mercoledì, dicembre 12, 2007

Scioperi e picco

Sono appena tornato da un viaggio all'estero. Sono arrivato in aereo, preso la bici per andare a casa (12 km, ma è ancora il mezzo più veloce) e sentito che i camionisti erano in sciopero. Dopo due giorni, parlando con amici, ho scoperto che la benzina va a ruba, scherzando (ma mica tanto) ho sentito offrire fino a 3 euro per un litro. Curiosamente, il traffico per strada non è per niente diminuito. Anzi, ieri a Firenze c'erano dappertutto ingorghi di automobilisti alla spasmodica ricerca di un distributore ancora fornito. Oggi il traffico è tornato normale, ma non sembra che la gente inizi a risparmiare la poca benzina che ha nel serbatoio. La vita continua come al solito, una soluzione arriverà prima che si accenda la spia della riserva.

Bici, motorino elettrico, 3000 km di percorrenza in auto in un anno (di cui metà per le vacanze estive), il distributore di benzina lo vedo di rado. Ma mi rendo conto di essere una rarità, la nostra vita è basata sul'auto. Viviamo ad almeno una decina di Km da dove lavoriamo ( e mezz'ora di pedalata due volte al giorno scoraggia quasi tutti), scegliamo la scuola per i figli, gli hobby, i negozi assumendo di avere sempre e comunque l'auto sotto il sedere. Se due giorni di scioperi dei camionisti ci tolgono al benzina siamo in apnea.

Da talebano della bici inorridisco quando sento frasi del tipo "Ma abito a 7 km da dove lavoro, non posso non usare la macchina". Sono 20 anni che lavoro a 5 Km da casa, con 120 metri di salita da farmi tutte le mattine. Però mi rendo conto che su 150 colleghi solo 3 prendono con un minimo di regolarità la bici, forse 10 un motorino. Si arriva all'assurdo che per non farsi 150 metri a piedi (una scorciatoia comodissima, in mezzo agli alberi, ovviamente perfettamente lastricata) la maggior parte si fa 2 Km nel traffico fiorentino.

Mi rendo conto anche che è inutile proporre alla maggior parte della gente di abbandonare l'auto. Semplicemente non può, significa dover cambiare lavoro, scuola del figlio, palestra. Significa dover di colpo essere esposti al clima inclemente di questi giorni, attrezzarsi per la pioggia. Sono cose che si imparano con il tempo, che vestiti mettere, come proteggersi, che strade fare, quali evitare per non finire spiaccicati, che vantaggi la bici ti dà oltre agli ovvii svantaggi. Il motorino elettrico è una bella invenzione, ma è ancora sperimentale, occorre sapere come e dove comperarlo. Insomma, ex-automobilisti, come ex-fumatori, non ci si improvvisa, altrimenti la ricaduta è inevitabile.

Ma se lo sciopero prosegue per qualche giorno, fino all'accensione della spia della riserva, potrebbe essere un 'ottima occasione per capire cosa ci aspetta. Con il prezzo del petrolio che raddoppia ogni 2-3 anni, non ci vorrà molto perchè un pieno alla nostra auto costi mezzo stipendio, e ulteriori 3 anni perchè costi uno stipendio intero. A quel punto poco importa se la benzina dei distributori ci sia o no, l'auto diventerà un lusso da centellinare, e l'autotrasporto probabilmente anche. Spero che questo serva a far capire che un problema esiste. Che forse è il caso di inziare a disintossicarsi, scegliere la prossima scuola per i figli vicino a casa, comperare una bici e iniziare ad usarla ogni tanto, imparare tutte le cose elencate sopra finché siamo in tempo.

Un altro aspetto che sta emergendo dopo qualche giorno di sciopero è la nostra dipendenza dal trasporto per il cibo. I surgelati non crescono nei supermercati, e tra qualche giorno cominceranno a scarseggiare. Anche qui occorre affrontare il problema finchè siamo in tempo. Mi sembra assurdo però farlo con interventi di sussidio, che tamponano il problema permettendoci di ignorarlo. Una delle rivendicazioni dei camionisti (non mi pronuncio sulle altre, in generale il mestiere di camionista è duro ed è giusto che chiedano maggiori tutele) riguarda appunto ammorizzatori per i maggiori costi del gasolio. Sarebbe meglio pensare a soluzioni ancora più globali, ma quantomeno se il costo del gasolio finisce sui beni di consumo cominceremo a preferire quelli che ne richiedono di meno, a strutturare la catena di distribuzione verso una filiera corta. Se facciamo finta che l'alto costo del gasolio sia un accidente, compensabile con qualche sgravio fiscale, incentiviamo le produzioni più energivore e ci leghiamo sepre di più al collo il pietrone della produzione che sta calando. E comunque il tutto verrà vanificato dal prossimo ritocco al costo del greggio.

Nella figura a fianco una proiezione da The Oil Drum. Le curve rappresentano: in verde scuro la produzione di petrolio fino ad oggi, in blu la proiezione della prduzione se il declino attuale rimane invariato ed entrano in produzione i nuovi giacimenti scoperti, in verde se si scoprono nuovi grossi giacimenti (improbabile). Se il declino di produzione (come probabile) accelererà le rispettive curve sono in rosso e arancio. Come si vede, per evitare un declino di produzione occorre che si verifichino due condizioni, entrambe poco probabili. Se anche solo la produzione resta costante, l'unico modo per soddisfare la domanda è "ucciderla", alzando i prezzi.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Prova per un attimo a incrociare quel che dici con quel che segnalano qui:

http://tinyurl.com/ywvqor

Passa la voglia di sorridere.

Anonimo ha detto...

sto per andare a casa a piedi, come faccio sempre se sono a Torino, siamo in sintonia.
Sulle considerazioni finali, il problema è che non sappiamo come si arriverà al collasso, di quanta capacità di governo potremo ancora far conto e quindi è ben difficile dire cosa serve per prepararsi.
Franco

Peers ha detto...

In effetti questo sciopero è stato una bella prova generale di come sarà il post peak; non ci vedo niente di bello ma almeno ho fatto la lista delle cose che mi serviranno per l'emergenza.
Almeno un paio di taniche di benzina come ultima risorsa. Kit di sopravvivenza, acqua, cibo in scatola a lunga scadenza meglio se liofilizzato, attrezzatura da campeggio, un posto sicuro fuori mano dove eventualmente rifugiarsi in caso di disordini.
Che altro???

Anonimo ha detto...

Io ho notato, invece, "l'assalto" ai mezzi pubblici. Molte persone hanno scoperto che possono usare l'autobus invece che l'auto. Quindi: 1) l'adattamento al caro benzina potrebbe essere anche graduale, se fosse resa efficiente la rete dei trasporti pubblici, con risparmi di carburante giganteschi. 2) il problema è soprattutto il trasporto delle merci su gomma (in Italia, l'80%): come cambiare questa situazione? 3) come si può verificare in casi come questo dello sciopero autotrasp. molta gente usa l'auto per futili motivi: come cambiare questi comportamenti?

Gianni Comoretto ha detto...

Caro Nick,
mi sembra che il tuo approccio soffra di un errore basilare. Le cose che hai predisposto van bene per una crisi di un paio di giorni, di una settimana al massimo.
Questi episodi devono servirci da campanello d'allarme, ma il post peak non sara' cosi'. Il post peak sara' lungo (infinitamente lungo). Ben essere pronti ad una crisi rapida, ma con un occhio pronto ad una soluzione definitiva. Altrimenti se va bene posticipi di una settimana il tutto e basta.
Io spero che il collasso sia graduale, e che ci sia tempo, e risorse, per adattarvisi. Per intanto mi sono liberato dall'auto, posso vivere senza. Cerco ora di ridurre al massimo la dipendenza da gas ed elettricita', produrmene un po'. Ma se un vero collasso arriva, francamente sono impreparato, come tutti.

Gianni

Peers ha detto...

La mia lista voleva essere una provocazione, ovvio che un paio di taniche di benzina non risolvono nulla ma meglio averle che non averle. il sistema va ripensato completamente, quello che oggi manca al 90% della popolazione è l'autosostentamento vero e propio, chi è capace di prodursi energia, cibo, trasporto e sicurezza da solo?
Forse impegnadoci riusciamo a risolvere uno di questi problemi, ma credo sia quasi impossibile tutti.
Non ricordo dove lo avevo letto ma alcuni pensano che nel post peak l'unico modo per la sopravvivenza siano le cominità piccole decentrate che riescono ad autosostenersi, con energia cibo trasporto e istruzione locali, ripensare il nostro mondo in questi termini è l'unica soluzione. Il mondo d'oggi purtroppo ci ha avituato a fare le cicale e non le formichine, tutti vivono nel benessere più o meno sferanto e più o meno vero (finanziarie permettendo), nessuno pensa a cosa potrebbe succedere, in una settimana, credo poco ai cambiamenti graduali, anche perchè come il riscaldamento globale cista dimostrando, la consapevolezza c'è nel 90% del popolo bue ma quanti hanno cambiato le loro abitudini? 1%?

Anonimo ha detto...

Ragazzi,calma. La diminuzione della disponibilità energetica sarà molto più graduale di quella che può essere provocata da fattori non geologici. Non è affatto detto che si arrivi a scene di panico tra gli automobilisti o a sommosse popolari (contro chi? per ottenere che cosa?). Le sole misure amministrative del tutto fattibili per qualsiasi governo possono evitare carenze acute di energia semplicemente riducendo i consumi ai quali siamo obbligati dall'attuale organizzazione dello spreco sistematico.
Qualche esempio:
1. Telelavoro: non è necessario recarsi fisicamente negli uffici tutti i giorni della settimana.
2. Informatica: sviluppando le applicazioni che permettono il disbrigo di pratiche amministrative senza spostarsi fisicamente da un ufficio/azienda all'altro/a, si può ridurre la mobilità forzata.
3. Trasporto pubblico: in città si può ridurre di molto l'uso dell'auto rendendo il trasporto pubblico più conveniente del mezzo privato.
4. Normative per l'efficienza energetica dei prodotti e delle costruzioni: si possono ridurre di molto i consumi di elettricità e di combustibili aumentando la tassazione o vietando la commercializzazione di prodotti energeticamente inefficienti (se non fosse consentita la vendita di auto con prestazioni superiori agli attuali limiti di velocità il risparmio di carburante sarebbe notevole entro pochi anni e la sicurezza stradale ne risulterebbe incrementata)e favorendo i miglioramenti nell'ambito dell'edilizia e della riqualificazione immobiliare (es. pannelli solari obbligatori per le nuove costruzioni, incentivi al miglioramento dell'isolamento termico degli edifici).
5. Incremento dell'uso di fonti energetiche rinnovabili: basterebbe spostare parte delle attuali sovvenzioni all'industria petrolifera verso la produzione di energia da fonti rinnovabili.
6. Nuove fonti energetiche/avanzamenti tecnologici: sono sempre possibili e non prevedibili con largo anticipo.
Eccetera, eccetera...
Vari interventi tra quelli summenzionati sono già in corso in molti paesi e probabilmente quando la diminuzione della produzione petrolifera sarà accertata, proseguiranno con maggiore incisività.
Quindi non è affatto detto che si arrivi ad un collasso energetico. I governanti devono mediare tra interessi spesso contrapposti, ma non credo che l'umanità sia composta da lemmings che corrono allegramente a suicidarsi senza rendersene conto.
Ovviamente ognuno di noi può fare qualcosa di buono senza attendere le nuove leggi. Io ho deciso di ridurre l'uso dell'auto usando i trasporti pubblici per andare al lavoro. Ci metto un pò di più, ma il viaggio è meno stressante (non guido e non devo cercare parcheggio) e posso anche leggere durante il tragitto (se voglio).
Il post-peak non sarà necessariamente un disastro, paradossalmente la vita potrebbe migliorare; dipende da noi tutti.
Carlo.

Anonimo ha detto...

Secondo me la tassare le forme di energia più inquinanti è la cosa più semplice ed efficace che si possa fare (anche la più impopolare): automaticamente si bandirebbero le lampadine a incandescenza, le caldaie a bassa efficienza, le auto che consumano troppo ecc , si avrebbe maggiore interesse al risparmio energetico e all'autoproduzione da fotovoltaico o eolico, senza dover ricorrere a pericolosi incentivi.

Mimmo.

Anonimo ha detto...

A proposito dello sviluppo delle energie rinnovabili farei delle considerazioni: il loro potenziale è enorme ma il loro sviluppo implica la fine del capitalismo. Redistribuire la ricchezza su tutto il pianeta, eliminare le guerre e il controllo delle risorse energetiche fossili, infatti, determina una redistribuzione delle ricchezze. Rockfeller e soci lo sanno bene: pur di non perdere cio' che hanno, credo siano pronti a tutto. La mia paura non e'tanto riguardo all'effetto serra o al picco del petrolio, ma è della pace.
Ho la chiara sensazione che si stia preparando la guerra in Iran, ultimo folle tentativo di salvare dal collasso il sistema, ma si rischia la guerra atomica, considerando che Cina e Russia non saranno cosi' felici di vedere l'Iran raso al suolo.
Ho il timore, che i petrolieri, dopo aver organizzato l'11 settembre, ora pianifichino un nuovo grosso attentato negli Stati Uniti per poi dare il via alla guerra in Iran.

Peers ha detto...

Quello che dici sull'IRAN non è del tutto sbagliato; anzi...
Da quello che ho letto ultimamente l'accerchiamento dell'IRAN è completato, BUSH & Co. dovranno attaccare entro MARZO 2008, poi tenete presente che a novembre avrà di nuovo le elezioni e non so' quanto l'opinione pubblica lo sosterrà ancora. Un altro spettacolare attentato, sicuramente darebbe un bella scusa ma sono propenso a credere che questo avverrà su suolo EUROPEO, Inghilterra o Francia ma non escludo l'ITALIA. Questo aprirebbe le porte all'opzione militare contro IRAN e SIRIA, ma stavolta credo che anche io scenderei in campo di fianco agli IRANIANI. Gli USA ormai sono sull'orlo del baratro, è notizia confermata che l'IRAn da dicembre vende petrolio esclusivamnte in EURo e YEN, ed è di 2 o 3 giorni fa la notizia che la CINA ha firmato un accordo èper lo sfruttamento di un mega giacimento di pertolio da 185.000 barili al giorno a regime in 10 anni, previsti 173 pozzi (vado a memoria) tutto questo con sommo disappunto degli USA che finora avevano fatto desistere Germaia Inglilterra e Francia dallo stipulare accordi di questo tipo.
Io non sono per nulla tranquillo!

Frank Galvagno ha detto...

Nick, condivido le tue preoccupazioni.