Di Armando Boccone
Da molti studiosi il futuro è descritto a tinte molto fosche.
Si avvicina il momento in cui l’offerta di combustibili fossili non reggerà più la domanda. Forse ciò sta già avvenendo visto le tensioni e le guerre da alcuni decenni a questa parte nelle aree produttrici di risorse energetiche, visto la crisi finanziario-economica scatenata, dicono alcuni studiosi, anche dall’aumento del prezzo del petrolio, e che interessa il mondo intero ormai dal 2008 e, infine, visti gli sconvolgimenti politici che, a partire dagli inizi del 2011, interessano il Maghreb e il Medio Oriente.
Inoltre molti equilibri ecologici rischiano di saltare. Si prevedono effetti sconvolgenti a livello mondiale se le cose continueranno allo stesso modo in cui si sono sviluppate finora (alcuni studiosi dicono che le cose sono compromesse in ogni caso, anche se le cose cambiassero da subito).
Molti studiosi continuano dicendo che non può esserci sviluppo infinito in un mondo che è finito. Il pianeta Terra infatti ha dei limiti fisici che non possono essere superati e, anzi, sembra che l’umanità sia in debito verso il pianeta Terra, nel senso che si è andati oltre la capacità del pianeta di rigenerarsi. Se inoltre tutte le popolazioni del mondo desiderassero vivere come negli Stati Uniti e in Europa (ma si ricorda che una parte della popolazione mondiale vive con problemi di approvvigionamento di cibo e acqua potabile), se si desse inizio a uno sfruttamento intensivo di combustibili fossili estraendoli da scisti e sabbie bituminose oppure estraendoli in posti difficili come in alto mare oppure in zone sempre ghiacciate…(ma ciò sta già avvenendo), allora l’umanità andrà incontro a una catastrofe certa.
Inoltre (per mettere in evidenza, nel contempo, la complessità e la contraddittorietà dell’attuale situazione che si è creata), alcune ricerche hanno messo in evidenza che nei Paesi sviluppati non c’è più un rapporto diretto fra aumento della produzione e aumento di benessere. C’è stato un rapporto diretto fino agli anni settanta del secolo scorso ma dopo non più e, in alcuni casi, il rapporto si è addirittura invertito.
Si conclude invocando un nuovo paradigma, cioè un nuovo modello di vita. A fronte dalle cose dette, questo nuovo modello di vita dovrà essere davvero rivoluzionario per dare qualche chance a tutta l’umanità di esistere in buone condizioni. Quale dovrà essere l’elemento rivoluzionario al centro di questo nuovo modello di vita?
Sarà il primato della dimensione tempo l’elemento rivoluzionario al centro del nuovo modello di vita! Per la precisione si passerà, con un complesso rapporto dialettico, dal primato della dimensione spazio (sempre maggiore produzione di beni) al primato della dimensione tempo (più lunghe prospettive di vita per il genere umano).
Ma cosa significa l’introduzione del primato della dimensione tempo nella cultura umana? Significa che l’umanità d’ora in poi dovrà interessarsi non a produrre di più ma, contemporaneamente e in modo dialettico, a soddisfare più adeguatamente possibile i suoi bisogni e ad aumentare il più possibile le sue prospettive di vita.
L’imperativo, in questo nuovo modello di vita, dovrà quindi essere il soddisfacimento più adeguato possibile e per tempi più lunghi possibile dei bisogni umani. Davanti a ogni scelta bisognerà chiedersi: che cosa soddisfa più adeguatamente e per tempi più lunghi possibili i bisogni umani? Questa affermazione è enormemente rivoluzionaria se si guarda alle conseguenze che porterà a tutti i livelli della vita umana.
In una azienda industriale significherebbe che non si dovrà produrre di più ma produrre di meno e che, però, bisognerà produrre macchine che durino moltissimo e che sia possibile, riparandole, allungare il loro tempo di vita. Bisognerà abbandonare la produzione di beni a “obsolescenza programmata” e che non rendano possibile le riparazioni e, soprattutto, bisognerà abbandonare la produzione di beni che non soddisfano bisogni concreti ma solamente i profitti dei produttori (ma la situazione, riguardo alla decisione dei beni da produrre, è molto più complessa).
In una azienda di distribuzione questo nuovo modello di vita significherebbe non vendere di più ma di meno, eliminando tutte quelle forme di promozione delle vendite (per esempio le offerte “prendi due e paghi uno” o le varie altre forme di sconti, l’assegnazione di regali al raggiungimento di un certo punteggio legato agli acquisti fatti dai clienti, ecc.) che portano a enormi sprechi soprattutto di beni alimentari deperibili.
Vi immaginate i proprietari e i dirigenti di queste aziende che abbiano come obiettivo non l’incremento del fatturato e degli utili ma il soddisfacimento in modo più adeguato possibile e per tempi più lunghi possibili dei bisogni umani? (con che cosa poi dovrebbe essere premiato il raggiungimento degli obiettivi di consumare di meno? Con l’ottenimento di maggiore reddito che consente di consumare di più?)
Vi immaginate che come conseguenza rivoluzionaria di questo nuovo modello di vita nelle aziende si dovrà ridurre sia l’orario di lavoro che la retribuzione?
Vi immaginate le conseguenze sul sistema informativo quando si dovrà fortemente ridurre se non eliminare la pubblicità? Vi immaginate le conseguenze sui rapporti di proprietà dei mezzi di produzione?
Che cosa dire poi di quell’altra conseguenza rivoluzionaria (non so se più rivoluzionaria delle altre ma quanto meno la più efficace) che sarà la riduzione della popolazione? Con la riduzione della popolazione si allungherebbe enormemente l’aspettativa di vita dell’umanità e, nello stesso tempo e in modo dialettico, aumenterebbero le possibilità di soddisfare più adeguatamente i bisogni umani.
Che cosa dire poi del vuoto psico-culturale che si creerà nella vita degli uomini quando verrà meno quell’insieme di motivazioni che guidano tutti i comportamenti quotidiani (dall’acquisto della nuova autovettura e/o telefonino, ai viaggi, al seguire le più svariate e nuove mode)? Cosa prenderà il loro posto?
Diceva Aurelio Peccei negli anni settanta del secolo scorso che la via di uscita da questa situazione sarà una rivoluzione culturale (per la precisione usava l'espressione "evoluzione culturale") che dovrà riguardare l’umanità in tutta la sua variegata articolazione, dai rapporti interpersonali alle organizzazioni mondiali. L’uomo infatti vive dominato da residui culturali del passato (che, per esempio, hanno portato nei secoli scorsi al principio della sovranità nazionale, e in tempi più recenti, all’ossessione della crescita economica e dei consumi, ecc.) che ormai sono apertamente in contrasto con i limiti del pianeta terra. L’uomo non può più correre freneticamente nel traffico urbano, verso ambienti climatizzati, per andare a prendere un aereo, oppure verso la propria TV e verso il proprio frigorifero. Sono necessari nuovi valori, nuove motivazioni spirituali, sociali, politiche, estetiche, artistiche e nuovi modi di stare con gli altri uomini, basati sull’amicizia, la solidarietà, la convivialità.
Bisogna chiedersi se le vecchie culture (per semplificare quella di destra e quella di sinistra) siano adeguate alla nuova sfida che la nuova realtà impone. La risposta è negativa perché tutte e due, anche se in modi diversi, mirano alla crescita. Qualche tempo fa ho rivisto dei vecchi appunti (considerazioni) di quando facevo l’Università. Gli appunti riguardavano il pensiero di Marx. Per la precisione riguardavano la teoria del “materialismo dialettico”, che vede la storia come rapporto dialettico fra uomo e natura o, per meglio dire, fra il bisogno e il suo soddisfacimento: la considerazione che annotai in questi appunti era che questo rapporto non teneva conto della dimensione tempo, non teneva conto cioè che questo rapporto avrebbe dovuto essere oltre che completo anche per sempre.
Marx ovviamente era figlio del suo tempo e a quei tempi non c’era coscienza dei limiti dello sviluppo.
Per concludere bisogna dire che ci aspettano lacrime e sangue… ma che le scelte da fare sono obbligate!
5 commenti:
Peccei è morto nel 1984 ed ha avuto la fortuna di non vedere il suo sogno di evoluzione culturale, necessario per salvare l'umanità, infrangersi nell'abbruttimento del genere umano causato dal BAU. Aveva intuito che solo l'elevazione intellettuale e spirituale poteva impedire questo processo, perchè materialità e spiritualità sono antitetiche, ma nel mondo attuale ci sono solo i presupposti per l'aumento della prima e dell'annullamento della seconda. Non è solo un problema di domino dei mezzi diproduzione, come si preoccupava Marx, ma di dominio intellettuale dei beni prodotti e del loro uso, come auspicava Seneca. Che insegnava, come Peccei, l'evoluzione come unica possibilità per l'uomo di poter vivere felicimente la propria vita. In questo modo la rinuncia volontaria a beni di consumo inutili, può portare solo ad un miglioramento delle condizioni di vita, in accordo col principio che aumentando i beni, non aumenta il benessere.
Voglio energia per far viaggiare la mia automobile, per fare i week-end fuori porta e le serate fuori città, voglio l'aereo per andare a londra durante le ferie natalizie e la nave per fare la crociera durante quelle estive.
Voglio vivere bene, comodamente, divertirmi, andare a donne per tutta italia e sballarmi
Voglio consumare!!!
Abbasso ogni altro paradigma!
Sebbene auspicabile, non credo proprio che ci sarà questa rivoluzione culturale, essenzialmente per 2 motivi; primo perchè la maggior parte dell'umanità, quella che vive con 1$ al giorno, non potrà certo rassegnarsi a rimanere nello status quo corrente, ma farà di tutto per migliorare la propria vita. Poi ci sono di mezzo le religioni, in particolare le monoteiste che continueranno inesorabilmente a fare propaganda natalista, purtroppo con ottimi proseliti.
@ Antonio
Ma ci sei o ci fai? O sei un troll?
Effettivamente l'animale homo sapiens è rimasto tale e quale, culturalmente, al cacciatore-raccoglitore della preistoria, che aveva il miglior rapporto con l'ambiente per meri limiti tecnologici. Con l'inizio dell'agricoltura e della proprietà privata ha cominciato a interferire con i cicli naturali sempre più pesantemente.
L'evoluzione culturale avverrà senza dubbio, ma riguarderà solo i sopravvissuti al più grande crollo di una civiltà (quella globale) dell'intera storia umana...
Risposta ad Antonio
Antonio, considerando serio il tuo intervento (perché potrebbe essere inteso invece come una delle tante cavolate che ci sono sul WEB), ti rispondo dicendo che non sarà per moralismo che non ci potremo permettere certe cose ma per motivi molto concreti (così come veniva indicato sull’articolo). A fronte di questa impossibilità di continuare così come è stato fatto finora nell’articolo sono state fatte delle proposte (che probabilmente non avrai capito, visto l’intervento che hai fatto).
Armando
Posta un commento