lunedì, giugno 07, 2010

L'EROEI della guerra


Michael Klare l'ho conosciuto e mi è parso una brava persona, molto bene intenzionato e ben preparato. Ma la sua idea che andiamo verso un periodo di "guerre per le risorse" non la condivido troppo.

Io credo che anche la guerra - come la produzione di energia - sia soggetta alla dura legge dell "EROEI", il ritorno energetico dell'energia investita. Di risorse ce ne sono sempre di meno, quindi le guerre rendono sempre di meno. Vedete com'è andata a finire l'invasione dell'Iraq. L'EROEI della guerra scende sempre di più ed è ormai abbondantemente sotto l'unità per quanto riguarda le guerre per il petrolio.

Ma la gente non si rassegna ad abbandonare le cose che funzionavano nel passato.E allora, per far rendere la guerra ancora qualcosa, si cerca di aumentare l'efficienza della guerra stessa - è una reazione tipica in tutti i campi. Aumentare l'efficienza della guerra vuol dire usare armi più efficienti: più letalità per lo stesso costo. Vuol dire anche lasciar perdere le regole e concentrarsi sui risultati. Ovvero, in pratica si tratta di essere più brutali - molto più brutali.

La brutalità della guerra l'abbiamo vista aumentare constantemente negli ultimi anni. Vi ricordate dei tempi in cui le guerre si dichiaravano prima di farle? Avete più visto una guerra dichiarata? Vi ricordate di quando si applicavano le convenzioni di Ginevra ai prigionieri? Se la guerra non è dichiarata, non esistono prigionieri e quindi le convenzioni non si applicano. E tante altre piccole regolette che una volta si rispettavano e che rendevano la guerra un tantino meno brutale. La guerra, allora, si sparpaglia in miriadi di piccole azioni a basso costo e ad alta efficienza. Droni o kamizaze che siano, hanno in comune il fatto di non prendoere prigionieri. 


Va a finire che le guerre non si fanno nemmeno più per le risorse ma semplicemente per la sopravvivenza. E queste sono sempre state le più brutali di tutte. Ultimamente sembra che abbiamo visto qualche nuovo picco di brutalità - non saranno certamente gli ultimi.

18 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Sì, anche se "guerre per la sopravvivenza" lo farei tranquillamente coincidere con "guerre per le risorse residue" ...

Per cui, quello che mi aspetto è un aumento deella densità dei focolai di guerra, qua e là nel mondo.

Sole se si riusciranno ad utilizzare correttamente le risorse residue ad "alto potenziale chimico", arrivando ad abbracciare il reimpiego dei minerali esausti per mezzo di opportuna somministrazione di energia rinnovabile, la civiltà così come l'abbiamo conosciuta negli ultimi 50 anni avrà un seguito; altrimenti, seguirà lo sgretolamento dei sistemi complessi (fino agli Stati)

mirco ha detto...

Non credo che qualcuno di coloro che sono in (o che fanno la) guerra si preoccupi di valutare quanta energia ricava in relazione all'energia che indirettamente e costretto a consumare.
Potrebbe essere così se fosse prassi comune e abitudine consolidata ragionare sulla base dell'ERoEI. Ma allora vedremmo comportamenti ben diversi in molte altre occasioni. Penso che l'energia impiegata per fare la guerra sia data per "scontata" come l'aria che si respira. Tra l'altro essa risulta fornita da fonti diverse, in parte accumulate o usate in tempi precedenti. Solo un preciso calcolo LCA per ogni tipo di azione bellica potrebbe metterla in evidenza correttamente. In mancanza di questo approccio essa "scompare" nell'economia del paese, inteso nella sua più ampia accezione.
Le guerre si sono sempre fatte per le risorse (di qualsivoglia tipo) anche se spesso mascherate da motivi religiosi, umanitari e perfino "etici" o "scientifici".
Come è stato più volte spiegato la progressiva riduzione degli "utili" realizzati dalle campagne militari e/o di conquista ha coinciso con il declino degli imperi o degli stati.
Oggi le foglie di fico sono sempre più inconsistenti.
Se per esempio enucleiamo l'IRAQ, pare fuor di dubbio che il ritorno energetico (per chi potrà "comprare" il petrolio di quel sottosuolo) risulti alla fine positivo; è certo però che, caricando sui costi energetici per raggiungere quel greggio anche quelli di un conflitto mastodontico prolungatosi per decenni, buona parte dell'ERoEI potenziale sarà stato assorbito. E anche quello che apparentemente potrebbe apparire "petrolio facile" offrirà un ERoEI simile a quello di un greggio ben più difficile.

Gianni Comoretto ha detto...

Il problema delle guerre è che i conti si fanno dopo, se si fanno, non prima.

Dubito che qualcuno pensasse seriamente che in Irak le cose sarebbero andate così per le lunghe. Caspita, la potenza militare mondiale (più di metà delle risorse militari disponibili sul pianeta) contro un paese stremato da una guerra persa e da un embargo decennale? Difatti dopo un mese era tutto finito. E bastava convincere gli irakeni che li si stava liberando da un feroce dittatore (oltretutto era vero)...

Ma vale per tutte le guerre, per tutte le rivoluzioni, le lotte di liberazione, ecc. Fa parte del nostro DNA: legna l'avversario e la tua tribù vince, è inevitabile. Peccato che l'avversario la pensi allo stesso modo.

Quindi non mi aspetto che le guerre caleranno. Ma concordo sull'aumento della brutalità. lo stiamo vedendo.

Stefano ha detto...

Considerando il crollo dell'economia preconizzato in "the limits to growth" e constatato che è esattamente quello che stiamo vivendo, di guerre ce ne saranno eccome.
Già adesso, durante questi ultimi ansimi del mercato, le tensioni sociali si acuiscono visibilmente, figuriamoci dal 2025 quando la mancanza di risorse porterà al picco della popolazione mondiale.

Paolo Marani ha detto...

Non mi convince molto la tua impostazione. E' verissimo che assai probabilmente la limitatezza delle risorse costringerà ad una maggiore efficienza di tutto, anche della guerra, ma non è una questione di mero EROEI. Quando le risorse sono scarse, la loro distribuzione non è necessariamente più democratica, è infatti assai probabile che proporzionalmente una quota maggiore di quanto resta sia comunque destinato agli sforzi bellici (tanto la popolazione è già in lotta per sopravvivere, è facile privare qualcos'altro a qualcuno che già è privo di tutto).

Quindi, in proporzione relativa gli eserciti continueranno ad utilizzare risorse, perchè nel complesso della popolazione e con armi sempre più sofisticati, i "soldati" tenderanno ad essere comunque "pochi", rispetto ai plotoni di massa fino alle ultime guerre mondiali.

Eppoi, la guerra non ha quasi mai un ritorno immediato in termini di risorse generali, casomai un vantaggio economico per la scarna classe dirigente che è al potere, inclusi i loro diretti subalterni. Sfido chiunque a trovare, sia dalla parte dei vincitori che dei vinti, una guerra che sia andata a vantaggio degli strati più ampi della popolazione.

La guerra è un modo come un altro di dissipare risorse.

Paolo ha detto...

@ Stefano

Su quali basi affermi che il picco demografico avverrà nel 2025? Io penso che non sia prevedibile in modo così preciso, anche se è molto probabile che ci siamo vicini; tra l'altro c'è chi già matematicamente prevede tale picco non molto dopo quello effettivo del petrolio(che, grafici e cifre alla mano, dovrebbe essere avvenuto nel 2008).
Quindi il 2025 potrebbe essere una data per il picco demografico troppo in là nel futuro.
Tornando all'argomento del post, credo anch'io che le attività militari nel mondo aumenteranno per la contesa delle ultime risorse(energetiche, idriche ed alimentari), più a livello di focolai che di vere e proprie guerre di invasione ad EROEI ormai troppo basso(in ottica di un magro bottino).
Credo anche che questa civiltà, almeno per come la conosciamo oggi, sia destinata a scomparire.
Purtroppo, visto quanto sono inattivi i governi in direzione della decrescita controllata, penso che alla specie umana(quella dei paesi sviluppati ed in via di sviluppo)non sarà risparmiato il tanto temuto medioevo prossimo venturo, sperando che dopo prenda piede una nuova forma di civiltà più sostenibile ed a misura d'uomo...

Mauro ha detto...

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.

(Bertold Brecht)

Stefano ha detto...

@ Paolo
Il 2025 è in linea di massima l'anno che scaturisce dallo scenario 1
http://rutledge.caltech.edu/ODcomments/LTGScenario1.jpg
nel quale la curva 'population' ha un picco, ovvero la popolazione mondiale inizia a diminuire in assoluto (differenza tra nascite e morti)
Nel modello non sono considerate guerre e tensioni sociali, quindi la previsione è ottimistica. Tutto potrebbe degenerare prima.

roberto ha detto...

La guerra in un primo momento è la speranza che a uno possa andar meglio, poi l'attesa che all'altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l'altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio.
Karl Kraus

markogts ha detto...

Il paradosso di Jevons applicato ai morti... brividi

Sfido chiunque a trovare, sia dalla parte dei vincitori che dei vinti, una guerra che sia andata a vantaggio degli strati più ampi della popolazione.

Beh, onestamente, l'Italia DOPO la seconda guerra mondiale stava meglio che prima. Non so quanto sia un'eccezione, ma non possiamo negare che fra politiche Keynesiane, voglia di fare bella figura davanti ai comunisti e Piano Marshall, ampi strati di popolazione hanno migliorato la propria esistenza.

Mauro ha detto...

@markogts
Ma stai scherzando?

Non certo la gente comune, non certo chi ha avuto la casa distrutta, il campo minato, qualche parente pertito per la guerra e non più ritornato, ...

fausto ha detto...

@ Comoretto
"...Il problema delle guerre è che i conti si fanno dopo, se si fanno, non prima..."

Proprio vero!

Ed è anche il problema del modello economico corrente: ogni cosa possibile viene sperimentata, in attesa di vedere quali progetti andranno in bancarotta e quali no. La lucidità del mercato.

markogts ha detto...

Mauro, insisto sulla mia posizione. Non dico che la guerra sia bella né voglio entrare nel merito delle motivazioni, ma sta di fatto che gli italiani, gli europei, ci sono entrati con la radio, i biplani e il bromuro e ne sono usciti col televisore, gli aerei a reazione e la penicillina. Lungi da me qualsiasi giustificazione della guerra, ma la seconda guerra mondiale è stata, per certi versi, un'eccezione: il salto tecnologico e il surplus produttivo che ha causato ha migliorato *anche* la vita di "ampi strati di popolazione". Non lo dico io, ma qualsiasi statistica, dalla mortalità infantile alla penetrazione elettrica. E valso la pena per i milioni di morti? Ovviamente no. Ma non sto dando un giudizio etico, sto solo valutando lo stato dei sopravvissuti dieci anni dopo la guerra e dieci anni prima di essa.

markogts ha detto...

E ci aggiungo anche la Guerra Fredda: grazie ad essa siamo andati sulla Luna, che non è poco.

Mauro ha detto...

@markogts
Tre domande:
1. In svizzera sono rimasti all'eta' della pietra?
2. Il progresso tecnologico (stimolato dalla guerra) vale davvero tutti quei morti e quella distruzione?
3. Tutte le risorse sprecate (metalli, carbone, petrolio, ...) per la guerra quanto varranno quando ci verranno a mancare?

markogts ha detto...

Dalle domande che poni, evidentemente non hai capito nulla di quello che sto dicendo, o non hai letto. Più che scrivere E valso la pena per i milioni di morti? Ovviamente no. Ma non sto dando un giudizio etico cosa devo fare?

La Svizzera è andata sulla Luna?

Se la metti in un mero discorso di risorse, la guerra è stata un bene, avendo ammazzato una bella fetta di potenziali consumatori.

Ripeto: stiamo cercando di dare un giudizio etico delle guerre o stiamo valutando la loro convenienza in termini di EROEI, come dice il titolo?

Se pensi che io sia guerrafondaio, ti sbagli di grosso. Però guardo e analizzo anche i fatti che non mi piacciono.

Antonello ha detto...

"...e ne sono usciti col televisore, gli aerei a reazione e la penicillina"

Marcogts, la guerra stimola le invenzioni questo si, ma secondo me li avremmo avute lo stesso anche se magari con un decennio di ritardo, bomba atomica compresa, la voglia di "supremazia" USA avrebbe fatto il miracolo...

markogts ha detto...

EROEI: la guerra porta a più o meno risorse di quante ne consuma? Mia posizione: dipende dalle guerre. La seconda guerra mondiale è, secondo me, un esempio di guerra con EROEI ben più elevato, ad esempio, di quel buco nero di risorse che è l'Afghanistan di oggi. E la controprova ne è che dopo la seconda guerra mondiale si stava meglio rispetto a prima (almeno il cosiddetto "occidente"), mentre dopo la guerra in Afghanistan, dubito che staremo meglio. Altro esempio di guerra con EROEI < 1: gli Stati Uniti e il Vietnam: ci sono entrati nel boom economico, ne sono usciti dovendo dare l'addio alla convertibilità del dollaro e con una crisi economica che sarebbe durata quasi un decennio.

Non voler riconoscere qualcosa di particolare in quest'ottica alla WWII e alla seguente Guerra Fredda, secondo me, significa non conoscere la storia.