sabato, gennaio 28, 2012

Perché le tartarughe marine temono il riscaldamento globale

Di Marco Affronte
Pubblicato anche su Sottobosco.info


E’ noto e dimostrato come molti aspetti del ciclo vitale delle tartarughe marine siano legati a fattori di tipo climatico, ad esempio la temperatura (sotto diversi punti di vista, ma soprattutto, come vedremo, per la temperatura della sabbia dove depongono le uova) e la frequenza di maltempo e tempeste.
Negli ultimi anni, lo sappiamo bene, i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale sono temi assolutamente di attualità. 



Le temperature atmosferiche, ci fa sapere l’IPCC (cioè l’Intergovernmental Panel on Climate Change, dunque un gruppo di esperti internazionali che studiano i cambiamenti del clima), sono salite a livelli mai registrati da quando questo valore viene registrato (1850), mentre le temperature medie dei mari si ritiene siano di 0,7 °C più calde di quanto non siano mai state negli ultimi 420.000 anni.

Il clima dunque come fattore fondamentale nel ciclo biologico delle tartarughe marine, e i cambiamenti climatici come realtà inoppugnabile e dunque come minaccia per questi antichissimi rettili marini. Eppure, sebbene alcuni articoli scientifici in qualche modo pionieri, siano apparsi già negli anni ’80, l’interesse dei ricercatori per questo argomento è cosa molto recente. Nei primi anni del nuovo millennio, i lavori scientifici pubblicati ogni anno si contano sulle dita di una mano, mentre approssimativamente dal 2007 in poi, l’interesse è andato crescendo.

La temperatura, si diceva, gioca un ruolo fondamentale in diverse fasi vitali delle tartarughe marine. Molti fattori conseguenti al rialzo delle temperature – acidificazione degli oceani e crescita del livello del mare, aumento degli eventi climatici estremi, variazioni delle precipitazioni – possono modificarne abitudini e comportamenti consolidati da secoli, con conseguenze anche difficili da predvedere.
Ma la preoccupazione maggiore è per le spiagge. Come è noto le tartarughe marine lasciano l’acqua per un solo, fondamentale, motivo: deporre le uova, scavando buche nella sabbia. L’IPCC prevede che il livello degli oceani si alzerà di 4,3 mm all’anno, da qui al 2080. Questo vorrebbe dire la scomparsa di molti siti di deposizione, e una enorme minaccia per la sorte delle tartarughe.

Eppure c’è qualcosa che pone un rischio ancora più elevato: infatti il parametro che maggiormente preoccupa chi studia questi rettili è… la temperatura della sabbia.
Infatti le uova, che vengono deposte appunto in buche scavate nelle sabbia, hanno necessità di un intervallo di temperatura ottimale, che va dai 25 ai 35 °C. Non solo: gli embrioni contenuti nelle uova, al momento della deposizione, “non hanno sesso”, cioè sono geneticamente indeterminati. 

Il fattore determinante è proprio la temperatura: se questa, all’interno del nido, è inferiore a 28 °C, nasceranno dei maschi, se supera invece i 31 °C, nasceranno femmine L’intervallo 28-31 °C, la cosiddetta temperatura pivotale, darà origine, in egual misura, a maschi e femmine.
Così, ogni nido avrà una temperatura media che cade dentro una delle tre fasce e di conseguenza darà vita a nidiate di un sesso o dell’altro, oppure intermedie. Dal momento che può succedere che la parte più profonda del nido sia più fresca di quella superficiale, anche di 1,4 °C secondo gli studi effettuati, possiamo avere anche nidi di fascia, diciamo così, mista.

E’ chiaro però come l’aumento continuo e inesorabile delle temperature del pianeta possa portare a un fenomeno di cosiddetta femminizzazione della specie. Ragionando per astratto, se tutte le spiagge raggiungeranno un giorno temperature medie superiori ai 31 °C, tutte le nuove generazioni di tartarughe marine saranno femminili, e queste specie saranno condannate all’estinzione. Di fatto, basterebbe anche una sex ratio (cioè un rapporto maschi-femmine) molto sbilanciato, per causare grossi problemi.

Il futuro è quindi nero, per le tartarughe marine? Ovviamente dipende da quanto l’uomo, artefice principale del riscaldamento globale, saprà porre dei freni e dei rimedi a questa situazione. Ma altri elementi entrano in gioco. Intanto la temperatura delle sabbie dipende da molti fattori, non solo dalla temperatura esterna (anche se esiste una forte correlazione fra i due valori), ad esempio il colore e la granulometria della sabbia. Ad Asciension Island, tanto per citare un caso noto, ci sono spiagge nere dove nascono femmine e spiagge chiare dove nascono maschi.

Inoltre è possibile, sebbene non del tutto probabile, che le stesse tartarughe possano in qualche modo mitigare gli effetti dell’aumento di temperatura globale. Ad esempio deponendo in zone più fresche (ombre, aree ventilate), o anticipando la deposizione a periodi meno caldi. Questi però sono adattamenti che, anche ammesso che possano avvenire, richiedono tempi molto lunghi, dunque sono molto più lenti del progredire delle temperature, e lo “spostamento” del rapporto maschi-femmine verso queste ultime è stato già notato in diversi studi. Il pericolo è dunque, tristemente reale.

2 commenti:

Antonio ha detto...

Io temo di non poter mangiare a fine mese, invidio quindi chi teme per la sorte delle tartarughe...

Fra ha detto...
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