venerdì, aprile 25, 2008

Automobile: quando il mezzo diventa il fine


Dopo la settecentesca fase embrionale (rudimentali veicoli a vapore), nella seconda metà dell'ottocento l'automobile comincia la sua avventura, con i modelli pionieristici di Peugeot, Benz, Daimler (motore a scoppio a benzina).
Verso la fine del secolo fu costruito il motore a ciclo Diesel, alimentato a olio di arachidi.
E' curioso ricordare come nelle gare del tempo concorressero anche veicoli a batteria elettrica, nati all'incirca nello stesso periodo.
Nella prima metà del novecento, il motore a scoppio ha continuato a svilupparsi e a diffondersi, anche sulla spinta della macchina bellica; è grazie alla maturazione di questa tecnologia che, dopo il secondo dopoguerra, l'automobile diventa un'icona dell'indipendenza e della mobilità delle famiglie.

Dalla fine degli anni '80 ad oggi assistiamo a una fase molto particolare: quella socio-edonista, in cui l'automobile diventa un culto più che un mezzo. La vettura è ora uno status symbol, che deve rispecchiare fedelmente la classe sociale di chi la possiede. La pubblicità presenta i nuovi modelli come innovativi, rimarcando le loro caratteristiche di potenza, confort, sicurezza, accessoristica, e "sorvolando" sul fatto che la core-technology sia di estrazione ottocentesca. Eccoci così all'attualissima proliferazione dei SUV!
Oggi l'auto costituisce uno dei maggiori settori industriali del mondo, con indotti impressionanti(progettazione, assemblaggio, componentistica, pneumatici...). La sfida che dovrà battere nei prossimi anni non sarà quella dello 0-100 in tot secondi, ma quella con il Picco del Petrolio: questo, accompagnato anche dalla saturazione "fisica" degli spazi di mercato, influirà pesantemente sulla spirale produzione - vendita - creazione nuovi "bisogni" - domanda.

Di per sè un bene di notevole utilità, l'automobile -replicata in un paradigma di massificazione - ha invertito la legge del possesso. E' l'auto a possedere noi! Per lei lavoriamo un mese l'anno, spendiamo ore e ore a curarla, lavarla, ci innervosiamo nel traffico, respiriamo male ...

Come liberarci da questa dipendenza? Non sarà facile, sarà un percorso, in cui con grandi sforzi di volontà si potranno fare piccoli progressi. Come tutte le transizioni culturali, anche questa può essere difficile da immaginare, ma non impossibile da attuare. Tenendo ben presente che, in caso di immobilismo, i contraccolpi saranno molto più duri.
[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@gmail.com. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

10 commenti:

marco ha detto...

Per imparare a vivere senza bisogno di possedere un'automobile, consiglio:
http://www.carectomy.com/

Per capire come potrebbe essere la città senza le automobili, consiglio invece:
http://www.carfree.com/

ciao
marco

Anonimo ha detto...

Un mese l'anno?
Beato te!
Fra rate del finanziamento, assicurazione e gasolio, io ne lavoro 3 di mesi all'anno, per mantenerla. Ma putroppo, nella periferia romana, di alternative non ce ne sono molte.
Buon giorno della Liberazione (che passerò, per risparmiare un po', qui a casa, al posto di andare al mare con gli altri 15 milioni di italiani),
Marco

Frank Galvagno ha detto...

Caro Marco,
la mia di "un mese l'anno" è una stima. Se vai sul sito di Marco Pagani (Ecoalfabeta) trovi un grafico molto ben fatto e più esaustivo

Assumiamo per ipotesi che un lavoratore a tempo pieno di classe medio-bassa percepisca un reddito di 15.000 EUR netti l'anno.

Se si punta a utilitarie usate o cmq da 10.000 EUR massimi, combinando opportunamente durata (almeno 15 anni), uso e manutenzione razionale del mezzo, ricerca di assicuratori più convenienti etc etc. vedrai che si arriva in un intorno di 1.200 EUR l'anno.

E' ovvio poi che se ci si lascia convincere dai SUV da 50.000 EUR si finisce per lavorare 4-5 mesi l'anno al servizio del mezzo, ma non credo sia il caso di chi frequenta questo blog :-)

Anonimo ha detto...

Il mio sogno è vedere file di automobili nuove accatastate una sopra l'altra, abbandonate in città e campagne alla pioggia e alla ruggine. Solenne monumento alla stupidità umana.

Antonello

Weissbach ha detto...

"ricerca di assicuratori più convenienti, etc."

Se hai meno di trent'anni, semplicemente non puoi.

Se ne hai meno di di 25, ti vanno 1-2 stipendi solo nell'assicurazione RCA, indipendentemente dal valore del mezzo.

Se poi devi fare almeno 10 km per andare a lavorare (come la maggior parte delle persone che conosco), tenendo conto del prezzo dei carburanti si può arrivare a parecchi mesi di retribuzione all'anno.

E' vero che bisogna fare una media tra tutti i possessori.

Ma tu metteresti nel campione - ad esempio - la maggior parte dei pensionati?
Io no.

Gianni Comoretto ha detto...

"almeno 10 km per andare a lavorare"
significa, secondo Weissbach, alcuni mesi di stipendio l'anno in benzina.
Facciamo 20 km tra andata e ritorno, 3 euro di benzina a 1.5€/litro, 25 giorni al mese, sono 75€. A spanne 900€ l'anno per ogni 10 km di distanza casa-lavoro.

Ma il petrolio, in euro, raddoppia ogni 3-4 anni, significa, un tanto al chilo, che tra meno di 10 anni meta' dello stipendio della maggior parte delle persone andra' in benzina, stando sull'ottimista. Non abbiamo (hanno) molto tempo per trovare un'alternativa.

Frank Galvagno ha detto...

Ciao Weissbach, circa le assicurazioni, hai ragione, per i giovani le tariffe sono penalizzanti

La cosa si può però circuire, ad esempio io ho usato l'auto di mio padre per 10 anni, non mi sono mai comprato la "mia" macchina (car sharing a gogo)

Va da sè che ereditando la classe etc pago 170 euro l'anno di assicurazione. Certo, sono un caso fortunato e non è tutto merito mio ... cmq disapprovo il caso di un ventenne che ottiene la "sua" macchina da 30 kEuri e 230 CV in settanta rate, e poi si lamenta che paga 2.000 Eur di assicurazione, non arriva a fine mese etc etc :-)

Per il resto, condivido le preoccupazioni di Gianni

Anonimo ha detto...

Siamo vicini a comprendere che la macchina non serve più ed è antieconomica.
A breve questa sarà la sua fine:

http://tinyurl.com/69ywbl

saluti
MAssimo dc

Anonimo ha detto...

Venerdì il tgr toscana ha resocontato di 90 km di coda tra Firenze e Viareggio (ovvero tutto il percorso autostradale) nel contempo sulla Fi-Pi-Li,grazie a l'automobilista informato che usa "alternative intelligenti" c'è stato un quasi blocco di 11 km tra S.Miniato e Pontedera, con addirittura l'intervento della protezione civile per fornire acqua (ovviamente in bottiglie di plastica). Mi è venuto d pensare : ma ci arriveremo ai 5 euro per litro di benzina!! cribbio!! Al che la riflessione successiva : ecco la nuova frontiera dello status symbol passerà dalla spider degli anni '80, dai Suv dei ns giorni, al semplice utilizzo dell'auto. Ci saranno i "paria" che lentamente dovranno diminuire necessariamente l'uso dell'auto e chi potrà ostentare la propria ricchezza. Il lato positivo di questo scenario è che tutto ciò, per difendere l'incremento del Pil,ns. mantra e totem, porterà forse ad una sviluppo di carburanti alternativi, vedi il piccolo esempio in Puglia della prima mini rete di distributori di idrogeno prodotto da impianti fotovoltaici. Paolo

Marco Pagani ha detto...

L'essere schiavi dell'automobile è uno dei tratti più caratteristici della nostra modernità.
C'è una cosa che non riesco a capire: perchè le case automobilistiche non pensano al dopo-petrolio? Perchè non si mettono a fabbricare e vendere biciclette, pannelli fotovoltaici, generatori eolici e microidroelettrici? Perchè non si preparano alla (ormai non molto lontana) crisi dell'automobile? Quando saranno solo i ricchi a potersela permettere, i loro fatturati crolleranno...
A proposito, il link al post citato da Franck Galvagno è questo: La corvéè per accudire l'auto.