Con questo articolo concludo la trilogia contro l’”ottimismo tecnologico” della società nei confronti del problema ambientale e dei limiti dello sviluppo, iniziata con l’articolo “L’entusiasmante caduta delle emissioni di gas serra” e proseguita con l’articolo “Perché non mi piace la green economy”. Nel grafico qui accanto, potete vedere lo “scenario standard” tratto dal celeberrimo “I limiti dello sviluppo”, che descrive l'andamento delle grandezze più significative del sistema mondo, ricavato mediante il calcolatore “nell'ipotesi che né i fondamentali valori umani né il funzionamento del sistema popolazione-capitale subiranno nel futuro alcun cambiamento sostanziale rispetto agli ultimi cento anni”. Tali grandezze sono: popolazione (numero totale di individui); prodotto industriale pro capite (dollari equivalenti pro capite all'anno); alimenti pro capite (kg di grano equivalenti pro capite all'anno); inquinamento (riferito al livello 1970, posto uguale a 1); risorse naturali non rinnovabili (espresse come frazione delle riserve valutate nel 1900).
Potete notare che gli autori volutamente non hanno riportato le scale delle grandezze in ordinate, mentre in ascisse figurano solo i valori estremi della scala dei tempi. “Questo per scoraggiare la tendenza a leggere questi tracciati come vere e proprie predizioni”.
E’ evidente che il valore della simulazione ha un carattere qualitativo e non quantitativo e serve a rappresentare una tendenza. Comunque, siccome da quando il libro è uscito nel 1972, l’umanità non ha praticato nessuna delle raccomandazioni in esso contenute, per puro esercizio accademico, ho provato a sovrapporre al grafico alcuni valori noti, citati nel testo, relativi alla popolazione, cioè 1600 milioni per l’anno 1900 e 3500 milioni per l’anno 1970 e una stima grossolana del valore previsto per l’anno 2010, circa 6500 milioni. Quindi, l’ordine di grandezza della popolazione sembrerebbe essere azzeccato in pieno. Ma andiamo avanti, ed esaminiamo le curve del prodotto industriale e degli alimenti procapite. Negli anni che stiamo vivendo ci saremmo dovuti trovare su un picco a forma di pianoro a cui sarebbe seguito un rapido collasso. Leggiamo cosa dice il Rapporto: “E’ chiaro che questo tracciato corrisponde alla condizione di superamento dei limiti naturali, con successivo collasso provocato dall'esaurimento delle risorse naturali non rinnovabili. Il capitale industriale cresce fino a un livello che richiede un afflusso enorme di materie prime, per cui il processo di crescita è accompagnato dal progressivo depauperamento delle riserve; ma ciò provoca una lievitazione dei prezzi delle materie prime, per ottenere le quali occorre impegnare frazioni crescenti di capitale, a discapito degli investimenti. Alla fine gli investimenti non riescono più a seguire il passo del deprezzamento del capitale, e si verifica il collasso della base industriale e quindi dell'agricoltura e dei servizi, dato che questi settori dipendono in maniera essenziale dai beni prodotti dall'industria (fertilizzanti, insetticidi, attrezzature ospedaliere, calcolatori e soprattutto energia per la meccanizzazione). Per un breve periodo di tempo la situazione rimane a un livello critico poichè la popolazione, a causa dei ritardi che caratterizzano il ciclo riproduttivo e i processi di assestamento sociale, continua a crescere; ma la carenza di alimenti e di servizi sanitari provoca un rapido incremento dell'indice di mortalità e il livello di popolazione si abbassa”.
A questo punto della lettura, confesso che mi cominciano un po’ a tremare le gambe, perché sembra proprio che venga descritta la situazione che stiamo vivendo, con la crisi dei prezzi delle materie prime, la recessione economica e la riduzione della disponibilità alimentare procapite.
Ma non facciamoci prendere da queste suggestioni catastrofiste e passiamo a un altro dei tanti scenari alternativi contenuti nel Rapporto, quello dell’ “ottimismo tecnologico”, esemplificato in questo secondo grafico che considera l’ipotesi di miglioramento tecnologico nel settore dell’energia.
Nel grafico, “sono riportate le curve che illustrano il comportamento del sistema mondiale nell'ipotesi, ottimistica, che l'energia nuc1eare risolverà tutti i problemi del settore “risorse naturali”. Precisamente, si è ammesso che la possibilità di utilizzare minerali più poveri o di sfruttare i giacimenti dei fondali marini consenta di raddoppiare le riserve e inoltre che, a partire dal 1975, vengano adottati dei programmi di ricupero e riutilizzazione dei materiali gia usati, in modo da ridurre a un quarto del valore attuale il fabbisogno di risorse vergini per unità di prodotto industriale. Entrambe le ipotesi sono eccessivamente ottimistiche, ma proprio per questo esse consentono di verificare in maniera definitiva la fondatezza della tanto conclamata fiducia nel prossimo avvento dell'energia nucleare. Come si vede, … si riesce in tal modo a scongiurare il sopravvenire di un'improvvisa carenza di materie prime, ma … lo sviluppo viene arrestato dall'enorme aumento dell'inquinamento… Una disponibilità illimitata di risorse, pertanto, non sembra rappresentare la soluzione per mantenere lo sviluppo del sistema mondiale”.
Poi gli autori provano in tutte le maniere a sovrapporre a questo scenario altri scenari di “ottimismo tecnologico” nei settori della lotta all’inquinamento, della produzione di alimenti, del controllo delle nascite. Non c’è niente da fare, si riesce solo a procrastinare la data del superamento dei limiti e del collasso. Il motivo, semplice quanto inaccettabile per una società fondata sulla religione della crescita, si legge nelle conclusioni: “Gli ottimisti tecnologici confidano che la tecnologia giungerà a rimuovere o ad allontanare i limiti allo sviluppo della popolazione e del capitale. Abbiamo dimostrato peraltro, nel modello del mondo, che l'applicazione della tecnologia ai problemi dell'esaurimento delle riserve naturali, dell'inquinamento, della mancanza di alimenti, non risolve il problema essenziale, quello cioè determinato da uno sviluppo esponenziale di un sistema finito e complesso. I nostri tentativi d'introdurre anche le più ottimistiche previsioni sugli effetti della tecnologia nel modello, non impediscono il verificarsi del collasso finale della popolazione e dell'industria, in ogni caso non oltre il 2100”.
Potete notare che gli autori volutamente non hanno riportato le scale delle grandezze in ordinate, mentre in ascisse figurano solo i valori estremi della scala dei tempi. “Questo per scoraggiare la tendenza a leggere questi tracciati come vere e proprie predizioni”.
E’ evidente che il valore della simulazione ha un carattere qualitativo e non quantitativo e serve a rappresentare una tendenza. Comunque, siccome da quando il libro è uscito nel 1972, l’umanità non ha praticato nessuna delle raccomandazioni in esso contenute, per puro esercizio accademico, ho provato a sovrapporre al grafico alcuni valori noti, citati nel testo, relativi alla popolazione, cioè 1600 milioni per l’anno 1900 e 3500 milioni per l’anno 1970 e una stima grossolana del valore previsto per l’anno 2010, circa 6500 milioni. Quindi, l’ordine di grandezza della popolazione sembrerebbe essere azzeccato in pieno. Ma andiamo avanti, ed esaminiamo le curve del prodotto industriale e degli alimenti procapite. Negli anni che stiamo vivendo ci saremmo dovuti trovare su un picco a forma di pianoro a cui sarebbe seguito un rapido collasso. Leggiamo cosa dice il Rapporto: “E’ chiaro che questo tracciato corrisponde alla condizione di superamento dei limiti naturali, con successivo collasso provocato dall'esaurimento delle risorse naturali non rinnovabili. Il capitale industriale cresce fino a un livello che richiede un afflusso enorme di materie prime, per cui il processo di crescita è accompagnato dal progressivo depauperamento delle riserve; ma ciò provoca una lievitazione dei prezzi delle materie prime, per ottenere le quali occorre impegnare frazioni crescenti di capitale, a discapito degli investimenti. Alla fine gli investimenti non riescono più a seguire il passo del deprezzamento del capitale, e si verifica il collasso della base industriale e quindi dell'agricoltura e dei servizi, dato che questi settori dipendono in maniera essenziale dai beni prodotti dall'industria (fertilizzanti, insetticidi, attrezzature ospedaliere, calcolatori e soprattutto energia per la meccanizzazione). Per un breve periodo di tempo la situazione rimane a un livello critico poichè la popolazione, a causa dei ritardi che caratterizzano il ciclo riproduttivo e i processi di assestamento sociale, continua a crescere; ma la carenza di alimenti e di servizi sanitari provoca un rapido incremento dell'indice di mortalità e il livello di popolazione si abbassa”.
A questo punto della lettura, confesso che mi cominciano un po’ a tremare le gambe, perché sembra proprio che venga descritta la situazione che stiamo vivendo, con la crisi dei prezzi delle materie prime, la recessione economica e la riduzione della disponibilità alimentare procapite.
Ma non facciamoci prendere da queste suggestioni catastrofiste e passiamo a un altro dei tanti scenari alternativi contenuti nel Rapporto, quello dell’ “ottimismo tecnologico”, esemplificato in questo secondo grafico che considera l’ipotesi di miglioramento tecnologico nel settore dell’energia.
Nel grafico, “sono riportate le curve che illustrano il comportamento del sistema mondiale nell'ipotesi, ottimistica, che l'energia nuc1eare risolverà tutti i problemi del settore “risorse naturali”. Precisamente, si è ammesso che la possibilità di utilizzare minerali più poveri o di sfruttare i giacimenti dei fondali marini consenta di raddoppiare le riserve e inoltre che, a partire dal 1975, vengano adottati dei programmi di ricupero e riutilizzazione dei materiali gia usati, in modo da ridurre a un quarto del valore attuale il fabbisogno di risorse vergini per unità di prodotto industriale. Entrambe le ipotesi sono eccessivamente ottimistiche, ma proprio per questo esse consentono di verificare in maniera definitiva la fondatezza della tanto conclamata fiducia nel prossimo avvento dell'energia nucleare. Come si vede, … si riesce in tal modo a scongiurare il sopravvenire di un'improvvisa carenza di materie prime, ma … lo sviluppo viene arrestato dall'enorme aumento dell'inquinamento… Una disponibilità illimitata di risorse, pertanto, non sembra rappresentare la soluzione per mantenere lo sviluppo del sistema mondiale”.
Poi gli autori provano in tutte le maniere a sovrapporre a questo scenario altri scenari di “ottimismo tecnologico” nei settori della lotta all’inquinamento, della produzione di alimenti, del controllo delle nascite. Non c’è niente da fare, si riesce solo a procrastinare la data del superamento dei limiti e del collasso. Il motivo, semplice quanto inaccettabile per una società fondata sulla religione della crescita, si legge nelle conclusioni: “Gli ottimisti tecnologici confidano che la tecnologia giungerà a rimuovere o ad allontanare i limiti allo sviluppo della popolazione e del capitale. Abbiamo dimostrato peraltro, nel modello del mondo, che l'applicazione della tecnologia ai problemi dell'esaurimento delle riserve naturali, dell'inquinamento, della mancanza di alimenti, non risolve il problema essenziale, quello cioè determinato da uno sviluppo esponenziale di un sistema finito e complesso. I nostri tentativi d'introdurre anche le più ottimistiche previsioni sugli effetti della tecnologia nel modello, non impediscono il verificarsi del collasso finale della popolazione e dell'industria, in ogni caso non oltre il 2100”.
Ipse dixit.
12 commenti:
Nei "I nuovi limiti dello sviluppo" si suppone nello scenario 1 (il più probabile) che le risorse fossili durino per 60 anni ad un tasso di consumo pari a quello del 2000. Negli altri scenari dove si suppone che la popolazione prenda coscienza del problema e attui tutte le misure necessarie si suppone che le riserve di combustibili fossili siano inverosimilmente il doppio.
Tenendo conto che negli altri scenari si ha quasi sempre un collasso direi che la fine dei giochi non solo è inevitabile ma avverrà prima di quanto prevede il modello World3 nello scenario 1.
...Alcune considerazioni di massima :
La parte di curva discendente di ogni parametro illustrato è più ripida di quella ascendente ;
Il collasso sembrerebbe inevitabile, ma gli scenari più ottimistici includono la possibilità, non di una presa di coscienza della popolazione, ma bensì di forme autoritarie,apertamente oligarchiche, di governo tecno-militare mondiale ? ( Nel caso spererei che sopraggiungano prima che il collasso sia totale )
Last but not least : cerchiamo di vedere positivo, se collasso sarà, forse i nostri nipoti e le successive generazioni non vedranno gli effetti più deleteri dell'effetto serra , e avranno tutti gli elementi e le ragioni per disprezzare e capovolgere la nostra facile morale da light crude.
Frase da aspista perfetto :
( commenti e critiche ben accetti)
" Prendersi cura della Terra è più importante che prendersi cura delle persone. "
"Prendersi cura della Terra è più importante che prendersi cura delle persone."
consiglio una visione di "tempi moderni " di charlie chaplin e successivamente un raduno dell'arcobaleno
http://en.wikipedia.org/wiki/Rainbow_gathering
per ampliare la visione spirituale dell'autore ..
a buon intenditore ...
Io correggerei la frase come segue:
"Prendersi cura della terra .. E' .. prendersi cura delle persone"
Ne "I Nuovi limiti dello Sviluppo" è fin troppo chiaro che per evitare il collasso serve non solo fermare la crescita del PIL pro capite, ma anche la popolazione. Solo con la popolazione ferma e con un pil pari a zero si può evitare di finire nel baratro. Mi sento di aggiungere che, dato l'odierno utilizzo delle risorse, che vanno a finire in discarica o incenerite quando i beni prodotti hanno completato il loro ciclo di consumo, non consentirebbe di evitare il collasso a più lungo termine.
La battaglia contro l'incremento demografico e per la decrescita economica sono poi battaglie Donchisciottiane, credo purtroppo perse in partenza; tutte le principali religioni monoteiste della terra si oppongono ad ogni tentatativo di riduzione demografica, hanno sempre fatto solo propagande nataliste, e la "trasizione demografica" che è avvenuta nei paesi ricchi non può replicarsi in quelli poveri per mancanza di risorse stesse.
Purtroppo siamo messi male!
Lunedì, 02 Novembre 2009
Sempre meno figli
ENRICO FRANCESCHINI PER LA REPUBBLICA
http://altrimondi.gazzetta.it/2009/11/sempre-meno-figli.html
@alessandro, il problema però l'ha accennato anche l'autore dell'articolo: i figli diminuiscono quando le famiglie diventano più ricche.
e quando le famiglie diventano più ricche consumano e inquinano di più. si và in automobile, si mangia più carne, si compra la lavatrice,il frigorifero,l'aria condizionata etc.
consuma più un figlio o un'automobile?
anche io sono per la riduzione delle nascite, ma questo non deve eseere un pretesto per continuare così con il business-as-usual.
e se vogliamo che i paesi in via di sviluppo non ripetano i nostri errori dobbiamo essere noi i primi a ridimensionare il nostro stile di vita ad un livello sostenibile.
L'articolo e' veramente interessante ed affascinante.
Mi impressiona il picco della popolazione ed il significato pratico della diminuzione.
Nelle ipotesi ottimistiche, si sottolinea che si ha comunque un picco per raggiunti limiti di inquinamento.
Non esistono assunzioni ideali che permettano una soluzione della curva della popolazione un po' meno drammatica ?
Per esempio asintotica ad un valore attorno ai nominati 6500 millioni, eventualmente dopo un picco legato alla grande disponibilita' di fonti energetciche degli anni passati?
Per esempio, se l'inquinamento e' il vincolo, ipotizzare grande disponibilita' di energia poco inquinante che conseguenze avrebbe sul risultato ?
Potrebbero Esistere altri vincoli nel sistema mondo ma un po' piu' soft da ammorbidire la decrescita o stabilizzarla ad un valore comunque elevato.
Saluti
Andrea Mansoldo
Non so, Terenzio. Da un lato la termodinamica ci dice che i limiti della crescita sono invalicabili. E anche nell'altro post (pardon, "articolo", in italiano) sull'economia verde dici cose convincenti sulla semplificazione che fanno i sostenitori della "crescita sostenibile". E tuttavia, c'è qualcosa che non mi torna, e non torna a nessuno che abbia formazione economica. In sintesi estrema: la crescita del valore economico delle cose NON corrisponde necessariamente a crescita della quantità fisica, anche l'immateriale - come ben sappiamo - produce "ricchezza" monetaria.
Insomma, concordo sulla prudenza, sull'abolizione del PIL come indicatore unico, sulla ricerca di una economia gialla che direi della "crescita bilanciata da decrescite selettive", però ti inviterei a leggere anche questo: http://www.anobii.com/books/La_nuova_ecologia_politica._Economia_e_sviluppo_umano/9788807104466/0138298d5c2881a243/
Caro Corrado,
io concordo con le tue osservazioni. Però, se non ci fosse stata la recessione mondiale i consumi energetici avrebbero continuato tranquillamente la crescita esponenziale, a dimostrazione della quasi perfetta correlazione con la crescita del PIL. Questo significa che o la crescita immateriale è solo un aspetto della crescita materiale, o che il mondo preferisce crescere materialmente. Con il pessimismo della ragione, io credo che l'umanità non sceglierà volontariamente modelli di vita meno consumistici. Ci penserà la crisi delle risorse descritta nello scenario standard dei Limiti dello Sviluppo. A quel punto, per evitare il collasso, sarà necessario trovare delle tecnologie che mantengano i consumi energetici a un livello inferiore a quello attuale, ma in grado di sostenere un'economia stazionaria. Perchè, se ipoteticamente, riuscissimo a continuare a far crescere i consumi energetici al ritmo attuale grazie alle fonti rinnovabili, ricadremmo nell'altro scenario del nucleare abbondante. Cioè,il collasso per inquinamento.E così mi sembra di aver risposto anche a Mansoldo.
Mi sn permesso di citarti e linkarti nel mio blog dell'Isola di Eden.
Sxo di aver fatto cosa gradita e proficua x i comuni intenti.
Alex
www.isoladieden.com
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