sabato, ottobre 02, 2010

Malthus e il picco del petrolio


Vi propongo questo acuto intervento di Massimo Nicolazzi sulla storia dell'umanità in rapporto alla disponibilità di energia, ringraziando ARIS, Agenzia Ricerche Informazione e Società che ci ha permesso la pubblicazione dell'articolo.


Scritto da Massimo Nicolazzi


L’inarrestabile sviluppo delle forze produttive. Magari inarrestabile. Certo non lineare. Noi moderni lo pensiamo e viviamo come avanzata impetuosa. Ma è stata una scintilla di tempo. Giusto gli ultimi duecento anni . Per molti più secoli, e prima, è stata aumento del produrre quasi impercettibile; e stagnazione; e recessione; e depressione.
Qualcuno la chiama trappola malthusiana. Vuol dire che l’aumento della produzione nel tempo non compensa l’aumento della popolazione. Meno popolazione più reddito individuale. Più popolazione e meno sussistenza. La popolazione come principale variabile (negativa) della crescita. L’evidenza storica sembra suggerire che fino alla rivoluzione industriale possa aver funzionato proprio così. L’economista “estremista” (Gregory Clark) vi suggerisce grafici alla mano che il reddito reale pro capite nel 1800 prima di Cristo era più alto di quello del 1800 dopo. Il Maestro di storia dell’economia (Carlo M. Cipolla) vi spiega la fortuna di sopravvivere alla peste, cha ammazzandoti i vicini lascia poi più cibo e reddito per te. Quello di storia dell’energia (Vaclav Smil) vi racconta come per secoli il progresso tecnologico si sia esaurito nell’affilare meglio gli aratri e al più nel progettare mulini.
I fattori della produzione. Il Capitale mercanteggia. Il Lavoro è uomo e animale, con giusto legna e mulini a soccorrere. La Terra più la lavori e meno rende, e il decrescere del rendimento ti compensa e oltre il miglior filo dell’aratro. Finisce il ‘700, e 100.000 anni di storia dell’uomo sembrano lì a farti legge l’idea che natura non facit saltus, ed anzi non lo possa proprio fare. Dall’anno Mille in poi siamo (forse) sempre cresciuti, pero’ a lumaca; e il Maestro di macroeconomia (Angus Maddison) vi informa che in otto secoli il PIL pro capite vi e’ al piu’ aumentato, e complessivamente, di un 50%.
Malthus scrive di popolazione nel 1798. Sul finire degli otto secoli. Non fa che proiettare il passato nel futuro. Modello business as usual, diremmo noi; che come tutti i modelli bau in realtà non predice il futuro, ma solo descrive e magari accuratamente quel che è ed è stato.
Lui scrive, e subito gli esplode l’Ottocento. La “natura” (e uso il termine, per brevità, come comprensivo di “cultura”) non solo salta, ma imbizzarrisce. Aveva cominciato in Inghilterra, e prima che scrivesse Malthus. Ma era ancora solo segnale, e non salto. Il Capitale si fa “fisso”, e stimola autonomamente tecnologia. La Terra si amplia (che l’agricoltura degli Stati Uniti va a incominciare) e si approfondisce, restituendoci non solo il frutto del suolo ma anche l’accumulo fossile delle sue viscere. L’accumulo fossile ti cambia il paradigma del lavoro. Il lavoro non è bracciante o proletario; è energia e basta. Non c’è unità di lavoro senza energia; e l’unità di misura dell’energia è il lavoro. L’energia è la capacità di compiere lavoro; ed il suo limite. Prima l’energia la prendevi da braccia e gambe, con l’aggiunta di tante zampe, tanta legna e un po’ di vento per le pale dei mulini. Sommata tutta assieme, non era bastata a tirarti fuori dalla trappola. L’aumento possibile (in funzione dell’energia disponibile) della produzione nel tempo non consentiva in funzione della popolazione una crescita significativa. Il futuro era malthusiano.
Il paradigma di Malthus finisce in rivoluzione. Fossile. Carbone, petrolio e gas aprono il secolo dell’energia (potenzialmente) illimitata. Che vuole dire capacità di compiere lavoro e perciò produzione (potenzialmente) illimitate. Che vuole dire che è saltato il vincolo alla produzione e perciò è saltato il vincolo alla crescita della popolazione. Che vuole dire che l’inarrestabile sviluppo delle forze produttive adesso e per la prima volta è (sembra?) realtà linearmente se non addirittura esponenzialmente possibile.
La trappola è scoperchiata. L’homo sapiens è in libertà. Ci avevamo messo 100.000 anni a diventare un miliardo di individui. Ci basta un secolo (l’ultimo) per diventare sei miliardi e mezzo. La tremenda accelerazione tecnologica di cui già Malthus aveva visto l’incipit vi è coessenziale. Però anch’essa (ed in primis tutto quel che si dipana da motori ed elettricità) progredisce in buona parte al servizio dei nuovi Signori dell’energia. Elettricità, mobilità individuale, rivoluzione verde (via fertilizzanti azotati), plastiche. Togli il fossile, ed hai cancellato il Novecento e noi stessi.
Centomila anni. E poi il salto fossile ce ne trasforma e modella gli ultimi duecento. Dice che adesso del fossile ci tocca abituarci a fare a meno. Un po’ perché finisce; e un po’ perché sporca. Lascio il merito ad altri. Purchè ci si ricordi che non ci siamo applicati ai fossili perché hanno gli occhi azzurri. Lo abbiamo fatto perché niente come loro rendeva potenzialmente illimitata l’energia non tanto nel tempo, ma nell’unità di tempo; perché nessuna unità di potere calorifico ci costava di meno; e perché per densità energetica (laddove “densità” è condizione della portabilità dell’energia; e dunque dello stesso paradigma della mobilità globale di merci e persone) nulla si è ancora neanche avvicinato al petrolio. Cambiate controfattualmente il fossile con qualcosa cui manchi anche solo una di queste note; e l’esplodere di produzione e popolazione vi ritorna malthusianamente intrappolato.
Il nuovo che avanza qualcosa può già sostituire, e molto più nell’elettrico che nel mobile. Incoraggiarlo è giusto. Però favoleggiare che tutto possa cambiare a breve, e senza traumi per i nuovi sovrappopolati, è solo irresponsabile. Usiamone sempre meno e meglio, ma il fossile (e per mobilita’ soprattutto il petrolio) teniamocelo stretto. Gli dobbiamo quasi per intero la nostra moderna condizione economica e le sue forme. La “natura” s’è imbizzarrita una volta, in un qualche migliaio di anni. Nulla ci dà titolo a pensare che adesso lo faccia ogni trecento; o che per converso senza continuare a crescere si possa diventare 9 miliardi e mezzo in pace e democrazia. Ci tocca provarci a cambiare il fossile senza tornare a Malthus. Magari non aveva ragione sul prima della Rivoluzione Industriale; ma se avesse ragione sul dopo dei Fossili sarebbero lacrime e sangue.
Non faccio previsioni, che finirei per descrivere male anche il presente. E comunque non servono. La paura nasce nel futuro.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello come articolo! Io considero che la via per uscire da questa crisi, o recessione, sia il prendere coscienza che stiamo entrando in una nuova era e adattarci di conseguenza, infatti così come hanno fatto i nostri antenati quando è finita l'era agricola ed è cominciata quella industriale. Ora noi stiamo entrando nell'era dell' informazione, in cui non sono i muscoli a afarla da padrone, ma la testa. e dove nuovi concetti di impresa sorgono oltre quelli concepiti comunemente.
Ernesto.

Unknown ha detto...

Fra il 1963 la crisi energetica del1973 il consumo di energia, in ogni forma, cresceva in USA al ritmo del 7% annuo.
Dopo quella crisi il ritmo di crescita dei consumi energetici e'semplicemente rallentato, il potere di acquisto del salario medio ha smesso di crescere, la quota di reddito nazionale destinata a retribuire
prestazioni professionali e redditi da capitale e'continuata a crescere, ma questa crescita, in termini assoluti, e' stata piu lenta e incostante rispetto alla situazione precedente il 1973.
Il debito estero e quello pubblico sono esplosi.

Nel nostro futuro torneranno a stringerci i freni di Malthus?

Non e' detto.

Per quanto ne so, la tecnologia sembra offrirci 2 probabili vie di uscita.

Non ne abbiamo la certezza, ma se funziona, la tecnologia degli acqiloni generatori potra' darci tutta l'energia di cui avremo bisogno per i prossimi 50 anni.

Fin da ora, per contrastare il picco delle terre rare e quello dei fosfati (sostanze vitali per
l'elettronica e per l'agricultura)
oltre che per avere energia a basso costo in quantita' praticamente illimitata, e' possibile attuare quanto suggerito dal fisico americano Gerard K. O'Neill con la sua ipotesi "Alta Frontiera": stabilire una possente base industriale nello spazio. Impiegare minerali di provenienza lunare per costruire grandi centrali elettriche poste in orbita geostazionaria e trasferire con fasci di micronde l'energia
prodotta a terra.
Attuare "Alta Frontiera" sarebbe possibile e, relativamente ai capitali normalmente richiesti per
intervenire in campo energetico, poco costoso.
L'evidenza sperimentale, suggerisce che trasferire forza motrice, a distanza, con treni di micronde sia possibile.
(Vedi
http://michaelgr.com/2008/09/15/space-based-solar-power-demonstration-of-wireless-power-transmission-over-long-distance/)
e qualcuno sta gia pensando a mettere a frutto questa capacita'.
(Vedi http://www.physorg.com/news159020477.html)

raimondo ha detto...

Provate voi a spiegare a un miliardo di contadini cinesi che non devono usare trattori e non possono avere più di un figlio a coppia. Oppure alle donne musulmane che se avranno più di un figlio il futuro che li aspetta sarà solo di carestia e malattie.

Stefano ha detto...

Dal testo e dai commenti, sembra prevalere l'idea che riassumo come:

Mondo preindustriale = Malthusiano
Mondo industriale = non Malthusiano

In realtà il mondo è sempre Malthusiano, poi a seconda delle risorse disponibili cambia il limite a cui può tendere il numero massimo di individui (carrying capacity di un sistema biologico).

L'accesso alle risosrse fossili è stato un cambiamento epocale ed ha spostato il limite di diversi ordini di grandezza, ma il fenomeno di adeguamento del sistema al cambiamento non è ancora concluso.
Ci siamo tuttora nel mezzo e da oggi in poi con risorse decrescenti invece che crescenti come lo era dalla rivoluzione industriale al presente.

fausto ha detto...

@ raimondo

Provate voi a spiegare agli italiani che le loro automobili - e relativi nastri di catrame - ingoiano più petrolio di tutti i trattori cinesi e bambini musulmani messi insieme esistenti al mondo.

L'occhio, la trave e la pagliuzza....