lunedì, novembre 22, 2010

I Comuni denominatori delle frazioni organiche

Chiedo scusa per il doppio senso del titolo, ma mi piace giocare con le parole. Oggi parlerò di raccolte differenziate dei rifiuti e compostaggio.
Gli oppositori, in buona o cattiva fede, della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, usano spesso l’argomento abusato di una presunta mancata riutilizzazione delle frazioni raccolte.

Invito pertanto a leggere, cliccando qui, con estrema attenzione il documento “La situazione del recupero della frazione organica nel Veneto per l’anno 2009” redatto dall’Osservatorio regionale per il compostaggio presso l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale.
Il Veneto globalmente ha superato il 56% di raccolta differenziata, con intere Province abbondantemente sopra il 60%, grazie soprattutto alle raccolte differenziate domiciliari e alla raccolta separata dell’organico, che spero tutti sappiano rappresenta la frazione merceologica prevalente in peso (circa il 30%).
L’organico raccolto viene trattato tutto in 16 impianti regionali che producono e commercializzano (cioè vendono) annualmente circa 230.000 ton. (!!!) di compost che viene utilizzato come ammendante organico per il 97% in pieno campo nelle colture estensive dell’agricoltura veneta.

Le ragioni di questo successo dipendono da diversi fattori, tra cui:
1) Ottima organizzazione della raccolta differenziata domiciliare
2) Istituzione dell’Osservatorio regionale che verifica il corretto funzionamento degli impianti e la qualità del compost prodotto;
3) Istituzione di un marchio di qualità per il compost (circa 25.000 ton. prodotte);
4) Alta qualità del compost prodotto;
5) Campagne di marketing e sensibilizzazione degli agricoltori.
Il messaggio ai naviganti che questo esempio virtuoso propone è che la raccolta differenziata dei rifiuti è un’attività industriale come tutte le altre che può funzionare solo se si affrontano in maniera efficace tutte le fasi della filiera, dalla organizzazione al recupero finale.
Chi si appresta a iniziare le raccolte differenziate domiciliari non deve farlo con superficialità e approssimazione e, forse sarebbe opportuno avvalersi umilmente del supporto delle esperienze di successo, può essere un modo per partire con il piede giusto.

5 commenti:

Franco Noce ha detto...

caro Terenzio, ho letto con attenzione il documento di Arpa Veneto.
A scanso di equivoci, sono favorevole alla r.d. dell'organico e al compostaggio di quanto raccolto.
Però non nascondiamoci i dati negativi.
1: il confronto fra tariffa di conferimento e valore commerciale. il secondo è 1/10 del primo. Si ricordi anche che in peso il compost è circa 1/4 del rifiuto raccolto (perdita umidità). Questo è un segnale, sia pure indiretto e impreciso, del fatto che lo scopo vero (e guisto) dell'operazione è smaltire rifiuti e non recuparare risorse.
2. il rapporto dice che la "prevale la cessione gratuita del compost sfuso agli agricoltori per l’utilizzo in pieno campo", quindi il marketing ha avuto successo più che sul mercato, sulle relazioni istituzionali fra associazioni dei produttori e filiera dello smaltimento (che non è una cosa cattiva a mio parere, ma ha i suoi limiti).
3. il marchio di qualità riguarda meno del 10% del compost prodotto.
Franco

Mirko Paglia ha detto...

Santocielo! siamo all'inizio Franco! Mi permetta di far notare che in certe parti d'Italia la differenziata non sanno neppure da che parte sta! :D ovviamente le sue obiezioni sono realistiche (anche se...).
Certamente lo scopo è di migliorare! Non si può giungere alla soluzioni migliore subito, bisogna passare per piccoli step.

Franco Noce ha detto...

il mio messaggio non ha nessun contenuto polemico, quindi onestamente non capisco il "santocielo" o "anche se ..." ... puntini che cosa?

Ho solo rilevato dati che non consentono di pensare che tutto sia risolto e neppure di avere la certezza di essere sulla strada definitiva. Ho detto definitiva perchè penso che sia giusto fare compost (fra l'altro il Veneto tratta anche una bella quota di rd piemontese, contribuendo a risolvere un problema di casa mia) ma senza pretendere di avere risolto tutto.

roberto ha detto...

appoggo pienamente terenzio. e' ora di farla finita con i cassonetti dove tutti buttano tutto e male . raccolta porta a porta deve essere la parola d'ordine come si faceva a roma 40 anni fa.
quanto al compost bisogna solo che benedirlo. sara' pure un metodo per smaltire rifiuti , ma resta il fatto che funziona e non inquina.lo faceva mia nonna , lo faccio io nel giardino, e' ora che lo facciano tutti .

Paolo Marani ha detto...

Vorrei porre l'attenzione sul fatto che le percentuali di RD calcolate dal gestore del servizio, non hanno molto a che fare con quanto effettivamente viene recuperato.

I due dati si avvicinano abbastanza per l'organico (che non passa dai consorzi) e per il vetro (che è facilmente recuperabile), ma ci sono differenze enormi per le altre classi merceologiche, come la carta, le plastiche, i metalli.

Andrebbe calcolato un indice globale di "reimmissione al consumo", ma a tutt'oggi, mentre calcolare la RD ruisulta relativamente facile (basta contare i camion che passano), calcolare un tasso di riutilizzo affidabile è praticamente impossibile.

Basti solo pensare che i calcoli sono a livello provinciale e regionale, mentre i materiali possono subire un import-export anche notevole, se il teritorio non è in grado di sfruttarli.

Generalmente, valori attendibili di effettivo recupero vanno dal 60% per il vetro, al 40% per la carta/cartone, al 30% per i metalli, e ancora meno per le plastiche (che tuttalpiù si preferisce bruciare anzichè recuperare).

GLi stessi dati calcolati dal CONAI e dalle regioni (ISPRA ex APAT) danno risultati talmente discordanti che il loro confronto non viene più fatto dal 2002.

Insomma, anche con % di RD a due cifre, siamo ancora ben lontani da una situazione realmente sostenibile.