Di Marco Affronte
Pubblicato anche su Sottobosco.info
E’ noto e dimostrato come molti aspetti del ciclo vitale delle
tartarughe marine siano legati a fattori di tipo climatico, ad esempio
la temperatura (sotto diversi punti di vista, ma soprattutto, come
vedremo, per la temperatura della sabbia dove depongono le uova) e la
frequenza di maltempo e tempeste.
Negli ultimi anni, lo sappiamo bene, i cambiamenti climatici e il
riscaldamento globale sono temi assolutamente di attualità.
Le
temperature atmosferiche, ci fa sapere l’IPCC (cioè l’Intergovernmental
Panel on Climate Change, dunque un gruppo di esperti internazionali che
studiano i cambiamenti del clima), sono salite a livelli mai registrati
da quando questo valore viene registrato (1850), mentre le temperature
medie dei mari si ritiene siano di 0,7 °C più calde di quanto non siano
mai state negli ultimi 420.000 anni.
Il clima dunque come fattore fondamentale nel ciclo biologico delle
tartarughe marine, e i cambiamenti climatici come realtà inoppugnabile e
dunque come minaccia per questi antichissimi rettili marini. Eppure,
sebbene alcuni articoli scientifici in qualche modo pionieri, siano
apparsi già negli anni ’80, l’interesse dei ricercatori per questo
argomento è cosa molto recente.
Nei primi anni del nuovo millennio, i lavori scientifici pubblicati
ogni anno si contano sulle dita di una mano, mentre approssimativamente
dal 2007 in poi, l’interesse è andato crescendo.
La temperatura, si diceva, gioca un ruolo fondamentale in diverse
fasi vitali delle tartarughe marine. Molti fattori conseguenti al rialzo
delle temperature – acidificazione degli oceani e crescita del livello
del mare, aumento degli eventi climatici estremi, variazioni delle
precipitazioni – possono modificarne abitudini e comportamenti
consolidati da secoli, con conseguenze anche difficili da predvedere.
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Eppure c’è qualcosa che pone un rischio ancora più elevato: infatti
il parametro che maggiormente preoccupa chi studia questi rettili è… la
temperatura della sabbia.
Infatti le uova, che vengono deposte appunto in buche scavate nelle
sabbia, hanno necessità di un intervallo di temperatura ottimale, che va
dai 25 ai 35 °C. Non solo: gli embrioni contenuti nelle uova, al
momento della deposizione, “non hanno sesso”, cioè sono geneticamente
indeterminati.
Il fattore determinante è proprio la temperatura: se
questa, all’interno del nido, è inferiore a 28 °C, nasceranno dei
maschi, se supera invece i 31 °C, nasceranno femmine L’intervallo 28-31
°C, la cosiddetta temperatura pivotale, darà origine, in egual misura, a
maschi e femmine.
Così, ogni nido avrà una temperatura media che cade dentro una delle
tre fasce e di conseguenza darà vita a nidiate di un sesso o dell’altro,
oppure intermedie. Dal momento che può succedere che la parte più
profonda del nido sia più fresca di quella superficiale, anche di 1,4 °C
secondo gli studi effettuati, possiamo avere anche nidi di fascia,
diciamo così, mista.
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Il futuro è quindi nero, per le tartarughe marine? Ovviamente dipende
da quanto l’uomo, artefice principale del riscaldamento globale, saprà
porre dei freni e dei rimedi a questa situazione. Ma altri elementi
entrano in gioco. Intanto la temperatura delle sabbie dipende da molti
fattori, non solo dalla temperatura esterna (anche se esiste una forte
correlazione fra i due valori), ad esempio il colore e la granulometria
della sabbia. Ad Asciension Island, tanto per citare un caso noto, ci
sono spiagge nere dove nascono femmine e spiagge chiare dove nascono
maschi.
Inoltre è possibile, sebbene non del tutto probabile, che le stesse
tartarughe possano in qualche modo mitigare gli effetti dell’aumento di
temperatura globale. Ad esempio deponendo in zone più fresche (ombre,
aree ventilate), o anticipando la deposizione a periodi meno caldi.
Questi però sono adattamenti che, anche ammesso che possano avvenire,
richiedono tempi molto lunghi, dunque sono molto più lenti del
progredire delle temperature, e lo “spostamento” del rapporto
maschi-femmine verso queste ultime è stato già notato in diversi studi.
Il pericolo è dunque, tristemente reale.
2 commenti:
Io temo di non poter mangiare a fine mese, invidio quindi chi teme per la sorte delle tartarughe...
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