giovedì, agosto 18, 2011

A che punto sono i lavori del Kitegen

Pubblichiamo un resoconto, predisposto da alcuni soci Aspo e Wow (Wind Operations Worldwide SpA), della visita a Sommariva Perno (CN) dov’è in costruzione il primo esemplare di Kitegen, che come sanno i lettori, è una macchina in grado di sfruttare i venti di alta quota per produrre importanti quantitativi di elettricità.

Le informazioni in essa contenute sono in grado di aggiornare il livello di conoscenza sullo sviluppo del progetto Kitegen, su cui da qualche tempo non circolano notizie certe.

Problemi restano aperti e la complessità della situazione rimane elevata, ma i contenuti della Relazione contengono elementi per una ripresa di fiducia e informazioni in grado di diradare molta della nebbia di confusione che da mesi sta avvolgendo il Kitegen. Di seguito la relazione.

La prima tappa della visita avviene in sede Sequoia Automation dove ci viene mostrata una serie di slide che descrive la situazione del progetto; parte delle informazioni erano note ma le nostre domande fanno emergere diverse puntualizzazioni.
Sequoia Automation è stata fondata da oltre 10 anni da Massimo Ippolito che è socio di assoluta maggioranza (ben oltre il 90%) e circa cinque anni fa ha ceduto la partecipazione nella società scissa (Sequoia IT) che ha mantenuto la possibilità di sfruttare il brevetto di un dispositivo per la localizzazione in 3 dimensioni; Sequoia Automation ha mantenuto ugualmente tale possibilità di utilizzare senza limitazioni il dispositivo. Al momento in Sequoia Automation lavorano 7-8 dipendenti, Riccardo Renna è amministratore unico e vi è un collaboratore esterno che disegna le parti meccaniche. Uno dei dipendenti si occupa di curare gli aspetti legati ai bandi europei di finanziamento che sono la fonte di sostentamento principale della società assieme al capitale messo dai soci.

Tra i progetti che sono stati sviluppati vi sono due soluzioni per la mobilità pubblica: un dispositivo denominato PHR che è una sorta di KERS per gli autobus e utilizza gli stessi supercapacitori che si impiegano anche nel Kitegen. Questo progetto è in fase di test presso alcune aziende di trasporto pubblico e sta avendo buoni risultati nei casi in cui i test sono stati svolti correttamente. Il progetto è stato testato (ci sembra di ricordare) a Trento con ottimi risultati; in altri contesti ha dato risultati contrastanti (Milano e Bari), salvo poi scoprire che almeno in un caso alcuni dipendenti rubavano il carburante dai mezzi.
L'altro progetto è il più noto "biberonaggio" che prevede che gli autobus completamente elettrici vengano caricati nelle soste per mezzo di scambio di energia rapido tramite i supercapacitori. Attualmente non c’è sufficiente personale che possa sviluppare questi progetti perché tutti sono assorbiti dal progetto kitegen.
Il progetto, infatti, sta occupando tutto il personale di Sequoia Automation di cui un’unità cura anche le relazioni con la stampa italiana ed estera, scaricando in parte di questa incombenza Massimo Ippolito.
Veniamo informati anche che Kite Gen Research possiede i brevetti su cui si sta sviluppando il progetto Kitves (un piccolo Kitegen montato su una nave dove serve da generatore ausiliario). Il sistema, meno complesso del Kitegen, è attualmente seguito in parte fuori da Sequoia attraverso un progetto Europeo che coinvolge numerosi altri soggetti, tra cui alcune università. Al momento si sta cercando di individuare una nave disponibile a prezzi accettabili per poter fare le prime prove. Possibili candidate: una nave di un armatore napoletano e una imbarcazione inglese. I punti su cui Sequoia Automation è attualmente e nei prossimi mesi impegnata sono:

- Messa a punto dell'automazione per la fase di decollo dell’ala del kitegen
- Miglioramento del primo prototipo
- Prove di affidabilità sulle parti del sistema
- Preparazione di manuali di manutenzione
- Ottimizzazione in vista della industrializzazione dello Stem.

Ci sono state presentate alcune innovazioni in grado di migliorare qualche componente del primo prototipo di Kitegen ora in costruzione. Alcune soluzioni sono già in fase di sviluppo; la costruzione del primo prototipo e lo sviluppo delle soluzioni migliorative procedono parallelamente.
Alcuni componenti del secondo stem sono già stati realizzati (ralla, cuscinetti, stelo da 180 kg in carbonio)e altri sono in costruzione con le varie migliorie; tutta la squadra oramai segue il primo stem marginalmente, ma è già lanciata con il secondo. Sono già stati preparati nuovi disegni di alcuni altri componenti della nuova macchina, in particolare il "centro del mondo" (la navicella rotante che contiene tutti gli apparati della macchina appesa al centro della molla-ragno fissata a terra).
Ultimamente è stato confermato uno dei brevetti depositato nel 2009 che riguarda la parte dei cavi più vicini alla vela in grado di far durare più a lungo i cavi e migliorare l’efficienza e la manovrabilità delle vele.

Un’altra prossima innovazione riguarda l'utilizzo di vele rigide con notevoli vantaggi rispetto alle vele tradizionali.
Ci si sposta alla “Cascina del mago” dove troviamo Massimo Ippolito, Riccardo Renna, Michele Comino, almeno altri 5 dipendenti-collaboratori di Sequoia-Varco, qualche altro socio WOW e un gruppo di visitatori (tre o quattro) di una società interessata alla macchina.
Nella ex discarica dove è in costruzione il primo Kitegen i progressi fatti a prima vista non sono facilmente individuabili, ma la struttura elettromeccanica, interna ed esterna, risulta praticamente finita.
Al momento i test sono condotti usando i due alternatori da 40 kW, già noti a chi conosce il Mobile Gen, montati provvisoriamente nella parte inferiore del “centro del mondo”.
Rispetto all’open day dell’anno scorso e alla visita di un gruppo di soci WOW fatta a febbraio di quest’anno, si può notare subito la presenza di un grande armadio elettrico, appeso nella parte alta del “centro del mondo”, che ospita gli azionamenti, alcuni dispositivi elettromeccanici e i collegamenti elettrici.
Sia la struttura test/produttiva provvisoria, sia l’armadio elettrico sono sospesi e ruotano con il “centro del mondo” e lo stelo.
Risulta già cablata la linea che porta l'energia prodotta verso l'esterno della macchina.
Sul pavimento (disordine da cantiere) ci sono due grandi casse con centinaia di supercapacitori. All’esterno, attorno alla base dello stem, è stato realizzato un ballatoio con parapetto per garantire la manutenzione in sicurezza.
Gli operatori e Massimo ci spiegano che oramai tutti gli elementi elettromeccanici per i primi test sono installati e i lavori sono concentrati sulla parte software e comandi elettrici automatici.
Dal 22 settembre ci sarà l’autorizzazione al volo sino a quasi 500 m.; non di più per ora perché il sito è al confine di un buffer di sicurezza aereo.
E stata concordata una procedura con tempi certi con Enav e Enac per le autorizzazioni al volo dei prossimi siti e su questo punto si nota una generale soddisfazione.
Sembra che si sia mosso ben più di qualcosa in questo campo; inizialmente l'iter burocratico era molto lento, macchinoso e quindi privo di risultati concreti. Ora questa situazione è stata superata; è stata concordata una procedura molto affidabile con responsabili all'interno degli Enti preposti ai permessi. Questi, nel giro di 20 gg dalla richiesta preliminare daranno una prima rapida risposta sulla fattibilità o meno di impianti di cui avranno ricevuto le coordinate.
Successivamente, in caso di scelta definitiva del sito, l’iter definitivo per il permesso al volo verrà avviato e si concluderà in tempi certi.
Dopo i test con i motori da 40 kW, saranno installati quelli da 400 (4x400) già pronti con i cavi arrotolati in officina.
Questa operazione sarà eseguita anche non appena sarà pronta per entrare in servizio la linea elettrica adeguata a trasportare la potenza installata, attualmente in fase di realizzazione.
Ora la macchina sta testando i decolli e fa le varie prove con funi e vele vecchi, allo scopo di non deteriorare inutilmente componenti costosi. I nuovi cavi e la nuova vela verranno montati non appena il software (redatto per buona parte e che va ora collaudato con le prove reali) sarà messo completamente a punto e si potrà testare diminuendo il rischio di rovinare i componenti a causa di cadute e stress inutile dei cavi.

Una cosa che ha preoccupato un po’ tutti è lo stato di salute di Massimo.
E' opinione diffusa che abbia ritmi di lavoro estremamente duri, è palese il fatto che questioni di diritto amministrativo e beghe burocratiche (che a parer nostro dovrebbe lasciar in carico ai collaboratori) lo sottopongano a forte stress. Non stacca mai la spina dal kitegen.
Una nota positiva è che, dopo diversi colloqui, ha trovato un ragazzo, programmatore esperto e con Dottorato in Fisica, che hanno assunto e di cui lui è molto contento perché riesce a dialogare e a farsi capire al volo.
Ha espresso molta stanchezza per la questione assunzioni, nel senso che, ha detto, è difficilissimo trovare uno che sappia di fisica e che sia in grado di programmare.
Massimo ritiene che diversi colloqui non siano andati a buon fine anche a causa del luogo di lavoro non propriamente accogliente (il che per altro verso ha svolto il ruolo di valido “filtro” supplettivo sulla reale vocazione dei candidati).
Tutte le nostre critiche sul poco personale che lavora al progetto a questo punto devono tener conto di questi problemi.
La concentrazione ora è sul software che deve essere terminato, debuggato e affinato, passo passo, riga per riga. Non si riesce a dare una data, poiché è difficile stimare quante correzioni saranno necessarie.
Massimo, con il nuovo collaboratore (che sembra estremamente sveglio), sta sviluppando il software grazie al C++.
La parte sviluppata fino ad ora è quella della predizione della traiettoria ottimale del kite, calcolata in tempo reale in base ai vari parametri continuamente monitorati e trasmessi a terra dal kite (velocità del vento, posizione del kite, ecc. ) .
Grazie all'utilizzo di una scheda dotata di 512 processori e a librerie di calcolo parallelo è stato possibile raggiungere prestazioni eccezionali ( la direzione migliore calcolata più di 200 volte al secondo ) in modo da poter reagire il più velocemente possibile al cambiamento di uno qualsiasi dei parametri.

Sono in avanzata fase di realizzazione alcune opzioni particolarmente originali per facilitare il decollo in caso di totale assenza di vento e agevolare il controllo della vela in volo. Altre sono in fase di studio.
La gestione manuale del decollo e del volo con lo Stem risulta essere particolarmente complicata, mentre era possibile con il primo semplice prototipo. Nella configurazione Stem il numero di parametri da tenere sott'occhio per l'operatore è più elevato e il decollo va necessariamente gestito con un controllo automatico.
La struttura attuale risulta essere più complessa rispetto al Mobile Gen perché a differenza della prima, questa è stata realizzata con l'intento di essere prima di tutto elastica. Le variazioni dovute alle sollecitazioni sulla struttura sono monitorate con dei particolari sensori capaci di sentire spostamenti dell'ordine delle decine di nanometri.
Per alcuni test di decollo si è provato anche l’uso di un pallone di elio presente in cantiere; questa soluzione risulta essere troppo costosa (300 euro la settimana per tenerlo gonfio) e verrà dismesso presto.
Massimo ha tentato di far volare la vela, con l’aiuto di tutti noi, ma siamo riusciti ad apprezzare solo la grande maneggevolezza raggiunta dallo stem e la poderosa forza di trazione della vela sotto la spinta di qualche breve colpo di vento, nonostante di base ci fosse una brezza insignificante, spesso completamente assente.
La difficoltà è dovuta in primis al fatto che il volo è stato tentato manualmente, con un joystick, e che manca il compasso montato sullo stem. Pensate a due baffi metallici a V (una specie di lungo archetto da fionda) collocati alla fine dello stem che fungono da accompagnatore per ciascuno dei cavi e soprattutto evitano che si annodino, tenendoli aperti.
Inoltre, grazie a dei piccoli rulli posti sul finale, il cavo verrà accompagnato e non subirà alcuno stress, quindi usura ridotta al minimo.
Il compasso sarebbe dovuto arrivare sabato mattina, ma con palese disappunto di Massimo e in particolare di Comino, la consegna non si è verificata.
Sabato mattina si unisce al gruppo un altro socio WOW con 2 suoi “ospiti” interessati a instaurare rappporti di collaborazione con Massimo e Comino.
Visitiamo l'officina di Comino, dove sono presenti 4 alternatori: 2 "folli" e 2 solidali ai tamburi con i nuovi cavi già arrotolati per il primo Kitegen nonchè cuscinetti, ralla, stem in carbonio e altri pezzi per il secondo Kitegen. Comino conferma che “libererà” i 4 alternatori da 400 kW per il montaggio sulla macchina al termine dei test con quelli da 40 kW, quindi dopo che il software risulterà sufficientemente collaudato.
Massimo, in azienda da Comino, ci fa vedere un supercapacitore aperto e smontato, spiegandoci come funziona. È un oggetto semplice che Comino e Sequoia stanno valutando di costruire in proprio.

Una cosa molto positiva e che ha lasciato noi tutti molto colpiti è la praticità, la calma e la sicurezza che esternava Michele Comino. Senza dubbio mostra di sapere il fatto suo e segue da vicinissimo giornalmente il progetto. Non ha alcun dubbio che vada a buon fine e si sta spendendo (e sta spendendo cifre importanti!) in prima persona.
E' un imprenditore di quelli ormai rari, disposto a investire capitali per un rischio calcolato; persona per nulla complicata che nei cordiali e schietti colloqui con noi non ha nascosto i punti di contrasto avuti con Massimo, rientrati comunque sempre all'interno di un rapporto solido in cui ciascuno dei due si fida dell'altro e ne rispetta l'autonomia di ruolo.
È centrato e diretto verso l’obiettivo, sa cosa vuole e cerca di raggiungerlo con lucidità e determinazione.
Comino ha esplicitamente detto che i primi canali Ideali di distribuzione dovranno essere i Parchi Eolici classici, ove esistono già le competenze, infrastrutture e parte delle autorizzazioni necessarie (naturalmente non quelle per le altitudini elevate). Comino ha anche fatto cenno all'accessibilità alla macchina per piccoli privati organizzati e/o Enti che (come avrebbe potuto fare WOW, se la qualità del rapporto fosse rimasta quella iniziale) potrebbero risultare coinvolti nella preparazione di nuovi siti.
A riguardo, il ragionamento di Comino è stato chiaro, "Si, ok, in futuro si, ma i migliori canali attraverso i quali verrà effettuata la primissima fase di distribuzione avverrà preferibilmente all'interno di Parchi Eolici già esistenti". Almeno per ciò che rimarrà di sua competenza.
In sostanza punta a preparare nel più breve tempo possibile Containers standard con all'interno il Kit (modello Ikea) del Kitegen. Lasciar lavorare Massimo e Sequoia allo Sviluppo, concentrarsi sull'evoluzione dei componenti "standard", e lasciar fare il resto del lavoro burocratico agli specialisti del settore. Un pò come dire, “io costruisco macchine (autovetture) in serie, ma le vendo prima a chi possiede già delle "strade" su cui usarle”.
Rapporti WOW – KGR
Nessuno di KGR ha più fiducia nell'attuale CdA di WOW e da parte loro in questo momento non c'e' la volonta' di lavorare per ricucire lo strappo. Dal loro punto di vista hanno gia' impiegato sufficiente tempo ed energie senza successo e non ne possono sprecare altre proprio ora che il progetto Kitegen richiede il 110% dell'impegno da parte di tutti. La loro intenzione pero' non e' quella di abbandonare i soci WOW, anzi, sostengono che troveranno sicuramente il modo per tutelare l'investimento di chi ha acquistato azioni WOW per sostenere lo sviluppo del kitegen.
Secondo la maggior parte di loro, le cose si sistemeranno da sole con il tempo: quando il Kitegen dimostrera' le sue potenzialita' e quando anche i piu' scettici capiranno che le vie alternative proposte dal CdA di WOW sono meno lungimiranti della strada iniziale.
Prospettive future
Alcuni di noi, con l’appoggio di tutti, hanno consigliato molto caldamente a Massimo di lasciar perdere le questioni burocratiche, di lasciarle seguire da altri e di concentrarsi sulla macchina.
Massimo, anche se è sempre nel kite-world, sembra abbia dato segni di voler ascoltare queste nostre richieste.

Queste visite di gruppo fanno molto bene all’umore e all’entusiasmo di Massimo.
E’ stato fatto conoscere a Massimo il direttore di uno degli uffici di un laboratorio di ricerca in robotica applicata fra più importanti d'Europa (fra ingegneri meccanici, elettronici, informatici ecc, conta 60 ricercatori). Da anni partecipa a decine di progetti europei anche nel ruolo di coordinatore. Una nuova recente struttura ha lo scopo di partecipare a progetti di ricerca ed industriali per l'applicazione della robotica nelle energie rinnovabili.
L'incontro è stato organizzato per sollecitare una collaborazione fra i due soggetti in ambito di ricerca e sviluppo con particolare interesse alla collaborazione per il reperimento di fondi europei del 7°Programma Quadro.
Il risultato sembra molto positivo e le parti si sono dimostrate interessate a valutare seriamente possibili collaborazioni.
Studieranno a quali bandi del 7°Programma Quadro potrebbero partecipare. La nuova struttura provvederà al coordinamento dell'operazione.
Un'altro possibile sbocco della collaborazione potrebbe essere l'elaborazione dei dati ricavati dai test sul prototipo.
Inoltre potrebbe raccogliere, analizzare e certificare i risultati dei test. Questo, oltre a scaricare Sequoia di una parte importante del lavoro, garantirebbe una "certificazione indipendente e autorevole dei risultati" (si tratta di un laboratorio universitario, con una seria reputazione internazionale).
Questa "certificazione dei risultati" sarebbe utile come documento commerciale, qualora il prototipo funzioni, produca energia e abbia una bassa difettosità.
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Ecco il riassunto della nostra visita.
Tutta la squadra KGR-Sequoia si è mostrata molto disponibile, ci ha spiegato molte cose e abbiamo ottenuto risposte a tutte le nostre domande.
Il progetto cresce molto e speriamo di poter vedere l’ala volare stabilmente entro fine anno.
Vediamo all’orizzonte il punto d’arrivo, che è anche il punto di partenza di una speranza che prende forma e sostanza.
Insomma la visita per chi c’è stato si è trasformata in una salutare iniezione di ottimismo.
Speriamo lo sia anche per chi ci legge.

p.s.: Sommariva Perno è nel Roero, territorio splendido e interessantissimo dal punto di vista eno-gastronomico. L’accoglienza anche nei BB è di qualità. Un motivo in più per ritrovarci presto attorno al Kitegen.

12 agosto 2011
Emanuele Mercedi socio WOW e socio Aspo Italia
Angelo Conte socio WOW e socio Aspo Italia
Paolo Fainelli socio WOW
Stefano Serra socio WOW
Roberto Doliana socio WOW

5 commenti:

Franco Rabbiosi ha detto...

Tutti noi speriamo che questo progetto vada in porto e che sia "produttivo".
Ho ammirato la serietà degli estensori dell'articolo e la sobrietà dell'articolo stesso. Abbiamo bisogno di persone e di pensieri pacati e positivi di questo genere.
Complimenti ed auguri a tutti
RF

Weissbach ha detto...

La notizia migliore è che l'idea funziona, e in molti nel mondo ci stanno lavorando.
Per esempio, qui (al minuto 52):
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-26e276eb-6326-4649-8f13-cf3eeff2d658.html#p=0

Anonimo ha detto...

speriamo non sia come la fusione fredda o calda, che ci stanno lavorando da 30 e 50 anni. Se la fisica è una opinione, forse i nostri nipoti, se ce ne saranno, si godranno i vantaggi.

Renato ha detto...

Sono passati due anni dalla visita al cantiere, ci sono aggiornamenti su energia prodotta, tempo di permanenza in volo, sistemi di lancio e di controllo?

Forse potreste considerare di scrivere un altro articolo per spiegare le prospettive attuali del kitegen: se verrà rottamato, impiegato come base per il bird watching, o come museo delle invenzioni pellegrine.

Renato ha detto...

Sono passati due anni dalla visita al cantiere, ci sono aggiornamenti su energia prodotta, tempo di permanenza in volo, sistemi di lancio e di controllo?

Forse potreste considerare di scrivere un altro articolo per spiegare le prospettive attuali del kitegen: se verrà rottamato, impiegato come base per il bird watching, o come museo delle invenzioni pellegrine.