mercoledì, agosto 17, 2011

Il paese del Gattopardo

Una delle poche disposizioni ragionevoli e condivisibili dell'ultimo decreto governativo per la riduzione del disavanzo pubblico è il tentativo di sfoltire la selva di enti locali italiani, abolendo province e accorpando alcuni comuni. Come avevo scritto tempo fa in un precedente articolo, la tanto sbandierata soppressione tout court dell'ente provincia è in realtà una misura inutile e demagogica. Ma la fusione di comuni e province sotto una determinata soglia dimensionale potrebbe in effetti consentire di ottenere qualche economia di scala.

Ma come spesso accade in Italia, questo giusto principio amministrativo è stato trasposto in maniera talmente confusa e contraddittoria nel corpo legislativo che rischia di essere completamente vanificato.

Il decreto, così come pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, prevede infatti che “…sono soppresse le Province diverse da quelle la cui popolazione rilevata al censimento generale della popolazione del 2011 sia superiore a 300.000 abitanti o la cui superficie complessiva sia superiore a 3.000 chilometri quadrati.”
E’ stato affermato che in questo modo si sarebbero salvate dalla soppressione alcune province con popolazione inferiore ai 300.000 abitanti, come Sondrio, Siena, Grosseto e altre. Anche se non sono un giurista, mi sembra evidente che l’attuale testo preveda che sia le province con meno di 300.000 abitanti, sia quelle con superficie inferiore ai 3.000 chilometri quadrati dovranno sparire. Dal punto di vista logico e grammaticale, questo dovrebbe essere il significato della congiunzione “o” posta tra le due condizioni.
Se l’intenzione del legislatore fosse stata quella annunciata dai giornali, il testo corretto avrebbe dovuto contenere la congiunzione “e” che implica la presenza di ambedue le condizioni ai fini della soppressione dell’ente provinciale.
Così, una delle conseguenze paradossali dell’attuale situazione normativa potrebbe essere che la Liguria non avrebbe più province, in quanto la Provincia di Genova ha una superficie di circa 1900 chilometri quadrati e le altre meno di 300.000 abitanti. A meno che province confinanti non decidessero di accorparsi. Ma il decreto non prevede questa possibilità.
Si tratta di sviste amministrative grossolane, ma probabilmente diranno che si tratta di un errore di stampa e lo correggeranno in fase di conversione in legge del decreto. Se anche fosse così, i burocrati ministeriali avrebbero però il dovere di controllare l’esattezza del testo prima della sua pubblicazione.

Questa parte dell'articolo in corsivo l'ho scritta successivamente a seguito di alcune osservazioni alle considerazioni precedenti che mi hanno indotto ad eseguire alcuni approfondimenti. Un letterato da me consultato, ha confermato la correttezza dal punto di vista grammaticale della mia interpretazione della norma. D'altra parte, il commento di Weissbach all'articolo ha colto un elemento logico che sembrerebbe confermare l'interpretazione giornalistica a favore degli estensori della legge: la doppia negazione della frase trasformerebbe dal punto di vista del linguaggio logico la congiunzione o in e. Si tratta quindi di un caso di interpretazione normativa controversa. I manuali consigliano comunque di evitare nelle leggi le doppie negazioni e di esprimere il significato delle congiunzioni in modo chiaro e univoco, in altre parole una legge deve essere il più possibile semplice e facilmente interpretabile. Quindi, concludendo, sarebbe opportuna una formulazione dell'articolo di questo tipo: "Sono abolite le Province con popolazione inferiore a 300.000 abitanti e superficie inferiore a 3.000 chilometri quadrati."

E’ stato poi scritto da alcuni giornali che il decreto sancirebbe l’abolizione di circa 1900 piccoli comuni. E’ falso, in quanto è previsto solo che nei Comuni con popolazione pari o inferiore ai 1000 abitanti, confinanti con altri comuni nella stessa condizione demografica, il Sindaco rimanga l’unico organo amministrativo (con la soppressione di consiglio e giunta comunali). In questa situazione però, “tutte le funzioni amministrative” verrebbero gestite dall’”Unione Municipale” dei comuni interessati. I Sindaci dei Comuni sceglierebbero tra di loro il Presidente dell’Unione Municipale, con la conseguenza paradossale che i cittadini di tutti i comuni meno uno eleggerebbero un sindaco fittizio, costretto a cedere le proprie competenze al presidente dell’unione municipale e i cittadini di un solo comune eleggerebbero il Sindaco effettivo anche degli altri comuni dell’Unione. Mi pare evidente che tale paradosso possa essere risolto solo allargando la base elettorale a tutti i Comuni dell’Unione.
Ma c’è di più. Gli abitanti dell’Unione Municipale devono essere almeno 5000 (salvo diversa decisione della Regione), da cui si deduce che i comuni interessati confinanti devono essere in linea teorica almeno cinque, concretamente almeno sei. Una condizione alquanto improbabile sul territorio nazionale.
Tralascio altre evidenti incongruenze del disposto normativo, per concludere che nessuno dei più di 8100 Comuni italiani verrà soppresso e che l’unione dei più piccoli appare scarsamente praticabile sul piano applicativo. Come al solito, in Italia tutto sembra cambiare affinchè nulla cambi.

7 commenti:

mirco ha detto...

Grazie per aver letto il testo.
Siamo nella più completa normalità che non può sorprendere. Sarebbe stato sorprendente il contrario.
Quello che sorprende - sempre meno in verità - è che nessuno dei paludati e pagatissimi commentatori politici abbia fatto le pulci al testo e scritto qualche pezzo al riguardo.
Ma se non lo fa qualcuno dell'Ansa, ... gli altri copiano.
Mirco

Weissbach ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Weissbach ha detto...

Una precisazione:
la frase "sono soppresse le province diverse da quelle che ("A" O "B")"
equivale alla frase
"sono soppresse le province che ("non A" E "non B")"
La doppia negazione fa scambiare E e O.

mauriziodaniello ha detto...

Attenzione leggi bene!
sono soppresse quelle Province MA in realtà l'ambito spetterà ad altre limitrofe! In realtà è un ACCORPAMENTO!

Come avviene anche per i Comuni!!! Non esisteranno zone che non sono di spettanza di un Comune. Questo è un accorpamento definito in altro modo.

Le Province servono come gestione di più Comuni e fare tutto il livello territoriale fra più Comuni. Esempio strade, acquedotti, scuole, ecc.. e gestire in basso livello le spettanze regionali. Accorpandole dovranno gestire più persone con i soldi però spettanti come prima per uno mentre adesso sono in realtà 2 o 3 o di più assieme.
In alcuni casi saranno ridondanti (vedi Liguria) alla Regione visto la spettanza in ambito territoriale! Le province sono importantissime ma in Italia esiste una certa ignoranza in merito e pensano di conseguenza che siano inutili...

Insomma una cosa buona ma fatta come al solito con i piedi!!!

Inoltre dovevano far sparire le piccole regioni (una sola) che è la valle d'Aosta accorpandola con il Piemonte??? Dimenticati???

Ciao

Anonimo ha detto...

Il presidente provincia Savona ha detto ieri che se le province di Imperia e Savona venissero abolite, farebbero un referendum per poter unirsi a Cuneo dove da anni vi sono progetti comuni turistico-commerciali.
Tante idee, molta confusione.

Terenzio Longobardi ha detto...

Ho aggiunto una parte in corsivo all'articolo per commentare le osservazioni che ho acquisito un pò in giro in merito ai miei dubbi interpretativi della norma sull'abolizione di alcune province. Mi sono ormai convinto che il bizantinismo dei nostri legislatori raggiunge vette inarrivabili.

Terenzio Longobardi ha detto...

Sì, Massimo, però la legge non prevede che due province abolite ma confinanti come ad esempio Prato e Pistoia, possano accorparsi.