lunedì, ottobre 18, 2010

Lettera aperta al Presidente della Repubblica



Caro Presidente della Repubblica,

le siamo tutti grati per l’impegno che Ella profonde quotidianamente per assicurare stabilità e coesione sociale al nostro amato Paese. Apprezziamo inoltre il Suo costante richiamo agli organismi istituzionali preposti affinché affrontino efficacemente le tante emergenze sociali ed economiche italiane. Tra queste, spesso citato, il problema degli incidenti sul lavoro, di cui ne denuncia la gravità e ricorda l’assoluta necessità di porvi rimedio. Siamo del tutto in sintonia con questa Sua sensibilità e ci permettiamo di suggerirle alcuni elementi di comprensione e approfondimento.
L’Inail ha di recente illustrato i dati relativi all’andamento degli infortuni sul lavoro nel 2009 che segnalano da qualche anno un persistente calo infortunistico, ma anche utili spunti di riflessione sulle politiche necessarie a rafforzare e proseguire questa positiva tendenza.
Nella tabella allegata (per ingrandire cliccare sopra) contenuta nella citata relazione dell’Inail, è facilmente ricavabile che, di tutti gli infortuni mortali (1050), più della metà (circa il 56%) è causata da incidenti stradali, durante la circolazione stradale per motivi di lavoro (303) o in itinere negli spostamenti casa – lavoro (283).
Appare quindi evidente che per quanto riguarda le cause di morte il principale fattore di rischio sia proprio l’uso dei mezzi di trasporto privato a fini lavorativi. Più in generale, è a tutti noto che il fenomeno delle morti e dei feriti sulle strade è ancora più grave in termini numerici di quello degli incidenti sul lavoro, se si pensa che per incidente stradale muoiono in Italia circa cinque volte più persone che per incidente sul lavoro (e circa dieci volte se si considerasse solo la mortalità sul luogo di lavoro).
Ci sembra che questa autentica emergenza sanitaria nazionale sia colpevolmente sottovalutata dall’opinione pubblica e dalle istituzioni competenti e debba essere affrontata con maggiore impegno ed efficacia.
Gli interventi repressivi delle forze dell’ordine in materia di mancato rispetto del codice stradale e le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione sull’uso corretto e sicuro dei mezzi di trasporto sono sicuramente indispensabili, ma non decisivi, senza un radicale mutamento delle modalità di trasporto, attraverso il trasferimento di rilevanti quote di spostamenti dal mezzo privato a quello pubblico e, in particolare dalla gomma al ferro, sia in ambito urbano che extraurbano.
Purtroppo, in questo settore, l’Italia è in grave ritardo, se le politiche di trasporto si raffrontano a quelle adottate da qualche decennio in molti paesi europei, che hanno notevolmente investito risorse economiche nello sviluppo di moderni sistemi ferro-tranviari, in grado di garantire elevate prestazioni in termini di sicurezza stradale, riduzione dell’inquinamento e dei costi economici.
Alla luce delle precedenti considerazioni, auspichiamo che dall’alto della Sua autorità, politica e morale, voglia promuovere un’opera di sensibilizzazione del Governo e del Parlamento affinché si adottino anche nel nostro paese politiche di investimento nei trasporti coerenti con gli obiettivi precedentemente indicati.

Con reverenza

2 commenti:

mauriziodaniello ha detto...

Appare evidente che incoraggiando il trasporto pubblico diminuiscono gli incidenti. Ma diminuendo le persone che circolano per le strade diminuisce anche l'inquinamento e di conseguenza le malattie. inoltre con queste diminuzioni diminuisce il traffico e quindi si hanno meno probabilità d'incidente; Esempio per capire : Se io avessi una probabilità d'incidente del 50% con molto traffico scenderebbe al 5% se non ci fosse traffico.

Ciao

Paolo ha detto...

Lodevole lettera sulla quale concordo al 100%, ma inutile, tanto più se indirizzata ad un ultra ottuagenario, solidale con la classe/mafia politica, che non ha certo tra le sue priorità quella del benessere dei suoi connazionali; del resto il presidente della repubblica é solo una figura e niente più.
Comunque non bisogna dimenticare che le accise sui carburanti sono una delle principali voci che alimentano lo stato sociale ed anche per questo( ma soprattutto per far fare enormi profitti alle multinazionali petrolifere ed ai costruttori di automobili) non si é mai favorita la mobilità privata tramite i mezzi pubblici.
Però adesso l'aria( in ogni senso) sta per cambiare causa picco del petrolio, ed allora la mobilità alternativa all'automobile potrebbe diventare una solida realtà, sempre che la scomparsa di tante attività lavorative legate al paradigma petrolifero non renda obsoleta la mobilità lavorativa...