giovedì, giugno 25, 2009

Nate Hagens a Firenze: il picco delle conferenze

Nate Hagens alla conferenza ASPO-6 a Cork, in Irlanda


Nate Hagens, uno dei fondatori e editori di "The Oil Drum" è venuto oggi (25 Giugno 2009) all'Università di Firenze, dove ha tenuto una conferenza sul tema "L'esaurimento delle risorse in un pianeta affollato"

Nate è un oratore avvincente, uno studioso di vaste vedute, una persona capace di un livello di approfondimento raro a trovarsi. Quelli che hanno sentito la sua conferenza ne sono stati affascinati.

Il problema? A sentirlo erano in tutto in 16 persone - un panorama abbastanza desolante dell'aula magna del polo scientifico di Sesto Fiorentino. Eppure, la conferenza era stata annunciata con tutti i mezzi informatici del caso, con buon anticipo.

Da notare che, qualche anno fa, avevo invitato Colin Campbell a parlare sempre nello stesso ateneo. Bene, la sala era strapiena con gente che lo ha sentito stando in piedi. A quel tempo, Colin Campbell non era più famoso di quanto non sia Nate Hagens oggi. Che cosa è cambiato da allora a oggi? Perchè non interessa più niente a nessuno del picco del petrolio, del problema delle risorse, della sovrappopolazione, dell'economia, eccetera?

Io credo che la spiegazione ce l'abbia data Dimitri Orlov già anni fa nel suo libro "re-inventare il collasso". Quello che succede oggi da noi è già successo in Unione Sovietica qualche decennio fa. Prima dell'inizio del collasso, c'è tempo e ci sono risorse per discuterne e cercare di capire che cosa ci aspetta. Quando il collasso è già iniziato, tutti sono ormai impegnati nella lotta per la sopravvivenza - non hanno più tempo per cercare di capire che cosa sta succedendo.

Una conferenza, come quella di Nate Hagens, che non aiuta nessuno a sopravvivere un altra settimana. Infatti, molta gente che mi aveva promesso di venire, si è scusata dicendo che aveva troppo da fare. Non è una scusa: è vero. Siamo ridotti tutti allo stremo è chi ha più il tempo di discutere a partire dai primi principi?

Credo che, anche questo, sia un sintomo evidente che il picco del petrolio è già arrivato.

14 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Vero.

In effetti, il problema è sostanzialmente di "tempismo di transizione".

Sa già nella fase ascendente del picco, dopo il flesso avessimo lanciato uno start up di rinnovabili ora le città sarebbero praticamente autosufficienti, ci sarebbero piccole centrali rinnovabili dislocate qua e là, insomma, forse, vivremmo in un altro paradigma. Che cosa ce lo ha impedito? La scienza della comodità, ossia quella branca miope dell'economia che si nutre di se stessa e che ha come massima espressione del proprio apparato matematico l'addizione e la sottrazione, in una arco di tempo che va da oggi all'anno successivo.
Non possiamo delegare ai PREZZI il ruolo di farci decidere cosa è bene e cosa è male.
Se sono nel bel mezzo del deserto, semidisidratato, pagherò anche 1000 € per 1 L d'acqua. Non ne pagherò invece 2 L.

Tornando IT: non credo che la crisi si fermerà tanto facilmente, anche se lanceremo le rinnovabili quando, magari tra un annetto, il petrolio sarà a 130 $ / barile.

L'inerzia di questi sistemi preesistenti sarà talmente alta da farci pagare un prezzo molto alto per questo ritardo miope ed egoistico. Abbiamo idea si cosa vuol dire sostituire il parco veicoli con elettriche, e passare a FV - eolico etc su scala mondo? [anche se questa è a mio avviso la sola via possibile, accompagnata naturalmente dal deconsumo generalizzato]

Assisteremo al picco delle conferenze, della cultura, del tempo libero, delle automobili e del benessere in genere. Allacciamo le cinture.

Anonimo ha detto...

Si anch’io sarei venuto molto volentieri, spero di rifarmi però prossimamente ad Alcatraz. :-)
G. Marocchi

mirco ha detto...

Non condivido il parallellismo tra picco delle conferenze e picco del petrolio, soprattutto perchè non credo ci sia un picco delle conferenze.
Forse può esserci un picco delle conferenza "paludate", di quelle durante le quali qualcuno che sa molto e molto bene parla a un certo numero di altri che sanno già abbastanza e che vogliono sapere qualcosina in più, magari aggiornata con gli ultimi dati o le ultime ricerche.
Operazione che oggi gli "iniziati" possono fare in molti modi senza necessariamente dar luogo a quegli eventi che un tempo erano indispensabili.
Tra il vulgo, tra coloro che nulla o poco sanno (di un certo argomento; in altri possono anche essere specialisti!) questa strada è impraticabile. Registro che appena si apre qualche spiraglio di comunicazione, appena si tocca qualche nervo scoperto, spesso il desiderio di sapere emerge, la richiesta di conoscere diventa esplicita.
Certo non si è attorniati da folle da partita di calcio (che talvolta va vuota pure quella) ma sul territorio, tra la gente comune, i problemi della crisi - oltre che alla ricerca di soluzioni - spingono anche la richiesta di incontri, di conferenze, di dibattiti. La curiosità si mescola alla necessità di almeno tentare di capire.
Ho la convinzione che se lo "stare tra la gente" portava un tempo risultati al PCI e ora alla LEGA NORD, attualmente possa risultare determinante per allargare la consapevolezza sugli accadimenti che stanno cambiando il mondo.

Anonimo ha detto...

Sì, credo che a livello subconscio molti avvertano gli scricchiolii del collasso.Ma per inerzia, paura, conformismo,stanchezza pure,preferiscano abbandonarsi ad un torpido fatalismo.Ad ogni modo,troveremo da qualche parte il contenuto di questa intervista?
Un saluto
Marco Sclarandis.

Dr Ganzetti Francesco ha detto...

...Vi siete imbattuti sull'ultimo spettacolare ( e divertentissimo, pieno di file immagini davvero efficacissimi e divertenti ) post di nate Hagens su the Oil Drum ?...
Quello che io ho evinto dal suo bel post è che l'esplosione dei combustibili fossili e dei relativi borghesi e proletari, ci ha trascinato dietro valori morali davvero da straccioni della nobiltà e generosità d'animo : almeno nell'età del mondo antico il senso di equilibrio con l'ambiente anche se non perfettamete consapevole e codificato permeava ogni gesto...
( Sto cercando forse di attualizzare il recupero di Evola della tradizione antica sulle tematiche ambientali e di sostenibilità....Mah.....)
Cmq non vi preoccupate che il genere umano soprravviverà al peak oil, certo non la sua democrazia da Wallmart.
Dobbiamo redifinire completamente cosa è concesso e cosa non è concesso a ciascun individuo all'interno della società, ( tipo quanti figli fare )e cercare anche di vederla come cosa buona e giusta.
(Come in effetti è : ieri sera guardavo un documentario su un povero orso tenuto in una gabbia da polli fino ad una anno 1 prima della sua morte , salvo poi passare l'ulitmo anno della sua vita in una area di un zoo da mezzo ettaro, con tutti i dovuti confort : insomma , io dovrei pagare le tasse per curare l'ultraottantenne che guarda tutto il giorno le reti mediaset od anche per assicurare un multitrapianto d'organo ad un bambino di 1 anno e mezzo ?, Come ho letto oggi sul resto del carlino...Non vi preoccupate , che sopravviveremo al peak oil, per fortuna non tutti e con nuovi valori morali.
Siamo in troppi ed abbiamo voluto troppo. A me Nate Hagens col suo divertentissismo post su the oil drum conferma questo : mi sbaglio ? )

Francesco Ganzetti ha detto...

...Vogliate scusare gli errori grammaticali e di typing...Scrivo in fretta al computer.....)

Anonimo ha detto...

L'ultima parte del post e verissima, per quanto posso verificare: calo del fatturato, calo del PIL, ma tutti stanno scoppiando di attività, anche solo per farsi pagare i lavori fatti.
Il formicaio sembra impazzito...

Paolo Marani ha detto...

Non vorrei deluderti caro Ugo.
Io non penso che la scarsa attenzione verso queste tematiche sia dovuta alla lotta per la sopravvivenza già incominciata e cose del genere. Quanto dice Dimitri Orlov non è applicabile in senso globale.

Questi temi non importano più a nessuno semplicemente per il fatto che è in atto il principio di negazione, sintomo inequivocabile dell'avvicinarsi del problema stesso.

Ai margini del problema finanziario, un convegno cittadino con "Eugenio Benettazzo" noto guru economico, ha ricevuto il pieno strapieno di gente. Solo pochi mesi dopo lo STESSO personaggio, a crisi già conclamata, poche sporadiche persone. Perchè ?

Proprio perchè la crisi occorre vederla dal di fuori per apprezzarne la natura e avere il desiderio di informarso (quando ancora in realtà se ne parlava da poco ma non aveva colpito nessuno).

Oggi che è diventata un "modus vivendi" il principale atteggiamento psicologico è quello della negazione, tranquilli tutto bene, stiamo navigando a vista ma la fine del tunnel è vicina. Nessuno vuole più sentirsi dire che nel tunnel stiamo infilando oggi solo le dita del braccio.

Le fasi in psicologia sono 4:

1- Negazione
2- Rabbia
3- Depressione
4- Accettazione

Lascio a te il compito di stabilire quale è la prossima fase che ci aspetta, qualche avvisaglia già compare all'orizzonte.

Anonimo ha detto...

E' la stessa domanda che Fabio Fazio spesso fa a Luca Mercalli nel piccolo spazio a lui concesso a Che Tempo Che Fa.
"Dottor Mercalli ma questa cosa l'ha già detta due anni fa ed anche l'anno scorso e non è cambiato nulla, perché continuare a dirla allora?"
Ad esempio sulla cementificazione del territorio.

Io sono dell'opinione che bisogna continuare a parlare di picco del petrolio, di effetto serra, di cambiamento climatico.
Gli economisti a forza di ripeterlo ci hanno insegnato che il mercato e tutto. Abbiamo visto le conseguenze mondiali della crisi.

Vuoi vedere che a forza di ripeterle certe cose entreranno nella testa delle persone?

Penso ai prodotti agricoli biologici, 10 anni fa era roba da ricchi e da iniziati, ora si trovano sui banchi dei supermercati.

Tutto sta a far vedere l'aspetto economico della questione climatica, Obama punta proprio su quello, milioni di posti di lavoro legati all'economia verde.

Cristiano ha detto...

Quello che serve è un ponte di connessione tra il problema e le persone. C'è un circuito aperto che va chiuso, ci sono problemi enormi le cui soluzioni sembrano totalmente fuori dalla portata degli individui e completamente demandate a un sistema politico corrotto, distratto e incapace.

Eppure io guardo la mia comunità e la vedo cambiare giorno dopo giorno, vedo succedere cose reali, vedo il risultato del voto e i programmi della nuova amministrazione, vedo il riattivarsi del sistema di relazioni tra le persone, vedo feste una volta disertate e spopolate ritrovare vitalità, vedo la voglia di progettare il futuro, un altro futuro.

Quello che abbiamo fatto nella mia cittadina è stato semplicemente chiudere il circuito: mostrare il problema e la strada per risolverlo con azioni alla portata della comunità e decise dalla comunità.

E così le persone ritrovano la voglia di fare, perché come molti di voi rilevano il sentore dello schianto è nell'aria e ci si rifugia nella negazione solo se non si vede all'orizzonte nient'altro.

Anonimo ha detto...

Caro Professore,

oggi ero al Polo, Dip. di Fisica.

Dopo aver letto il Suo post sono sceso nell'atrio per verificare la presenza di qualche avviso nelle bacheche: nulla.

Ieri c'erano le tesi e quell'atrio era affollato.
Forse se ci fosse stato qualcosa a ricordare l'evento vi sarebbe stata una maggiore partecipazione...
.. a cominciare da me!

Cordialmente, Antonio Orlando

Ugo Bardi ha detto...

Caro Antonio, in effetti, a fisica l'annuncio in bacheca non c'era. L'avevamo messonelle bacheche del blocco aule, non potevamo metterlo in tutti i dipartimenti. Ma avevamo annunciato la cosa a tutti docenti e staff del polo scientifico. Come dicevo nel post, non avevamo fatto niente di meno di quello che avevamo fatto nelle conferenze pre-picco! Eppure, i risultati sono stati molto diversi

Joe Galanti ha detto...

Peccato, mi sono perso anche questa interessante conferenza... Mi collego a questo blog anche per sapere che c'è di nuovo, ma qui da voi la conferenza non era stata annunciata. Nel blog di cui mi occupo (ABITANEWS) metto spesso gli annunci di iniziative nostre e degli altri ... potete anche mandarmi le vostre, non si sa mai.
Comunque anche i nostri convegni sono spesso disertati, per tanti motivi, il primo dei quali, a sentire quel che si dice, è che non c'è tempo per "acculturarsi". Poi ci sono gli scioperi dei mezzi pubblici. Poi, visto che arrivare in auto è impossibile, quando decidi di andarci in bici, piove.
Un'altro motivo è la diffusione di internet, che ti permette da casa o dallo studio di seguire in diretta il tentativo di colpo di stato in Honduras o l'intervista di Raffaele Palumbo di Controradio all'arch. e urbanista Leon Krier sull'esito della trasformazione di Novoli a Firenze.
Su Internazionale di questa settimana c'è un articolo di Steven Johnson, del Time, "Il mondo ai tempidi Twitter": si parla di come un convegno sulla riforma del sistema scolastico intitolato "Hacking education" si sia trasformato da un evento per pochi intimi a un evento partecipato grazie al collegamento di un grande schermo nella sala con Twitter, per cui molti hanno potuto seguire la conferenza e intervenire da computer o BlackBerry.
Un'altra soluzione, visto che comunque c'è il problema del picco delle conferenze, è quella di coordinare le conferenze scientifiche più rilevanti in una data località (ad esempio a Firenze) tramite una cameretta di regia multidisciplinare, capace di informare a vasto raggio e con grande anticipo e di immettere le conferenze in rete. Le risorse potrebbero anche essere trovate: "Dalla Regione Toscana contributi finanziari per iniziative di informazione, comunicazione e promozione ambientale e territoriale" http://www.arpat.toscana.it/arpatnews/2009/117-09-contributi-regione/
Giovanni

Anonimo ha detto...

Se anche avessi saputo della conferenza, stavolta non sarei potuta venire, però potrebbe essere utile segnalare questo tipo di iniziative anche qui sul blog, oppure creare una mailing list apposita...