sabato, marzo 05, 2011

Ombrelli Cinesi



Testo di Armando Boccone


Da qualche tempo a Bologna, nella città in cui vivo, ho notato un particolare fenomeno. Quando piove i cestini dei rifiuti che sono sistemati lungo le strade si popolano di un rifiuto “particolare”: l’ombrello.

Sono ovviamente ombrelli che si sono rotti e che quindi vengono buttati via.
Il fenomeno è particolarmente evidente quando piove a dirotto e tira vento: si verifica una ecatombe di ombrelli rotti che sono buttati via dappertutto.

Può darsi che questo fenomeno sia sempre avvenuto e che non lo abbia mai notato oppure può darsi che sia un fenomeno moderno: può darsi che non ci siano più gli ombrelli di una volta!!

Per saperne di più ho dovuto fare una ricerca. Nei grossi negozi come i supermercati e nei mercati all’aperto ho analizzato l’etichetta degli ombrelli in vendita. Recavano tutti l’espressione Made in China e 100% Polyestere (alle volte però c’era solamente questa seconda espressione). Nei mercati all’aperto quando i venditori notavano il mio interessamento agli ombrelli si affrettavano subito a dirmi il prezzo: era sempre fra i 3 e i 5 euro. Negli altri esercizi invece il prezzo andava dai 5 ai 10 euro circa.

Ma la ricerca non poteva limitarsi a questo. Negli ultimi tempi quando a Bologna ha piovuto sono uscito e nel percorso che ho fatto ho dato una occhiata agli ombrelli buttati nei cestini dei rifiuti: ho dato una occhiata nel senso che li prendevo, li aprivo e leggevo l’etichetta.

Qualcuno il lavoro sporco dovrà pur farlo!! Forse si riferiva a questo un professore dell’Università che ho frequentato quando diceva, a proposito della ricerca sociale, che questo comportava sporcarsi le mani!

Comunque, tornando al tema, la lettura dell’etichetta ha dato questo risultato: Made in China e 100% Polyestere (ma alle volte c’era solamente questa seconda espressione). Per la precisione una volta ho trovato scritto Made in Marocco e un’altra volta ho trovato l’indicazione di una conosciuta marca di valigie e accessori vari.

La Cina ormai è diventata una delle maggiori manifatture del Mondo. E’ ovvio che in Cina si fanno anche delle produzioni di qualità come in molte altre parti del mondo. La Cina però esprime in sommo grado quella tendenza che è ormai diffusa nell’economia che è l’aumento di quel feticcio che è il PIL (prodotto interno lordo) e questo significa che bisogna produrre cose che devono durare poco in modo da acquistarne subito altre. Si parla di beni a obsolescenza programmata. Alcuni beni inoltre vengono fatti in modo che non si possano riparare.

Ma per quanto tempo potrà durare questa tendenza allo sviluppo continuo dell’economia? Secondo molti studiosi non si può avere uno sviluppo illimitato in un Mondo che è limitato. Le prospettive che sono delineate sono pessime anche se da adesso cambiassimo comportamento.

Ricordo da bambino per le strade del mio paese passava l’ombrellaio. Evidentemente allora gli ombrelli venivano fatti per durare e quindi erano fatti bene: e ovviamente, sia per questo che per altri motivi, conveniva ripararli.

Nell’ultima ricerca che ho fatto sugli ombrelli buttati via si è rotto definitivamente il mio ombrello (questo mi ha fatto venire in mente il concetto di “ricerca partecipata” che usava un mio professore a proposito della ricerca sociale) . Era un ombrello di quelli che si rimpiccioliscono e che sono comodi da portare in borsa ma era ormai da qualche tempo che lo aprivo e chiudevo con difficoltà.

Ho chiesto a una collega dove avrei potuto comprare un ombrello: mi ha indicato un negozio di cinesi che è all’angolo della strada!!

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho comprato qualche mese fa un ombrello pieghevole di una nota marca di valige e borse.
Stufo appunto degli ombrelli cinesi da poco prezzo che durano anche poco.
L'ombrello è made in China ma il tessuto e la costruzione fanno notare la maggior accuratezza del tutto.
Infatti usato moltissime volte, apri e chiudi, vento o non vento, ma continua a funzionare perfettamente. Anche in Cina si possono costruire beni durevoli, dipende sempre dalle specifiche di progetto.
Vari sono i prodotti dove il consumismo è all'estremo, basta guardare i rasoi usa e getta con sempre più lame e scafi in plastica impossibili da riciclare.
Cosa preoccupante è il piano quinquennale cinese.
Leggo su un quotidiano "La Repubblica popolare vara il nuovo piano quinquennale in cui l´imperativo è: felicità e benessere. Ovvero, spendere".
Cioè il mondo al collasso prossimo venturo?

roberto ha detto...

e' purtroppo vero anche a roma quando piove c'e' l'assalto dei marocchini che vendono ombrelli cinesi da due , anzi no mezzo soldo che valgono poco e durano nulla.
e i negozi si sono adeguati, ombrelli cinesi da tre soldi e mezzo.
che fare? attendere non ci rimane che attendere.

Rudy ha detto...

A Milano è così da anni.
In più i venditori, che compaiono a frotte in caso di pioggia, non fanno altro che aumentare il caos già maggiore del solito.

Personalmente porto sempre in fondo allo zaino un ombrello di una nota marca di valigeria che mi è stato regalato, sicuramente molto costoso rispetto ai 3 euro da strada; effettivamente è molto resistente, sono anni che ce l'ho, anche se a un certo punto, dopo l'ennesima rottura delle cuciture di sostegno alla struttura, ho dovuto passare un'intera serata a cucire.

David Addison ha detto...

Già molti anni fa (una ventina) un mio conoscente aveva osservato la stessa pessima pratica a New York; dopo i temporali i bidoni della spazzatura erano pieni di ombrelli, gettati dalle persone che non volevano portarseli dietro bagnati e aperti

Come sostiene un mio amico gli statunitensi sono una generazione avanti nel produrre co*lioni

David Addison ha detto...

Già molti anni fa (una ventina) un mio conoscente aveva osservato la stessa pessima pratica a New York; dopo i temporali i bidoni della spazzatura erano pieni di ombrelli, gettati dalle persone che non volevano portarseli dietro bagnati e aperti

Come sostiene un mio amico gli statunitensi sono una generazione avanti nel produrre co*lioni

Gianni Comoretto ha detto...

Noto la stessa cosa riguardo agli elettrodomestici (italianissimi).
Ora ho problemi con il frigorifero. La guarnizione della porta, elemento insignificante come costo ma vitale, sta cedendo, non "tiene" più. Ho chiesto ad un tecnico, occorre sostituire l'intera portiera, che ovviamente come pezzo di ricambio costa una frazione non trascurabile del totale.

UN conoscente che lavora in una ditta di elettrodomestici mi conferma che:
- si cerca di inserire nel progetto particolari secondari, ma vitali, che cedano dopo un tempo definito.
- il montaggio ricorre sempre più spesso a elementi per cui servano attrezzi appositi, non a disposizione del riparatore medio. Che so, una brugola pentagonale. O la vecchia colla invece delle viti.

Stefano Marocco ha detto...

"Ma per quanto tempo potrà durare questa tendenza allo sviluppo continuo dell'economia?"
Sulla Garzantina dell'Economia c'è scritto, alla voce Risorsa, che i prezzi crescenti e il progresso tecnologico faranno sì che una risorsa sia potenzialmente inesauribile.
Se penso che la classe dirigente è formata da persone che credono a questo... la vedo male!

armando boccone ha detto...

La mia compagna, dopo avere letto questo articolo , mi ha parlato della sua esperienza con le lavatrici: la prima lavatrice, acquistata nel 1973, marca Bosch, la pagò £ 200.000 (e il suo stipendio era di £ 180.000) e durò 14 anni;
la seconda, acquistata nel 1987, marca Bosch, la pagò £ 600.000 (il suo stipendio era di £ 1.300.000) e durò 16 anni, mentre la terza, marca Ignis, acquistata nel 2003 costò € 190 (il suo stipendio era di € 1.150) ed è durata 7 anni.
Adesso dovrà acquistarne un’altra ed ha visto che i prezzi vanno dai 250 ai 700 € e si è posto il problema della qualità e della durata della nuova lavatrice da acquistare.