lunedì, ottobre 12, 2009

Uniamo le risorse



Questa è una sintesi del mio intervento intervento del 9 Ottobre al convegno "Uniamo le Energie" a Torino. Non è una trascrizione, ma un resoconto scritto a memoria che cerca di mantenere lo stile di un discorso parlato.


Cari amici, prima di tutto grazie per essere qui oggi. E' un piacere vedere come la strada che abbiamo cominciato a percorrere ormai una buona decina di anni fa sta cominciando a dare i suoi frutti. Quando abbiamo cominciato a parlare di queste cose, dire che c'era un problema di energia era considerata una fesseria per non dir di peggio. Invece, oggi vedo che la Regione Piemonte, correttamente, ha preso questo grande impegno per organizzare questa manifestazione. Non è il solo ente statale a farlo. Quindi, è chiaro che quello che abbiamo detto, alla fine, si è rivelato profetico e non solo quello che abbiamo detto noi di ASPO ma quello che avete detto e fatto notare tutti voi in platea. Oggi siete a sentire me e altri, ma sono sicuro che in altre occasioni siete voi a parlare e a diffondere questi concetti.

Quindi, stiamo percorrendo una strada che avevamo già indicato anni fa. Questa strada ha un cartello a un certo punto dice "picco del petrolio" e che segnala una striscia bianca che la taglia per traverso. Non mi serve parlarne a lungo, ne ha parlato l'oratore precedente, Eric Laurent. Mi interessa a questo punto soltanto dirvi che la striscia bianca l'abbiamo superata, probabilmente, l'anno scorso nel 2008. Non ne siamo ancora sicuri ma, molto probabilmente, è proprio così. E' come aver passato una linea con un cartello di "stop". Siamo entrati in un incrocio pericoloso e quello che è successo con la crisi economica è stato come scontrarci con un TIR che passava a tutta velocità. La strada da oggi si fa sempre più accidentata. Dovremo ridurre la velocità, come minimo.

Allora, abbiamo visto con molto anticipo certi problemi e ora vediamo che la società sta cominciando a muoversi per risolvarli. Vediamo questo movimento, certamente, ma è ancora un movimento lento e pesante. E' come sterzare un transatlantico dopo che avete avvistato l'iceberg a distanza. E' già qualcosa averlo avvistato e gli ufficiali stanno cominciando a dire al comandante che bisogna rallentare. Ma altri stanno continuando a dire "no, bisogna accelerare". Allora, ancora il transatlantico sta andando avanti a tutta velocità. Non bastano convegni per risolvere il problema. Bisogna fare le cose e bisogna creare energia seriamente.

Di là, avete visto tutti la sala da ballo ecologica. Un piano con degli attuatori piezoelettrici che genera un po' di energia dal movimento di quelli che ballano. Cosa carina, forse, ma mi stavo divertendo a fare un po' di conti. Oggi, abbiamo una potenza di generazione installata in tutto il mondo che è di circa 13-14 terawatt. Un terawatt è un miliardo di kilowatt. Allora, ammettiamo che una di quelle sale da ballo possa fare un kilowatt di potenza, (e mi sembra ottimistico). Ma la si può usare solo qualche ora al giorno, e quindi la media è intorno ai 100 watt. allora ce ne vogliono 130 miliardi per fare l'energia di cui abbiamo bisogno. Una ventina a persona e uno non può ballare contemporaneamente in venti sale da ballo.

Allora, vedete che ci vogliono soluzioni reali; soluzioni serie, soluzioni che siano efficaci in termini di rapporti fra costi e benefici. In questi convegni si vedono spesso tanti giocattoli costosi. Come appunto la sala da ballo energetica. In un altro convegno dove sono stato quest'anno, c'era il "diamante energetico"; un arnese sferoidale che costa un milione di euro per generare altrettanta energia di quanto non si potrebbe fare con un impianto fotovoltaico "normale" che costa dieci volte meno, come minimo. Allora, tutto bene fare cose dimostrative, ma si rischia di mandare il messaggio che l'energia rinnovabile è un giocattolo divertente per ecologisti un po' strambi. Viene certamente questa idea guardando i "kart a idrogeno" che ci sono la fuori. Insomma, bene il convegno, ma cominciamo a lavorare seriamente.

Comunque, vi dirò che a questo punto non è più nemmeno questione di energia. Questa cosa, bene o male, è stata capita e ci si sta lavorando sopra. Si è capito che il petrolio è in via di graduale esaurimento, come pure sono in via di graduale esaurimento gli altri combustibili fossili. Ma se il petrolio si esaurisce, non è così per l'energia. L'energia non si esaurisce. Possiamo crearla in tanti modi diversi. Piano, piano stiamo imparando a sostituire il petrolio con le rinnovabili. Un mondo basato sulle rinnovabili è un po' diverso dal nostro, ma è comunque un mondo dove abbiamo tante cose che abbiamo oggi. Quasi tutto. E' questione di lavorarci sopra e se ci lavoriamo sopra seriamente, ci arriviamo senza nemmeno troppi traumi.

Ma c'è una cosa che non abbiamo ancora capito. E' che se il petrolio lo possiamo sostituire, come dicevo, l'energia non si esaurisce; ci sono delle cose che non possiamo sostituire; perlomeno non facilmente. Ci sono tanti metalli che utilizziamo comunemente e non ci rendiamo conto di quanto siano limitate le riserve. Per esempio, ho qui davanti a me degli schermi di computer. Questi schermi hanno bisogno di un materiale che sia trasparente e conduttore allo stesso tempo. Per questo si usano ossidi che contengono indio. Ma l'indio è un materiale molto raro sulla crosta terrestre e, una volta che questi schermi li buttiamo via non è possibile, in pratica, recuperarlo. Allora, cosa facciamo? Ci sono altri materiali che sostituiscono l'indio? Forse si, ma non è la stessa cosa. E' difficile trovare altri materiali altrettanto buoni dell'indio e che non siano rari. Insomma, è un grosso grattacapo, ma non è solo quello.

Pensate al rame. Ne utilizziamo tantissimo e ne recuperiamo soltanto il 50% circa. L'altro 50% viene allegramente disperso nell'ambiente in pezzettini piccolini o polveri fini. Allora, per fare le risorse minerali di rame che sfruttiamo oggi ci sono voluti centinaia di migliaia di anni, forse milioni, di processi geochimici naturali. A furia di buttarlo via, lo perdiamo per sempre. Ci vorranno altri milioni di anni per vederlo riformare. E noi stiamo allegramente facendo questo disastro; cambiando la faccia del pianeta per sempre. Lo possiamo sostituire, il rame? Si, certo, magari possiamo fare dei conduttori in alluminio, ma è tutta un'altra cosa; costosa, difficile, tutta da studiare. E certe proprietà che ha il rame non ce le hanno altri metalli.

Il bello di questa cosa è che se la dici in giro è un po' come quando, sette-otto anni fa, ci guardavano come marziani quando dicevamo che c'era un problema energetico. Ora, ti dicono la stessa cosa. "Il rame si esaurisce? Non c'è problema, quando i prezzi si alzeranno a sufficienza andremo a sfruttare risorse minerali più diluite". Questa cosa che la gente sia contenta quando i prezzi si alzano mi fa veramente allibire. Da quando sei contento quando si alza il prezzo di qualcosa che usi? C'è scritto nei libri di economia del primo anno che quando si alzano i prezzi la domanda si riduce. Quando una cosa aumenta di prezzo, se ne usa di meno, non di più. Ma, uno dice, se i prezzi aumentano andremo a investire in nuova estrazione. Si, certo, geniale, ma per fare miniere non basta stampare banconote: ci vogliono materiali e energia, e queste cose oggi vengono da altre miniere. E allora che si fa? Si estrae di più da una miniera in via di esaurimento per estrarre di più da un'altra miniera in via di esaurimento? Questo è il cane che si morde la coda, come minimo. Anche se avremo tanta energia rinnovabile a disposizione, ma ci vorrà del tempo, basta fare un po' di conti per capire che ce ne vorrebbe veramente tanta, quantità immense, per continuare a estrarre minerali dalla crosta terrestre ai ritmi di oggi. Non c'è modo. Stiamo sprecando risorse alle quali non accederemo mai più.

Allora, questa cosa bisogna cominciare a dirla e, credo, prima o poi cominceranno a darci retta, così come stanno cominciando a darci retta sull'energia. Bisogna dire queste cose, perché oggi l'aver capito che c'è un problema energetico porta a fare delle fesserie. L'energia - come dicevo - non è un problema; lo sono le risorse minerali. Allora, prendiamo i rifiuti solidi urbani, che contengono tanti metalli utili. C'è rame, per esempio, e poi alluminio, ferro, zinco, stagno, eccetera. E noi buttiamo tutto quanto dentro un inceneritore; allora questi metalli che sarebbero recuperabili facilmente dai rifiuti diventano una cenere parzialmente vetrificata dalla quale non si può più estrarre niente. E' uno spreco immenso che noi facciamo in nome di produrre qualche zero virgola qualcosa percento dell'energia che utilizziamo. E addirittura, questo distruttore di risorse lo chiamiamo "termovalorizzatore", come se distruggere le risorse fosse una cosa intelligente. Non mi fate dire altro, che andrei sul turpiloquio.

Mi fermo qui e vi ringrazio di nuovo. Spero che possiamo ritrovarci un giorno a un convegno che sarà intitolato "Uniamo le Risorse" dove ci troveremo di nuovo a dire che avevamo avuto ragione e che finalmente qualcuno ci da retta.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Confermo tutto quello che ha detto :-)
Purtroppo non abbiamo ancora fatto il salto definitivo verso una società diciamo intelligente.
La Regione Piemonte è la più virtuosa verso le energie rinnovabili? Sì ma intanto promuove gli inceneritori (opss! termovalorizzatori), spinge sulla TAV benché sia manifesto che sia antieconomica dicendo che creerà lavoro (per non parlare dei problemi ambientali), faremo la tangenziale Est a Torino per smaltire il traffico puntando ancora su un modello di sviluppo della crescita infinita.
Ha scritto che ci sono voluti dieci anni per arrivare a questi convegni e smuovere le coscienze ma temo che ce ne vorranno altri dieci perché si cambi decisamente rotta e sarà troppo tardi per tutti noi.

Anonimo ha detto...

Dici bene, i convegni non smuovono realmente questa società energivora di risorse. Se ne fanno troppi ma gli attori che contano non hanno iniziato ancora a recitare i copioni ecosostenibili, anzi molti recitano ancora quelli suicidi della crescita infinita.
Per questo mi sento meno ottimista ogni giorno di inazione che passa, nel senso che la transizione a mio avviso non avverrà in maniera "quasi" indolore, di dolore ce ne sarà parecchio e a questo punto, nell'anno 2009 DC, il grande dubbio é se siamo ancora in tempo a far sterzare il transatlantico senza colpire l'iceberg.
Però il Titanic neanche lo colpì in pieno, eppure colò a picco...

Paolo B.

Anonimo ha detto...

Caro Ugo, mi permetto il tono confidenziale per via della stima che ho per lei, credo che non sarà mai abbastanza chiaro a moltissime persone, che il pianeta Terra ha una superficie sferica di 51,cinquantuno miliardi di ettari.Non essendo una palla da biliardo, possiamo aumentare di un pò questa misura, ma non cambia la sostanza della questione.
Noi bipedi parlanti, oggi, siamo 7, sette, miliardi più o meno.
Quanto fa cinquantuno (51) diviso (7) sette?
Anzi,cinquantuno miliardi diviso sette miliardi?
Sette ettari un pò abbondanti di Terra ma non di terra, a testa.
Forse il segreto desiderio di molti esseri umani se non di tutti,
è quello di avere un pianeta fatto solo di terra,pura e nuda terra.
Così da scatenarsi in un delirio di ri-creazione totale.
Non dico altro.Sarebbe inutile.
Ed essendo inutile, rischierebbe di diventare dannoso.
Eppur,la terra della Terra, si muove,
E ogni tanto inghiotte i suoi stupidi usurpatori.

Marco Sclarandis.

Stefano Marocco ha detto...

I cani che si mordono la coda sono quelli che da una parte dicono che bisogna ridurre le emissioni, il consumo di energia etc e dall'altra parlano di crescita perenne e finanziano le Grandi Opere del Passato: autostrade, megaponti, grattacieli, cementificazione, zone industriali.
Ettati ed ettari di territorio del Piemonte vengono ogni anno divorati dal cemento e non ho mai visto un'inversione di tendenza. Dove sono la regione, i comuni, con le loro belle parole? Possibile mai che nessuno si chieda per quanto potremo continuare su questa strada? In questi giorni l'aria di Torino è proprio una merda, non si vede a 200 metri, non si RESPIRA, tutti sembrano impazziti dentro i loro scatolotti di ferro, dal fighetto allo sfigato. Dobbiamo proprio creare le condizioni per crepare soffrendo, non riusciamo a fermarci prima? E hanno il coraggio di venire a proporre i kart ad idrogeno... evito di dire il posto in cui bisognerebbe parcheggiarli.

Anonimo ha detto...

Io credo che il nostro presidente del consiglio dovrebbe andare in televisone a reti unificate e dire:"Cari Italiani la pacchia è finita bisogna cambiare modello di sviluppo pena l'autodistruzione. Cambiare vita significa:
1) consumare meno;
2) riutilizzare;
3) macchine ed elettrodomestici devono essere riparati e durare almeno 20 anni;
4) bisogna usare i mezzi pubblici in primis il treno;
5) è obbligatorio installare tetti fotovoltaici e microgeneretari eolici in tutte le abitazioni;
6) bisogna consumare cibi e materie prime locali;
7) bisogna lavorare tutti 6 ore al giorno e redistribuire la ricchezza;
8) bisogna ridisegnare il territorio.
Abbiamo solo 10 anni di tempo, dobbiamo lavorare sodo e con grandi sacrifici".
Vi sembra una cosa fattibile? O chiunque sia al governo farebbe una precoce fine?
Io penso che sarà inevitabile centrare l'iceberg perchè il nostro modello di vita non è negoziabile.
VALDO

Anonimo ha detto...

Come possiamo far capire l'importanza del recupero delle materie prime a chi la considera una attività di contorno convinto che queste non si esauriranno mai.
A chi è convinto che si possa sempre crescere in barba alle leggi della natura e non capisce che questo porterà alla fine del mercato stesso. L'utopia è considerare il mondo un gigantesco salvadanaio, una autostrada dove
circola denaro ininterrottamente e si può crescere all'infinito. E peggio ancora è basare le trasformazioni del futuro prevedendo sempre la crescita. Dal consumo di energia, alla necessita di nuove strade, o di andare in pensione più tardi.
Salvo poi scoprire che nella realtà è fatta di materia, energia, risorse non sono infinite e quindi non può esserlo la crescita. Anche se la ricchezza fosse ben distribuita rimarrebbe il problema se ci sono abbastanza
risorse per produrre tutto quello che serve per consumare quel fiume di denaro ieri cartaceo oggi digitale, quindi potenzialmente infinito. Ma che trova la
sua fine nel momento stesso in cui viene a mancare la regione della sua esistenza, il suo utilizzo. E'il fallimento di questo modello economico che è stato in piedi giusto il tempo per mostrare il proprio limite ed è anche la dimostrazione che tutto ha un
picco. Quello che si può dimostrare scientificamente sul futuro ambientale ed energetico del pianeta sarà sempre meno attaccabile. I numeri sono numeri. Il resto è ideologia.

Frank Galvagno ha detto...

Bene, l'ultimo anonimo ha ottimamente spiegato alcuni concetti di cui sono convinto da 20 anni. Quando ne parlavo (parlo) ero (e sono) guardato con sospetto e incredulità da molte persone, inclusi i miei genitori.

Il denaro, l'economia è una sovrastruttura. Tutto il resto è fisica, dinamica energetica ed entropica dei sistemi.

Alex I. ha detto...

Voglio complimentarmi con il Prof. Bardi perchè, anche se la carenza di risorse è un argomento "catastrofico", ha il pregio di far capire a chi lo ascolta che le cose si possono cambiare, e che questo possibile cambiamento - da intraprendere il prima possibile - potrebbe anche migliorare la nostra qualità della vita.
Credo che questo grido di allarme di esaurimento di risorse debba essere portato avanti in questo modo. Stupidamente non mi sono informato e mi sono perso il suo intervento, sarei venuto volentieri ad ascoltarla.
Purtroppo mi perderò anche il convegno di ASPO Italia.
Già da tempo ho segnalato a vari blogger famosi e alle trasmissioni televisive d'inchiesta come Report di dedicare un'intera puntata al picco del petrolio ed alla crisi energetica, così da poter far sentire a tutti gli italiani quello che da anni divulgate nei convegni, su questo blog e sul blog Petrolio.
Magari prima o poi...

roberto ha detto...

l'energia e' infinita , le risorse no. bellissimo concetto ma difficile da far accettare finche' non ci troveremo alle strette. in economia si insegna che ridurre il tenore di vita e' difficilissimo e che non lo fa nessuno finche' non vi e' costretto con le brutte. aumentarlo invece e' facilissimo e non ci si fa neanche caso. la vedo dura.
roberto de falco

Anonimo ha detto...

Caro Frank, dopo aver letto, ormai due anni fa "Shock economy" di Naomi Klein, credo che anche per l'Italia valga la teoria "dello sciaquone".
Quello del cesso per intenderci.
Per svuotare la tazza dagli escrementi, occorre un getto anche breve ma intenso.
La metafora non è perfetta sotto molti aspetti ma credo che renda l'idea.
Trent'anni di escrementi d'ogni tipo ingombrano la mente di molti Italiani, ma buttare due tazzine d'aqua fresca ogni tanto,evidentemente non serve.
Chi, che cosa, e come verrà tirata la catena o la leva,non è dato di sapere, ma che arrivi prima o poi l'inserviente delle pulizie è nella natura delle cose umane.
C'è sempre qualcuno che decide di non sopportare più il lezzo e la sporcizia e corre ai ripari,a costo di andare alla fontana e caricare un secchio.
Uno ha il secchio,l'altro sa dov'è la fontana,l'altro ancora porta lo spazzetto.Uniamo le risorse.
E se qualcuno ci chiede con aria inquisitoria:
"Ma cosa state facendo?,questo è un cesso pubblico!"
basta rispondergli:"Appunto,quindi anche mio!"

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 9:49 PM
Avevo dimenticato la firma:
Marco Sclarandis

Frank Galvagno ha detto...

Caro Marco, anche se non mi fa piacere devo ammettere che questa teoria dello sciacquone è estremamente realistica.

Non mi fa piacere, perchè di fronte a problemi più grandi di noi l'attività divulgativa di un'associazione è come Davide contro Golia, insomma, 'na roba impari.

Ah, già... ma Davide aveva vinto! ...e mi riscopro ottimista, ma sono attimi :-)

Anonimo ha detto...

E pensa Frank, non ho usato nè una formula matematica, un algoritmo, ma solo una metafora.
Pensa che cosa succederà,quando rincorsa dai fatti, la gggggente,con 5"g" vorrà capire sul serio come sia stato possibile raggiungere tali vertici d'idiozia collettiva.
Anch'io non dispero. Fremo, ma non dispero.E vedrai quanti servi cambieranno padrone dal giorno alla notte o viceversa, confidando nel segreto dell'urna.Ma spero proprio che l'era dei padroni sia al suo apice o "picco" se preferisci.
Un caro saluto.
Marco Sclarandis

Francesco Ganz etti ha detto...

..Annotazioniai vari commenti: se prendessimo tutte le decisoni più opportune per fronteggiare i vari picchi, non andremmo subito tutti a star meglio, ma sicuramente nel medio periodo staremmo "meno peggio " ( credo siamo in ritardo di almeno 10 anni se non 15 per prendere le decisioni sociali ed economiche, prima che tecnologiche, per fronteggiare i vari picchi )


Leggevo qualche minuto fa che hanno pubblicizzato un programma di grosse iniezioni di co2 in Ghqar a partire dal 2013 spacciandolo per un programma di sequestro di co2..Cosa ne pensate ? :-)

Altra risposta a chi proponeva di lavorare tutti 6 ore e ripartire le risorse : ad inizio 900 dalle mie parti c'era la grande casa colonica con i 2 vecchi al comando , poi figli e poi nipoti : oggi manca la disponobilità alla rinuncia alla propria privacy, anzitutto da parte dei vecchi, e poi ci sono troppi anziani, per cui il discorso di lavorare tutti 6ore e spartire in parti uguali va a farsi friggere anche per questo.

Francesco ganz etti ha detto...

...A proposito della teoria dello sciacquone, in Italia non si possono eliminare sprechi anche evidenti senza che nessuno ci rimetta qualcosa.
Occorre iniziare ad operare un triage della decenza.

Anonimo ha detto...

Francesco,(Ganzetti)non si possono paragonare epoche diverse quardando solo alle quantità numeriche delle cose e dei fatti.Si può, ma si rischia di non vedere le autentiche differenze.Una molecola d'acqua non mostra tutte le proprietà d'un bicchiere d'acqua,e questo non mostra quelle d'un oceano.Tutta la fisica messa insieme non riesce a spiegare fenomeni della chimica,e tutta la chimica messa insieme non riesce a spiegare fenomeni della biologia come l'emergere della coscienza.O meglio, anche se fosse possibile seguire tutta la "scala di Giacobbe" dalle stringhe della teoria omonina,su su fino a noi, presunti esseri della massima complessità universale, nessun essere umano singolo potrebbe anche solo vedersi e capirsi interamente.Per lo stesso motivo la matematica non può essere completa e coerente allo stesso tempo, ma incredibilmente di questo fatto ne abbiamo una prova inoppugnabile fornitaci da quel sommo pensatore che fu, Kurt Godel.Questa epoca è speciale, proprio a causa dello scontrarsi della nostra presenza con innumerevoli limiti.
Noi siamo esseri intrinsecamente irrazionali, e l'irrazionale è indissolubilmente legato ad un infinito più infinito di ciò che si può contare come i numeri interi e le frazioni.Solo noi umani possiamo fingere, e fingere di fingere.
Vengo a cose più prosaiche.
Il lavoro è una maledizione biblica.Dovremmo sempre tenerlo a mente.Il lavoro non nobilita nessuno, è invece ciò che abbiamo dovuto subire in seguito alla mobilitazione dall'Eden.Meno si lavora meglio è.
Ma ciò deve valere per tutti.
Non perchè qualcuno scansi le fatiche e altri se ne ammazzino.
Vorrei esporre tutta la mia mercanzia qui e ora, ma in questo mercatino di idee non si può nè si deve.Concludo dicendo che in natura nulla è spreco, tutto ciò che è mors tua diventa vita mea e viceversa.Noi invece a causa della nostra particolare coscienza, alberghiamo desideri d'onnipotenza e annientamento planetari ,cosmici, universali.
Qualcuno, da cui evidentemente procediamo, non ci aveva previsto nella nostra interezza.
O forse sì, ma voleva vedere dove avrebbe condotto la svista.

Marco Sclarandis

Anonimo ha detto...

A Frank Galvagno. Noto con piacere che siamo almeno in due ad aver questo dubbio ventennale sul fatto che il monetarismo sarà costretto a cedere alle leggi della natura. E' bene chiarire che il denaro non è il demonio ma solo un mezzo per dar un valore (e qui ci sarebbe da discutere) alle merci quando non si può fare un baratto. Questa sovrastruttura dovrebbe essere un sistema sotterraneo di transazioni controllate solo dai computer dove la psicologia del mercato non può intervenire a dare scossoni e
la continuità garantita dalla sicurezza del potere di acquisto (il minimo per non fare danni).
Un semplice flusso di somme e sottrazioni di bit. Sappiamo che, salvo casi straordinari, le
macchine sbagliano quando c'è un errore umano. Ma se c'è un sistema che è automatizzabile è questo.
Sempre che le regole siano interpretabili solo con la logica dei numeri. Una volta in equilibrio tolta la paura delle recessioni, del debito pubblico (insiti nel sistema attuale) ci
si accorgerà che lo stesso equilibrio si può ottenere per l'energia, l'ambiente e
la condizione umana quando si vivrà e si smetterà di sopravvivere. Arrivati ad un certo punto la sovrastruttura svanirà naturalmente nel mare immateriale
dei dati. Lo so pare di essere in Star Trek. Ma mi sembra l'unico futuro possibile. Speriamo non ci vogliano altri 20 anni.

daniela ha detto...

Sono d'accordo con quello che è stato detto. Avete visto che è nato il nuovo sito sull'energia www.oilonline.it? Da’ notizie in tempo reale sul mondo dell’energia e propone interviste e articoli di approfondimento, con foto e mappe interattive. C’è anche Oil people, un spazio per comunicare e condividere informazioni con gli altri e costruire una rete di contatti con esperti e studiosi di tematiche energetiche, geopolitiche ed economiche. Piu' se ne parla, meglio è.

Frank Galvagno ha detto...

L'ultimo commento di Marco Sclarandis potrebbe essere un interessante post. Pur essando la fisica alla base di tutto, la complessità fa sì che si generi una sorta di "stratificazione" tra le scienze. Dal molto piccolo ci si muove al piccolo ma ancora invisibile, poi si passa al microscopico e infine al continuo macroscopico. Ogni ambito ha le sue leggi. A volte, per i casi più semplici, si riescono a trovare apparati matematici che permettono di passare da uno strato all'altro (ad es. la termodinamica statistica).

Parlando di lavoro: nobilita finchè è sano. Un po' dobbiamo tutti lavorare, ma il problema è che in assenza di diffusione capillare e democratica dell'abbondante energia rinnovabile il futuro sarà caratterizzato da accaparramenti, razionamenti, gerarchizzazione estrema, politiche reazionarie. Pochi che non lavoreranno affatto, e tantissimi che si ammazzeranno di lavoro per sopravvivere (i nuovi schiavi)