogna.blogspot.com/

Marco Sclarandis