sabato, settembre 26, 2009

Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare: ovvero, il riscaldamento globale visto come una partita di calcio


Questo quadro di Guttuso rende bene l'idea dell'atmosfera di quello che poteva essere un bar o una casa del popolo in Toscana all'epoca in cui la briscola regnava sovrana (in effetti, dal numero di carte questi sembrano piuttosto giocare a scopone). Manca il sonoro, incluso il turpiloquio, per il quale vi potete fare un'idea vedendo il film di Roberto Benigni "Berlinguer ti voglio bene"



Poco tempo fa, fermatomi per un caffé in un circolo ARCI di Firenze, mi sono imbattuto in una visione di altri tempi: almeno trenta pensionati in una saletta laterale, impegnati a giocare a carte. Mi è parsa una visione equivalente a quella di ritrovare i dinosauri vivi e vegeti in un'isola remota, come in Jurassic Park.

Nella mia gioventù, a partire dagli anni '60, gli spazi di interazione sociale erano più che altro nelle case del popolo, nei più rari circoli cattolici, e nei bar all'angolo. All'epoca, per un maschio in via di maturazione, inserirsi in questo mondo era una piccola iniziazione non enormemente diversa, immagino, dai vari riti di passaggio in uso nelle varie tribù indiane di una volta. Fra gli indiani, (come si legge in Tex Willer) immagino che si dovesse imparare a cacciare il bisonte, a fumare il calumet e a parlare con cognizione di causa di Manitù o forse della manifattura delle punte di freccia. Nei circoli ARCI dovevi imparare a giocare a carte e a parlare di sport, soprattutto di calcio; il tutto possibilmente condito con adeguate forme di parolacce in dialetto toscano.

Devo dire onestamente che, come giovane iniziato alla casa del popolo sono sempre stato pessimo. Traslato nei termini di una tribù indiana (col dizionario di Tex Willer), penso che mi avrebbero dato il nome di Attah-Katah-Altram ovvero, "quello-che-tossisce-perché-ha-fumato-il-calumet-e-fa-scappare-il-bisonte." Questo non era dovuto alla briscola, dove mi difendevo più che bene, ma piuttosto nella mia incapacità quasi totale di argomentare di calcio (o di sport, in generale).

Mi dispiace dover dire che la logica dell'argomentazione calcistica è sempre stata al di sopra delle mie capacità di comprensione. In disperazione, ho tentato varie tattiche, fra le quali spacciarmi per tifoso di squadre poco conosciute, tipo l'Atalanta. Questo, curiosamente, sembrava darmi quasi un certo prestigio - un po' come i pesci studiati da Konrad Lorenz che riuscivano a conquistarsi un piccolo territorio in un angolo dell'acquario. Ma questo modesto guadagno territoriale spariva rapidamente quando qualcuno andava a scoprirmi le carte chiedendomi, per esempio "ma chi hanno come centravanti?" Mi sembrava di essere una spia straniera che cerca di infiltrarsi nel comando nemico, ma il suo accento lo tradisce.

Anni fa, mi ricordo di essere rimasto assolutamente spiazzato di fronte a uno che si è espresso pubblicamente in totale convinzione dicendo che "Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare". Mi ha fatto l'effetto di un piccolo satori zen che ti arriva dopo la contemplazione di un koan misterioso, tipo quello dell'oca chiusa in una bottiglia. Quale misteriosa creatura poteva essere questo Costacurta che si cimentava sui campi di serie A (presumo) senza saper giocare? Mi è venuta in mente la scena di questi due sul campo, con quello chiamato Baresi che continua a ripetere a quell'altro, chiamato Costacurta, "Imbecille! Quante volte ti devo ripetere che devi prendere a calci quell'affare tondo!"

Ma non c'è niente da fare: in tutte le società umane ci sono delle regole che devi seguire se vuoi mostrare la tua appartenenza al gruppo e, se sei un maschio, la tua virilità. Se fra gli indiani bisognava saper cacciare il bisonte (sempre secondo Tex Willer), nella società Italiana della seconda metà del ventesimo secolo, queste regole implicavano la capacità di argomentare in modo convinto, e possibilmente condito con adeguate parolacce, sulla bontà delle scelte di questo o quell'allenatore e sulla disposizione di certi giocatori in forma di mediani, terzini, centrocampisti o che diavolo altro.

Non è cosa facile. Provatevi ad argomentare in modo convincente (con o senza parolacce) l'affermazione "Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare". Affermazione probabilmente falsa, quasi certamente indimostrabile, da intendersi forse come un'iperbole. La darei come affine ai paradossi di Zenone, ma credo anche che Protagora e la sua scuola dei sofisti l'avrebbero inclusa nella scienza dell'eristica, ovvero l'abilità di sostenere comtemporaneamente due argomenti contraddittori (tipo: "Costacurta è un giocatore di calcio e allo stesso tempo non è un giocatore di calcio; perché non sa giocare. Allora, chi è Baresi?").

Il problema stava nella mia provenienza da un'educazione scientifica, che già cominciavo a seguire negli anni del liceo. Se avessi voluto esprimere certi concetti secondo le regole della discussione scientifica, avrei dovuto dire qualcosa come "Secondo alcuni autori (Maranz, 1987, Hydraulics 1992) la misura delle prestazioni del giocatore Costacurta mostra un coefficiente di correlazione significativo con la presenza in campo del giocatore Baresi. Tale correlazione è negata da Lopo e Ciaramella (1994), ma può essere attribuita a effetti semantici legati all'interazione verbale, come discusso per esempio da Pippolillo (1993)". Capirete che la cosa non poteva funzionare.

Gli anni sono passati; i giocatori di briscola sono praticamente spariti dai circoli ARCI, spazzati via come i dinosauri da un asteroide chiamato TV. Lo scambio sociale si fa più che altro via internet, ma certe cose non sono tanto cambiate. Lo stile della discussione calcistica rimane in trasmissioni come "Il processo" (che, giuro, non ho mai visto, ma ne ho sentito parlare). Non credo che Aldo Biscardi (la cui biografia ho letto su Wikipedia) regga il confronto con Protagora, ma una certa capacità di confondere l'avversario nell'arte della retorica indubbiamente ce la deve avere. Forse dall'esistenza stessa di Aldo Biscardi possiamo comunque arrivare alla stessa conclusione che i sofisti propugnavano, ovvero la sostanziale inconoscibilità dell'universo.

Rimane il problema della incomunicabilità fra i due mondi, quello calcistico e quello scientifico. Questo pone qualche problema quando si parla di cose importanti, tipo il riscaldamento globale, dove l'uso delle forme retoriche calcistiche (turpiloquio incluso) non porta ad arrivare a una buona comunicazione. Potete trovare, qui un esempio dell'uso del turpiloquio come arma retorica.

Ma il vero problema del dibattito sul riscaldamento globale non è quello del turpiloquio. E' proprio il concetto di base del dibattito calcistico da circolo ARCI (o alla Biscardi se preferite). L'idea è che chiunque può prendere posizione e argomentare su un argomento di cui è totalmente incompetente, posto che sia sufficientemente aggressivo e abile nel confondere le acque nel dibattito. Per un buon esempio di questo squallido dibattito sul clima potete cliccare qui.

Questo è male perché, appunto, dei totali incompetenti di clima si sentono in diritto di dire la loro come se fossero al "Processo" di Biscardi. Se si parla di calcio, niente di male; dopo ognuno torna a casa un po' intontito, ma senza danni. Ma se si parla di qualcosa che può fare dei grossi danni, come il riscaldamento globale, allora si perdono tempo e energie preziose che invece dovremmo utilizzare per cercare dei rimedi. Nessuno vorrebbe volare su un aereo progettato secondo le indicazioni di quelli che partecipano al processo di Biscardi. Anzi, se costoro pretendessero di metter bocca sul calcolo delle portanze alari o dei materiali per le turbine, non solo nessuno gli darebbe retta, ma tutti gli darebbero di pazzi furiosi, come minimo. Invece, quando si parla di riscaldamento globale, curiosamente, in nome della democrazia e della libertà di espressione si ritiene che si debbano pazientemente ascoltare anche gli incompetenti più totali che, tuttavia, pretendono di aver ragione. Il risultato è un dibattito calcistico stile "bar sport", solo che ci può fare dei danni immensi.

Certe volte, in effetti, ti verrebbe la voglia di lasciar perdere e farti una bella partita di briscola con gli amici come ai bei tempi.

25 commenti:

Francesco Aliprandi ha detto...

Grazie per la citazione! :)

Devo far notare che un successivo studio (1996) ha mostrato che la correlazione era spuria. Tuttavia il lavoro è rimasto nel cassetto: il Journal of International Soccer al tempo l'ha rifiutato, e comunque non è bene pubblicare cose che contraddicano quanto sostenuto in precedenza.

Anonimo ha detto...

Incredibile vero ? Per migliaia di anni religioni e regnanti hanno continuato a sprecare risorse nel tentativo di zittire eretici e bastian contrari, quando avrebbero potuto semplicemente diffondere artatamente un effluvio di idee tutte contrastanti tra loro ma (retoricamente) adeguaamente argomentate ed il "popolo" sarebbe rimasto fottuto comunque. Ma stavolta, addirittura convinto di essere più libero !!

Di calcio non ci capisco una mazza, e questo contribuì sicuramente a rendere la mia adolescenza assolutamente miserabile.

Gianni Comoretto ha detto...

Ho la stessa formazione. Ho capito solo recentemente, grazie a pazienti lezioni di mio figlio, il concetto di "fuorigioco". La mia tecnica mimetica era di occuparmi di sport poco conosciuti, in cui con un po' di abilita' arrivavo ad un livello decente, sufficiente a pormi sopra i compagni che di quello sport non sapevano nulla.

Quindi dissertavo di "Ippon soi nage", boline e derive, Anzi, non ne avevo bisogno, nessuno voleva cimentarsi sul mio terreno, io neppure, ma si sapeva che io di qualche sport me ne intendevo ed ero tutto sommato accettabile.

Per il riscaldamento globale commetto il grosso errore di contestare i miei interlocutori con dati alla mano. Eric il Rosso abitava in una verde e fiorente Groenlandia? Be', le cose sono diverse, era una valletta protetta, che è verde anche oggi. Vedi i due capitoli del libro di Diamond, e le decine di studi li'. Ma come, se Novella 2000 dice che ..... Comunque allora faceva piu' caldo.

Ho perso 2 serate, andando a letto a mezzanotte, a farmi per bene i conti della correlazione dell'indice geomagnetico AA con il clima, e dimostrare che il fit migliore è con il 20% di contributo di quell'indice e 80% della concentrazione di CO2, per sentirmi rispondere "ma tanto la CO2 non contribuisce al clima, lo si sa benissimo".

Frank Galvagno ha detto...

Credo che i gruppi di neuroni attivati in una discussione calcistica a posteriori (il lunedì su come sono andate le partite la domenica), basata sulla "fede" aprioristica nella squadra prediletta etc etc siano gli stessi che attiva il politico medio o l'industriale che DEVE CREDERE nel messaggio/prodotto che veicola, in quanto dal suo successo dipende tutta una serie di convenienze. Nel calcio, ci si accontenta di molto meno, si fa una sorta di "guerra finta" tra i poveri che tirano per l'una o per l'altra squadra. I benefici sono molto pochi (l'avere o meno ragione su questioni di importanza trscurabile nella scala dei bisogni & valori dell'Uomo), e ci si dimentica di foraggiare un business che è arrivato ormai a livelli di vergogna estrema.

Come dice Ugo, utilizzare questo meccanismo su scelte di altra portata (indirizzarci massivamente verso la fissione nucleare, coninuare ad espandere il carbone, perpetuare il motore a scoppio etc) è inconcludente e deleterio.

Per il discorso di Baresi che influenza la performance di Costacurta, la cosa è piuttosto oscura anche per me, che il calcio lo seguo molto poco. Tirando un po' per i capelli la cosa, e volendo vedere un po' meno delirio, si potrebbe inscrivere questo tipo di affermazioni nel capitolo della dinamica dei sistemi / teoria dei giochi, in cui la presenza di diversi elementi comprende anche termini di interazione, e allora muoverne uno può dare effetti "più che sottrattivi".

Francesco Ganzetti ha detto...

...Grazie prof. Bardi per il suo prezioso post che non ho faticato a far mio con immediata empatia : se posso permettermi, il miglior modo di parlare di effetto serra è collegarlo alla crisi del modello economico di crescita basata su conbustibili fossili : se il PIL non collassa nei prossimi anni, ma decresce progressivamente, avremo avviato una fase di transizione ad un equilibrio con Gaia, in attesa che il nucleare di quarta e la fusione ci renda tutti ricchi ed onnipotenti fra 50-60 anni...( In effetti per il pianeta sarebbe meglio che questo sistema economico collassi, piuttosto che riequlibrarsi a livelli porgressivamente più bassi e sostenibili di sfruttametno energie e risorse......! Siamo in ritardo di almeno 15 anni per avviare una transizione dolce e scongiurare un effetto serra pesante per i sui nipoti ed i miei ( eventuali) figli )

Anonimo ha detto...

Gente, se non cominciate ad esprimervi in maniera più semplice e meno forbita la gente vi metterà da parte. A nessuno piace sentirsi ignorante, specialmente se lo è.
Condivido pienamente la gran parte degli interventi dei vostri Blog, ma il linguaggio universital-tecnico-culturale di questo post le masse le allontana.
Se volete farvi ascoltare dalla gente dovete parlare il LORO linguaggio, non questo.
Per il resto anche sui blog si dicono casteronerie, anche dai responsabili, e neppure lì si chiede scusa. Chi è senza colpe scagli la prima pietra.
Personalmente non trovo alcuno stimolo nel frequentare chi la pensa come me. Preferisco confrontarmi con chi la pensa in modo differente, a patto che sia civile...
Luigi Ruffini

Frank Galvagno ha detto...

Caro Luigi, posso dire che in parte puoi avere ragione, ma non è tanto il linguaggio universitario il vero limite credimi! Ho una 20na di amici sfegatati per il calcio. Non è che rinuncino a leggere i link Aspo e simili su facebook perchè non siano o non si ritengano in grado. Non ne hanno voglia, bypassano e basta. Le loro attenzioni sono già convogliate su altro, e ne sono felici. Un po' come un filosofo zen è molto più appagato di uno scienziato che studia astronomia e meccanica quantistica (che magari si fa un culo così, forse anche per quello è un po' meno felice "esteriormente") :-)

In giro ci sono persone, anche non più giovanissime, che capiscono queste dinamiche con il solo loro "feeling", anzi trovano giovamento nel vedere inquadrate e spiegate certe cose che vivono e osservano. Gli esempi che posso portare sono degli agricoltori di 75 anni, che hanno al max la 5° elementare.

La gente è molto meno "ignorante" di quanto a volte si pensi.

Sul "linguaggio", posso capire che a volte finiamo in nicchie specialistiche, ma è inevitabile, come diceva Galilei. Un progettista di profili alari non potrebbe sicuramente utilizzare carta, penna e qualche operazione algebrica.
A livello comunicativo, credo che sia importante diversificare, proporre spunti che "spazzolino" problematiche solo superficialmente diverse. Stidiando i problemi da più punti di vista, se ne evincerà la matrice comune

ciao

Anonimo ha detto...

Direi che questo post contiene uno dei nodi più stretti di tutta l'ecologia, da quando il termine stesso è stato coniato da Haeckel nel 1866.Tutti gli altri abitanti della Terra, vegetali o animali che siano, e se vogliamo anche virus e batteri tanto per essere matematicamente puntigliosi, pare proprio che non discutano del loro posto assegnatogli dall'evoluzione all'interno di Gaia.Solo noi umani, e neanche tutti, lo facciamo.A contare le galline d'un pollaio son capaci tutti, in teoria, ma in pratica chi ha un pollaio con con qualche dozzina di galline sa bene che ci vuole una certa astuzia.Molta di più ce ne vuole a contare qualsiasi cosa esista in natura. Che si tratti di atomi, di nuvole, insetti o cose evanescenti come le relazioni fra i cicli di crescita fra prede e predatori.Proprio queste ultime richiedono la conoscenza della matematica del caos, materia che non sarebbe così esoterica, se ne venissero esposti i principi in quella scatola ipnopedagogica che è la televisione generalista.
Tutti i fenomeni caotici, e sono la stragrande maggioranza per non dire la totalità, hanno impresso come un diabolico numero della bestia, che ci impedisce di calcolarne l'evoluzione a lungo termine.Lo sappiamo tutti:...chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza....declamava Lorenzo dè Medici.La bizzarrìa però consiste nel fatto che il caos non è completamente caotico.
Lo è solo ragionevolmente, almeno quel tanto che ci permette di campare cent'anni.Ed è quel ragionevolmente l'avverbio che scatena la nostra irrazionalità.
Dalla scoperta dei pitagorici oltre ventitrè secoli fa, che non si può misurare tutto solo con proporzioni fra numeri interi, ci siamo accapigliati per scoprire ciò che è misurabile e quanto, e cio che non lo è.O che lo è solo con vaga approssimazione.Tranne alcuni autistici, nessuno è in grado di valutare a colpo d'occhio quante arance ci siano dentro una cassetta, quando siano più di una mezza dozzina.Eppure siamo riusciti ad andare e sopratutto tornare indietro, sulla Luna.Chi discute del riscaldamento globale dovrebbe tenere ben presente che il metodo scientifico non è esente da passione ed emozioni, e ciò rende ancora più complicato discernere quello che alla fine importa da ciò che non è rilevante.Ma bisogna avere la passione per la conoscenza.Il desiderio della chiacchera futile non basta.Ma evidentemente, molte persone non sanno distinguere in loro stessi, la differenza tra le due cose.E, a causa della loro presunzione, unica loro difesa dalla scomoda ignoranza, si danno al dogma e alla fede cieca.
Possiamo fare qualcosa per dissuadere questi fedeli dal loro credo?
Io ho una risposta certa.
Niente.
E' la mia unica fede.

Marco Sclarandis.

Anonimo ha detto...

Un breve post-scriptum,per fugare qualsiasi fraintendimento.Sono convinto che il riscaldamento globale causato da umane azioni esista, e sia anche particolarmente grave.Ma so che tuttora non sia possibile dimostrarlo in modo assolutamente inequivocabile.Purtroppo, è molto probabile ma anche questo non assolutamente certo, che quando dovessimo essere certi della natura del riscaldamento, non ci sia più la possibilità di sventarlo.Stiamo facendo un esperimento intrinsecamente pericoloso.Anzi, un esperimento che è più una scommessa dove "o la va o la spacca".La differenza è che chi vuole va al Casino' mentre chi non si diverte può andare al cinema, sempre che voglia correre il rischio di vedere una mattonata.Ma questa scommessa ci obbliga a giocare tutti.Un gioco un pò totalitario.............
Marco Sclarandis

Gianni Comoretto ha detto...

@Marco Scalandris

Capire se ci sia o meno il riscaldamento globale, e con una certa approssimazione a cosa sia dovuto non è banale. Ci sono di mezzo decine di fattori, con pesi differenti, meccanismi non del tutto noti, interazioni, sinergie, ecc.

Per sperare di dirci sopra qualcosa di sensato, non a spanne, occorrono anni di studi specialistici. Non c'è verso, né ci sarà mai, di spiegarlo in modo semplice e intuitivo, se non semplificando drasticamente, e a quel punto chiunque può illudersi che la cosa sia affrontabile con chiacchiere da bar. L'IPCC fa modelli enormi, complicati, fa esaminare i risultati a migliaia di esperti del campo perché facciano le pulci, corregge, ecc. e il tutto ha lo stesso valore delle chiacchiere di un Zichichi. O di chi ti mostra un grafico (già leggere un grafico è qualcosa che sa fare forse il 2% delle persone) in cui si vede "ad occhio" la correlazione dell'indice geomagnetico AA e la temperatura.

E naturalmente nessuno riuscirà mai ad avere certezze assolute. Ma certezze ragionevoli sì, ci sono già.

E' un problema da cui non si scappa. Se un problema è complesso, non ci sono modi semplici di trattarlo. Solo modi semplici di esporlo. Ma allora chiunque si sente in diritto di parlarne come se ne fosse competente. E se fai notare che stan dicendo cazzate, passi per arrogante e antidemocratico. Succede per tutto, non solo per il clima.

Anonimo ha detto...

Purtroppo internet amplifica le insicurezze e le paure.
Si trovano in giro sempre più siti e forum che negano il cambiamento climatico, che dicono che sulla Luna non ci siamo mai andati, che ci sono le scie chimiche, che il mondo finirà nel 2012 ecc.
Per quest'ultima affermazione ed altre boiate simili c'è un tale Giacobbo che con la trasmissione Voyager ha fatto pure carriera, adesso è diventato vice-direttore alla RAI.
Purtroppo temo che personaggi così e i loro seguaci siano ben difficili da combattere anche scientificamente.
Un tale con cui ho brevemente discusso e che sosteneva che il cambiamento climatico è una bufala mi ha detto che Luca Mercalli fa parte del Nuovo Ordine Mondiale...

Ugo Bardi ha detto...

Ti dirò confidenzialmente, Pippolillo, Mercalli non è un membro del nuovo ordine mondiale. In realtà è un alieno travestito da essere umano. Sono qui per invaderci. Lo so per certo e chiunque lo neghi è uno di LORO!!!

fabio ha detto...

Tantissime informazioni anche false così in pochi riescono a capire dove stiamo andando e a guadagnarci.
Le guerre o gli alieni sono inclusi.

p.s.
Ognuno puo' costruirsi la propria verità, poi se sbaglia la paga molto cara
L'ignoranza non è ammessa

p.s.2
L'alieno mi piace di piu' del nuovo ordine mondiale

Gianni Comoretto ha detto...

@fabio:
sei un inguaribile ottimista. Non c'e' nessun bisogno di spargere disinformazione, c'e' chi lo fa attivamente da solo.
Per i cambiamenti climatici, c'e' chi si da' da fare con un'agenda, ma poi viene amplificato da tanti "giocatori di briscola" che dicono la loro. E purtroppo non giova che ci siano "giocatori di briscola" anche tra chi casualmente sostiene la tesi giusta.

E no, puoi inventarti le palle che vuoi e non pagherai mai. Non di piu' di quello che paghiamo comunque tutti per non aver fatto le scelte piu' razionali quando era possibile. Anzi, rischi di passare per untore. Sulle scie chimiche io ricevo periodicamente mail minatorie, chi ci specula qualcosina con i libri e i DVD ci gudagna....

Anonimo ha detto...

Un fatto di cui solo una sparuta minoranza si rende conto, è che il sapere scientifico considerato in tutta la sua ampiezza, è ormai inconoscibile anche agli scienziati stessi.Anche solo la possibilità di rendersi conto dello stato dell'arte delle varie discipline scientifiche, senza entrarne nei dettagli più grossolani, sta diventando una scienza difficile essa stessa.Oggi leggendo un articolo su "L'Espresso" sulle "terre rare" quali il neodimio ed il lantanio, impiegati in magneti di alta potenza e nell'elettronica delle telecomunicazioni, si leggeva di un elemento quale il "terzio".
Io conosco il "trizio" ma del "terzio" sinceramente non ne conoscevo l'esistenza, ma per quanto si trattasse certamente d'un refuso, mi viene da chiedermi quale elemento chimico avesse in mente l'autore di quell'articolo.
Quanti lettori di un settimanale come "L'Espresso" si chiederanno se il "terzio" esiste?
Per quanti anni ancora l'umanità sarà in grado di gestire e avvantaggiarsi della strabordante messe di conoscenze scientifiche sfornate quotidianamente da centinaia di migliaia di ricercatori?
O si selezionerà naturalmente una genìa di individui che, moderni Leonardo, saranno in grado di apprendere in modo rapido e profondo, o credo che il picco della conoscenza scientifica ci aspetta all'orizzonte.
Un pensiero pericoloso mi si affaccia alla mente.Il peso di una sequenza completa di DNA umano è dell'ordine dei nanogrammi,ovvero miliardesimi di grammo.Perchè l'evoluzione non ci ha fornito qualche decina di grammi di DNA ricombinato con sequenze utili in caso di bisogno, o ancor meglio di un algoritmo che le generi automaticamente, tra le quali scegliere quelle utili?
Forse per un problema di scelta.
Le combinazioni utili sono probabilmente infime, in confronto a quelle inutili o dannose.Si tratta di numeri enormi confrontati con numeri assolutamente inimmaginabili. Come dieci elevato alla miliardesima potenza ma esso stesso infimo rispetto alla grandezza di tutte le permutazioni possibili del DNA umano. E oltretutto il DNA non è tutto, come ormai sta diventando evidente.L'ambiente condiziona l'espressione dei geni contenuti in esso e oggi possiamo ben dire che con noi il circolo di retroazione s'è chiuso nei due sensi. Stiamo modificando l'ambiente come mai dev'essere avvenuto in passato,in maniera così rapida, almeno.E' il nostro specifico e speciale genere di coscienza che sta producendo questo peculiarissimo cambiamento.
Ma la mente umana non sa più come padroneggiare tutta questa astronomica complessità.Lo fa, ma con una fatica sempre più insostenibile.Ci occorrerebbe una mente individuale superiore, ma non abbiamo ancora neanche capito come funziona quella che tuttora abbiamo.E qualcosa ci dice che una mente in grado di comprendersi deve per forza essere più complessa di quella che sta studiando.Come dire che se anche una formica riuscisse a farsi una vaga idea di cosa noi siamo, non saprebbe capire cosa esattamente essa stessa sia.Tra l'altro neanche noi abbiamo compreso del tutto la mente delle formiche.Un dilemma dal quale nemmeno un dio saprebbe come tirarci fuori.

Marco Sclarandis

fabio ha detto...

@Gianni
Sì sono ottimista, anche se a lavoro sono additato di pessimismo.

@Marco
concordo con te la governance sta sfuggendo di mano.
Inoltre pochi dirigenti hanno qualche vaga idea dove stiamo andando

Marco C ha detto...

A ben vedere anche Ciaramella, citato nel post, è un alieno. Egli ringrazia Ugo per la citazione e manda a tutti un saluto da Zeta-Reticuli :-)

Anonimo ha detto...

La Scienza, non è DEMOCRATICA; non nel senso banale di fare assurgere a Verità il pensieo della maggioranza.
Il post ce lo ricorda in modo esplicito.
Peccato che spesso, spessissimo, proprio dalla parte piu' populista del movimento ecologista si faccia finta di dimenticarlo.
p.es: nemmeno se il 90% della popolazione 'crede' alla nocività dei campi elettromagnetici, se non vi sono studi ad avvalorare la tesi, la tesi è smentita, e mal ci incolga se andiamo a sprecar risorse dietro problemi che non ci sono; diversamente continueremo a cambiare allenatore sulla spinta delle discussione dei circoli Arci (nell'accezione scherzosa del post)

Anonimo ha detto...

x Frank Galvagno.

In effetti quando si tratta di problemi complessi è difficile trattare gli argomenti in maniera semplice. Però negli ultimi 2 anni ho spesso "passato" questo link a molti conoscenti, incuriositi da qualche chiacchierata con me.
Questi (quasi tutti) mi hanno detto che in molti casi non ci si capisce granché dai discorsi fatti in quanto "si usano linguaggi eccessivamente sofisticati", spesso gratuitamente.
Mi sono occupato di astronomia amatoriale per oltre 20 anni, e, durante alcune conferenze alcuni amici iperpreparati (110 lode in fisica nucleare e bacio accademico) per spiegare alla gente comune la fusione nucleare tiravano fuori delle formule allucinanti a tutto muro.
Il risultato era che le persone dopo qualche minuto si alzavano e se ne andavano.
Possiamo avere tutta la preparazione che vogliamo, ma se non riusciamo a farci capire anche dal più umile dei pastori non serve a nulla.
Concludo per precisare che espongo spesso ciò che riesco ad imparare da voi, ma che nella mia zona pastori e contadini mi capiscono benissimo e già sanno che niente dura in eterno (e le risorse men che meno) ma ingegneri ed architetti non ci arrivano assolutamente (o non ci vogliono arrivare) nel qual caso vale il motto locale "a sciacquare la coccia all'asino ci si rimette solo acqua e sapone".
Luigi Ruffini

Anonimo ha detto...

Eh, sì Luigi spiegare la scienza non è per niente facile oggi.Ma non bisogna cadere nella semplificazione deleteria.Quella per intenderci dei vari programmi divulgativi delle televisioni generaliste per esempio.Io sono sicuro che si possa spiegare che cosa sia, da dove nasce e a che cosa serve un'equazione differenziale, anche a un pastore e a un contadino.L'ingrasso d'un maiale, se non avviene a tasso costante,e quindi se varia lo stesso tasso, contiene in sè l'essenza d'una equazione di questo tipo.Tanto per fare un esempio.Ma bisogna avere il coraggio di fare un tipo diverso di divulgazione.Non la ripetizione imperterrita di concetti poco più che infantili.Spiegare nel dettaglio come si genera un frattale, con in mano un cavolfiore, permetterebbe a più di un contadino di comprendere il fantasmagorico mondo di questi oggetti geometrico-matematici.
Ma mi sembra e voglio essere proprio complottista, che meno gente capisce anche solo cosa sia un logaritmo, meglio è per certi loschi figuri che berciano da palchi e teleschermi.
Non per sapere che cosa sia un logaritmo in sè e per sè, cosa relativamente inutile, ma per afferrare i profondi legami che questo genere di relazione numerica ha con il mondo prosaico e reale.

Un caro saluto

Marco Sclarandis.

Anonimo ha detto...

Intervengo come "esperto" di calcio, avendo per qualche anno allenato una squadra amatoriale.

Affermare "Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare" è sicuramente falso, ma qualche fondo di verità esiste.

Era compito di Baresi, e questo compito lo svolgeva da "maestro", guidare e disporre la difesa nel modo migliore in ogni situazione.
La sua capacità e rapidità di lettura della situazione erano superiori alla media.
Quando Baresi era indisponibile, questo compito era affidato a Costacurta, che pur essendo un ottimo difensore, oggettivamente non era altrettanto "maestro" come Baresi.

Questo solo per fare comprendere meglio cosa volesse dire l'anonimo che affermava: "Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare".
Probabilmente qualcosa di calcio ne sapeva, anche se presa alla lettera l'affermazione è sicuramente falsa, visto che Costacurta ha continuato a giocare ad altissimi livelli anche senza Baresi a fianco.

Frank Galvagno ha detto...

Ottima spiegazione anonimo.

Forse era in parte a questo che mi riferivo quando citavo la "complessità": Baresi per esperienza e capacità era oltre la media nel leggere la complessità della dinamica delle azioni. Costacurta probabilmente no, ma ciò non toglie che fosse un ottimo giocatore.

Naturalmente, la frase presa da sola, come hai detto, non ha senso.

Anonimo ha detto...

Esattamente.

Se l'anonimo avesse affermato "Quando manca Baresi, tutta la difesa nel suo complesso gioca peggio perchè Costacurta non riesce a dare i giusti riferimenti.
Forse è una responsabilità troppo grossa per lui, che lo porta a giocare molto peggio del solito."
Avrebbe fatto una analisi "seria", ma siamo al bar, discutendo magari con qualcuno che "idolatra" e sopravvaluta le capacità di Costacurta, bisogna dire con sarcasmo: "Se non c'è Baresi, Costacurta non sa giocare!!!"

Questo metodo di "discussione" va bene solo al Bar, o al circolo Arci menzionato nel post.
Concordo quindi con lo spirito del post di Ugo Bardi
Amos Bonato

Gillo ha detto...

Non solo la difesa gioca male nel suo complesso ma anche come singolo giocatore il suo rendimento peggiora.

Non essendo così esperto e abile come Baresi, Costacurta non riesce a gestire al meglio la difesa e quindi la probabilità di mettersi in situazioni "difficili" aumenta.

In più non ha al suo fianco un giocatore di livello "Baresi" che ha una probabilità molto alta di risolvere situazioni difficili oltre che di organizzare bene la difesa, quindi diminuire il numero di azioni pericolose contro cui Costacurta deve cimentarsi durante una partita.

Inoltre il Baresi può dispensare consigli preziosi per il Costacurta indicando posizioni e tempi di intervento, oltre che sgravare il suo cervello dell'impegno di "pensare a tutte quelle cose".

Quindi il cervello di Costacurta, una volta trovatosi solo, oltre a dover cimentarsi con obblighi di organizzazione dei compagni a cui non è abituato, si trova a dover affrontare un maggior numero di situazioni difficili, quindi la sua probabilità di riuscita negli interventi cala e cala la percentuale di attenzione per quel tipo di lavoro perchè impegnato in obblighi di solito svolti da baresi.

Questo agli occhi di un osservatore esterno per di più non tecnico (cioè che basa il suo giudizio solo sul numero di interventi sbagliati) risulta come come un calo di prestazioni in quanto il numero di azioni sbagliate da Costacurta aumenta e la qualità minima degli interventi riusciti cala.

La tesi è dimostrata dal fatto che quando Costacurta ha iniziato a giocare da solo, con l'esperienza ha acquisito automatismi, "visione di gioco" (cioè il suo cervello riesce immediatamente a leggere la situazione senza doverci "ragionare su" quindi riesce a prendere la decisione giusta in tempi molto minori) che gli hanno permesso di migliorare la sua capacità organizzativa della difesa e la qualità dei suoi interventi.

Spero di essere stato utile :-)

PS A me invece le discussioni tecniche hanno sempre affascinato e incuriosito, anche da ignorante :-)

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu