giovedì, agosto 04, 2011

Rapporto ISPRA Rifiuti Urbani 2009



Sul sito dell’ISPRA, l’istituto nazionale per la protezione ambientale, è disponibile il Rapporto 2009 relativo alla situazione dei rifiuti urbani in Italia. Nel primo grafico, che ho ricavato dai dati del rapporto, sono rappresentate le Province che hanno superato nel 2009 l’obiettivo di legge nazionale di raccolta differenziata, pari al 50% dei rifiuti prodotti. L’analisi va fatta a questo livello, perché la normativa nazionale prevede che gli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti siano le province o aggregati di province. Bene, vediamo che delle 107 province italiane “solo” 26 (24%) hanno superato questo importante risultato, ma ci sono altre 12 (11%) che sono vicine al conseguimento dell’obiettivo, con una percentuale superiore al 45% (nell’ordine, Torino, Mantova, Modena, Avellino, Ravenna, Salerno, Alessandria, Milano, Como, Venezia, Cagliari, Cuneo).
Si tratta di realtà territoriali prevalentemente delle regioni settentrionali, ma si comincia a registrare l’ingresso nel gotha della raccolta differenziata anche di alcune province meridionali, in particolare di quelle sarde. Le Province di Treviso, Rovigo, Pordenone, Novara, Vicenza, Trento, Medio Campidano, hanno già raggiunto nel 2009 l’obiettivo di legge del 60% da rispettare nel 2011 e le prime tre, addirittura quello del 65% previsto per il 2012.

Il motivo di questi risultati (come ho scritto in questo articolo) è ormai un “segreto di Pulcinella”: l’estensione a gran parte del territorio provinciale dei sistemi di raccolta definiti domiciliari o “porta a porta”, che consentono di intercettare grandi quantità di rifiuti urbani, garantendo nel contempo un’ottima qualità del rifiuto selezionato e costi concorrenziali se non inferiori a quelli delle gestioni convenzionali.
Se si vuole quindi dare priorità al recupero dei materiali rispetto allo smaltimento e rispettare gli obiettivi di legge nazionali, non c’è alternativa a togliere dalla strada i grandi cassonetti stradali e passare a modalità di raccolta più vicine all’utente.

Nel secondo grafico, ho riportato i dati di raccolta differenziata a livello regionale. Qui vediamo che “solo” Trentino Alto Adige e Veneto hanno abbondantemente superato l’obiettivo 2009, mentre Friuli Venezia Giulia e Piemonte lo hanno sostanzialmente raggiunto e la Lombardia gli è molto vicina. Per la cronaca, l’Italia nel suo complesso raggiunge un non entusiasmante 33,6%.

Infine, allego un grafico tratto direttamente dal Rapporto, in cui osserviamo un dato molto importante: la produzione procapite di rifiuti urbani suddivisa per regioni. Come abbiamo detto più volte in passato, questo parametro è fortemente influenzato dalle politiche di assimilazione ai rifiuti urbani dei rifiuti speciali provenienti dalle attività commerciali, artigianali e industriali e dalle modalità di raccolta differenziata adottate dai Comuni. Le Regioni che praticano politiche di forte assimilazione agli urbani e tardano a passare alle più efficienti raccolte porta a porta, sono quelle con la più elevata produzione procapite di rifiuti solidi urbani e con minori percentuali di differenziata. Meditate gente, meditate. Tutti i grafici si possono ingrandire cliccandoci sopra.

3 commenti:

mirco ha detto...

D'accordo, ma comincio a essere molto più interessato a dati diversi. Per esempio dati sul riutilizzo dei materiali recuperati con la raccolta differenziata, sul reale utilizzo del materiale separato, sulle quantità e qualità dei prodotti che sono stati realizzati, sul bilancio energetico dei diversi cicli, sull'ERoEI dei più importanti processi di riciclaggio, sulla stima delle reali capacità di assorbimento a livello produttivo dei materiali recuperati.
Fatti salvi i metalli ho la sensazione (formatasi con informazioni frammentarie ma certe) che in alcuni contesti si stia saturando la capacità di assorbimento dei materiali cartacei, del vetro e delle plastiche raccolte nei sacchetti separati porta-a-porta o nei cassonetti della differenziata.
L'uso produttivo di materiali riciclati prevede omogenaità e qualità di prodotto difficilmente raggiungibile e di processi energeticamente affatto trascurabili.
Forse è tempo di spostare l'accento e l'attenzione dei cittadini velocemente sul riuso e soprattutto sulla riduzione drastica già a livello di progettazione industriale dei materiali non riusabili destinati a diventare rifiuto.
Mirco

giorgio ha detto...

Sono d'accordo con Mirco. So che molti materiali riciclati alla fine raggiungono le discariche tal quali. Allora mi chiedo quali siano davvero al giorno d'oggi le soluzioni più "realistiche" per trarre ricchezza dai rifiuti. Forse, suppongo, bisogna contare su una buona gestione dei centri di smaltimento, sperando facciano un lavoro sicuro e oculato. A Peccioli, ad esempio, c'è una discarica esemplare. Ne parlano in tutta Italia proprio perchè rappresenta una realtà che funziona davvero, non è un'utopia. I cittadini contribuiscono con l'azionariato popolare e nel Paese la ricchezza è tangibile. Che ne pensate?

giorgio ha detto...

Sono d'accordo con Mirco. So che molti materiali riciclati alla fine raggiungono le discariche tal quali. Allora mi chiedo quali siano davvero al giorno d'oggi le soluzioni più "realistiche" per trarre ricchezza dai rifiuti. Forse, suppongo, bisogna contare su una buona gestione dei centri di smaltimento, sperando facciano un lavoro sicuro e oculato. A Peccioli, ad esempio, c'è una discarica esemplare. Ne parlano in tutta Italia proprio perchè rappresenta una realtà che funziona davvero, non è un'utopia. I cittadini contribuiscono con l'azionariato popolare e nel Paese la ricchezza è tangibile. Che ne pensate?