Che il Sole abbia effetti sul clima non ci piove. Il minimo di Maunder, un periodo tra il 1645 e il 1715 in cui non si osservarono macchie solari, corrisponde molto bene con il momento più rigido della piccola era glaciale. In generale, quando l'attività solare (misurata ad esempio contando le macchie) si è ridotta, la temperatura è diminuita. Periodi freddi corrispondono ad es. al minimo di Dalton (ispiratore di un blog che cerca di dimostrare come sia tutta colpa del Sole), intorno al 1800. Quindi è naturale che si cerchi di capire se e quanto il Sole contribuisca al riscaldamento globale in atto. Ed è comprensibile lo facciano con maggior foga le persone che dubitano, per altri motivi, della tesi per cui è colpa nostra.
Lavorando in un osservatorio che è tuttora molto coinvolto nella fisica solare, ho modo di parlare con i colleghi di queste cose. Il consenso generale è che il Sole contribuisca piuttosto poco, tra il 15 e il 25% del totale, al riscaldamento. Ultimamente una teoria aveva ipotizzato che quando il Sole è quieto arrivino sulla Terra più raggi cosmici, questi producano nuvole e quindi alterino il clima. Si è quindi misurato anche quanti raggi cosmici arrivano effettivamente[1] e ancora le variazioni che si vedono non sono sufficienti a spiegare il recente aumento della temperatura. Se ne è anche parlato in questo blog, facendo notare come l'accordo tra sunspot number e temperatura vada a farsi benedire negli ultimi 15-20 anni.
Ma (giustamente) uno scienziato non demorde, e si continua a sfornare ipotesi. Qualche anno fa alcuni astronomi hanno osservato che la correlazione con la temperatura era migliore se come indice dell'attività solare si utilizzava il cosiddetto indice di attività geomagnetica AA. In particolare la cosa è molto gettonata sul blog climatemonitor, ma ho ritrovato articoli che ne parlano[2]. Mi sono quindi preso i dati, grazie anche a un lettore di quel blog, e ho fatto il grafico qui sotto.
Tutti questi grafici son fatti nello steso modo, per cui spiego solo il primo. In nero ho graficato l'andamento della temperatura globale, riferita alla media degli anni '50 (uguale in tutti i grafici). In blu ho riportato l'indice che tento di correlare, scalato in modo da riprodurre al meglio la curva di temperatura (regressione lineare, una tecnica statistica standard). In rosso c'è quel che resta, la parte di variazioni di temperatura che non è possibile spiegare con l'indice che ho esaminato. L'ampiezza media della curva rossa è riportata in basso, in questo caso circa 0.12 gradi. Più piccolo è questo numero, tanto meglio ho riprodotto la mia curva di temperatura. Insomma lo scopo del giochino è trovare una curva blu (modello) il più uguale possibile a quella nera (vera), e la curva rossa (residui) mi dice quanto ho sbagliato
L'attività solare oscilla con un periodo di 11 anni e la temperatura no, e per questo ho mediato i dati su 11 anni. Come conseguenza della media ho dovuto scartare i primi e gli ultimi 5 anni, in cui non ho i dati per calcolare una media sensata.
Bene, se non si tiene conto degli ultimi anni l'accordo è impressionante, il coefficiente di correlazione che si ottiene è R=0.84. Ma non c'è verso di far sparire quel picco finale nei residui, quasi mezzo grado che il Sole proprio non spiega.
L'accordo diventa molto migliore se si media su 22 anni (due cicli solari, o un ciclo solare completo), con R=0,9. Ma in questo caso devo buttar via altri 5 anni e gli articoli che trovano questa bella correlazione sono del 2005, altri 4 anni scartati. Alla fine sparisce proprio quel problematico picco finale tra +0,2 e +0,4 gradi nella curva rossa.
Bene, ma la CO2? Se faccio lo stesso lavoro utilizzando come forzante la concentrazione di CO2 in atmosfera ottengo questo:
La CO2 varia molto più regolarmente, con meno bozzi, ma riproduce l'andamento delle temperature osservate molto meglio (R=0,94). I residui sono quasi la metà che nel caso precedente anche se la rampa tra il 1910 e il 1940 è chiaramente dovuto ad altro. Evidentemente la verità sta nel mezzo, ma quanto? Bene, basta provare a utilizzare un mix dei due, e vedere per quale "ricetta" ci riproduce meglio i dati.
Detto fatto, ci vuole un 22% di Sole e un 78% di CO2. Probabilmente c'è dell'altro, e difatti i modelli dell'IPCC non sono così semplici, ma siamo arrivati da qualche parte anche solo con questi semplici conti:
Qualche riferimento:
[1] A. D. Erlykin, T. Sloan, A. W. Wolfendale: "Solar activity and the mean global temperature" Environmental Research Letters (2009)
[2] K. Georgieva, C. Bianchi, B. Kirov; "Once again about global warming and solar activity", Mem. SAIt 76, 969 (2005)
Lavorando in un osservatorio che è tuttora molto coinvolto nella fisica solare, ho modo di parlare con i colleghi di queste cose. Il consenso generale è che il Sole contribuisca piuttosto poco, tra il 15 e il 25% del totale, al riscaldamento. Ultimamente una teoria aveva ipotizzato che quando il Sole è quieto arrivino sulla Terra più raggi cosmici, questi producano nuvole e quindi alterino il clima. Si è quindi misurato anche quanti raggi cosmici arrivano effettivamente[1] e ancora le variazioni che si vedono non sono sufficienti a spiegare il recente aumento della temperatura. Se ne è anche parlato in questo blog, facendo notare come l'accordo tra sunspot number e temperatura vada a farsi benedire negli ultimi 15-20 anni.
Ma (giustamente) uno scienziato non demorde, e si continua a sfornare ipotesi. Qualche anno fa alcuni astronomi hanno osservato che la correlazione con la temperatura era migliore se come indice dell'attività solare si utilizzava il cosiddetto indice di attività geomagnetica AA. In particolare la cosa è molto gettonata sul blog climatemonitor, ma ho ritrovato articoli che ne parlano[2]. Mi sono quindi preso i dati, grazie anche a un lettore di quel blog, e ho fatto il grafico qui sotto.
Tutti questi grafici son fatti nello steso modo, per cui spiego solo il primo. In nero ho graficato l'andamento della temperatura globale, riferita alla media degli anni '50 (uguale in tutti i grafici). In blu ho riportato l'indice che tento di correlare, scalato in modo da riprodurre al meglio la curva di temperatura (regressione lineare, una tecnica statistica standard). In rosso c'è quel che resta, la parte di variazioni di temperatura che non è possibile spiegare con l'indice che ho esaminato. L'ampiezza media della curva rossa è riportata in basso, in questo caso circa 0.12 gradi. Più piccolo è questo numero, tanto meglio ho riprodotto la mia curva di temperatura. Insomma lo scopo del giochino è trovare una curva blu (modello) il più uguale possibile a quella nera (vera), e la curva rossa (residui) mi dice quanto ho sbagliato
L'attività solare oscilla con un periodo di 11 anni e la temperatura no, e per questo ho mediato i dati su 11 anni. Come conseguenza della media ho dovuto scartare i primi e gli ultimi 5 anni, in cui non ho i dati per calcolare una media sensata.
Bene, se non si tiene conto degli ultimi anni l'accordo è impressionante, il coefficiente di correlazione che si ottiene è R=0.84. Ma non c'è verso di far sparire quel picco finale nei residui, quasi mezzo grado che il Sole proprio non spiega.
L'accordo diventa molto migliore se si media su 22 anni (due cicli solari, o un ciclo solare completo), con R=0,9. Ma in questo caso devo buttar via altri 5 anni e gli articoli che trovano questa bella correlazione sono del 2005, altri 4 anni scartati. Alla fine sparisce proprio quel problematico picco finale tra +0,2 e +0,4 gradi nella curva rossa.
Bene, ma la CO2? Se faccio lo stesso lavoro utilizzando come forzante la concentrazione di CO2 in atmosfera ottengo questo:
La CO2 varia molto più regolarmente, con meno bozzi, ma riproduce l'andamento delle temperature osservate molto meglio (R=0,94). I residui sono quasi la metà che nel caso precedente anche se la rampa tra il 1910 e il 1940 è chiaramente dovuto ad altro. Evidentemente la verità sta nel mezzo, ma quanto? Bene, basta provare a utilizzare un mix dei due, e vedere per quale "ricetta" ci riproduce meglio i dati.
Detto fatto, ci vuole un 22% di Sole e un 78% di CO2. Probabilmente c'è dell'altro, e difatti i modelli dell'IPCC non sono così semplici, ma siamo arrivati da qualche parte anche solo con questi semplici conti:
- L'accordo tra AA-Index e temperatura non è molto migliore di quello tra altri indicatori di attività solare e temperatura. Tutti questi indicatori non spiegano assolutamente l'aumento di temperatura degli ultimi 20 anni, che invece corrisponde benissimo all'incremento di CO2
- Se confronto una temperatura, una concentrazione di CO2, e un'attività solare che stanno aumentando tutti nel tempo, otterrò comunque buone correlazioni. Per discriminare devo usare periodi in cui un indice aumenta ed uno cala, altrimenti correlo benissimo gli aumenti di temperatura anche con la crescita del pino secolare al Ponte al Pino a Firenze.
- Per ottenere un buon accordo si media i dati su un periodo lunghissimo. Ma in questo modo si scartano quelli degli ultimi anni, in cui appunto la CO2 sale e l'AA scende
- Se medio su tempi lunghissimi ho pochi dati (un secolo campionato ogni 22 anni fa circa 5 punti buoni). Con pochi punti un accordo si ottiene più facilmente
- Devo confrontare le due ipotesi. La bontà di una correlazione da sola dice poco. Meglio se faccio un fit con le due ipotesi, e mi faccio dire dai dati il peso relativo delle due componenti.
Qualche riferimento:
[1] A. D. Erlykin, T. Sloan, A. W. Wolfendale: "Solar activity and the mean global temperature" Environmental Research Letters (2009)
[2] K. Georgieva, C. Bianchi, B. Kirov; "Once again about global warming and solar activity", Mem. SAIt 76, 969 (2005)
24 commenti:
Troppo bello, Gianni. Purtroppo è inutile raccontare queste cose ai negazionisti - è come insegnare le equazioni differenziali al cane. Sono duri come le noci di cocco.
La mente d'un cane, quando riconosce le intenzioni del padrone fa qualcosa di ben più complesso che risolvere delle equazioni differenziali.Ma il cane non sa di saperlo fare, evidentemente.Al cane non gli serve saperlo.Evidentemente.
Anche noi abbiamo fatto a meno della cosciente pratica delle equazioni differenziali per millenni interi, ma oggi non possiamo permetterci questo lusso e viaggiare con un jet a novecento chilometri orari.Quanto costi caro questo lusso, è ciò di cui troppe persone non vogliono rendersi conto.
In primis la classe politica e molta di quella imprenditoriale nostrana.Sapere costa, e sopratutto non costa solo denaro, ma ore, giorni, anni di studi.
Per avere in cambio che cosa?
Prestigio?,denaro? soddisfazione emotiva? comodità?.Tutte cose che nella dovuta misura sono buone e giuste.Appunto, nella dovuta misura.
Proprio quella stravolta dalle misure assurde raggiunte dal mondo dei mezzi di comunicazione e della finanza.Ma a pensarci bene, niente di particolarmente nuovo sotto il Sole.
Vecchio, vecchissimo, ma in abbondanza.
Marco Sclarandis
mmm ... o argomentare di strutture cristalline con la suocera ... :-)
Scherzi a parte, Marco Sclarandis solleva una questione importantissima: lo SCOPO della conoscenza, soprattutto scientifica. La parte "cattiva", che a fiotti può "inquinare" anche le menti di scienziati convinti di essere nel giusto, è costituita da sete di prestigio, denaro, autocompiacimento di essere nella ragione etc
La parte "buona" è invece l'uso disinteressato delle migliori scienze, che sono la nostra ultima speranza per capire come possiamo agire per modificare gli equilibri, evitando spiacevoli collassi
Avrei due domande.
1) L'uso della media mobile è giustificato dalla conoscenza che esiste una periodicità nel segnale, ma non ci dovrebbe essere una correlazione (molto) migliore in quell'intorno?
2) L'indice aa preso in esame è quello totale o quello poloidale? Ricordo che avevo cercato di calcolare quella componente ma alla fine avevo desistito.
@hydraulics
Andando sul complicato si finisce sempre per trovare quel che si cerca, basta scegliere il complicato giusto e giustificarlo a posteriori. L'uso di un indice poco conosciuto per misurare l'attività solare deriva proprio da questo. Per cui mi sono limitato al semplice, ho preso i dati che mi venivano forniti dall'amico di climatemonitor, dopo aver controllato che "tornassero" con quelli disponibili in giro.
L'indice AA credo sia quello totale. Non ho trovato in rete distinzioni tra le componenti. Del resto a naso la componente di campo geomagnetico dovuta all'attivita' solare e' abbastanza caotica. Non e' che confondi con il campo solare?
E' verissimo che se esiste una componente a una certa frequenza della forzante dovresti ritrovartela bella grossa nei dati del clima. Ma il clima fa comunque da filtro passa basso, e quindi l'attenua in modo grosso e sconosciuto. Quindi si taglia la testa al toro e la si elimina. Però il fatto che si veda così poco è un elemento significativo.....
Invece la media a 22 anni non ha nessuna giustificazione. I cicli pari e dispari sono sostanzialmente uguali, e l'indice AA non ha una periodicità a 22 anni. Ma fa tornare meglio i conti, per i motivi (artefatti statistici che induce) che ho citato.
Su cani e padroni. Discutendo con un po' di negazionisti, non mi sono fatto l'impressione che ci siano dietro padroni, almeno in molti casi. Il punto di questo dibattito è che tocca corde profonde: se ha ragione l'IPCC occorre rivedere il nostro modello industriale, cambiare modo di produrre, produrre meno, e con costi molto maggiori. Non è piacevole. Dall'altro lato un sacco di persone usano l'argomento proprio per questo, perché vogliono comunque tornare ad una ipotetica civiltà agricola idilliaca, per rifiuto della modernità.
Quindi lo scontro diventa tra il verde "ideologico" che demonizza la modernità, e chi la mitizza. Più tutti quelli a cui questi due stanno sui coglioni. Il discorso scivola rapidamente sul tifo da bar di cui parlava Ugo al precedente post, tifo che è diffusissimo anche tra gli scienziati. LA differenza è quindi tra la scienza "buona", che cerca di andar oltre il proprio pregiudizio guardando i dati, e quella che forza i dati ai propri pregiudizi, per qualsiasi motivo essi esistano.
Frank,sono convinto da molto tempo che la scienza sia una forma d'arte.E come tale abbia i suoi artisti, apprendisti, artigiani e geni.Chi intende la scienza come una qualsiasi attività mercantile o utilitaristica non può trarne il piacere che ne trae l'artista scienziato.Questa arte, a differenza di altre, necessita di una curiosità onnivora e morbosa, a quanto pare e forse è ciò che rende la figura dello scienziato così enigmatica agli occhi di tante persone.C'è però qualcosa di asimmetrico fra la scienza e le altre arti. Millenni d'esercizio di queste hanno permesso la convivenza nostra con il resto dei viventi.Pochi secoli d'applicazione estesa della prima, ci hanno portato ad un bivio drammatico.O noi e con noi alle nostre condizioni,o lo sterminio per il resto dei viventi.
Ci sono molti viottoli e sentieri che si dipartono da questo bivio, credo purtroppo che li vedano solo gli artisti, scienziati o meno che siano.I faccendieri e gli affaccendati vedono solo un bivio.
Neanche s'accorgono che necessariamente in un bivio s'incontrano tre vie.
Marco Sclarandis
A proposito di scienza e arte.
Nove paginette tutte da leggere e meditare.
Trovate calde calde nel web.
http://codiceedizioni.it/files/licata_scienza_arte_conoscenza.pdf
Marco Sclarandis
@ Gianni
Grazie per la risposta, cercherò di non scrivere troppe stupidaggini. :)
Avevo partecipato alla discussione sull'indice e relativa correlazione qui. La distinzione fra le componenti si trova qui (pdf), e ammetto di averci capito poco. La Georgieva (dall'articolo della quale è nata tutta la storia) si riferiva ad una sola componente, e da qui la mia domanda. Non voglio discutere la liceità della scelta, cercavo solo di dire che il grafico dell'aa totale non mostra necessariamente la corrispondenza ipotizzata per quello dell'aap. Spero di essermi spiegato. :)
Sulla media mobile: per le serie in esame all'aumentare di questa aumenta anche r^2, in modo monotonico; al tempo l'avevo fatto notare con tanto di numeretti. Mi era rimasto il dubbio che potesse esserci un motivo reale nella scelta di un periodo preciso, ma non avendo l'andamento di aap non avevo insistito.
@marco:
i brani come quello di Licata che hai linkato mi lasciano sempre molto perplesso. Condivido tutti quel che di scientifico viene detto, ma non riesco a farlo con le conclusioni. Lo scienziato non determina, non può determinare, quello che scopre.
Se esistono modi differenti, che dipendono dallo stile di ciascun scienziato, strade e formalismi diversi (vengono citati quelli utilizzati in meccanica quantistica), si dimostra sempre, ad un certo punto, che sono equivalenti: otterrò gli stessi risultati qualunque di questi usi.
Restando qui, o il riscaldamento globale è causato (prevalentemente) dalle attività umane, o no. Posso non saperlo, posso esprimere dubbi ed obiezioni, ma esiste un "là fuori" in cui questo dato esiste.
Questo è tra l'altro quel che fa imbestialire alcuni filosofi, che non sopportano l'idea, molto antidemocratica, che qualcuno possa avere oggettivamente ragione. E che chi si smazza di più, con strumenti (concettuali, intellettivi e tecnici) migliori ci possa arrivare meglio dell'uomo della strada.
Comunque seguendo il blog di Licata sono arrivato qui. Una storia di una maestra con una alunna Rom, che sta in un campo a rischio di sgombero. E una
petizione di Amnesty per evitare che succeda.
Ringrazio Gianni per le sue considerazioni.Che deva esserci un "mondo là fuori" è evidente, perchè se bastasse pensare una cosa per modificarla o realizzarla in modo istantaneo e con quantità non misurabili di materia energia e informazione nessuno potrebbe stare più d'un momento in questo mondo.Il riscaldamento globale è una questione sperimentale che è quasi certamente possibile stabilire con grande precisione.Dico quasi certamente, perchè potrebbe anche avvenire che una deriva del clima di tipo catastrofico, potrebbe cancellare una società planetaria di tipo scientifico tecnologico, necessaria proprio per trovare le prove del riscaldamento antropico.
Il mio è un argomento volutamente ma ironicamente provocatorio.Come ho detto in un post precedente sono convinto che il riscaldamento globale antropico esista e sia anche grave,e ne sono convinto da tutto quello che so e ho compreso al riguardo.Se anche mi sbagliassi, ritengo che il rischio che si corre in questo sbaglio, sia molto minore che in caso contrario.Comunque, bruciare combustibili fossili o impiegarli per merci usa e getta, mi sembra oggi completamente imbecille, e questo sarebbe già un buon motivo per cambiare abitudini.I link con i quali termini, Gianni, il tuo post, mi sembrano appropriati, sebbene sembrino casuali.
In questo momento storico planetario, bisogna condividere ricchezza, integrare, pacificare, quante più persone possibile.
Sebbene sia difficile per mille ragioni.Ciò serve a raffreddare la temperatura emotiva della gente.Riscaldamento non meno pericoloso di quello climatico.No?
Un caro saluto
Marco Sclarandis.
@marco:
Purtroppo il tifo da bar per definizione e' "caldo". E quindi si finisce spesso per insultarsi a vicenda, atteggiamento che non aiuta a cercare di capire (e di far capire agli altri).
@Hydraulics. Ma davvero l'articolo della Georgieva e' alla base di tutto?
Un articolo ad uno sperduto congresso, pubblicato in una rivista sconosciuta fuori dall'Italia (non ho trovato altri suoi articoli a riguardo su Arxiv) non mi sembra una base molto solida per una discussione di questa portata. Non per discreditare la Georgieva, ma impedisce di fatto che la cosa venga esaminata e controbattuta da chi può vederne i limiti.
Ho guardato il grafico di realclimate. Se lo confronti con il mio, vedi che e' troncato al 1989, esattamente a quando comincia a discordare dai dati di temperatura. Ho messo quello mediato a 22 anni, un po' piu' esteso del loro, qui, ed e' sostanzialmente identico, fino al 1989.
E il fatto che una correlazione del 95% sia una probabilità di causa-effetto del 95% e' una bufala talmente stratosferica che se lo dici all'esame di fisichetta (sperimentazioni di fisica 1) ti riconsegnano il libretto senza farti continuare. Anche perché nello stesso periodo la correlazione con la CO2 è del 96%.
@ Gianni
Non vedo il grafico, ho un error 404.
Comunque sì, mi pare che tutto il clamore nel caso particolare venisse da quell'articolo; che mi sembra anche mal interpretato.
Ai partecipanti di questo post "Tutta colpa del sole",lancio una singolar tenzone per usare una locuzione obsoleta ma che suona bene.
In cento righe, cinquemila battute spazi e virgole compresi, spiegare perchè il riscaldamento globale antropico, o rga se vogliamo, o anche gw, global warming, deve essere colpa o causa o anche le due cose insieme, davvero nostra.
Tenendo conto che il lettore avventizio, o che potrebbe avventurarsi a leggere, tentenna coi congiuntivi, le frasi subordinate, ha un vocabolario di un migliaio di parole, e trasferendo queste caratteristiche (mi era scappato un "caratterustiche"!)al resto delle sue conoscenze scientifiche fa già fatica a maneggiare esponenti e radici e concetti come calore specifico d'una sostanza.
Dopo trentanni passati in Allegria! tra visioni discinte e scatole della fortuna, inframmezzati da migliaia, anzi miriadi di consigli per la spesa, certo deve essere arduo, quasi improbo afferrare i trabocchetti acquattati in un indice di correlazione.Senza contare anni e anni di letture monotematiche su sport e pettegolezzi e inconcludenti chiacchere sulle presunte capacità politiche di politicanti conosciuti solo per nomea o fisionomia.
Se può anche sembrare che stia facendo della perfida ironia, non è proprio questa la mia vera intenzione.C'è un odore di sfacelo culturale talmente insopportabile che ci sarebbe da augurarsi l'arrivo mensile di un uragano tropicale almeno di forza due in grado di far cambiare aria.
Anzi mi viene quasi da desiderare di candidarmi con lo slogan: "Falò falò, di tutto il fossile possibile!" e costringere il clima, suo malgrado a cambiare alla svelta.Non lo faccio perchè sotto sotto temo di raggiungere lo scopo.
Marco sclarandis
@hydraulics
Corretto il link.
@marco:
Non ci provo neppure, occorrono doti diverse dalle mie.
E alla fine occorre un atto di fede. Chiunque può in 1000 parole "provare" qualsiasi cosa. E l'unico modo per averla vinta (onestamente) è trovare qualcosa di facilmente "toccabile con mano". Puoi farlo con il riscaldamento, mostrando che il clima è davvero più caldo di un secolo fa.
Non puoi farlo con il legame tra clima e CO2, pensa solo che c'è chi nega in assoluto che la CO2 possa avere un effetto climalterante. C'e' chi "dimostra" che la CO2 viene rapidamente assorbita in un bicchiere d'acqua con un esperimento farlocco ma di effetto.
Come faccio a controbattere tutto questo, senza spiegare che qualche migliaio di scienziati si e' studiato la cosa e non ha trovato nulla se non l'aumento della CO2 per spiegare il riscaldamento? E senza passare in rassegna tutto quello che loro han passato in rassegna?
La sfida ha quasi del sovrumano, l'ammetto.Uno come Kemal Ataturk riuscì però a cambiare l'alfabeto arabo in Turchia con quello latino in pochi mesi. Ed erano Turchi mica Italiani.Ma non si tratta di "provare" con mille o diecimila parole.Si tratta di instillare un dubbio che abbia la stessa potenza emotiva di quelli relativi a corna coniugali, fedi sportive, politiche, religiose e cose di questo genere.
Bisogna gettare nel silenzio persone che sono costantemente immerse nel rumore assordante.Che non significa affatto zittirle dicendo loro "Taci!".
Ma "Ascoltati".
A volte in senso letterale.
Qualcuno si accorge delle assurdità o dell'insignificanza di quello che ha appena detto.
E lì il dubbio, un sanissimo dubbio, può attecchire e condurre a cercare delle ragionevoli certezze.Dall'epoca dei Lumi,la superstizione non è stata debellata a quanto pare, ma s'è camuffata con le vesti d'innumerevoli pseudoscienze e parascienze.Ma l'idea stessa di sconfiggere definitivamente la supertizione è superstizione bella e buona.O al massimo una fede malriposta.Perchè sia così, non lo dico io, ma millenni di pensiero filosofico universale.
La scienza cartesiana, galileiana newtoniana, e di tutte le specie -iane possibili, fino a tempi recentissimi, non sono più in grado di rassicurare nessuno.Sono necessarie ma insufficienti.
E' sotto gli occhi di tutti, scienziati e non.Potremmo fermarci un attimo e guardare meglio dove stiamo andando visto che l'intùito
ci sussurra che la mappa che abbiamo tra le mani sembra portarci di pantano in pantano.
La paura è una cattiva consigliera, si sa, ma se non altro non mente spudoratamente.
E adesso la gente con una, due tre o più "gg", comincia ad avere una paura sordida perchè senza origine patria e bandiera.Non puoi rassicurarla insegnandoli il calcolo tensoriale, la fisica delle reti auotoorganizzanti,o qualunque cosa che implica lungo e faticoso studio.Non c'è tempo e non se ne susciterebbe la voglia.
Bisogna trovare il mondo di bisbigliare un .........Attento..... a uno che sta sedendosi sopra un nido di vipere, o forse metafora più adatta, a uno che sta inerpicandosi baldanzosamente su una scarpata franosa.
Tempi davvelo intelessanti.
Marco Sclarandis
Una breve aggiunta.Provare a farsi un'immagine di tutto il petrolio estratto e ancora estraibile: Duemila miliardi di barili circa.Trecentoquaranta miliardi di metri cubi circa.In fondo un breve pezzo d'Appennino lungo un centinaio di chilometri partendo dal livello del mare.E per il carbone e il gas naturale, volumi di entità simili entro una decina di volte.Se esistessero una cava un lago e una nuvola grandi come tutta la massa dei combustibili possili, sarebbero contenute tutte in una regione come la Val d'Aosta.Un orticello sperduto sulla Terra.
Se ho sbagliato decisamente i conti mi si corregga.
Forse questo genere di visioni, fanno effetto sulle persone refrattarie a calcoli e ragionamenti.Il difficile è convincerle che non li abbiamo ingannati con dei calcoli fasulli.
Ma se non sono neanche in grado di fare due conti con le tabelline aritmetiche, non c'è speranza.
E' meglio scuotere la stessa polvere delle loro case dai nostri calzari.E che la CO2 abbia misericordia di loro.
Marco Sclarandis
@ Gianni
Scusa, mi accorgo ora che avevi come riferimento un articolo della Georgieva del 2005. Quello che ha dato il via a tutto è questo.
Letto l'articolo. Capire come abbiano calcolato la componente poloidale richiederebbe guardarsi tutti gli altri articoli citati, comunque si tratta, come immaginavo, di una stima del campo poloidale solare.
E addirittura media su 30 anni!
Direi che esaminare qualcosa con una generica tendenza alla crescita su un secolo di dati con una media trentennale sia assolutamente senza senso. Può darti una vaga idea riguardo ad ulteriori studi, ma rovesciare il modello dell'IPCC in base a quei dati ricorda da vicino chi vuole buttar via il meccanismo di evoluzione darwiniana perché non prevede i dettagli di come si forma la zampa della gallina.
Nel blog realclimate ho messo un'interessante correlazione tra la deriva dei continenti e il riscaldamento globale, Ottieni coefficienti di correlazione altissimi, oltre il 90%, migliori che per l'indice geomagnetico. Pasticciando con i dati riesci sempre ad ottenere quel che vuoi, ma son pasticci, non scienza.
Dai pochi commenti degli ancor più pochi commentatori, emerge uno degli aspetti paradossali della scienza.
Se ciò che viene studiato è troppo complesso per la maggior parte delle persone, queste non possono sincerarsi in proprio che ciò che viene detto loro dagli studiosi sia vero o anche solo verosimile. E quindi devono fidarsi. Perciò siamo di nuovo nel campo della fede.Questo è un dilemma che sta diventando sempre più assillante.
Non so a quanto possano servire tutti i festival della scienza sorti come zanzare in una risaia, per mostrare che scienza e fede non sono interscambiabili, visto che milioni di persone vengono in prima serata ingozzate di sbobbe infami, dove dubbio, autentico mistero, ardita teoria, vengono riscaldate e rimestate insieme a croste e frattaglie di vera scienza sperimentale.
"Tutta colpa del Sole?"
Come titolo per una puntata di una di quelle trasmissioni sarebbe perfetto.Ma occorrerebbe un seguito magari intitolato
"Processo al Voiageatore incauto"
"Voiageatore" è un'allusione ad un format rinomato.
Che poi la Scienza ovvero gli scienziati, di fronte alla sfida di divulgare la complessità
stia ancora balbettando, glielo si può anche perdonare per ora.
Ma il tempo stringe.I somari ragliano, reclamando la loro paglia.
Se non gli si fa assaggiare presto della buona biada, entreranno a forza nella casa del fattore.
Marco Sclarandis
ho linkato qui:
http://forum.crisis.blogosfere.it/viewtopic.php?f=8&t=42&p=22077#p22077
l'articolo
vediamo se ne nasce un confronto con gli "infedeli" :)
firmato: riccardo di crisis
i commenti qui su climalteranti
http://www.climalteranti.it/2009/10/05/picco-del-petrolio-e-riscaldamento-globale-una-cosa-esclude-laltra/#comment-4271
Ho trovato un bell'
articolo di rassegna che esamina un po' tutti gli indicatori di attività solare periodicamente indicati come responsabili dei cambiamenti climatici.
@costa:
Conoscevo l'articolo della Georgieva del 2005, non avevo letto quello del 2009. Ma siamo alla ricorsa dell'indice giusto. Mano a mano che il proxy di attività solare scelto fa cilecca, se ne sceglie uno nuovo. Se la media a 11 anni non funziona, si cerca quella a 22, o addirittura a 30 anni. Quel che posso dire e' che nell'ambiente queste cose sono viste come un pasticciamento dei dati, un po' come quando si correla il ciclo solare col numero degli infarti o con il sesso dei nascituri.
Poi un articolo che mostra un effetto, per quanto di difficile interpretazione, si pubblica.
Il che vale anche per quelli di Scafetta.
Faccio anch'io il referee, e se non ci sono falle metodologiche l'articolo passa, magari chiedendo di essere possibilisti nelle conclusioni. Ma non significa che l'ipotesi fatta sia sensata. Solo che come ipotesi di lavoro val la pena di essere segnalata. Il problema è quando qualcuno prende queste ipotesi come fatti.
E' inelegante però parlare di "negazionisti". L'intera questione mi pare complessa da lasciare qualche margine di dubbio a chi avanza critiche no? si veda: giovannistraffelini.wordpress.com/2009/10/12/clima-catastrofisti-e-negazionisti/
@ Gianni Comoretto
"Ho trovato un bell'
articolo di rassegna che esamina un po' tutti gli indicatori di attività solare periodicamente indicati come responsabili dei cambiamenti climatici."
Un articolo del 2006 che non cita Mccracken 2006 (non Mccracken 2004)
http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=971
non cita Svensmark 2007 e nemmeno 2009
http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=878
non cita Scafetta 2007
http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=373
e nemmeno Scafetta 2009, (non confonda con scafetta EPA 2009)che non è un ipotesi, perchè usa dai dati reali, e con un modello ricostruisce gli ultimi 400 anni che fittano molto bene con le
temperature.
http://www.climatemonitor.it/?p=3531&cpage=1#comment-3973
Tutte queste sonno pubblicazioni su rivioste ISI, se non sono sceinza cosa sono?????
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