Questo diagramma (da www.ritholtz.com) mostra l'andamento delle nuove costruzioni di unità immobiliari negli Stati Uniti. E' solo uno dei tanti indici che mostrano come il mercato immobiliare stia crollando ovunque, non solo negli USA.
Il grande crollo è cominciato col mercato immobiliare; con la crisi dei famosi "subprime" che poi si è propagata a catena in tutti i settori della finanza. I mutui "subprime" sono quei mutui considerati a rischio dagli istituti di credito. La storia è spiegata molto bene in un video linkato sul blog "crisis" in un post di Debora Billi. E' veramente illuminante, se appena masticate un po' di inglese, perdeteci 10 minuti per guardarlo. Dopo, capirete perché siamo in grossi guai.
ASPO aveva previsto il crollo del sistema finanziario già da anni (per esempio, da parte di Colin Campbell). Ma quando questo è avvenuto, non tutti hanno colto il legame con il picco del petrolio. In effetti, il legame non è evidente: cosa c'entrano i mutui subprime con il petrolio?
Seguendo questa linea di pensiero, molti hanno parlato di un "economia reale" contrapposta all' "economia finanziaria". La prima sarebbe sana, mentre la seconda sarebbe un covo di speculazione e corruzione. Da qui, si potrebbe concludere che la crisi riguarda soltanto questo mondo etereo di grandi pescecani della finanza, ma non questa mitica economia reale che continuerà comunque a produrre beni e servizi. Il picco del petrolio, secondo questa visione, in questa faccenda non c'entra proprio niente
A mio parere, questo modo di vedere le cose è completamente sbagliato. E' proprio l'economia reale a essere nei guai; e in dei guai molto profondi. Purtroppo, la nostra tendenza a dare molta importanza alle vicende finanziarie, prezzi e mercati azionari, ci rende ciechi di fronte alle difficoltà reali di chi produce qualcosa. Ma non possiamo ignorare il profondo effetto che la crisi delle materie prime ha avuto sulla produzione industriale negli ultimi anni. Sebbene i prezzi siano andati in su e in giù, la media è rimasta molto alta e, in ogni caso, non è tanto questione di prezzi quanto di costi. I costi di estrarre, trattare e distribuire le risorse minerali sono in continuo aumento: è un effetto inevitabile del progressivo esaurimento delle risorse "facili", quelle che vengono estratte per prime.
Ma non è solo una questione di costi delle materie prime. Le industrie (soprattutto nei paesi occidentali) si trovano a fronteggiare un vero tsunami di burocrazia regolatoria che fa aumentare sempre di più i costi di produzione. I burocrati di oggi sembrano appositamente pagati per mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca di produrre qualcosa. Si sa che la burocrazia è in gran parte un'entità autoreferenziale che si nutre di se stessa, ma ci sono anche dei motivi oggettivi che portano a questo uragano regolatorio. L'inquinamento ambientale è una realtà e i suoi costi qualcuno li deve pagare: sono costi di sistema.
Abbiamo pochi studi integrati che tengono conto di tutti questi fattori: uno è quello della serie "I Limiti dello Sviluppo". A partire dal primo studio, del 1972, fino a quello più recente, del 2005, il modello dinamico del sistema economico mondiale ci dice che la combinazione di costi crescenti delle materie prime e dell'effetto dell'inquinamento deve portare il sistema industriale mondiale a cessare di crescere e a cominciare a contrarsi.
Sembrerebbe esattamente quello che sta succedendo: il sistema produttivo mondiale sta cominciando a contrarsi, iniziando una fase di declino che durerà decenni e che si potrà invertire soltanto quando (e se) saremo in grado di sviluppare nuove fonti energetiche e nuovi metodi produttivi a basso consumo di risorse e a basso inquinamento.
Ma allora, se il guaio è nel sistema industriale, come mai abbiamo visto crollare per primi e così rovinosamente i mutui subprime e poi tutto il mercato immobiliare? In realtà, non ci dovremmo stupire di questo comportamento. Al momento in cui il sistema economico ha preso atto che non poteva più continuare a crescere come prima, chi ne ha fatto le spese è stata la frazione del sistema stesso che era più vulnerabile: il mercato immobiliare.
Il mercato immobiliare è un classico schema piramidale, o "schema di Ponzi". Questi sistemi piramidali sono basati sulla moltiplicazione delle risorse finanziarie con vari trucchi; possono esistere soltanto finché gli investitori non richiedono tutti insieme i loro capitali. A quel punto, crollano rovinosamente. Non importa che succeda niente di particolare per causare il crollo: è inevitabile a un certo punto. Ma il crollo può essere fatto scattare da un evento scatenante. Nel caso dell'attuale crisi, è probabile che questo evento scatenante sia stato il grande picco del prezzo del petrolio di metà 2008. I prezzi altissimi hanno costretto le imprese e gli investitori a trasferire capitale nel settore petrolifero. Questo ha tolto al mercato immobiliare quel tanto di liquidità che è bastato per mettere a nudo lo schema di Ponzi che c'era dietro. A quel punto, il crollo era inevitabile: effetto valanga.
Questo tipo di analisi è necessario per capire il comportamento di sistemi complessi come quello economico mondiale. Non possiamo trovarci semplici legami di causa-effetto. Sarebbe sciocco dire che il mercato immobiliare è crollato a causa del picco del petrolio. Non è così, ma sarebbe altrettanto sciocco dire che il petrolio non c'entra niente con il crollo. Non ci sono molte certezze nell'evoluzione di un sistema complesso come l'economia mondiale, ma una è che la crisi è strutturale e durerà a lungo.
6 commenti:
Salve prof. Bardi;
post esemplare e di facile accesso : sarebbe però interessante aggiungere, a mio avviso, una piccola riflessione su quanti dei nostri parlamentari sono consapevoli di questa onda lunga, ma chiaramente inevitabile energia/materie prime econima/finanza : sicuramente una minoranza, ma fatto ancor più grave , chi sa non parla, nemmeno coi colleghi di partito, e chi può capire si limita ad intuire per paura di arrivare a conclusioni lontane dai benpensanti dell'aumento del PIL.
Mi limito a dire che una volta tanto Berusconi ha ragione, nel dire che l'Italia è messa meno male di altri paesi : parte del welfare, che diverrà manifestamente insostenibile, ( ed è già in pesante disequilibrio col sitema produttivo,a mio avviso, aspetto che varrebbe la pena analizzare ), passerà ancor di più alla cerchia dei familiari , e fortunatamente i legami familiari in Italia sono più forti che in altri paesi.
Aggiungerei un elemento oltre al picco del petrolio ma restando in ambito economico.
La crisi attuale, che nel sistema industriale italiano è iniziata almeno dai primi mesi del 2006, è il risultato dell'onda lunga della "reaganomics", cioè di quella serie di provvedimenti presi da Ronald Reagan a partire dagli anni '80.
Taglio sistematico delle spese sociali, aumento delle spese militari, taglio della tassazione del 30%.
Cioè tagliando le tasse si rilancerà la domanda e dunque aumenteranno comunque gli introiti derivati dalla tassazione riducendo il debito federale.
Oltre a questo, per sostenere questo moto vorticoso, vi è stata una completa deregolamentazione nei controlli che uno stato dovrebbe fare sul sistema economico.
Naturalmente gli USA esportano tutto ed anche questo sistema perverso ha raggiunto l'Europa, l'Asia ecc.
Per quanto riguarda l'aspetto burocratico, non preoccupatevi, il governo Berlusconi risolverà questo problema, adesso che non sarà più necessario il Permesso di Costruire.
Il 50% dei Comuni italiani non ha un Regolamento Edilizio, dunque già adesso è il caos. Il restante 50% potrà andare in deroga, immaginate voi il risultato finale per il nostro territorio.
A mio avviso invece gran parte della classe politica è consapevole della fine della crescita economica, almeno secondo i dettami di questo moribondo paradigma economico, ma quale suo esponente ha o avrà mai il coraggio di dire agli Italiani come stanno realmente le cose? Figuriamoci se lo psiconano si sogna di dire al suo elettorato questa indigesta verità!
Io credo invece che se le classi dirigenti informassero la gente debitamente e correttamente senza eccedere in pessimismi e catastrofismi vari ma, anzi, contemporaneamente inaugurando politiche coerenti verso la decrescita, non scivoleremmo nel caos sociale.
Che è quello che accadrà sicuramente se questa classe politica non se ne va a casa...
Paolo B.
Ho una opinione leggermente diversa da Ugo, sulla questione dell'importanza che ha avuto la crisi petrolifera sul crollo dell'economia.
Io ho l'impressione che non sia stato il picco dei prezzi delle risorse energetiche la causa scatenante, ma semmai il contrario.
Mi spiego, in pochi mesi il prezzo del petrolio è schizzato a oltre 150$ al barile, ad un certo punto è avvenuto qualcosa, una sorta di rottura, ed il prezzo è crollato, e con esso l'intera economia mondiale.
Io credo che l'aumento del prezzo del petrolio, avvenuto poco prima della crisi, non fosse la causa ma altresì un sintomo, una sorta di febbre che arriva poco prima di ammalarsi, e che avrebbe dovuto mettere nell'avviso.
Avete presente una corda quando è tirata al di la della propria capacità di resistenza ? All'inizio si sfilaccia e si allunga, poi improvvisamente si spezza, e rmane più corta di quando è partita.
Così è avvenuto per il petrolio, i prezzi erano di molto superiori rispetto ai costi, nel tentativo estremo di sostenere una economia che aveva raggiunto il culmine del suo sviluppo.
Il problema energetico arriverà dopo, oggi siamo in sovraproduzione, se arriva davvero la ripresa il problema del picco ritornerà in auge, e questo renderà impossibile fisicamente uscire dall'attuale crisi.
Parafrasando il libro "i limiti dello sviluppo", siamo in pieno overshot
Io sono giunto alle stesse conclusioni ma utilizzando il rasoio di Occam e il principio aristotelico di ricerca della causa prima. Cosa ha determinato l'incapacità crescente e alla fine devastante di famiglie americane medie di onorare i mutui casa fino a finire in strada, considerando la spietata efficienza dei rientri ipotecari USA?
La risposta che mi sono dato è quella contenuta nel pionieristico documntario 'End of Suburbia' dei nostri colleghi aspisti americani di 3 anni fa, se non mi sbaglio: il peak oil ALLA POMPA; stessa spiegazione della relativa tenuta di FIAT di fronte al collasso del ciclo auto gas-guzzler titanista, GM, Ford, etc. I fondamentali termodinamici.
Qui si leggono le stesse cose.
http://www.imille.org/2009/03/il-silenzio-sulla-crisi/
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