Dopo alcuni anni di letargo, approfittando della disinformazione e della credulità di molti italiani, in questi giorni ha ripreso a circolare un appello a lanciare una catena di Sant’Antonio finalizzata a boicottare due compagnie petrolifere, la Esso e la Shell, con lo scopo dichiarato di costringerle ad abbassare i prezzi della benzina. I proponenti (per la verità ignoti) dichiarano che l’iniziativa sarebbe promossa da Beppe Grillo, ma chiunque può verificare sul blog del popolare attore – politico che tra le campagne avviate dal suo movimento non è presente questa sorta di “sciopero della benzina”.
In effetti si tratta di una vera e propria bufala, per certi versi spassosa e divertente, che però va smascherata in nome della razionalità e contro la manipolazione costante della realtà che rappresenta da qualche anno uno dei tratti distintivi della società italiana.
In effetti si tratta di una vera e propria bufala, per certi versi spassosa e divertente, che però va smascherata in nome della razionalità e contro la manipolazione costante della realtà che rappresenta da qualche anno uno dei tratti distintivi della società italiana.
Cominciamo ad esaminare i contenuti del volantino che si sta diffondendo in maniera virale sulla posta elettronica degli italiani.
Sentite bene come comincia: “E’ importantissimo piegare questi maledetti che alzano in continuazione il prezzo!! (gli americani si sono incazzati perché gli si è alzata la benzina a 0,75 € per 5 litri) e noi paghiamo 1,50 € a litro. Ma siamo impazziti?” A parte il tono violento e l’imperfezione dell’italiano, già qui appare chiaramente il pressappochismo e l’incompetenza degli autori. Negli Stati Uniti, come ho scritto in questo articolo, quando i prezzi del petrolio avevano raggiunto i massimi del 2008, si pagava proprio 0,75 € per la benzina, ma al litro, non per 5 litri! Certo, è quasi la metà di quanto si paga in Italia, ma se si considera che i consumi americani sono quasi il triplo di quelli italiani, si capisce che nemmeno loro se la passano tanto bene.
Proseguiamo per giungere al succo della brillante trovata dei proponenti: “Come avere la benzina a metà prezzo”, “La parola d’ordine è colpire il portafoglio delle compagnie senza lederci da soli”, “La proposta è che da qui alla fine dell’anno non si compri più benzina dalle due più grosse compagnie Shell ed Esso… se non venderanno più benzina (o ne venderanno molto meno), saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.”
Ma come avevamo fatto a non pensarci prima, avranno esclamato i tanti benzina-dipendenti del nostro paese. Eppure le cose non sono affatto così semplici. Guardiamo il grafico allegato che rappresenta la scomposizione del prezzo. Una percentuale del 61% è costituita dalla componente fiscale, accise ed IVA che, gravando sulla quantità di benzina consumata, non verrebbe minimamente intaccata dall’eventuale quanto improbabile spostamento degli acquisti sulle altre compagnie. L’altro 39% corrisponde al prezzo industriale, a sua volta scomposto nel 28% relativo al costo della materia prima e nell’11% relativo al margine lordo (cioè l’utile d’impresa dei vari passaggi a valle dell’acquisto della materia prima). La prima quota, comprensiva dei costi di trasporto, stoccaggio e deposito, rappresenta il valore dei prodotti raffinati scambiati sui mercati internazionali e rilevati da un’Agenzia indipendente (Platts) in base alle condizioni di domanda – offerta del momento. Dipende ovviamente dalle quotazioni dei futures petroliferi, particolari titoli scambiati sui mercati internazionali, e dai prezzi di raffinazione del prodotto. Si è molto discusso sui meccanismi che influenzano la formazione di questi prezzi e non si possono escludere alcuni aspetti speculativi, ben sintetizzati in questo articolo. Essi sono però principalmente determinati dalle condizioni della domanda e dell’offerta mondiale di petrolio e dei prodotti raffinati. Quindi, anche in questo caso, il “boicottaggio” dei consumatori italiani, non modificando minimamente la struttura della domanda, non farebbe nemmeno il solletico ai prezzi. Rimane una quota variabile dal 10% al 15% che rappresenta il margine di guadagno degli operatori della distribuzione. Su questo valore, circa 15 centesimi di euro, potrebbe influire teoricamente il “boicottaggio” di alcune compagnie. Rispetto all’obiettivo del 50% di riduzione del prezzo della benzina garantito dai sedicenti grillini, è ben poca cosa. Ma persino questa è solo un’illusione. Se davvero una parte consistente dei consumatori spostasse i propri acquisti sulle compagnie minori, molto probabilmente quest’ultime non avrebbero la possibilità di rifornirsi adeguatamente sui mercati internazionali, lasciando all’asciutto gli incauti automobilisti, che si affretterebbero a ritornare tra le braccia delle odiate compagnie maggiori.
Sentite bene come comincia: “E’ importantissimo piegare questi maledetti che alzano in continuazione il prezzo!! (gli americani si sono incazzati perché gli si è alzata la benzina a 0,75 € per 5 litri) e noi paghiamo 1,50 € a litro. Ma siamo impazziti?” A parte il tono violento e l’imperfezione dell’italiano, già qui appare chiaramente il pressappochismo e l’incompetenza degli autori. Negli Stati Uniti, come ho scritto in questo articolo, quando i prezzi del petrolio avevano raggiunto i massimi del 2008, si pagava proprio 0,75 € per la benzina, ma al litro, non per 5 litri! Certo, è quasi la metà di quanto si paga in Italia, ma se si considera che i consumi americani sono quasi il triplo di quelli italiani, si capisce che nemmeno loro se la passano tanto bene.
Proseguiamo per giungere al succo della brillante trovata dei proponenti: “Come avere la benzina a metà prezzo”, “La parola d’ordine è colpire il portafoglio delle compagnie senza lederci da soli”, “La proposta è che da qui alla fine dell’anno non si compri più benzina dalle due più grosse compagnie Shell ed Esso… se non venderanno più benzina (o ne venderanno molto meno), saranno obbligate a calare i prezzi. Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.”
Ma come avevamo fatto a non pensarci prima, avranno esclamato i tanti benzina-dipendenti del nostro paese. Eppure le cose non sono affatto così semplici. Guardiamo il grafico allegato che rappresenta la scomposizione del prezzo. Una percentuale del 61% è costituita dalla componente fiscale, accise ed IVA che, gravando sulla quantità di benzina consumata, non verrebbe minimamente intaccata dall’eventuale quanto improbabile spostamento degli acquisti sulle altre compagnie. L’altro 39% corrisponde al prezzo industriale, a sua volta scomposto nel 28% relativo al costo della materia prima e nell’11% relativo al margine lordo (cioè l’utile d’impresa dei vari passaggi a valle dell’acquisto della materia prima). La prima quota, comprensiva dei costi di trasporto, stoccaggio e deposito, rappresenta il valore dei prodotti raffinati scambiati sui mercati internazionali e rilevati da un’Agenzia indipendente (Platts) in base alle condizioni di domanda – offerta del momento. Dipende ovviamente dalle quotazioni dei futures petroliferi, particolari titoli scambiati sui mercati internazionali, e dai prezzi di raffinazione del prodotto. Si è molto discusso sui meccanismi che influenzano la formazione di questi prezzi e non si possono escludere alcuni aspetti speculativi, ben sintetizzati in questo articolo. Essi sono però principalmente determinati dalle condizioni della domanda e dell’offerta mondiale di petrolio e dei prodotti raffinati. Quindi, anche in questo caso, il “boicottaggio” dei consumatori italiani, non modificando minimamente la struttura della domanda, non farebbe nemmeno il solletico ai prezzi. Rimane una quota variabile dal 10% al 15% che rappresenta il margine di guadagno degli operatori della distribuzione. Su questo valore, circa 15 centesimi di euro, potrebbe influire teoricamente il “boicottaggio” di alcune compagnie. Rispetto all’obiettivo del 50% di riduzione del prezzo della benzina garantito dai sedicenti grillini, è ben poca cosa. Ma persino questa è solo un’illusione. Se davvero una parte consistente dei consumatori spostasse i propri acquisti sulle compagnie minori, molto probabilmente quest’ultime non avrebbero la possibilità di rifornirsi adeguatamente sui mercati internazionali, lasciando all’asciutto gli incauti automobilisti, che si affretterebbero a ritornare tra le braccia delle odiate compagnie maggiori.
L’unico modo efficace da parte dei consumatori per influire seriamente sui prezzi dei carburanti l’abbiamo sperimentato di recente con l’esplodere della crisi finanziaria ed economica internazionale. Essa ha determinato un calo consistente della domanda mondiale e i prezzi del petrolio e dei carburanti sono scesi sensibilmente rispetto ai massimi del 2008. Quindi, consumatori di tutto il mondo unitevi, usate meno l’auto e più i piedi, la bicicletta e i mezzi di trasporto collettivo. Vedrete che i prezzi scenderanno, non del 50%, ma scenderanno.
Infine, è opportuno riflettere su due ultime questioni. La prima riguarda le motivazioni reali e gli interessi realmente sottesi dietro questo tentativo di mobilitazione. Siamo sicuri che gli ignoti proponenti siano solo degli ingenui sprovveduti? Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che l’obiettivo reale della catena di Sant’Antonio sia lo spamming, altri sospettano che i mandanti occulti possano essere proprio le compagnie minori che per un po’ si avvantaggerebbero dagli acquisti anche di una percentuale minima di consumatori “allocchi”.
La seconda è Beppe Grillo: l’iniziativa del “boicottaggio” sta assumendo dimensioni talmente pervasive che sarebbe opportuno un chiaro intervento di dissociazione. A meno che il brillante comico non tenti di sfruttare a fini elettorali questa gratuita campagna pubblicitaria.
La seconda è Beppe Grillo: l’iniziativa del “boicottaggio” sta assumendo dimensioni talmente pervasive che sarebbe opportuno un chiaro intervento di dissociazione. A meno che il brillante comico non tenti di sfruttare a fini elettorali questa gratuita campagna pubblicitaria.
6 commenti:
Sono appena re-incappato in questa bufala, mi hanno invitato in un gruppo dedicato su facebook, che in pochi giorni ha raccolto migliaia di adesioni.
Sulle considerazioni finali: non credo serva invocare la malizia dove bastano i normali meccanismi delle leggende metropolitane. È evidente che questa particolare bufala cresce a macchia d'olio, e non occorre essere dei sociologi per capire perché. Allora, con tutto il rumore presente in rete, se qualcosa si espande così in fretta basta che chiunque, per qualunque motivo, la faccia partire e non si ferma più.
Il fatto stia ripartendo ora invece può significare qualcosa, dopo un periodo in cui il costo della benzina era tornato relativamente basso, evidentemente, in termini di quanto ce la possiamo permettere, sta riprendendo a salire.
Mi sento di smentire categoricamente che il movimento di Grillo (del quale faccio parte, anzi ne sono candidato regionale) intenda utilizzare il boicottaggio ai fini di ridurre i prezzi dei carburanti.
Anzi, in più occasioni Grillo si è augurato che la benzina costasse CINQUE VOLTE di più di quanto costa attualmente, poichè la leva del prezzo, all'incontrario, è forse l'unico incentivo rimasto per convincere che occorre abbandonare gradualmente il concetto moderno di mobilità, per ritornare a un uso più razionale dei mezzi di trasporto.
Più treno, e soprattutto più AUTOBUS (che dividono CO2 e inquinamento per più persone e decongestionano le strade).
Personalmente, mi piace l'idea (sperimentata ma bocciata in UK) di creare linee di autobus che percorrano le autostrade (1 autobus = 1,5Km di traffico).
Insomma, per il movimento di grillo il prezzo dei carburanti non è un problema, anzi, è una OPPORTUNITA'! Un po come la crisi, che non fa bene singolarmente a nessuno, ma riporta il sistema complessivo verso una migliore sostenibilità.
Come detto sopra Grillo ha sempre auspicato un aumento del prezzo della benzina e io sono totalmente d'accordo con lui.
Le nostre auto sono troppo potenti e troppo grosse, sono ridicole, un'auto media oggi ha 80 cavalli, negli anni 80-90 80 cavalli ce li avevano solo le auto di fascia alta, per andare a 120 all'ora bastano 40 cavalli e se costruiamo auto piccole ne bastano addirittura 20, i consumi andrebbero di pari passo con la potenza.
E' incredibile, abbiamo 32 milioni di veicoli privati, 5 posti per veicolo fanno 160 milioni di posti a sedere per 60 milioni di abitanti, e' ridicolo anche considerando che mediamente a bordo c'e' una persona, al massimo due, sarebbe anche ora di costruire veicoli biposto (guidatore + passegero dietro), la VW qualche anno fa ha costruito un prototipo del genere che faceva oltre 100 km con un litro.
Non metto in dubbio che Grillo non c'entri nulla con questa buffonata. Però, siccome il fenomeno sta assumendo dimensioni di massa, sarebbe opportuno che egli smentisse ufficialmente sul proprio blog il sostegno all'iniziativa. Se non lo facesse, confermerebbe i sospetti di opportunismo. Quanto ai mezzi di trasporto collettivo, come ho dimostrato qualche post fa, quelli su ferro consumano molta meno energia di quelli su gomma quindi sono da preferire in assoluto.
Grazie per la puntualizzazione.
In effetti facendo una ricerca su Internet si vede che l'iniziativa è riportata solo da blog varii. Segnalo però anche questa fonte legata al movimento di Grillo, indice del fatto che un po' di confusione anche tra gli stessi sostenitori in effetti c'è:
http://www.meetup.com/Gli-Amici-di-Beppe-Grillo-di-Torino/messages/boards/thread/4288775?thread=4288775
Saluti
Marco C.
Voglio mettere una parola definitiva sulla bufala del prezzo della benzina. Ci ha già pensato Paolo Attivissimo:
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina/caro_benzina.htm
Quanto alla differenza fra ferro e autobus, una analisi LCA mostra l'autobus in leggero vantaggio sul treno (non sul tram) per quanto riguarda la produzione di CO2, qualcosa (vado a memoria) come 5,5 Kg Co2/100Km/persona contro 5,0 Kg Co2/100Km/persona, contro i 36Kg e rotti dell'auto, considerando un tasso di riempimento medio del 70% per entrambi i mezzi pubblci (1,7 persone per l'auto).
Inoltre, ogni autobus rappresenta l'equivalente di 1,5Km di autostrada (considerando una distanza di sicurezza adeguata alla velocità di 120Km/h). Tanto che uno studio (uscito in UK e ripreso da qualche libro, come Calore di Monbiot) afferma che anzichè allargare le autostrade sarebbe più efficace mettere stazioni di autobus ad ogni casello, facendo pagare cifre irrisorie a chi decide di viaggiare da città a città in questo modo. Ovvio che è un esperimento concettuale, non c'è dubbio che piuttosto dell'auto privata di oggi è meglio anche il calesse con i cavalli, dal punto di vista ambientale.
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