Filippo Zuliani è un giovane ingegnere che vive e lavora in Olanda - dopo un periodo da ricercatore universitario ad Amsterdam è passato in un'impresa privata e fa ricerca sui materiali. Ci ha proposto questa interessante riflessione sulle conseguenze del picco petrolifero nei trasporti e sulla necessità di investire nella propulsione elettrica individuale.
Come sapete, la mia opinione è in parte divergente con questa linea, in quanto ritengo prioritario l'intervento dello Stato nel sostegno della mobilità collettiva su ferro. Ma credo che Filippo, abitante di un paese che da questo punto di vista è un modello, concordi anche con questa esigenza.
Scritto da Filippo Zuliani
L'Italia e' un forte importatore di petrolio. Importiamo circa 2 milioni di barili al giorno, principalmente per mantenere un parco auto tra i più elevati al mondo (36 milioni di vetture in suolo nostrano, 600 auto ogni 1000 abitanti, causa ed effetto di una dipendenza pressocché totale dalla gomma per quanto concerne il trasporto di merci e persone.
Nulla di nuovo, ahimè. Ma ci attende un appuntamento importante. Stando al Pentagono e all'IEA, nel 2012 raggiungeremo il cosiddetto peak oil, il picco nella produzione del petrolio.
Già mesi fa il Pentagono prevedeva che nel 2015 sarà possibile soddisfare soltanto il 90% della domanda mondiale. E allora saremo ufficialmente in periodo post-picco.
Secondo l'Export Land Model, modello matematico inventato dal geologo Geoffry Brown, la conseguenza più importante del picco sarà la scomparsa dei paesi esportatori di petrolio nel 2030. Quando la produzione arriva al plateau, infatti, il consumo domestico aumenta mentre l’esportazione diminuisce. In altri termini, nel 2030 ci sarà ancora petrolio ma i paesi produttori lo terranno per sé.
Questo dilemma è l'attuale dilemma dei costruttori d'auto, che si trovano oggi di fronte al bivio di continuare ad investire sull'auto con motore a scoppio (benzina, diesel o biodiesel) o buttarsi sulla filosofia elettrica, che ad oggi annovera però molteplici incarnazioni (veicoli ibridi, plug-in ibridi o full electric cars).
Per quel che concerne l'Italia, la scomparsa dell'esportazione di petrolio nel 2030 significa che dobbiamo sostituire il parco auto in qualcosa che non va a benzina. E che abbiamo 20 anni per farlo. Se non cambieremo, il rischio è di trovarci in mezzo ad un guado profondo, dipendenti da un petrolio drammaticamente più sempre più raro e costoso. Finché ne esisterà sul mercato.
Secondo un recente rapporto McKinsey, per cambiare drasticamente faccia al settore dell'automobile, la produzione di auto elettriche necessita di una base installata del 10% del totale. Stimando tale base operativa per il 2020, vuol dire che ogni anno dobbiamo sostituire 360.000 auto e trattori con macchine che vanno a etanolo, biodiesel – parte del quale sarà però probabilmente riservato al settore aereo) – o, meglio, elettricità.
In questo scenario, il ruolo del governo dovrebbe essere lampante: incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici e per la costruzione di punti ricarica. Ambedue colpevoli assenti di lunga data in Italia.
Nulla di nuovo, ahimè. Ma ci attende un appuntamento importante. Stando al Pentagono e all'IEA, nel 2012 raggiungeremo il cosiddetto peak oil, il picco nella produzione del petrolio.
Già mesi fa il Pentagono prevedeva che nel 2015 sarà possibile soddisfare soltanto il 90% della domanda mondiale. E allora saremo ufficialmente in periodo post-picco.
Secondo l'Export Land Model, modello matematico inventato dal geologo Geoffry Brown, la conseguenza più importante del picco sarà la scomparsa dei paesi esportatori di petrolio nel 2030. Quando la produzione arriva al plateau, infatti, il consumo domestico aumenta mentre l’esportazione diminuisce. In altri termini, nel 2030 ci sarà ancora petrolio ma i paesi produttori lo terranno per sé.
Questo dilemma è l'attuale dilemma dei costruttori d'auto, che si trovano oggi di fronte al bivio di continuare ad investire sull'auto con motore a scoppio (benzina, diesel o biodiesel) o buttarsi sulla filosofia elettrica, che ad oggi annovera però molteplici incarnazioni (veicoli ibridi, plug-in ibridi o full electric cars).
Per quel che concerne l'Italia, la scomparsa dell'esportazione di petrolio nel 2030 significa che dobbiamo sostituire il parco auto in qualcosa che non va a benzina. E che abbiamo 20 anni per farlo. Se non cambieremo, il rischio è di trovarci in mezzo ad un guado profondo, dipendenti da un petrolio drammaticamente più sempre più raro e costoso. Finché ne esisterà sul mercato.
Secondo un recente rapporto McKinsey, per cambiare drasticamente faccia al settore dell'automobile, la produzione di auto elettriche necessita di una base installata del 10% del totale. Stimando tale base operativa per il 2020, vuol dire che ogni anno dobbiamo sostituire 360.000 auto e trattori con macchine che vanno a etanolo, biodiesel – parte del quale sarà però probabilmente riservato al settore aereo) – o, meglio, elettricità.
In questo scenario, il ruolo del governo dovrebbe essere lampante: incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici e per la costruzione di punti ricarica. Ambedue colpevoli assenti di lunga data in Italia.
12 commenti:
...nonché trovare il modo di produrre - molto a spanne - almeno *altri* 200 miliardi di kWh = 200 TWh/anno di energia elettrica a bassso costo o almeno a costo ragionevole, per poter alimentare i veicoli elettrici! (oggi il fabbisogno elettrico nazionale sta sui 300 TWh/anno).
Francesco M.
...Le accise sulla mobilità individuale sono destinate a crollare anche se fosse possibile ( e non lo è )una transizione di massa a veicoli elettrici : niente più accise sui carburanti, manutenzione meccanica ridotta all'osso, ( e questo di qui a 15-20 anni massimo ) : quindi oltre agli incentivi per la mobilità elettrica individuale, su cui concordo, bisogna cominciare a tagliare la spesa pubblica anche per il motivo prima esposto ; se non erro già nel 2010 c'è stata in Italia una diminuzione del 4 % rispetto all'anno prima della vendita complessiva dei carburanti automobilistici; se non erro un paio di anni fa con le accise spaventose sui carburanti, ( con cui peraltro concordo, se queste non fossero destinate alle inefficienze della pubblica amministrazione ed al welfare iniquo fra generazioni ed ad elevata impronta ecologica , ma appunto alla mobilità elettrica individuale),lo stato cimtirava su 30-35 miliardi di euro; oggi fìdovremmo essere sui 27-30.
Le accise corrispondono in modo abbastanza equo alle spese statali per la circolazione: manutenzione strade in primis. Quindi mi sembra sia giusto ci siano.
Il problema del fatto che andranno a calare non è che il riflesso del fatto che TUTTE le entrate fiscali andranno a calare, visto che l'economia attuale dipende a filo doppio dalla disponibilità di risorse energetiche.
Occorre pensare in fretta ad un tipo diverso di economia. Purtroppo non abbiamo precedenti su cui basarci, e non la vedo facile. Già il fatto che l'economia stagni (cioè che il PIL rimanga stazionario, mica sta crollando) ha le conseguenze disastrose che vediamo.
R "Le accise corrispondono in modo abbastanza equo alle spese statali per la circolazione:" di Gianni Comoretto :
da poco tempo per legge i 2/3 dei proventi delle multe devono essere destinati alla gestione delle strade e non a rattoppare gli scassati bilanci comunali ( In teoria , ovviamente non i pratica) : i proventi delle multe sarebbero più che sufficienti, quindi le accise sui carburanti servono ad alimentare il welfare iniquo fra generazioni ed ad elevata impronta ecologica.
Mah... non so... io mi sto rivolgendo alla mobilità collettiva sia per raggiungere il lavoro e spesso per diletto e visto che l'auto oramai la uso pochissimo con problemi relativi (staccare la batteria e ricaricarla ogni tanto) sto meditando di venderla e fare un abbonamento al Car Sharing.
Oppure prendersi un taxi proprio per le emergenze.
Se si ha bisogno dell'auto per le vacanze tanto vale affittarne una alla Hertz o Avis.
Però è dura a morire la voglia di lasciare la città, andare a vivere fuori porta, poi fanno ore di viaggio e decine di km ogni giorno, ma che bello la sera stare in campagna!
Le accise sui carburanti dovrebbero servire a coprire tutti i costi esterni causati dall'uso dell'auto, non solo la riparazione delle strade. Quindi, gli enormi costi sanitari, quelli legati alla congestione, all'effetto serra ecc.
Il picco del petrolio e la fine dell'esportazione dello stesso colpiranno tutti i soggetti economici.
In prima fila e piu duramente di ogni altro sara' colpita l'industria automobilistica.
Sono convinto che i vertici delle grandi case del settore siano ben consapevoli di cosa sia in arrivo.
Per questo credo che chiunque possa proporre una soluzione credibile ai problemi posti dal picco energetico, trovera' buona accoglienza e appoggio, sia politico che finanziario, se si rivolgera' ai signori dell' automobile.
Allo stato attuale delle cose, due sono le vie concettualmente possibili per superare il picco, senza fare ricorso a una brutale riduzione dei consumi energetici complessivi e procapite.
Entrrambe le vie presuppongono un aumento della penetrazione dell' energia elettrica sul mercato
delle forniture energetiche.
Le due vie sono (Continua...)
(...Continuazione)
A Sfruttamento dei venti d'alta quota come proposto dall'ingegnere Massimo Ippolito con il suo Kite Wind Generator
B Sfruttamento della luce solare, captata, convertita in enrergia elettrica, e trasmessa a Terra, da strutture poste in orbita (Space Solar Power Satellite) come proposto dal fisico americano
Gerard K. O'Neill
Entrambe le tecnologie sono oggi in avanzata fase sperimentale.
Informazioni sul kitegen possono essere trovate sul sito http://kitegen.com/
Informazioni sullo Space Solar Power Satellite possono essere trovate sul sito
http://www.nss.org/settlement/ssp/
In particolare segnalo che la capacita di trasferire forza motrice, via micronde, fra due punti distanti tra loro oltre 100 chilometri e' stata dimostrata sperimentalmente il 15 Settembre 2008 Vedi http://www.spaceref.com/news/viewpr.html?pid=26415
e c'e chi, fidando su questa tecnologia si e' impegnato oggi, a fornire a nel 2016 un flusso di 200MegaWatt ora ad un azienda elettrica statunitense.
Vedi http://www.physorg.com/news159020477.html
La domanda di energia elettrica da fonti fluenti, sara' cosi ampia da consentire l'affermarsi di entrambe i metodi.
In linea teorica non dovrebbe esserci competizione tra le due filiere; e' tuttavia possibile esaminare i punti di forza e di debolezza relativa delle due vie
Kite Wind Generator
Punti di Forza
Unita produttive di piccola dinensione, di piccola potenza (Potenza di picco 3 MegaWatt) di costo ridotto ( 1 Milione di Euro) con tempi di ammortamento brevi, relativamente semplici da costruire, sia come unita' singole che in serie.
Punti di debolezza
Vengono costruite in un ambiente dove le risorse minerali divengono ,via via, piu scarse e costose.
Il costo di produzione dell'energia fornita da queste macchine, non si ridurra se non in modo marginale mano a mano che il numero delle macchine in servizio aumenta di numero.
Possiamo aspettarci che l'energia all'uscita del generatore costi 20 dollari per MegaWatt ora.
Questo prezzo e' in linea con quello richiesto dai generatori idroelettrici ed in genere migliore di quello medio di mercato ma e' ancora troppo alto per consentire la produzione di idrocarburi di sintesi (benzina e fertilizzanti) derivati da carbonio, idrogeno, ossigeno atmosferici.
Space Solar Power Satellite
Punti di Forza
Sono costruiti in un ambiente dove, spazio, energia e risorse naturali sono abbondanti, dal punto di vista dei consumi odierni, addirittura illimitate.
Una volta remunerato l'investimento iniziale il prezzo di costo dell'energia prodotta e fornita sarebbe prossimo allo zero.
Su questa base e' possibile ipotizare la produzione di idrocarburi a partire dall'aria atmosferica.
La durata operativa di ogni singola centrale elettrica potra essere misurata in svariate centinaia di anni.
Punti di debolezza
E' assolutamente anti economico se costruito in piccola scala.
E come se ci trovassimo all'improvviso alle prese con un nuovo continente, una terra lontana, vastissima, ricca e vergine.
Prima di sfruttarla dovremmo costruire una rete logistica, officine, magazzini, ricoveri.....
e tutto questo genererebbe costi che solo un ampia produzione potrbbe coprire.
Secondo la stima preparata da Gerard K. O'Neill nel 1978, con una spesa di 46 miliardi di dollari
(anno 1976) nel 13°anno dall'avvio del progetto verrebbe prodotte, nello spazio, nuove centrali
elettriche ingrado di fornire al consumatore di terra nuova potenza istallata per 20000 megaWatt
ora (Il parco centrali elettriche italiano e' di circa 90000 megaWatt ora)
Gli impianti dove si costruiscono queste centrali formerebbero una sorta di citta nel cielo; una citta in grado, a quel punto, di raddoppiare la propria produzione ogni 30 mesi.
A Sfruttamento dei venti d'alta quota come proposto dall'ingegnere Massimo Ippolito con il suo Kite
Wind Generator
B Sfruttamento della luce solare, captata, convertita in enrergia elettrica, e trasmessa a Terra, da strutture poste in orbita (Space Solar Power Satellite) come proposto dal fisico americano
Gerard K. O'Neill
Entrambe le tecnologie sono oggi in avanzata fase sperimentale.
Informazioni sul kitegen possono essere trovate sul sito http://kitegen.com/
Informazioni sullo Space Solar Power Satellite possono essere trovate sul sito
http://www.nss.org/settlement/ssp/
In particolare segnalo che la capacita di trasferire forza motrice, via micronde, fra due punti distanti
tra loro oltre 100 chilometri e' stata dimostrata sperimentalmente il 15 Settembre 2008
Vedi http://www.spaceref.com/news/viewpr.html?pid=26415
e c'e chi, fidando su questa tecnologia si e' impegnato oggi, a fornire a nel 2016 un flusso di 200
MegaWatt ora ad un azienda elettrica statunitense.
Vedi http://www.physorg.com/news159020477.html
La domanda di energia elettrica da fonti fluenti, sara' cosi ampia da consentire l'affermarsi di entrambe i metodi.
In linea teorica non dovrebbe esserci competizione tra le due filiere; e' tuttavia possibile esaminare i punti di forza e di debolezza relativa delle due vie
Kite Wind Generator
Punti di Forza
Unita produttive di piccola dinensione, di piccola potenza (Potenza di picco 3 MegaWatt) di costo ridotto ( 1 Milione di Euro) con tempi di ammortamento brevi, relativamente semplici da costruire, sia come unita' singole che in serie.
Punti di debolezza
Vengono costruite in un ambiente dove le risorse minerali divengono ,via via, piu scarse e costose.
Il costo di produzione dell'energia fornita da queste macchine, non si ridurra se non in modo marginale mano a mano che il numero delle macchine in servizio aumenta di numero.
Possiamo aspettarci che l'energia all'uscita del generatore costi 20 dollari per MegaWatt ora.
Questo prezzo e' in linea con quello richiesto dai generatori idroelettrici ed in genere migliore di quello medio di mercato ma e' ancora troppo alto per consentire la produzione di idrocarburi di sintesi (benzina fertilizzanti) derivati da carbonio, idrogeno, ossigeno atmosferici.
Space Solar Power Satellite
Punti di Forza
Sono costruiti in un ambiente dove, spazio, energia e risorse naturali sono abbondanti, dal punto di vista dei consumi odierni, addirittura illimitate.
Una volta remunerato l'investimento iniziale il prezzo di costo dell'energia prodotta e fornita arebbe prossimo allo zero.
Su questa base e' possibile ipotizare la produzione di idrocarburi a partire dall'aria atmosferica.
La durata operativa di ogni singola centrale elettrica potraessere misurata in svariate centinaia di anni.
Punti di debolezza
E' assolutamente anti economico se costruito in piccola scala.
E come se ci trovassimo all'improvviso alle prese con un nuovo continente, una terra lontana, vastissima, ricca e vergine.
Prima di sfruttarla dovremmo costruire una rete logistica, officine, magazzini, ricoveri.....
e tutto questo genererebbe costi che solo un ampia produzione potrbbe coprire.
Secondo la stima preparata da Gerard K. O'Neill nel 1978, con una spesa di 46 miliardi di dollari
(anno 1976) nel 13°anno dall'avvio del progetto verrebbe prodotte, nello spazio, nuove centrali
elettriche ingrado di fornire al consumatore di terra nuova potenza istallata per 20000 megaWatt
ora (Il parco centrali elettriche italiano e' di circa 90000 megaWatt ora)
Gli impianti dove si costruiscono queste centrali formerebbero una sorta di citta nel cielo; una citta in grado, a quel punto, di raddoppiare la propria produzione ogni 30 mesi.
A Sfruttamento dei venti d'alta quota come proposto dall'ingegnere Massimo Ippolito con il suo Kite
Wind Generator
B Sfruttamento della luce solare, captata, convertita in enrergia elettrica, e trasmessa a Terra, da strutture poste in orbita (Space Solar Power Satellite) come proposto dal fisico americano
Gerard K. O'Neill
Entrambe le tecnologie sono oggi in avanzata fase sperimentale.
Informazioni sul kitegen possono essere trovate sul sito http://kitegen.com/
Informazioni sullo Space Solar Power Satellite possono essere trovate sul sito
http://www.nss.org/settlement/ssp/
In particolare segnalo che la capacita di trasferire forza motrice, via micronde, fra due punti distanti
tra loro oltre 100 chilometri e' stata dimostrata sperimentalmente il 15 Settembre 2008
Vedi http://www.spaceref.com/news/viewpr.html?pid=26415
e c'e chi, fidando su questa tecnologia si e' impegnato oggi, a fornire a nel 2016 un flusso di 200
MegaWatt ora ad un azienda elettrica statunitense.
Vedi http://www.physorg.com/news159020477.html
La domanda di energia elettrica da fonti fluenti, sara' cosi ampia da consentire l'affermarsi di entrambe i metodi.
In linea teorica non dovrebbe esserci competizione tra le due filiere; e' tuttavia possibile esaminare i punti di forza e di debolezza relativa delle due vie
Kite Wind Generator
Punti di Forza
Unita produttive di piccola dinensione, di piccola potenza (Potenza di picco 3 MegaWatt) di costo ridotto ( 1 Milione di Euro) con tempi di ammortamento brevi, relativamente semplici da costruire, sia come unita' singole che in serie.
Punti di debolezza
Vengono costruite in un ambiente dove le risorse minerali divengono ,via via, piu scarse e costose.
Il costo di produzione dell'energia fornita da queste macchine, non si ridurra se non in modo marginale mano a mano che il numero delle macchine in servizio aumenta di numero.
Possiamo aspettarci che l'energia all'uscita del generatore costi 20 dollari per MegaWatt ora.
Questo prezzo e' in linea con quello richiesto dai generatori idroelettrici ed in genere migliore di quello medio di mercato ma e' ancora troppo alto per consentire la produzione di idrocarburi di sintesi (benzina fertilizzanti) derivati da carbonio, idrogeno, ossigeno atmosferici.
Space Solar Power Satellite
Punti di Forza
Sono costruiti in un ambiente dove, spazio, energia e risorse naturali sono abbondanti, dal punto di vista dei consumi odierni, addirittura illimitate.
Una volta remunerato l'investimento iniziale il prezzo di costo dell'energia prodotta e fornita arebbe prossimo allo zero.
Su questa base e' possibile ipotizare la produzione di idrocarburi a partire dall'aria atmosferica.
La durata operativa di ogni singola centrale elettrica potraessere misurata in svariate centinaia di anni.
Punti di debolezza
E' assolutamente anti economico se costruito in piccola scala.
E come se ci trovassimo all'improvviso alle prese con un nuovo continente, una terra lontana, vastissima, ricca e vergine.
Prima di sfruttarla dovremmo costruire una rete logistica, officine, magazzini, ricoveri.....
e tutto questo genererebbe costi che solo un ampia produzione potrbbe coprire.
Secondo la stima preparata da Gerard K. O'Neill nel 1978, con una spesa di 46 miliardi di dollari
(anno 1976) nel 13°anno dall'avvio del progetto verrebbe prodotte, nello spazio, nuove centrali
elettriche ingrado di fornire al consumatore di terra nuova potenza istallata per 20000 megaWatt
ora (Il parco centrali elettriche italiano e' di circa 90000 megaWatt ora)
Gli impianti dove si costruiscono queste centrali formerebbero una sorta di citta nel cielo; una citta in grado, a quel punto, di raddoppiare la propria produzione ogni 30 mesi.
"...Per questo credo che chiunque possa proporre una soluzione credibile ai problemi posti dal picco energetico, trovera' buona accoglienza e appoggio, sia politico che finanziario, se si rivolgera' ai signori dell' automobile..."
???????????????????????????????????????????????????????????????????????????? non sono sicuro....confermami che era un'intervento sarcastico!! :-)
No.
Non e' un commento sarcastico.
La fine del petrolio abbondante e a basso prezzo comporta la fine dell'industria automobilistica.
Questi signori che oggi controllano a livello mondiale, il destino di 5 milioni di famiglie, e gestiscono un enorme quantita di denaro, impianti, relazioni, unitamente alla piu grossa concentrazione di macchine utensili del pianeta, non desiderano tornare alla pastorizia. Offrigli una possibilita per aggirare il picco (magari a carico del bilancio pubblico)ed essi la coglieranno.
Se vuoi spianare una montagna, puoi anche provare da solo con un piccone, un badile e una cariola, ma con un esercito di ruspe e migliaia di uomini farai prima.
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