Nell'articolo che segue, Corrado Truffi ci propone una interessante riflessione "non convenzionale" sulle dinamiche della popolazione mondiale, uno dei fattori cruciali in rapporto ai limiti dello sviluppo.
Created by Corrado Truffi
Pare che attorno al 2040 si avrà il picco della popolazione mondiale, a dispetto delle catastrofiche previsioni di esplosione della popolazione mondiale. Ci si fermerà attorno agli 8,5 miliardi, e poi si comincerà a declinare, non necessariamente in modo rapido.
Da statistico demografico, ho sempre pensato che troppo spesso la politica e l’economia dimenticano di considerare il fattore demografico. E ho anche sempre pensato che i catastrofismi malthusiani non tenevano conto della complessità delle interazioni che determinano le dinamiche demografiche. Sembra che i dati più recenti stiano dando ragione a questa opinione, come a quella dell’illuminante libro di Todd sulla demografia musulmana.
In breve.
Da una parte, la “ricchezza delle nazioni”, il famoso PIL, è direttamente proporzionale alla popolazione - alla forza lavoro che produce reddito. Ed infatti, gli USA hanno continuato a crescere per anni anche perché cresceva costantemente la popolazione, grazie all’afflusso di immigrati costante e duraturo - direi costitutivo di quel paese. Ed infatti, la Cina cresce a tassi favolosi - anche nella crisi globale attuale - perché immette nuova forza lavoro prelevandola da uno stock in partenza immenso, quello delle masse contadine dell’interno - spostandole da un’economia di sussistenza che nemmeno entrava nelle statistiche del PIL, ad una di tipo capitalista. E’ grazie a questa immensa immigrazione interna che la Cina può permettersi politiche demografiche rigidissime: lo stock da “smaltire” è ancora immenso e quindi conviene aggredirlo da due lati: da un lato ridurne la dimensione con la politica del figlio unico, dall’altro incoraggiare le migrazioni interne e lo sviluppo.
Dall’altra parte, postulare che la popolazione sarebbe cresciuta oltre il limite delle risorse disponibili con conseguenze catastrofiche (il malthusianesimo semplificato a’ la Sartori) significa non tenere conto del fatto che i comportamenti demografici delle popolazioni sono determinati da un complesso di fattori non solo economici, ma anche culturali, antropologici, legati ai modelli di famiglia, al ruolo della donna, al livello di istruzione, e così via. E in fondo, non era difficile prevedere - con Todd - che la globalizzazione avrebbe accelerato la diffusione di comportamenti di pianificazione familiare nei paesi musulmani e poi nell’intera Africa. E ugualmente prevedere - con Sen - che gli stessi fenomeni avrebbero finito per coinvolgere l’Asia.
Insomma, l’astuzia della storia ci sta dando, forse, una buona notizia: il picco della popolazione prossimo venturo mostra che, in qualche modo, il sistema della popolazione ha dei meccanismi di autoregolazione che, innescati non tanto dalla tensione dal lato delle risorse quanto da processi culturali e mentali, finiscono per retroagire positivamente anche nella direzione di una minore pressione sulle risorse.
Ovviamente, questo non significa che non ci saranno più problemi. Anche 8,5 miliardi di persone che volessero consumare come l’americano medio non sono affatto sostenibili, e del resto gli effetti del picco del petrolio potrebbero essere devastanti anche se gli abitanti del pianeta si riducessero ancora. E in più, come ben sappiamo in Italia, riduzioni troppo rapide della popolazione possono avere effetti negativi ed anche drammatici su un’economia e sull’intero assetto sociale, perché una popolazione troppo vecchia è una popolazione, in molti sensi, malata.
Da statistico demografico, ho sempre pensato che troppo spesso la politica e l’economia dimenticano di considerare il fattore demografico. E ho anche sempre pensato che i catastrofismi malthusiani non tenevano conto della complessità delle interazioni che determinano le dinamiche demografiche. Sembra che i dati più recenti stiano dando ragione a questa opinione, come a quella dell’illuminante libro di Todd sulla demografia musulmana.
In breve.
Da una parte, la “ricchezza delle nazioni”, il famoso PIL, è direttamente proporzionale alla popolazione - alla forza lavoro che produce reddito. Ed infatti, gli USA hanno continuato a crescere per anni anche perché cresceva costantemente la popolazione, grazie all’afflusso di immigrati costante e duraturo - direi costitutivo di quel paese. Ed infatti, la Cina cresce a tassi favolosi - anche nella crisi globale attuale - perché immette nuova forza lavoro prelevandola da uno stock in partenza immenso, quello delle masse contadine dell’interno - spostandole da un’economia di sussistenza che nemmeno entrava nelle statistiche del PIL, ad una di tipo capitalista. E’ grazie a questa immensa immigrazione interna che la Cina può permettersi politiche demografiche rigidissime: lo stock da “smaltire” è ancora immenso e quindi conviene aggredirlo da due lati: da un lato ridurne la dimensione con la politica del figlio unico, dall’altro incoraggiare le migrazioni interne e lo sviluppo.
Dall’altra parte, postulare che la popolazione sarebbe cresciuta oltre il limite delle risorse disponibili con conseguenze catastrofiche (il malthusianesimo semplificato a’ la Sartori) significa non tenere conto del fatto che i comportamenti demografici delle popolazioni sono determinati da un complesso di fattori non solo economici, ma anche culturali, antropologici, legati ai modelli di famiglia, al ruolo della donna, al livello di istruzione, e così via. E in fondo, non era difficile prevedere - con Todd - che la globalizzazione avrebbe accelerato la diffusione di comportamenti di pianificazione familiare nei paesi musulmani e poi nell’intera Africa. E ugualmente prevedere - con Sen - che gli stessi fenomeni avrebbero finito per coinvolgere l’Asia.
Insomma, l’astuzia della storia ci sta dando, forse, una buona notizia: il picco della popolazione prossimo venturo mostra che, in qualche modo, il sistema della popolazione ha dei meccanismi di autoregolazione che, innescati non tanto dalla tensione dal lato delle risorse quanto da processi culturali e mentali, finiscono per retroagire positivamente anche nella direzione di una minore pressione sulle risorse.
Ovviamente, questo non significa che non ci saranno più problemi. Anche 8,5 miliardi di persone che volessero consumare come l’americano medio non sono affatto sostenibili, e del resto gli effetti del picco del petrolio potrebbero essere devastanti anche se gli abitanti del pianeta si riducessero ancora. E in più, come ben sappiamo in Italia, riduzioni troppo rapide della popolazione possono avere effetti negativi ed anche drammatici su un’economia e sull’intero assetto sociale, perché una popolazione troppo vecchia è una popolazione, in molti sensi, malata.
20 commenti:
Difficile credere che fino al 2040 la popolazione mondiale continui ad aumentare, specie se si guarda alla critica situazione odierna e se si considerano i rapporti del pentagono e dell'esercito tedesco(declino annuo della produzione petrolifera dal 2012), e si sa quanto petrolio e demografia siano collegati strettamente.
In definitiva, l'idea di Truffi che la pianificazione delle nascite sarà cosa fatta grazie allo stimolo culturale nei paesi mussulmani ed africani(e poi asiatici) è ottimistica a mio avviso, semplicemente perchè non c'é abbastanza tempo perché questo si realizzi.
Siamo già oltre la sostenibilità demografica del pianeta ed è solo questione di tempo(i picchi generalizzati delle risorse), ben prima del 2040,anche la decrescita della popolazione globale...
trovo l'analisi di tuffi un po' ottimista per quanto concerne il freno che prevede nei paesi islamici e nel considerare meccanismi di autoregolamentazione.
il nostro istinto che ci ha pemesso di sopravvivere sin dalla notte dei tempi e' la riproduzione senza se e senza ma.
i meccanismi di limitazione sono la cultura le guerre e la fame.
la cultura in tempo di crisi vacilla, ci rimangono solo le guerre e la fame.
malthus faceva solo 2+2 ed e' difficile leggere tre.
chiamare meccanismo di autoregolazione un'azione positiva dell'uomo diretta a limitare la specie mi sembra più che altro un espediente per sostenere pregiudizialmente che Malthus aveva torto. A me sembra che un fenomeno è auregolante se la sua stessa crescita innesta un fenomeno che la limita. Ora, certamente la fame le guerre e le carestie sono innescate dall'aumento della popolazione, ma non mi pare che la cultura o il consumismo siano innescati dall'aumento della popolazione. Sono interventi razionali dell'uomo, contro la natura. Malthus stesso vedeva in un intervento culturale la possibilità di sottrarre l'umanità al destino di crescita e distruzione implicito nel fenomeno della riproduzione della specie.... A meno di sostenere che anche le campagne antidemografiche siano fenomeni naturali provocati all'aumento della popolazione!
Concordo perfettamente con Paolo.
La popolazione mondiale naturalmente è caratterizzata da una certa "inerzia", quindi è molto improbabile che essa si trasformi in decrescita da un momento all'altro. Sarà piuttosto un'inversione di marcia graduale (derivata seconda piccola).
Ragionevolmente, la popolazione mondiale si appiattirà (derivata prima nulla) ben prima del 2040; direi fra il 2020 ed il 2025... ed anche con questo pronostico potrei essere considerato fra gli ottimisti.
Questo articolo mi dimostra che la statistica demografica se non considera (in termini di modelli matematici) la limitazione delle risorse si distacca quasi completamente dalla realtà, diventando autoreferenziale e soggettiva.
Il mito della Cina che con la politica del figlio unico riesce a contenere la popolazione sarebbe da sfatare visto che fa acqua da tutte le parti tanto che per esempio in Thailandia riescono a raggiungere praticamente lo stesso tasso di crescita senza questo tipo di leggi.
Per il resto il fatto che la limitazione delle nascite si possa raggiungere a livello globale con una maggiore diffusione della "cultura" (cultura occidentale?) mi sembra una grossa ingenuità e non solo per la questione fondamentale dei limiti delle risorse che comunque riuscirà a far piccare la popolazione mondiale al massimo intorno al 2020 altro che 2040!
Se è per questo, la donna cinese media fa più figli di quella italiana: 1,6 anziché 1,4, e probabilmente la bassa natalità cinese si manterrebbe anche se la politica del figlio unico fosse abolita, o venisse ancor più temperata rispetto ad oggi (sono già previste numerose eccezioni). Infatti altri paesi come la Corea del Sud, che non ha queste regole così rigide, hanno livelli di natalità ancora più bassi rispetto a quelli cinesi. L'esempio che Corrado faceva dei paesi musulmani - a mio parere - serviva a spiegare che, anche nelle situazioni apparentemente più "ostili", sta maturando una cultura più favorevole alla limitazione della natalità, se non per motivi ambientali, quanto meno per esigenze di sviluppo personale, soprattutto fra le donne. Mara
http://avanzi-avanzi-avanzi.blog.kataweb.it/
Provo a rispondere, notando con una certa sorpresa che la previsione di picco della popolazione che citavo (la notizia è qui:http://archiviostorico.corriere.it/2010/ottobre/18/2040_Quando_gli_abitanti_del_co_8_101018022.shtml è stata criticata più perché troppo "moderata" che perché troppo ottimista. In altre parole, Paolo ad esempio, e con lui Jimi, prevedono un picco della popolazione molto più rapido e, a quanto capisco, causato direttamente dal picco delle risorse e quindi da una più o meno terribile crisi globale.
Sinceramente, ritengo che questa ipotesi sia un po' troppo manichea: non solo i sistemi climatici e i sistemi materiali e delle risorse sono sistemi complessi, anche i sistemi demografici e antropologici lo sono e ignorarne la forza e gli effetti mi sembra poco sensato. Rispondendo in particolare a gferretti26, e osservando per inciso che anche secondo me Malthus aveva qualche ragione, ma che non sopporto i malthusiani alla Sartori, approssimativi ed eurocentrici, la mia idea è che anche i comportamenti culturali e gli abiti mentali possano funzionare concretamente come retroazioni positive, e vanno quindi inclusi nei modelli di spiegazione del mondo.
Poi ci sono le altre critiche alla interpretazione dei fenomeni demografici come determinati dalla cultura, con accuse varie di filo occidentalismo ed altro. Sicuramente non mi sono spiegato bene in proposito, visto il tenore delle critiche. Per quanto riguarda la demografia musulmana, facendo riferimento al libri di Todd (http://www.anobii.com/books/Lincontro_delle_civilt%C3%A0/9788855800433/01a5ee3596db1b2c15/), ho omesso di spiegare il nucleo interpretativo di quella a mio avviso solida tesi: che cioè la determinante fondamentale della riduzione dei tassi di natalità sia il livello di istruzione delle donne - che sta crescendo ovunque, e non la si può considerare una cosa cattiva o colonialista, spero..., combinata con un maggior livello di "secolarizzazione" delle società.
Sul figlio unico cinese ho ben poco da dire. L'ho citato come contesto, per spiegare oggettivamente la politica cinese, ma non avevo intenzione alcuna di approvarlo come politica. Mara ha ben detto che ci sono altre e più efficaci strade (e la tesi di Todd del resto è una tesi "anti" figlio unico). Incidentalmente, Antonello si contraddice prendendosela con la possibilità di regolare le nascite tramite la "cultura" e contemporaneamente con la politica del figlio unico. Delle due l'una, o i mezzi coercitivi non funzionano, e allora ci vuole la cultura e lo sviluppo - che è appunto quanto dice Todd o, per citarne un altro, Amartya Sen -, o è vero il contrario...
Con ciò mi fermo che l'ho fatta davvero lunga e, ringraziando tutti per i commenti, vorrei provare a sottolineare il suggerimento di fondo del post: ci sono molte dimensioni da considerare quando si parla di energia, ambiente ed economia, e del futuro del mondo. Nessun approccio che possa dirsi davvero sistemico può non tener conto delle dinamiche demografiche, e le dinamiche demografiche non solo regolate solo dalle guerre e dalla carestie.
(segue)
Poi ci sono le altre critiche alla interpretazione dei fenomeni demografici come determinati dalla cultura, con accuse varie di filo occidentalismo ed altro. Sicuramente non mi sono spiegato bene in proposito, visto il tenore delle critiche. Per quanto riguarda la demografia musulmana, facendo riferimento al libro di Todd (http://www.anobii.com/books/Lincontro_delle_civilt%C3%A0/9788855800433/01a5ee3596db1b2c15/), ho omesso di spiegare il nucleo interpretativo di quella a mio avviso solida tesi: che cioè la determinante fondamentale della riduzione dei tassi di natalità sia il livello di istruzione delle donne - che sta crescendo ovunque, e non la si può considerare una cosa cattiva o colonialista, spero..., combinata con un maggior livello di "secolarizzazione" delle società.
Sul figlio unico cinese ho ben poco da dire. L'ho citato come contesto, per spiegare oggettivamente la politica cinese, ma non avevo intenzione alcuna di approvarlo come politica. Mara ha ben detto che ci sono altre e più efficaci strade (e la tesi di Todd del resto è una tesi "anti" figlio unico). Incidentalmente, Antonello si contraddice prendendosela con la possibilità di regolare le nascite tramite la "cultura" e contemporaneamente con la politica del figlio unico. Delle due l'una, o i mezzi coercitivi non funzionano, e allora ci vuole la cultura e lo sviluppo - che è appunto quanto dice Todd o, per citarne un altro, Amartya Sen -, o è vero il contrario...
Con ciò mi fermo che l'ho fatta davvero lunga e, ringraziando tutti per i commenti, vorrei provare a sottolineare il suggerimento di fondo del post: ci sono molte dimensioni da considerare quando si parla di energia, ambiente ed economia, e del futuro del mondo. Nessun approccio che possa dirsi davvero sistemico può non tener conto delle dinamiche demografiche, e le dinamiche demografiche non solo regolate solo dalle guerre e dalla carestie.
do per buona tutta l'analisi di Corrado. Immaginiamo dunque una popolazione "stabilizzata" su 8,5 miliardi: non tenderebbe inesorabilmente ad invecchiare?
Umanità più saggia (poco probabile) e più triste (più probabile)?
Stefano DS
Corrado, non vedo la contraddizione visto che secondo me è possibile far diminuire il tasso di crescita mondiale solo con mezzi drastici naturali come l'inevitabile limitazione delle risorse. La cultura o le imposizioni politiche a livello mondiale in questo contesto sono discorsi fatti a pancia piena.
le dinamiche demografiche non solo regolate solo dalle guerre e dalla carestie.
e' vero ho dimanticato le malattie.
Mi riesce difficile capire cosa ci sia di "non convenzionale" in questo articolo.
La negazione dello stato di overshoot ecologico della specie umana? Le considerazioni sugli errori di Malthus? Le previsioni ottimistiche sulla transizione demografica indotta dallo sviluppo economico? Ognuno di questi argomenti dovrebbe essere affrontato con un articolo dedicato. In breve, come dice Truffi, la condizione di Overshoot ecologico della nostra specie è testimoniata da mille evidenze che non so come possano essere dimenticate. L'Overshoot è, per tutte le specie, seguito da un picco della popolazione e da un successivo declino. Quindi il picco futuro ci sarà, ma non è quell'astuzia della Storia che ci indica il nostro Truffi, ma il seguito naturale della condizione descritta. Sugli errori di Malthus ho gia scritto sul mio blog http://malthusday.blogspot.com/2009/02/perche-un-malthus-day.html.
Voglio solo aggiungere che la polemica somiglia molto a quella sugli errori del Club di Roma.
La terza questione è più complessa e siccome riguarda anche le scelte politiche nazionali e soprattutto internazionali necessita un approfondimento che non può essere fatto in sede di commento.
@Stefano DS: che la popolazione si stabilizzi e non crolli è, come speravo si capisse dal “non necessariamente”, una ipotesi ottimista (ma non impossibile). Comunque, una popolazione più o meno stazionaria è teoricamente compatibile con una struttura per età non troppo sbilanciata verso i vecchi. Al tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna, al netto dell’allungamento della vita media, si ha una popolazione abbastanza ben distribuita.
@Luca Pardi: evidentemente, davvero non sono stato chiaro. Lungi da me associarmi ai critici del Club di Roma o ritenere che non siamo in una situazione di pre-collasso e che non ci sia il rischio reale di vivere nei prossimi anni un crollo della popolazione per mancanza di risorse (o peggio per instabilità climatica). Il punto del post è tentare di mettere in evidenza che le determinanti dei processi demografici, checché qui un po’ tutti i commentatori dicano, non sono SOLO quelle economiche e fisiche.
Se la popolazione crollasse molto rapidamente, come prevede la maggioranza dei commentatori al mio post, significherebbe che l’effetto di controllo della popolazione “per via culturale” non è stato abbastanza rapido e non è riuscito, quindi, a mitigare l’effetto da scarsità di risorse. Se, viceversa, l’effetto “culturale” è in grado di accelerare a sufficienza la riduzione “morbida” della popolazione – prima che siano le risorse mancanti e le conseguenti carestie a pensarci – allora c’è qualche possibilità in più per avere il tempo necessario per tenere in piedi il mondo su basi nuove, rinnovabili ecc. ecc.
Infine:
Quel che un po’ mi stupisce è che la maggior parte dei commenti sia sostanzialmente fatalista. Il tono è del tipo “ormai non c’è più nulla da fare, la MECCANICA della popolazione e delle risorse funziona così e non puoi farci nulla. Mi ricorda un po’ quelli che ti dicono continuamente che la MECCANICA del mercato è quella lì e non ci puoi far niente, è la globalizzazione, bellezza….
Ma allora non si capisce perché ci accapigliamo e sprechiamo il nostro tempo per capire ‘ste cose. Per costruirci una casa passiva in qualche landa remota e sopravvivere soli al diluvio? Oppure per provare a cambiare il corso della storia? (nel nostro piccolo, per carità…)
Corrado, la transizione culturale che tu proponi, sapendo nulla di statistica e poco di demografia, Marco Pannella la chiamò rientro dolce una decina di anni fa. Quando fondammo l'omonima associazione Rientrodolce (www.rientrodolce.org) gli spiegammo (a Marco) le condizioni del rientro dolce in modo scientifico cioè che il rientro non poteva essere tando veloce se voleva essere dolce e che questo entrava in conflitto con il mantra della crescita che i radicali (come il resto della banda politica) proponeva. Ma il succo della storia resta in piedi. Se si vuole che la transizione avvenga noi occidentali ci dobbiamo preparare a stringere la cinghia, il resto del mondo deve moderare la propria natalità e per questo non si può aspettare che si sviluppi in modo neppure confrontabile con il livello euro-americano. Le premesse per moderare la natalità ci sono tutte perchè sappiamo che centinaia di milioni di donne (per l'esattezza 270 secondo la world bank) non hanno accesso all'uso degli anticoncezionali pur volendo. Quindi in prima battuta la battaglia è per la legalità ONU che si era proposta nel 94 al Cairo di generalizzare i servizi di salute sessuale e riproduttiva e non l'ha fatto per interessamento del vaticano dei paes islamici e della grande democrazia WASP. Una battaglia transnazionale che non avrebbe nulla da invidiare a quella sulla mitigazione del CC. Invece? vedo molti distinguo, considerazioni etiche, tecnicismi e poca urgenza. Non sono un pessimista assoluto, ma non credo nell'astuzia della storia.
Qualcuno si dimentica (dati WWF e altri) che stiamo consumando la terra 1,5 VOLTE ovvero non stiamo solo consumando la terra IRREVERSIBILMENTE, ma anche che la stiamo consumando mezza volta di più!!!!
Ovviamente più aumenta la popolazione ma anche più si arricchiscono nuove parti del mondo più questo valore aumenta fino ad 2 o 3 volte la Terra.
Logico che col cavolo che arriveremo nel 2040 (con la popolazione presunta) dato che ci trucideremo prima, tornato ad una popolazione di forse un paio di miliardi per poter sopravvivere!
Ciao
Scusate ma siete proprio sicuri che il mantra del picco demografico e della transizione corrisponda minimamente alla realtà. ? La storia della transizione se la sono inventata i demografi dell'Onu per avere la scusa di non fare niente...tanti ci pensa la transizione demografica. Fu fissata prima a tre poi a sei poi a nove e ora (dati 2015) a 11 miliardi...e poi spostata continuamente nel tempo. Oggi si parla di fine secolo. Nella realtà la sovrappopolazione di homo continua la sua corsa inarrestabile contro tutte le chiacchiere sulla fine delle risorse, la cultura lo sviluppo bla bla e altre menate del genere. Se vogliamo salvare il pianeta Bisogna iniziare una politica attiva di controllo delle nascite e dare un calcio a vaticano e poteri finanziari che spingono per più popolazione piu consumi e più mercato
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