martedì, giugno 02, 2009

Il Quinto Problema: il Picco del Capitale

I cinque elementi fondamentali del "modello del mondo" secondo lo studio noto in Italia come "I limiti dello sviluppo". Immagine di Magne Myrtveit.

Ho pubblicato ieri su "The Oil Drum" una riflessione sulla recente notizia sullo stato del sistema di posizionamento GPS (global positioning system): Secondo l'agenzia GAO, il sistema non è stato oggetto di sufficiente manutenzione negli ultimi anni e potrebbe degradarsi o, addirittura, collassare.

L'interpretazione che ne do è che siamo di fronte a un fenomeno atteso secondo gli scenari dei "Limiti dello Sviluppo". Dei cinque elementi che sono alla base del modello, uno è quello degli investimenti nelle infrastrutture. Il "capitale" si forma con l'uso delle risorse naturali ma anche si degrada spontaneamente. Via via che le risorse naturali diminuscono, vediamo il decadimento delle infrastrutture. Il caso del GPS è solo uno dei molti casi in cui l'economia di oggi non è in grado di tenere in piedi le infrastrutture costruite decenni fa.

Abbiamo quattro problemi ben noti: sovrappopolazione, esaurimento delle risorse, declino dell'agricoltura, inquinamento. Il quinto è meno noto, ma importante allo stesso modo: è il picco del capitale.

Ecco il link all'articolo completo.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

L'investimento o l'accumulazione di capitale nella teoria economica classica è l'atto di creare un capitale maggiore rispetto a quello originale. Per investire, i beni devono essere prodotti in modo da non essere immediatamente consumati, ma usati per produrre altri beni come mezzi di produzione. L'investimento è fortemente collegato al risparmio, sebbene essi non siano la stessa cosa. Come Keynes notava, il risparmio significa non spendere tutte le entrate in beni o servizi, mentre l'investimento si riferisce allo spendere su uno specifico tipo di beni, ad esempio beni capitali.

Ciao

Anonimo ha detto...

In effetti non ci si pensa mai, ma il capitale "materiale" ha bisogno di un continuo reintegro, altrimenti si degrada e cala, limitando sempre di più la capacità di azione dell'umanità.
Ecco perché oggi più che mai si devono considerare attentamente le scelte strategiche ad alto investimento di capitale, come il nucleare, il ponte sullo stretto, ecc. Sono scelte che sottrarrebbero una grande quantità di capitale proprio nel momento in cui forse inizia a scarseggiare.

Dario F.

Marco C ha detto...

@Dario F.
La proposta di investire in infrasrutture in questo periodo per sfruttare la disponibilità di materie prime che in futuro potrebbe essere più problmantica, come mi sembri suggerire, è interessante.

Tuttavia, penso sia necessario distinguere tra opere che saranno molto dispendiose i termini di mantenimento (pezzi da sostituire, ecc.) e di smaltimento alla fine del ciclo vita, e quelle che lo saranno meno.

Dario ha detto...

@Marco F.

La mia non è proprio una proposta, quanto piuttosto l'impressione che oggi più che mai ci sia l'esigenza di valutare attentamente le situazioni in cui si investono percentuali consistenti di capitale "materiale".
Ad esempio, abbiamo veramente bisogno di tutte le "grandi opere" che dovrebbero rimettere in moto l'economia in un momento di crisi? A che servirà un'autostrada nuova se già tra qualche anno il prezzo dei carburanti sposterà naturalmente i traffici dal trasporto privato a quello pubblico? A che servirà costruire alcune costosissime centrali nucleare se il picco di estrazione dell'Uranio è valutato attorno al 2035? Quale sarà il prezzo dell'Uranio tra 10 anni?
Dobbiamo continuare ad investire grandi capitali pubblici alla cieca, seguendo le mode politiche del momento, o è necessario che ci sia dietro un piano strategico nazionale condiviso da tutti?
Questo era il mio pensiero.
Saluti
Dario F.

roberto ha detto...

capitale e' cio' che l'azienda riceve dall'imprenditore + tutto cio' che trattiene invece di distribuirlo ai soci.
il problema sono le perdite che se lo mangiano. ogni volta che l'azienda va in perdita cio' che ha accumulato viene eroso. l'azienda conserva il capitale solo se ferma la produzione quando va in perdita , altrimenti mangia se stessa. con l'aumento della materie prime le perdite aumentano e quindi e' vero che il capitale diminuisce. non e' quindi sbagliato parlare di picco di capitale anche se non rende bene l'idea.
roberto de falco

Frank Galvagno ha detto...

uhm. Che il capitale picchi è fisiologico, sono d'accordo.
Che questo sia legato ai limiti dello sviluppo, overpopulation, non-chiusura dei cicli etc, purtroppo, è ai più sconosciuto, da molti rifiutato come un tabù, e solo da una frazione infima compreso nella sua essenza.

E' significativo come, già dalla propaganda elettorale a livello comunale e provinciale, tutti parlino di "crisi", ma i più propongano medicamenti-palliativo che non colgono nel segno; è anche vero che a livello "micro" proporre azioni di più ampio respiro possa suonare come una lingua sconosciuta, ma questo non è che un sintomo di collasso; chi è in posizioni di favore tira a campà, ma sul medio termine a venir fuori saranno tensioni sociali e spinte xenofobo-nazionaliste

Francesco Ganzetti ha detto...

..Che il picco del capitale sia legato all'pverpopulation è indubbio : basti pensare alle decine di imprese della mia zona, La vallesina, nelle marche, nate come familiari 30-40 anni fa, e destinate a morire come tali : capofamiglia omai 70 ancora alla guida dell'azienda, 2-3 figli tutti all'ontero dell'azienda a fare casino, azienda attulamente in crisi.....

Anonimo ha detto...

Purtroppo a livello politico la miopia è assoluta.
Qui in Provincia di Torino, i maggiori candidati, destra e sinistra, sono d'accordo su:
- costruire la TAV in Val di Susa
- iniziare la Tangenziale Est per completare l'anello intorno alla città
- costruire gli inceneritori

Cementificare la splendida pianura alle pendici del Castello di Masino facendo centro commerciale, parco giochi ecc.

Non hanno alcuna visione a 10 o 20 anni, parlare di "limiti dello sviluppo" è inutile.
E dire che qui in zona abbiamo molto attivo Luca Mercalli, solo per citare il più famoso, ma sono pessimista.

Domenica sera Report su RAI 3 ci ha mostrato l'uso del territorio in Italia confrontato con la situazione di Berlino o Parigi. Ancora una volta dobbiamo vergognarci.

cristiano ha detto...

Ho il vago sospetto che anche le infrastrutture che tengono in piedi internet si stiano degradando velocemente.

Mi preoccupo soprattutto del fatto che molta della struttura della rete è stata costruita con obiettivi speculativi, immaginando un futuro di crescita e di profitti che non sempre sono arrivati.

Ci sono analisi al riguardo?

Nitto Santapaola ha detto...

Si noti la posizione assegnata nell'illustrazione al fattore popolazione. Contrariamente a quel che solitamente si fa, sta AL CENTRO. Quella è la questione primaria, il moltiplicatore determinante. Il resto è contorno.