Massimo
Ippolito di KiteGen risponde all'improvviso affastellarsi di voci
allarmate e preoccupate per l'avvenuta segnalazione su Quale
Energia di uno studio,
eseguito presso il Max Planck Institute, che sembrerebbe mettere in crisi il concetto stesso di eolico di alta quota o troposferico.
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Di Massimo Ippolito
Tullio
de Mauro ci informa, dalle
pagine del Corriere, che il 71 per cento della popolazione italiana
si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura
di un testo [italiano] di media difficoltà. E poiché quindi,
purtroppo, quello studio del Max Planck può essere compreso,
valutato criticamente e letto tra le righe da percentuali omeopatiche
di cittadini medi, chiedo perdono per la franchezza, accompagnata da
un certo disagio, che mi vedo costretto a usare. Siamo infatti di
fronte ad un lavoro assai criticabile, come vedremo, e francamente
stupisce la disponibilità a pubblicarlo da parte di Earth System
Dynamics e quella a rilanciarlo da parte di Quale Energia (che
peraltro ci ha cortesemente offerto un diritto
di replica).
Chi è
abituato a leggere pubblicazioni scientifiche resterà sicuramente
sorpreso dallo stesso titolo del paper, “Jet
stream wind power as a renewable energy resource: little power, big
impacts” che ne preannuncia lo
spirito inspiegabilmente aggressivo. Nel paper stesso, poi, ogni
paragrafo dedica uno spazio esagerato, e senza ragionamenti di
supporto, a ripetere apoditticamente ciò che è stato espresso nel
titolo e che viene ribadito nelle conclusioni.
I
lavori, per esempio, dell'IPCC hanno abituato tutti a vedere ogni
previsione prodotta da un modello corredata da una barra di
incertezza. Mentre ci risulta arduo considerare un segno di serietà
scientifica già la sola affermazione, contenuta nel paper del Max
Planck, che si possa estrarre esattamente 7,5 TW dall'atmosfera,
senza offrire a chi legge delle opportune barre di errore; barre che
sono ottenibili, nel ciclare il modello, variando le assunzioni nel
loro ambito di plausibilità.
Stimano
solamente 7,5 TW, ma a ben vedere non è affatto
poco!
Paradossalmente,
lo studio dei ricercatori del Max Planck Institute, pur eseguito
utilizzando argomenti che dimostreremo errati e pur posizionandosi,
fra centinaia di altre valutazioni della risorsa vento, come la meno
generosa in assoluto, è in sostanza un'ulteriore conferma della
validità del KiteGen e più ampiamente dell'eolico di alta quota.
Perché esso afferma che col solo eolico di alta quota si può
estrarre in modo sostenibile molto di più del fabbisogno mondiale
primario di energia, anche se lo afferma in polemica diretta con un
recente lavoro più ottimistico di Ken Caldeira e Christina Archer, nel quale quel "di più" è stimato in 100 volte.
Cito
infatti dalla loro pubblicazione: "Our
estimate for maximum sustainable extraction of kinetic energy from
jet stream is 7.5 TW" ("La nostra stima per la massima e
sostenibile estrazione di energia cinetica dal jet stream è di 7,5
TeraWatt"). Tuttavia tale pur
pessimistico limite di 7.5 TeraWatt, della nobile e preziosa energia
elettrica, è di gran lunga superiore all'intero fabbisogno umano
primario! Fabbisogno che oggigiorno si attesta in 14 TW fossili, e
quindi termici, dei quali molto meno della metà si trasforma in
servizi energetici utili. Una centrale elettrica a carbone consuma
circa il triplo di energia termica rispetto all'elettricità erogata
e un'automobile brucia e disperde cinque volte l'energia termica del
carburante rispetto all'energia meccanica che arriva effettivamente
alle ruote. Quasi tutto il nostro uso di energia è affetto da queste
ineludibili proporzioni di spreco. Di conseguenza si può affermare,
senza timori di smentite, che il fabbisogno umano attuale, di
potenza, è ampiamente sotto i 6TW (da moltiplicare per le 8760 ore,
per ottenere il fabbisogno di energia su base annua), se fissati già
nella nobile forma elettrica o meccanica anziché termica.
Potenza
o energia? Questo è il problema
Entriamo
ora nel merito del lavoro.
Chi
si occupa professionalmente di energia condivide con me la sensazione
oppressiva del dover subire la continua e diffusa confusione fra i
concetti distinti di potenza e di energia. E anche a pagina 202 del
paper in questione l'intero primo paragrafo mescola ripetutamente e ineffabilmente i due concetti. Qui un esempio: "If we take the present global energy demand of 17 TW of 2010 (EIA,
2010), then this estimate would imply that 1700 TW of wind power can
be sustainably extracted from jet streams. However, this estimate is
almost twice the value of the total wind power of 900 TW (Lorenz,
1955; Li et al., 2007; Kleidon et al., 2003;Kleidon, 2010) that is
associated with all winds within the global atmosphere."
L’attuale
domanda di energia
è, secondo gli autori, di 17 TW, che però misurano una potenza,
chiaro (ma solo agli addetti ai lavori) che volessero intendere la
potenza media assorbita dalle utenze planetarie durante un anno, ma
espresso con una superficialità che non è ammissibile per uno
studente del liceo durante un’interrogazione, figurarsi per un team
di ricercatori, il quale avrà peraltro avuto modo di rileggere più
volte il lavoro prima di rilasciarlo. Inoltre affermare che la
potenza totale del vento è di 900 TW è una forzatura del concetto
fisico: non esiste potenza in un fluido, semmai esso è dotato di
energia. Al limite, si potrebbe provare a valutare l'energia
posseduta dal regime stazionario atmosferico, che però si misura in
TWh (TeraWattOra). Quei 900 TW, se mai, potrebbero essere la potenza
che il sole trasferisce all'atmosfera e che si trasforma in forma
cinetica oppure la potenza che l'atmosfera perde continuamente in
calore con l'interazione con il suolo e nei fenomeni di attrito tra i
vari flussi. Dovrebbe bastare questo per riconsiderare che esistono
molti approcci di maggiore qualità e certamente di superiore
interesse sul tema:
ENERGIA
Brunt(1939)
calcola in 100PWh l’energia cinetica totale dell'atmosfera.
POTENZA
DISSIPATA IN ATMOSFERA
Gustavson
(1979) calcola 3600TW di dissipazione media totale, (inoltre conferma
i dati di Brunt),
Gustavson
(1979) 1200TW di dissipazione entro il boundary layer con l'orografia
del territorio e il trasferimento di energia ai mari,
Lorenz
(1967) 1270TW, Skinner (1986) 350TW, Peixoto and Oort (1992) 768TW,
Sorensen (1979 e 2004) 1200TW, Keith et al. (2004) 522TW, Lu et. al.,
(2009) 340TW, Wang and Prinn (2010) 860TW.
Le
differenze fra i risultati di cui sopra sono motivabili da analisi
che parzializzano su flussi ordinati, puramente orizzontali e
potenzialmente sfruttabili, ma sostanzialmente tutti gli autori sono
abbastanza concordi sugli ordini di grandezza.
SFRUTTAMENTO
DELLA RISORSA
Gustavson
(1979) ritiene che possano essere sfruttati 130 TW - il 10% di ciò
che viene dissipato naturalmente - con già un’espressa attenzione
al clima da parte dell'autore; che per me rimane il più credibile,
colui che ha detto e capito tutto ciò che c'era da dire e capire. Un
altro ottimo lavoro è quello di Sorensen, che si sovrappone quasi
perfettamente a quello di Gustavson
Tornando
alla confusione tra potenza ed energia sul paper di L. M. Miller, F.
Gans and A. Kleidon , bisogna essere veramente indulgenti ed
approssimativi per accettare queste formulazioni :
<<Archer
and Caldeira (2009) estimated the potential of jet stream wind power
as “...roughly100 times the global energy demand”. If we take the
present global energy demand of 17TW of 2010 (EIA, 2010), then this
estimate would imply that 1700TW of wind power can be sustainably
extracted from jet streams. However, this estimate is almost twice
the value of the total wind power of 900TW(Lorenz, 1955; Li et al.,
2007; Kleidon et al., 2003; Kleidon, 2010) that is associated with
all winds within the global atmosphere.
Here
we resolve this contradiction between the energy that can maximally
extracted from the jet stream Sect. 4 in terms of differences in
velocity and dissipation rates, the limit on how much kinetic energy
can maximally be extracted, atmospheric energetics. The contradiction
originates from the erroneous assumption that the high wind speeds of
the jet streams result from a strong power source. It is well known
in meteorology that jet streams reflect quasi-geostrophic flow, that
is, the high wind speeds result from the near absence of friction and
not from a strong power source.>>
1)
Vi si "accusano" artificiosamente Archer e Caldeira di dire
che 1700 TW sono sostenibili, mentre il vero significato è che
essendoci un potenziale pari a 100 volte la domanda globale,
l'estrazione risulta particolarmente copiosa anche da una singola
geolocalizzazione, e che per ora possiamo lasciare passare
indisturbato ciò che non raccogliamo. Inoltre la stima di Archer e
Caldeira non si riferisce ai soli jet stream.
2)
Vi si cita un TOTAL WIND POWER, associato a tutti i venti
dell'atmosfera, e non un dato di potenza media, mediata o al limite
di TW anno; il che è un errore grave.
3)
Vi si indica una massima energia che può essere estratta; cosa che
non ha alcun significato se non con un senso molto traslato di
energia, ovvero di potenza.
4)
Vi si indica la massima energia cinetica che può essere estratta;
cosa che avrebbe un significato solo se vi fosse stato aggiunta,
anche solo lessicalmente, una base di tempo.
5)
Inoltre l'assenza di frizione è un falso. Infatti sappiamo che in
atmosfera si perdono globalmente 7W al mq, di cui 2,5 W mq sono la
parte eventualmente a disposizione dell'eolico (da non confondere con
i 700W al mq medi, disponibili localmente, quale sommatoria di
raccolta nel grande cardioide sopravvento ai generatori).
Ragionando
attentamente, l'intento degli autori di forzare insieme diversi
concetti, anche al rischio di apparire superficiali, appare poco
chiaro, e sicuramente poco scientifico dando peraltro adito al
sospetto di voler attaccare ad ogni costo il concetto di eolico di
alta quota.
Ma
in realtà nessuno di buon senso ha mai pensato di sfruttare
direttamente il Jet Stream
Il
Jet Stream alimenta immagini e sogni sproporzionati. Per cui si nota
spesso, quando si tratta di energia eolica, una sorta di prouderie
intellettuale a volerne forzatamente dissertare.
Effettivamente
la velocità media del vento a quelle quote è di 90 nodi medi, un
equivalente di circa 16 kW al metro quadrato di fronte vento, con dei
picchi frequenti di oltre 100 kW al metro quadro. Un’ipotetica
ventolina di soli 20 cm di diametro, immersa nel jet stream, potrebbe
davvero alimentare abbondantemente un'abitazione tutto l'anno, sia di
giorno che di notte.
Però
una macchina che si immerga nel pieno del Jet Stream, a
9000 metri di altezza, è difficile
perfino da immaginare. Solo fantasie tecnologicamente immature
possono ipotizzare di sfruttare direttamente quel possente quanto
ingestibile flusso. L'eolico di alta quota, in tutte le sue forme, si
indirizza invece al flusso residuale, quello che si propaga dai jet
streams e scende a quote relativamente più basse ed è destinato a
frangersi e disperdere energia in calore tra le cime delle montagne,
le foreste e l'orografia del territorio. Si deve pensare che
gli estensori del paper non lo sapessero ? Cioè che criticassero una
tecnologia pur ignorandone perfino le basi? Trattasi di un dubbio
lecito e nel contempo alquanto inquietante.
E
ancora, i lavori di Christina
Archer e Ken Caldeira , che sono
citati nello studio a preteso sostegno, non si concentrano invece
affatto sull'ipotesi di sfruttamento del jet stream. L'atlante
dei venti di alta quota che essi
hanno pubblicato prende infatti in esame tutte le latitudini e
longitudini alle varie altezze; per cui è inaccettabile che sia
attribuito loro una focalizzazione esclusiva sul jet stream.
La
magia insita nelle macchine che intendono sfruttare l'eolico
troposferico è proprio la possibilità di modulare l'altezza
operativa in modo da trovare sempre una brezza non troppo forte né
troppo debole, col fine primario di fare concorrenza alla stabilità
ed alla costanza delle centrali termiche, che convertono l'energia
fossile provvidenzialmente accumulata nei milioni di anni dal nostro
pianeta.
L'eolico
di alta quota presenta inoltre il vantaggio di trovare concentrata
questa energia approssimandosi al regime stazionario atmosferico; al
quale si può accedere praticamente da qualunque luogo della
superficie terrestre, senza richiedere di dispiegare centinaia di
migliaia di installazioni sui territori. Ciò che c’è di positivo
nel fatto di avere quella enorme risorsa energetica accumulata nei
jet stream, non può certamente essere l'immaturo ed inutile
proposito di estrarne migliaia di TW, ma è la consapevolezza di
poter cogliere il vantaggio di una macchina che può attingere
ovunque dalle perdite di quel serbatoio energetico per soddisfare
auspicabili specifiche di funzionamento e di potenza erogabile.
Il
limite di Betz
A
pagina 206 del paper è citata la legge di Betz ed il suo limite al
59,3%. E le formulazioni matematiche di Betz descrivono
effettivamente la metodologia per frenare al meglio il flusso del
vento al fine di estrarre energia. Esse permettono cioè di capire
che il vento non è da sfruttare a fondo perché deve fluire
attraverso la macchina eolica senza perdervi tutta la velocità e
l'energia posseduta. Condizione indispensabile per ottenere il
migliore risultato.
Però
le leggi di Betz sono preziose per le turbine eoliche, che hanno un
fronte vento intercettabile limitato dalla dimensione delle pale in
rotazione; per cui il vento elaborato mantiene in ogni caso l'energia
residua che non viene convertita dalla macchina. Nel caso invece
dell'eolico troposferico di tipo ground-gen (generatore a terra),
quelle leggi perdono gran parte della loro importanza poiché il
fronte vento intercettabile è decine di volte superiore a quello
delle pale eoliche e quindi la velocità del vento viene ridotta solo
leggermente.
Gli autori del paper forzano il cosiddetto limite di
Betz, con l'intento scoperto di affermare che la massima potenza
cinetica estraibile è 7,5 TW e che quindi, a causa del limite di
Betz, la potenza elettrica è di 4,5 TW. Ma questo non è vero
perché, se la potenza cinetica estraibile fosse effettivamente
limitata a 7,5 TW, le macchine eoliche dovrebbero elaborare vento per
12 TW lasciando fluire preservati 4,5 TW, assolvendo in pieno alla
specifica di sottrarre solo 7,5 TW cinetici.
Modelli
matematici
Spesso
si sente dire che la scienza e gli scienziati sono divisi nel
decifrare vari argomenti, come per esempio succede per i modelli che
descrivono il caos climatico e la responsabilità antropica.
Molti
politici non vogliono più sentir parlare di modelli, probabilmente
perché hanno assistito a dimostrazioni di tesi opposte brandite con
altrettanti modelli a supporto. Ebbene, è un vero peccato poiché
l'essenza della politica degli statisti dovrebbe essere quella di
prevedere il futuro con sufficiente anticipo per reagire
correttamente.
Penso
di aver focalizzato abbastanza chiaramente il principale fattore
comune dei guasti cognitivi e comunicativi su molti argomenti di una
certa complessità. Si tratta di differenti percezioni e
interpretazioni dei fenomeni dinamici e retroattivi. Posso anzi dire
che si nota una netta linea di demarcazione tra chi studia,
percepisce ed è consapevole di fenomenologie multivariate con il
loro corredo di forzanti e retroattività, e chi percepisce la
scienza ed i suoi fenomeni con rappresentazioni statiche o semplici
proiezioni tendenziali, come succede nel mainstream degli economisti
o dei demografi.. Purtroppo, è possibile confezionare i cosiddetti
modelli previsionali con entrambe quelle mentalità, ma con ben
diversi risultati qualitativi.
Il
lavoro di L. M. Miller, F. Gans and A. Kleidon rivela appunto una
scarsa conoscenza della dinamica dei sistemi. Infatti, pur
dichiarando di aver utilizzato un modello matematico ad elementi
finiti, lo hanno applicato spalmando ovunque e forzatamente un freno
fluidico quale emulazione di macchine eoliche di alta quota. Un
errore marchiano, che risulta evidente pensando che le macchine
eoliche devono avere necessariamente una geolocalizzazione, mentre
tale aspetto è stato da loro completamente ignorato,
Se i
potenti flussi di vento di alta quota sono così mobili per quasi
mancanza di attrito, un eventuale ostacolo puntuale verrebbe in buona
parte aggirato, creando scenari dinamici inediti, ma modellizzabili
con approcci più rigorosi.
Qui ho
riprodotto un'immagine a dimostrazione che, mentre scrivevo, su
Inghilterra, Francia, Italia e fino alla Grecia
era presente un vento di oltre 200 km/h. Come si può notare, questi
flussi accelerano, frenano e deviano, coinvolgendo immense masse
d'aria a grande velocità e con grandi accelerazioni, in evoluzioni
che in poche ore presentano configurazioni completamente differenti e
grandi scambi e dissipazioni di energia.
Basti
pensare all'energia veicolata da un vento
come il foehn, frequente in
Piemonte, che nel mentre deposita in scioltezza miliardi di
tonnellate di neve sulle Alpi, riesce in pieno inverno ad elevare la
temperatura di una intera regione a livelli estivi.
Per
dare un'indicazione quantitativa, risultante dall'immagine, l'Italia
era investita da una potenza eolica di oltre 200 TW, pari a circa 15
volte il fabbisogno mondiale primario. Qui posso appropriatamente
parlare di potenza perché ho definito un’area (il fronte vento
sulla penisola italiana) ed un riferimento temporale (l’istante cui
l’immagine si riferisce). Lo studio di queste dinamiche
atmosferiche emblematicamente ripropone le difficoltà citate. Eppure
c'è chi pensa di poter mettere giù una manciata di equazioni, che a
gamba tesa intervengono in un modello; e pretende di ottenere
risultati sensati.
Ipotizzare un limite di sfruttamento di pochi
TW rappresenta per ora un più che comodo, ampio e direi comunque
condivisibile obiettivo, fino a quando si potrà confermare, con
lavori di modellizzazione rigorosi, che più si sfrutta il vento
troposferico e più vento troposferico sarà disponibile. Una risorsa
forse autofertilizzante, insomma.
L'anticipata
sottrazione di energia cinetica da parte delle macchine eoliche,
infatti, fa abbassare la temperatura anche di parecchi centesimi di
grado nei cardioidi sottovento dell'atmosfera. E i differenziali
termici, insieme al contenuto di vapore, sono il grande motore dei
venti.
La maggior parte dello sfruttamento, per ragioni
geografiche e di popolazione, insisterà sulle celle di circolazione
atmosferica di Ferrel, che rappresentano un colossale corto circuito
energetico tra le celle di Hadley e le celle Polari. Sottrarre
energia a queste celle di circolazione atmosferica può significare
vedersela restituire integralmente dalle dinamiche circostanti.
Le
Istituzioni, dove sono?
Dopo
questa indispensabile critica del lavoro proveniente dal Max Planck
Institute, finalmente si condividono gli elementi per affermare,
senza apparire esagerati, che dalla sola Italia, grazie alla sua
posizione trasversale ai grandi flussi pseudo geostrofici, si
potrebbe facilmente estrarre 1 TW continuo di potenza, ovvero oltre
8000 TWh di energia annui. I quali, trasformati prosaicamente in
denaro, equivarrebbero ad una produzione netta di ricchezza puramente
endogena stimabile in 800 miliardi di euro l'anno.... Roba da far
impallidire tutte le inique manovre finanziarie che i governanti ci
stanno imponendo.
Qualche
decina di grandi macchine eoliche o kitegen farms, distribuite da
Nord a Sud, farebbero tutto il lavoro senza preoccupazioni di
intermittenza, e a forse nemmeno un decimo del costo che
avrebbe avuto il nostro nucleare.
Il fatto di
scrivere e dimostrare percorsi progettuali credibili ci ha procurato
la promessa (ma solo quella) di finanziamenti pubblici per un totale
complessivo di 78 milioni. Abbiamo partecipato ai bandi per la
ricerca e l'innovazione, e le commissioni si sono sempre entusiasmate
del progetto; al punto che molti valutatori tecnici e strategici si
sono sentiti in dovere di complimentarsi personalmente col
sottoscritto. Mi ricordo di Zorzoli, Clini, Silvestrini, Degli
Espinosa, Pistorio... Poi, regolarmente, i fondi sono stati bloccati
e i responsabili trombati; oppure la pratica è finita in mano a
burocrati lunari. Degli Espinosa e in particolare Pistorio all'epoca
di “Industria2015” si erano convinti saggiamente, che almeno un
KiteGen, realizzato su scala industriale, bisognasse assolutamente
vederlo.
Consumare
copiosamente energia da fonte rinnovabile è l'unico ed inedito
motore primario e credibile per l'economia del futuro, ma sembra che
un sentimento di impotenza e nichilismo imperino e che chi potrebbe
darci una mano preferisca vedere il collasso.
3 commenti:
...In questo periodo di inzio collasso dei vari apparati statali, sarebbe forse fantapolitica ipotizzare che qualche riccone illuminato alla Soros decida di investire le sue ricchezze nell'eolico dell'alta quota e magari , trovatosi a scommettere sul cavallo vincente, accumulare altro denaro e potere così da entrare in conflitto con la macchina statale ?...In effetti se non risuciamo a mobilizzare la spesa corrente non possiamo neppure investire in qualcosa di promettente e sostenibile...Se ci riuscisse un privato illuminato e ricchissimo come Soros chissà che no vdremo tale scenario realizzato entro un lustro o due...
unicredit - 95%. Se il sistema finanziario fa crash, addio sogni di gloria e di rinnovabili
E' possibile sapere
- quante ore il kite ha volato nell' ultimo anno;
- quanto dura in media un volo;
- quanta energia elettrica ha prodotto?
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