domenica, dicembre 09, 2007

L'errore di Origene


Origene, uno dei padri della chiesa, è noto, fra le altre cose, per aver interpretato un po' troppo alla lettera un passo di Matteo ed aver provveduto a rimuovere con un taglio netto quella parte del corpo che induce l'uomo al peccato. L'errore di Origene fu stigmatizzato al primo concilio di Nicea che proibì l'autocastrazione. Resistere alla tentazione, si disse, deve essere una libera scelta. Non basta non poter peccare, bisogna non volerlo!

Questa storia di Origene mi è venuta in mente in una discussione sull'energia nucleare che c'è stata in un forum. La discussione è nata da una mia intervista a Caterpillar dove avevo detto che le risorse accertate di uranio non sarebbero nemmeno lontanamente sufficienti per un'espansione della produzione di energia nucleare a livelli simili a quelli che otteniamo oggi dai combustibili fossili. Quello che avevo detto era basato su un documento di ASPO-Italia in cui esprimevamo forti dubbi sulla disponibilità di uranio minerale per le centrali a fissione

Ecco il link al forum in questione:

http://www.archivionucleare.com/index.php/2007/11/13/caterpillar-terzo-anello-radio/

La discussione in questo forum non è particolarmente interessante e finisce con i soliti battibecchi inconcludenti. Ma, all'inizo, ci trovate alcune considerazioni che io ho trovato curiose, come potete leggere qui in uno dei commenti:


Ci sono decine di motivi per non essere a favore del nucleare in Italia: scorie, scorie, scorie, costi elevati anche di smantellamento, tempi di realizzazione, capacità di gestire in sicurezza un impianto oggi da parte di un paese senza più esperti e che si ritrova in emergenze monnezza che durano anni.

Di certo questa storiella dell’esaurimento dell’uranio è l’ultima cosa di cui preoccuparsi dato che sono possibili reattori autofertilizzanti, o al torio, o di vario tipo, sui quali la ricerca è stata volutamente bloccata dalla lobby americana dell’arricchimento.

Non capisco quindi il motivo, volendo essere contrari al nucleare, come lo sono anche io sopratutto per l’Italia, di fissarsi su un problema minore, quando basterebbe agitare lo spettro, quello si reale, delle SCORIE, per vincere qualunque dibattito. Ci saranno sicuramente motivi dietro a ciò probabilmente legati a lotte accademiche, intestine o politiche che non ci è dato sapere.


In sostanza, si sostiene che non bisogna essere contro il nucleare perché non c'è abbastanza uranio. Sarebbe troppo facile! In effetti la cosa ricorda un po' l'errore di Origene. Non basta non poter peccare, bisogna non volerlo! Non basta che il nucleare non funzioni, bisogna non volerlo!

Se il concilio di Nicea aveva degli ottimi motivi per dichiarare Origene in errore, è quantomeno curioso che si usi lo stesso metro di giudizio per una questione tecnologica, non teologica. Ma, d'altra parte, quando si parla di uranio e di centrali nucleari più che di tecnologia sembra, in effetti, di entrare in un dibattito teologico dove nuclearisti e antinuclearisti si comportano come adoratori di divinità diverse e nemiche fra di loro .

In effetti, il nostro documento sulla scarsità di uranio minerale ha causato diverse reazioni su internet che potrei definire come "scomposte". Sia per i fautori come per i denigratori dell'energia nucleare la notizia che le risorse uranifere sono troppo scarse per creare il paradiso (o l'Armageddon) nucleare sulla terra è risultata sorprendente e - probabilmente - anche uno shock. Non so spiegare esattamente le ragioni per questo shock, probabilmente è perché va a toccare le fondamenta dei rispettivi credi quasi-religiosi in materia.

A parte questo, in quella discussione di cui vi sto riferendo me ne hanno dette di tutti i colori: venduto, barone, tuttologo, incompetente, eccetera; sempre probabilmente a causa dello shock di cui vi dicevo. Non mi metto a discutere dei dettagli della diatriba; ma siccome mi hanno accusato di essere un guerrafondaio per via dei contratti di ricerca che ho avuto dalla NATO, ci tenevo a una piccola precisazione. Questa precisazione l'ho mandata al forum di cui vi parlavo ma, per qualche ragione, non è stata pubblicata. Perciò, ve la passo qui di seguito, per vostra curiosità.


Buongiorno a tutti! Vedo che ho detrattori e stimatori in questo forum.

Ringrazio gli stimatori e mi scuso con i detrattori se a volte ho dato una cattiva impressione. Facciamo tutti del nostro meglio, ma nessuno e' perfetto.

Mi limito qui a un commento sulla questione "NATO" che sembra aver mosso le acque. I progetti NATO che ho coordinato negli anni '90 erano tutti del tipo "linkage" ed erano destinati a mantenere in vita i laboratori russi al tempo del crollo dell'Unione Sovietica. Era un periodo nel quale i ricercatori Russi non ricevevano più nemmeno lo stipendio dal loro governo. La NATO qui ha fatto un'opera utilissima sostenendoli finanziariamente e impedendo che le competenze accumulate finissero disperse. Sono stati i progetti forse più utili e più interessanti che ho mai coordinato e ancora oggi sono molto soddisfatto di aver potuto dare una mano ai miei colleghi russi in un momento difficile. Siamo rimasti amici e abbiamo stabilito che se le cose si rovesceranno (come potrebbe succedere) loro daranno una mano a noi!

Saluti

UB



[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno.3@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

4 commenti:

carlok ha detto...

articolo davvero interessante.
corro a segnalarlo agli amici.

Anonimo ha detto...

Provate a mettervi nei panni dell'arcivescovo che non volle ordinare sacerdote Origene. Che avreste fatto voi in tempi così difficili che nemmeno riusciamo ad immaginarli? Mica i preti erano bischeri qualsiasi (con in più i difetti tipici dei preti) come oggi. L'editto di Milano è venuto un secolo più tardi: chi andava a messa poteva finire ammazzato senza tante storie. Per fare il prete ci voleva un gran senso di responsabilità, in primo luogo verso se stessi (oltre che le palle!) Altro che un pazzo fanatico fuori dal mondo che si autobobbitta a vent'anni!

Dunque, quale potrebbe essere la morale di questa storiella di Origene? Che devi guardarti anche da quelli che stanno dalla tua parte? Forse qualcuno di loro è un po' grullo e rischia di fare più casino che altro.

Anonimo ha detto...

Sono uno delle persone che è intervenuta nel sito in questione, che non mi pare affatto inconcludente o poco interessante, vabbè questione di gusti...non entro ovviamente nel dibattito dellla sua o meno appartenenza ad attività Nato (non ne sono minimamente interessato).

Quello che invece trovo enormemente scorretto e fuorviante, oltrecchè totalmente anti-scientifico, è sostenere come Lei ha fatto in radio che abbiamo appena solo pochi decenni di combustibili nucleari (non solo uranio, quindi) ai consumi attuali di elettricità nucleare

Infatti come ho scritto nel blog :

" Inoltre, a proposito dei giacimenti “low grade”, già oggi si estrae in Namibia (Rossing) uranio con una percentuale dello 0,035% (350 ppm) con un ritorno energetico calcolato di 500 volte , e finanche a 10-20 ppm c’è un ritorno energetico di decine di volte (ad un costo attorno ai 350 $/kg, vedi miei link sopra), altro che basso EROEI per i giacimenti meno ricchi! In più, oggi il prezzo dell’uranio che è pure di recente di molto aumentato, corrisponde a circa 2 dollari per barile di petrolio equivalente, quindi non si capisce come un’ attività eventualmente energivora risulterebbe in prezzi così bassi (e sappiamo bene che i prezzi non riflettono certo i costi di estrazione/lavorazione), chiaramente non può essere così….

Queste considerazioni si riferiscono ovviamente ai reattori esistenti con tecnologia attuale, cioè una produzione di elettricità di circa 45 mila kWh per kg di uranio naturale, senza riciclo del combustibile (altrimenti c’ è un terzo in più), senza torio (da 3 a 6 volte più diffuso che uranio), senza breeders
Come detto sopra, con i breeders si arriva tranquillamente ai 2,5-3,5 milioni di kWh per kg di uranio naturale (o di torio eventualmente): in questo caso davvero QUALSIASI riserva di uranio risulterebbe economicamente estraibile, persino quella molto povera in concentrazione dell’acqua di mare (3,3 g per 1000 mc), ma complessivamente enorme, miliardi di tonn di uranio estraibili.

In pratica, con l’insieme di queste tecnologie, considerando anche l’uranio depleto fin qui accumulatosi nel mondo, abbiamo più di un milione di anni di risorse di combustibili nucleari ai correnti consumi mondiali di elettricità e che come dicevo, se avessimo una buona miscela di rinnovabili e nucleare potremmo estendere l’ uso del’elettricità ai trasporti in veicoli ibridi e al riscaldamento con pompe di calore elettriche ad alta efficienza" , mentre oggi solo un terzo dell'energia primaria viene consumata per la produzione di energia elettrica


Per cui continuo a credere che ad un' analisi seria del problema non si possa affermare che rischiamo entro decenni un picco di estrazione dell'uranio o del torio

Più precisamente, nel senso che è effettivamente vero che agli attuali prezzi
dell'uranio (che sono pressocchè decuplicati nell'ultimo decennio) abbiamo
al più 50 o 60 anni di riserve agli attuali consumi mondiali di elettricità
nucleare (~ 20% nel mondo, mentre sopra dicevo un milione di anni per il
totale dei consumi mondiali di elettricità); si tenga conto inoltre che il 40%
del combustibile nucleare oggi usato NON è nemmeno direttamente uranio di
miniera, quanto plutonio od uranio proveniente da arsenali atomici
smantellati (il 10%) o da ricicli del combustibile da impianti vecchi o
esistenti (per il rimanente 30%). Per cui ad una visione molto superficiale
del problema
sembrerebbe non esserci molto più uranio al mondo che gas, petrolio o
carbone, a maggior ragione se si considera che il nucleare oggi soddisfa
solo poco meno
del 20% dell'elettricità mondiale (in pratica quasi tutto solo in una decina
di Paesi industrializzati) ed appena il 6% dei consumi energetici totali
contro il quasi 90% della somma dei combustibili fossili.
Tuttavia bisogna considerare il fatto che l'uranio ha una tale densità di
energia (un solo kg di U naturale equivale a circa 30 tonn di carbone), che
per esso è relativamente semplice aumentare le sue risorse disponibili
accettando costi di estrazioni del minerale appena superiori a quelli
attuali, a differenza dei combustibili fossili per cui solo un semplice
raddoppio del loro prezzo è poco proponibile. Si tenga conto che oggi il
prezzo di spot dell'uranio è attorno ai 200 $ per kg che corrisponde a meno
di 2 (due) dollari per barile di petrolio equivalente, per cui è una
componente davvero minima nel costo del kWh elettrico. Ora, se è vero che ad
un costo di estrazione fino a 130 $/kg ci sono solo al più poche decine di
milioni di tonn di uranio estraibile (ovvero poco più di 250 anni di
riserve), le risorse disponibili diventano centinaia di milioni (alcune
migliaia di anni ai consumi attuali) ad appena 350 $/kg e siamo ancora a
meno di 4 dollari per barile di petrolio equivalente.
Questo ovviamente con i reattori attuali, che estraggono da 40 mila fino a
55 mila kWh
elettrici da un kg di uranio naturale, senza riciclo del combustibile nei
reattori esistenti (altrimenti è almeno un terzo in più), senza torio che è
persino sfruttabile nei reattori esistenti (e abbiamo da 3 a 6 volte più
torio che uranio) e sopratutto senza reattori autofertilizzanti veloci
(breeders, in inglese) come il BN-600 russo che ha prodotto in Russia 100 miliardi
di kWh negli ultimi 25 anni o il BN-800 in costruzione di cui parlavo sopra,
che usano l'uranio molto più efficientemente fino a 3,5 milioni di kWh
elettrici per kg di U naturale (in pratica, si alimentano a spese dell'
U-238, anzicchè come oggi avviene dell' U-235 che è meno dell' 1% dell' U
nat). Questi reattori sono così efficienti che persino l'uranio estratto
dalla semplice acqua di mare, si stima oggi ad un costo di estrazione
attorno ai 1000-1500 $/kg, potrebbe essere economicamente sfruttato: ci sono
3,3 grammi di U (equivalenti a circa un quintale di carbone) per 1000 mc
d'acqua e complessivamente si stima 4,5 miliardi di tonn di U di questo tipo
estraibili nel mondo - se solo la metà di questa quantità fosse sfruttata in
breeders avremmo per l'appunto più di mezzo milione di anni di riserve
agli
attuali consumi elettrici *totali* del mondo (di nuovo, senza considerare
l'uranio depleto fin qui accumulato nel mondo, il torio, l'uranio
sfruttabile nei
reattori attuali, ecc.., con i quali superiamo abbondantemente il milione di
anni)
Vorrei segnalare il fatto che non c'è alcuna contraddizione tra lo sfruttare
l'uranio naturale oggi nei reattori esistenti ed i breeders in futuro, semplicemente
quest'ultimi si alimentano con le "scorie" dei primi; inoltre, un breeder
può essere convertito come "bruciatore" (burner, in inglese) di tutte le
scorie a lunga vita, anzicchè come produttore di surplus di plutonio.
Costruire un reattore veloce è oggi molto più costoso (in quanto più
complesso tecnologicamente) persino di una ordinaria centrale nucleare
(almeno il doppio) e chiaramente non abbiamo alcuna necessità oggi (e con
ogni probabilità, anche per i secoli a venire) di imbarcarci in un programma
di breeders (a parte forse la funzione di burners), tuttavia è interessante
notare come le riserve energetiche
legate al nucleare siano più un problema tecnologico che di "reale"
reperimento delle materie prime, a differenza di quanto accade per tutti i
combustibili fossili

Sono interessanti a questo proposito le parole di uno pei più grandi
scienziati viventi (nonchè esperto in materia, piuttosto scettico sull'uso
dei breeders). Il doc è del 2001
http://www.nci.org/conf/garwin/

" In regard to the fast-neutron breeder reactor, which has always been
associated with the long-term future of nuclear power, Edward Teller has
this to say:
"I have listened to hundreds of analyses of what course a nuclear accident
can take. Although I believe it is possible to analyze the immediate
consequences of an accident, I do not believe it is possible to analyze and
foresee the secondary consequences. In an accident involving a plutonium
reactor, a couple of tons of plutonium can melt. I don't think anybody can
foresee where one or two or five percent of this plutonium will find itself
and how it will get mixed with some other material. A small fraction of the
original charge can become a great hazard."
In fact, the cost of expanding and continuing nuclear power may be far less
than has been supposed by nuclear power technology enthusiasts. They have
usually jumped to the consideration of breeder reactors because of the
"shortage" of uranium fuel. With proven reserves of some three million tons
of natural uranium, and a consumption of some 200 tons per year per 1-GWe
reactor, this resource would last for only about 15,000 reactor years-- 50
years at a consumption of 300 reactors equivalent, and a mere two years if
reactors are to supply half of the world's future total energy needs.
Of great interest are the terrestrial "reasonably assured resources" of
uranium, which are likely to amount to 100 to 300 million tons of uranium at
a price of $350 per kg (in comparison with the current spot market price of
$20-30 per kg)(21).
(21. John P. Holdren and R.K. Pachauri, Energy, in ICSU, An Agenda of
Science for Environment and Development Into the 21st Century, Cambridge
University Press, 1992, pp. 103-118.)
Of course, nobody of right mind would buy uranium at $350/kg when the same
material is available at $30/kg, but it is of primary importance to note
that at $350/kg these high-cost terrestrial resources would still be cheaper
than the cost of recycling fuel in an LWR (perhaps $700/kg of natural
uranium avoided) or of building a breeder reactor with a capital cost that
might be double that of an LWR.
Ultimately, we may have safe, economical breeder reactors, but we can take
centuries to perfect them. Because in addition to the 200 million tons of
terrestrial high-cost uranium, there are four billion tons of uranium in the
oceans-2000 years of operation of a population of 10,000 LWRs. Half of this
seawater uranium could be harvested without substantial increase in cost
above that of harvesting the first seawater uranium in bulk. And that might
cost from $100-$1000/kg-- probably still cheaper than recycle and breeders,
but even at the higher figure the cost of fuel is still affordable.
If all enrichment costs and tails fraction remain the same, to buy 200 tons
of uranium at $1000/kg to fuel a typical LWR for a year would involve costs
of $200 million. This would approximately double the cost of power from an
LWR, but the additional cost per kWh would be some 2 cents per kWh-- easily
affordable in comparison with the 10 cents or 20 cents per kWh charged to
the consumer and the 40 cents or 70 cents per kWh recently experienced in
California.
Seawater uranium is available in principle to any producer and would be an
article of commerce...."

Frank Galvagno ha detto...

Ciao Alessandro,

mi riservo di prendermi più tempo per leggermi i tuoi riferimenti perchè lo meritano.

Quello che mi chiedo, umanisticamente parlando per ora (cioè, astraendo dai necessari tecnicismi per valutare le tecnologie) è:
--> perchè, viste i promettenti sviluppi del Nucleare che dici, siamo ancora a farci la guerra per l'ACCESSO alle risorse minerarie? Perchè il divario tre i ricchi e i poveri del globo è sempre aumentato? Siamo davvero così cretini?