martedì, aprile 01, 2008

La guerra contro l'energia rinnovabile

La crescita vertiginosa del fotovoltaico nel mondo (da "The Energy Blog").
In Italia, purtroppo, stiamo a guardare

Curioso paese, l'Italia. Facciamo parte del "G8" e lasciamo che una delle nostre città più grandi finisca sommersa dai rifiuti. Ci lamentiamo per il declino della nostra economia e il governo, invece di investire nelle nuove tecnologie, stanzia soldi sulle rottamazioni per sostenere l'industria automobilistica ormai decotta.

Un'altra particolarità del nostro paese è la presenza di un gruppetto di persone impegnate in una piccola guerra a livello politico contro le energie rinnovabili. Non risulta che in altri paesi esista un'opposizione del genere, se non come dei gruppi di ambientalisti oltranzisti che non concepiscono altro futuro che il ritorno all'agricoltura e al medio evo.

Questo gruppetto che si oppone alle rinnovabili in Italia rischia di avere un certo effetto nel far si che il paese perda ancora un altro treno economico - forse l'ultimo al quale possiamo ancora agganciarci per risollevare un po' le sorti del paese. In effetti, in Italia, nonostante non ci manchino le capacità tecniche e scientifiche, sul fotovoltaico stiamo restando indietro, come pure sulle rinnovabili in generale.

Oggi, non impegnarsi nella ricerca, sviluppo e produzione delle rinnovabili, vuol dire perdere il contatto con il campo industriale che sta conoscendo il massimo sviluppo a livello planetario. Vuol dire farsi definitivamente schiacciare dalla concorrenza dei cinesi, i quali stanno investendo molto pesantemente nelle energie rinnovabili e nel fotovoltaico in particolare.

Forse è destino che i nostri figli dovranno campare suonando il mandolino per i turisti cinesi, però, prima di arrivare a non avere altro sbocco, magari un tentativo di fare qualcosina di meglio si potrebbe anche fare.

Per illustrare le argomentazioni degli anti-rinnovabilisti italiani, vi passo qui di seguito un articolo recente di Carlo Cerofolini, apparso su "RagionPolitica" e che pubblichiamo con il consenso dell'autore insieme con i commenti che ci ha mandato Leonardo Libero, direttore di "Energia dal Sole".

Lo scopo di questa contrapposizione non è di far polemica gratuita, della quale abbiamo anche troppa. Tuttavia, su certe cose bisogna confrontarsi seriamente, cercando anche di capire il punto di vista degli altri. Il punto che fa Cerofolini, anche se condito da un po' di fluffa politica, in fondo è inoppugnabile: il fotovoltaico costa più del carbone, perlomeno oggi, e perlomeno secondo i metodi standard di calcolo dei costi dell'energia.

Tuttavia è ovvio che se il fotovoltaico costasse come il carbone, nessuno penserebbe nemmeno lontanamente a impestarsi a fare energia con il carbone. E' altrettanto ovvio che il fotovoltaico non crescerebbe al 48% all'anno se non ci fosse in giro la consapevolezza che il puro costo monetario non e il solo parametro in gioco. C'è anche una questione di costi esterni che non sono computati ma che qualcuno deve ben pagare. Allo stesso tempo, il fotovoltaico non crescerebbe tanto se non ci fosse la fiducia che seguirà le stesse curve di costi sempre più bassi che hanno reso tecnologie una volta costosissime oggi alla portata di tutti (per esempio, i telefoni cellulari).

In sostanza, è una questione di fiducia, che è quello che ci manca più di tutto oggi in questo paese che sta annegando nelle polemiche e nell'auto-distruzione. Ci vuole fiducia per tirarsi fuori dal pantano in cui ci siamo cacciati e per andare avanti verso un futuro nel quale, piaccia o non piaccia, l'energia rinnovabile avrà un ruolo fondamentale. Quindi, piuttosto che perdersi in polemiche, è meglio rimboccarsi le mani e lavorare.


___________________________________________________


Di seguito, prima vi passo l'articolo di Cerofolini tal quale, poi i commenti di Leonardo Libero, direttore di "Energia dal Sole"


Le fragilità del fotovoltaico 03 Gennaio 2008
www.ragionpolitica.it

di Carlo Cerofolini

Una pubblicità martellante sta facendo pressione sugli italiani affinché decidano di installare pannelli fotovoltaici per produrre elettricità. Siccome in tali spot il fotovoltaico viene presentato in maniera parziale ed ideologica, è necessario fare alcune considerazioni riguardo a questa tecnologia, che è e deve rimanere di nicchia, e smascherare un altro falso mito «verde».

Le fragilità del fotovoltaico

Riguardo alla pubblicità martellante che fa pressione sui cittadini affinché installino pannelli fotovoltaici per produrre elettricità, facendo capire che il FV è un'importante e pulita fonte di approvvigionamento energetico, oltre ad essere conveniente, siccome le cose non stanno per niente così, al fine di rimettere i puntini sulle i e riportare i piedi per terra è necessario fare alcune sintetiche osservazioni riguardo a questa tecnologia che è e deve rimanere di nicchia:

1. Non contribuisce minimamente a risolvere i problemi energetici dell'Italia, in quanto - fra l'altro - la potenza nominale degli impianti fotovoltaici va divisa per 6 o addirittura per 9 (dipende dalla latitudine). Ed è proprio per questo che i 3 Giga Watt FV che si prevede di installare al 2016 al massimo corrispondono a 0,5 GW convenzionali, con però la grave limitazione di fornire un'energia (KWh) fluttuante e non in grado di soddisfare i picchi di domanda, dato che non sempre il sole splende;

2. E' super costosa e con il conto energia operante per 20 anni (l'energia del FV viene rivenduta all'Enel e società simili a prezzo maggiorato ed il conto viene pagato da tutti noi) con l'installazione di 3 GW FV si compra 1 e si spende ben 66 in confronto all'energia nucleare, e comunque anche se i pannelli fotovoltaici fossero gratis (l'impianto FV verrebbe a costare circa la metà) ed il costo del combustibile nucleare raddoppiasse, si comprerebbe sempre 1 ma si spenderebbe 26 (!). A questo proposito va detto che installare al 2016 i 3 G W FV prima menzionati, costerà in 20 anni agli italiani, «grazie» al conto energia, 50 miliardi, cifra con cui si potrebbero costruire 20 centrali nucleari da 1 GW ognuna, che ci libererebbero per sempre da tutte le problematiche connesse all'energia, gas serra - con relative forti penali per impossibilità a rispettare il protocollo di Kyoto - e «ricatti» energetici compresi;

3. Non porta - sorpresa - neppure significativi benefici per il contenimento dei gas serra, in quanto essendo - come detto - l'energia fornita dai pannelli fotovoltaici fluttuante, occorre avere centrali convenzionali di backup in stand-by sempre pronte a partire per non andare in black-out e questo determina sprechi di energia non indifferenti, che, oltre a far lievitare i costi, appunto riducono o annullano i risparmi dei gas serra dovuti al fotovoltaico stesso (cfr. qui). Detto comunque per inciso - anche senza considerare questo grave handicap - per ogni KWh erogato il FV «produce» mediamente 160 grammi di CO2 equivalenti mentre con il nucleare ci si ferma a 16 (ben 10 volte inferiore). Da quanto sopra, inoltre, si evince che l'energia elettrica prodotta con il FV è solo aggiuntiva e non sostitutiva e quindi non è possibile spengere neppure una centrale termoelettrica esistente. Il FV, in definitiva, serve solo a risparmiare (poco) combustibile, tant'è che nel mondo sono installati circa solo 5 GW FV, con contributo energetico insignificante da sottoprefisso telefonico internazionale.

Il fatto poi che ora Prodi annunci con sicumera che il 2008 sarà un anno «verde» (per le tasche di tanti italiani sicuramente), con tutti i tetti degli edifici pubblici ricoperti di pannelli fotovoltaici, non può che far aumentare il livello di allarme e portarlo in zona decisamente rossa. Dopo questa breve disamina sui «pregi» del FV è chiaro che la realtà non si cambia né con gli slogan né con le emozioni, e quindi è necessario «sporcarsi» le mani per uscire dal cul de sac energetico in cui l'Italia si è consapevolmente e colpevolmente rinchiusa - anche e soprattutto con la rinuncia al nucleare - ed uscire con chiari piani operativi per arrivare rapidamente a produrre elettricità abbondante, a basso prezzo e poco inquinante. Nel dettaglio:

Per l'immediato (entro 4 anni):

• estendere l'uso del carbone «pulito» nelle centrali termoelettriche;
• costruzione di nuove centrali termoelettriche a carbone «pulito»;
• costruire i rigassificatori (pochi);
• aumentare le importazioni di energia, specie da Paesi in cui si è proprietari o soci nelle centrali elettriche;
• potenziare gli elettrodotti esistenti e costruirne di nuovi;
• costruire centrali nucleari all'estero (ad esempio in Albania, che le vuole) e quindi da lì portare energia elettrica in Italia;
• potenziare e sfruttare al meglio l'idroelettrico, che è sottoutilizzato al 30% anche minimizzando perdite negli acquedotti - perché, oltre tutto, si ha spreco di energia non trascurabile nel captare, potabilizzare e mettere in rete, colabrodo (perdite dal 30% all'80%), l'acqua potabile - e incentivando l'irrigazione goccia a goccia nell'agricoltura, dove i consumi di acqua sono sul totale circa del 70% (risparmi fino all'80% acqua, con raccolti maggiori dal 20% al 60%);
• termoutilizzare i rifiuti urbani. Con il recupero d'energia dalla termoutilizzazione del 60% dei rifiuti è come avere a disposizione una centrale termoelettrica per la produzione di elettricità e calore della potenza di circa ben 0,8 GW con continuità dell'80%, senza poi considerare il risparmio aggiuntivo di miliardi e miliardi che si avrebbe evitando di smaltire i rifiuti in discarica o di esportarli (sic!) all'estero, come Napoli e la Campania, purtroppo, negativamente e da decenni insegnano.

Per il prossimo futuro (prima del 2015):

• costruire almeno dieci centrali nucleari di terza generazione da 1 GW ciascuna - simile a quella che si sta costruendo in Finlandia - anche in Italia (il problema delle scorie nucleari è essenzialmente di natura politica non tecnica);
• uso preponderante del carbone «pulito» nelle centrali termoelettriche;
• uso del gas solo per rispondere a picchi di richiesta d'energia.
Se invece non ci atterremo a quanto sopra, l'avranno definitivamente vinta coloro i quali, attraverso regole ambientali dirigiste, il catastrofismo, la ascientificità delle loro tesi e l'applicazione distorta del principio di precauzione, vogliono far rientrare dalla finestra l'economia pianificata, la lotta di classe e l'anticapitalismo duro e puro, che dovunque sono stati e sono applicati hanno determinato e determinano solo povertà e perdita di libertà.

cerofolini@ragionpolitica.it

______________________________________

I COMMENTI DI LEONARDO LIBERO, Direttore di "Energia dal Sole"

Le fragilità del fotovoltaico
03 Gennaio 2008
www.ragionpolitica.it
di Carlo Cerofolini

Una pubblicità martellante sta facendo pressione sugli italiani affinché decidano di installare pannelli fotovoltaici per produrre elettricità.

Ma quando mai!? In Italia il FV è ostacolato da sempre e anche oggi, dalla burocrazia e dall’Enel. A “spingerlo” è solo la forza delle cose!

Siccome in tali spot il fotovoltaico viene presentato in maniera parziale ed ideologica

Niente affatto: i competenti veri ne conoscono i pregi, i difetti attuali e le ragionevoli prospettive future. Perciò lo presentano sempre in maniera esauriente e tecnica.

è necessario fare alcune considerazioni riguardo a questa tecnologia, che è e deve rimanere di nicchia

Cerofolini dixit !!,

e smascherare un altro falso mito «verde»

Il tedesco Kohl, il repubblicano USA Schwarzenegger, tutti i governi giapponesi degli ultimi 20 anni, lo spagnolo Aznar e l’italiano Scajola sarebbero o sarebbero stati “verdi”? Questa è nuova!.

Le fragilità del fotovoltaico Riguardo alla pubblicità martellante che fa pressione sui cittadini affinché installino pannelli fotovoltaici per produrre elettricità, facendo capire che il FV è un'importante e pulita fonte di approvvigionamento energetico, oltre ad essere conveniente, siccome le cose non stanno per niente così, al fine di rimettere i puntini sulle i e riportare i piedi per terra è necessario fare alcune sintetiche osservazioni riguardo a questa tecnologia che è e deve rimanere di nicchia:

(v sopra)

1. Non contribuisce minimamente a risolvere i problemi energetici dell'Italia,

Se anche fosse solo “di nicchia”, come la pretenderebbe Cerofolini, contribuirebbe, sia pure minimamente: Cerofolini si metta perciò d’accordo con sè stesso e/o con la logica

in quanto - fra l'altro - la potenza nominale degli impianti fotovoltaici

Gli impianti FV non hanno una potenza “nominale”. Ne hanno una “convenzionale” che si esprime in Wp e multipli. Paragonarla con le potenze nominali dei generatori di altro tipo significa giocare slealmente con le parole.

va divisa per 6 o addirittura per 9 (dipende dalla latitudine). Ed è proprio per questo che i 3 Giga Watt FV che si prevede di installare al 2016 al massimo corrispondono a 0,5 GW convenzionali, con però la grave limitazione di fornire un'energia (KWh) fluttuante e non in grado di soddisfare i picchi di domanda, dato che non sempre il sole splende

A parte che i picchi della domanda si verificano di giorno, la diffusione del FV in Italia, e non solo, rimarrà purtroppo ancora per molto tempo lontana dal limite del 10 (secondo alcuni del 20) per cento che è accettabile, oggi, dalla rete elettrica. Per il “dopo”, una ipotesi molto accreditata fra gli esperti è che alla “generazione distribuita” da fonti rinnovabili si aggiunga un “accumulo distribuito” che faccia da volano del sistema.

2. E' super costosa e con il conto energia operante per 20 anni (l'energia del FV viene rivenduta all'Enel e società simili a prezzo maggiorato ed il conto viene pagato da tutti noi) con l'installazione di 3 GW FV si compra 1 e si spende ben 66 in confronto all'energia nucleare, e comunque anche se i pannelli fotovoltaici fossero gratis (l'impianto FV verrebbe a costare circa la metà) ed il costo del combustibile nucleare raddoppiasse Ipotesi ottimistica: se il prezzo dell’uranio seguirà, come è logico, l’andamento di quello del petrolio, si moltiplicherà per ben più che per due, si comprerebbe sempre 1 ma si spenderebbe 26 (!). A questo proposito va detto che installare al 2016 i 3 G W FV prima menzionati, costerà in 20 anni agli italiani, «grazie» al conto energia, 50 miliardi, cifra con cui si potrebbero costruire 20 centrali nucleari da 1 GW ognuna,

Cerofolini dovrebbe per favore indicare dove lui, in Italia, installerebbe non 20, ma 1 (una) centrale nucleare. Interpellato prima delle ultime elezioni sul perché non avesse messo il nucleare nel programma della CdL in materia di energia (nel quale c’erano invece le fonti rinnovabili), il Cavaliere aveva risposto: “Avrei scatenato una rivolta”

che ci libererebbero per sempre da tutte le problematiche connesse all'energia, gas serra - con relative forti penali per impossibilità a rispettare il protocollo di Kyoto - e «ricatti» energetici compresi;

3. Non porta - sorpresa - neppure significativi benefici per il contenimento dei gas serra, in quanto essendo - come detto - l'energia fornita dai pannelli fotovoltaici fluttuante, occorre avere centrali convenzionali di backup in stand-by sempre pronte a partire per non andare in black-out e questo determina sprechi di energia non indifferenti, che, oltre a far lievitare i costi, appunto riducono o annullano i risparmi dei gas serra dovuti al fotovoltaico stesso (cfr. qui). Detto comunque per inciso - anche senza considerare questo grave handicap - per ogni KWh erogato il FV «produce» mediamente 160 grammi di CO2 equivalenti

Meno male che quel produce è fra virgolette: si riferisce palesemente alla CO2 emessa dalla produzione, con fonti fossili, dell’energia necessaria a produrre i materiali FV. A parte che non necessariamente, anche oggi, si devono usare fonti fossili, non si tiene conto che col progressivo diffondersi delle fonti rinnovabili quei 160g di Co2/kWh saranno destinati progressivamente a diminuire.

mentre con il nucleare ci si ferma a 16 (ben 10 volte inferiore). Da quanto sopra, inoltre, si evince che l'energia elettrica prodotta con il FV è solo aggiuntiva e non sostitutiva e quindi non è possibile spengere neppure una centrale termoelettrica esistente

Anche ammesso, ma non concesso, questo, tenendo una centrale al minimo invece che a piena potenza il risparmio è ovvio.

Il FV, in definitiva, serve solo a risparmiare (poco) combustibile, tant'è che nel mondo sono installati circa solo 5 GW FV, con contributo energetico insignificante da sottoprefisso telefonico internazionale

Il FV è la fonte rinnovabile a più rapido sviluppo nel mondo; la produzione di celle FV è cresciuta in media del 50% l’anno dal 1975 al 2007, nel 2007 è stata di 3,8 GWp e oggi il totale installato è di 12,4 GWp: più del doppio dei 5 che crede o vorrebbe far credere Cerofolini

Il fatto poi che ora Prodi annunci con sicumera che il 2008 sarà un anno «verde» (per le tasche di tanti italiani sicuramente), con tutti i tetti degli edifici pubblici ricoperti di pannelli fotovoltaici

Il Bundestag e la Casa Bianca hanno tetti fotovoltaici voluti da Kohl e da Bush, personaggi noti per la loro fede “verde”,

non può che far aumentare il livello di allarme e portarlo in zona decisamente rossa. Dopo questa breve disamina sui «pregi» del FV è chiaro che la realtà non si cambia né con gli slogan né con le emozioni.

Se Cerofolini permette, chi sostiene il FV lo fa sulla base di fondati ragionamenti, e quindi è necessario «sporcarsi» le mani per uscire dal cul de sac energetico in cui l'Italia si è consapevolmente e colpevolmente rinchiusa - anche e soprattutto con la rinuncia al nucleare - ed uscire con chiari piani operativi per arrivare rapidamente a produrre elettricità abbondante, a basso prezzo e poco inquinante Di consumarla con più razionalità, o diciamo pure di risparmiarla, Cerofolini non si pone neanche il problema.

Nel dettaglio: Per l'immediato (entro 4 anni): • estendere l'uso del carbone «pulito» nelle centrali termoelettriche

Ottima proposta, purchè di quel “pulito” si faccia garante Babbo Natale (chi crede al “carbone pulito”, che è in sostanza un nascondere la spazzatura sotto i tappeti, crede certamente anche al buon vecchio con la barba bianca, la slitta e le renne);

• costruzione di nuove centrali termoelettriche a carbone «pulito»
Vedi sopra ;
• costruire i rigassificatori (pochi); • aumentare le importazioni di energia, specie da Paesi in cui si è proprietari o soci nelle centrali elettriche; • potenziare gli elettrodotti esistenti e costruirne di nuovi;
• costruire centrali nucleari all'estero (ad esempio in Albania, che le vuole) e quindi da lì portare energia elettrica in Italia


Gli esperti di distribuzione elettrica raccomandano da anni la generazione distribuita anche perché quella centralizzata comporta reti tanto complicate che i black out sono considerati “act of God” cioè inevitabili. Uno gravissimo, su tutto il territorio nazionale, ce lo ha causato un albero caduto in Svizzera; vogliamo davvero rischiarne un altro per, magari, un traliccio caduto in Albania ?

• potenziare e sfruttare al meglio l'idroelettrico, che è sottoutilizzato al 30% anche minimizzando perdite negli acquedotti - perché, oltre tutto, si ha spreco di energia non trascurabile nel captare, potabilizzare e mettere in rete, colabrodo (perdite dal 30% all'80%), l'acqua potabile - e incentivando l'irrigazione goccia a goccia nell'agricoltura, dove i consumi di acqua sono sul totale circa del 70% (risparmi fino all'80% acqua, con raccolti maggiori dal 20% al 60%); • termoutilizzare i rifiuti urbani. Con il recupero d'energia dalla termoutilizzazione del 60% dei rifiuti è come avere a disposizione una centrale termoelettrica per la produzione di elettricità e calore della potenza di circa ben 0,8 GW con continuità dell'80%, senza poi considerare il risparmio aggiuntivo di miliardi e miliardi che si avrebbe evitando di smaltire i rifiuti in discarica o di esportarli (sic!) all'estero, come Napoli e la Campania, purtroppo, negativamente e da decenni insegnano

A proposito dei rifiuti campani, è sicuro Cerofolini che dopo l’esplosione di quello scandalo quindicennale, dopo la tragedia alla Tissen Krupp di Torino, dopo che per sola fortuna non ce n’è stata un’altra simile a Terni (perchè i controlli mancavano anche là), con le ferrovie, gli ospedali, gli acquedotti e – diciamo pure – certe leggi che abbiamo, il giorno che decidessimo davvero di costruire centrali nucleari, in patria o fuori, i paesi vicini non si opporrebbero, a difesa della loro incolumità?

Per il prossimo futuro (prima del 2015): • costruire almeno dieci centrali nucleari di terza generazione da 1 GW ciascuna - simile a quella che si sta costruendo in Finlandia

A)-
La Finlandia ha una piccola, ma non trascurabile, miniera di Uranio sul proprio territorio; B)- Per la costruzione di quella centrale EPR, con ottima tecnologia franco-tedesca, nel paese campione del mondo per efficienza e assenza di corruzione, sono oggi previsti almeno due anni di ritardo sulla data inizialmente fissata per le continue nuove difficoltà che vengono incontrate (fonte, Le Monde) - anche in Italia

(il problema delle scorie nucleari è essenzialmente di natura politica non tecnica);

Ma certamente! Con un’accorta “concertazione” le scorie si convinceranno a non irradiare più!!

• uso preponderante del carbone «pulito» nelle centrali termoelettriche

Sempre che garantisca Babbo Natale;

• uso del gas solo per rispondere a picchi di richiesta d'energia.

Se invece non ci atterremo a quanto sopra, l'avranno definitivamente vinta coloro i quali, attraverso regole ambientali dirigiste, il catastrofismo, la ascientificità delle loro tesi e l'applicazione distorta del principio di precauzione, vogliono far rientrare dalla finestra l'economia pianificata

Evidentemente Cerofolini non ricordava di aver definito “piani operativi”, solo mezza pagina prima, i ben 11 (undici) punti programmatici che aveva appena esposto. Si decida: è per pianificare o no ?,

la lotta di classe e l'anticapitalismo duro e puro, che dovunque sono stati e sono applicati hanno determinato e determinano solo povertà e perdita di libertà.

14 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Premesso che il sito "ragionpolitica" è fortemente politicizzato ed ha come obiettivo (almeno secondo me) quello di CONVINCERE (e non di dimostrare), aggiungo 2 considerazioni a quelle di Ugo e di Leonardo.

- i reattori di III generazione non sono la "bacchetta magica". Pur avendo un rendimento migliore della II generazione (coefficiente intorno a 1,5) e una produzione di scorie minore non sono migliorativi di ORDINI DI GRANDEZZA.
- quelli di IV generazione (seppur non citati) sono da più di venti anni a livello sperimentale e non danno contributi su scala industriale. La Francia sta ipotizzando OGGI di smantellare completamente la "Superfenice" orizzonte 2025.

Con quello che scrivo non intendo abbattere ogni ricerca su Nucleare etc. Tuttavia, in questo contesto di declino delle risorse non rinnovabili investire a senso unico, ideologicamente e per ritorni economici a piccolo raggio potrebbe essere MOLTO, MOLTO PERICOLOSO. Per tutti...

Marco Pagani ha detto...

Un grazie sentito a Leonardo Libero per avere smontato pezzo per pezzo il delirio di Mr Cerofolini.
In tutto questo delirio, c'è una cosa che comunque non capisco. Se si vuole propagandare il nucleare, perchè bisogna parlare male del fotovoltaico? Questo probabilmente comporta un'abbondante coda di paglia...

Anonimo ha detto...

Volete sapere qual'è la cosa che mi fa più INCAZZARE?
E' che questo Cerofolini è un chimico.

Quando si dice il sonno della ragione

Anonimo ha detto...

salve professore,
vorrei chiederle il permesso di tradurre la prima parte del suo post in inglese per pubblicarla sul sito www.alookapart.com, se lei è d'accordo.
Altrimenti postando la traduzione sul suo sito ed inserendo su alookapart.com un semplice collegamento alla pagina con il testo in inglese.
Mi faccia sapere
Matteo Battisti

Francesco Aliprandi ha detto...

I punti contestati al fotovoltaico ed elencati come programma mi ricordano quelli proposti da altre persone...

Va bene impegnarsi per limitare le perdite degli acquedotti, che non sono dal 30 all'80%, e gli sprechi in campo irriguo (anche se l'irrigazione a goccia costa una cifra), ma non capisco cosa c'azzecchi questo con la produzione derivante da idroelettrico. Poche idee ma ben confuse?

Anonimo ha detto...

Qualche volta vien voglia di menare le mani ed è esattamente il desiderio che ho avuto leggendo quell'accozzaglia di cazzate elencate nell'articolo di Cerofolini(sarebbe da prendere a calci nel sedere).
Io non voterò per nessuno alle prossime politiche(scheda nulla), ma a qualcuno che mi chiedesse consigli "elettorali" suggerirei di non votare in particolare il PdL ed il suo apocalittico programma (dis)energetico.
Mi auguro vivamente che Berlusconi(ma anche Veltroni) non abbia il permesso di governare dal popolo bue.
Speriamo bene...

Paolo B.

Anonimo ha detto...

Ignoranza o malafede?
Mimmo.

Anonimo ha detto...

@ mimmo

Bustarelle...

Paolo B.

Anonimo ha detto...

...essendo - come detto - l'energia fornita dai pannelli fotovoltaici fluttuante, occorre avere centrali convenzionali di backup in stand-by sempre pronte a partire per non andare in black-out e questo determina sprechi di energia non indifferenti, che, oltre a far lievitare i costi, appunto riducono o annullano i risparmi dei gas serra dovuti al fotovoltaico stesso...

Verissimo. Peccato che questo sia un problema generale che affligge anche altre fonti “anelastiche” rispetto alla domanda di energia. Come il nucleare. Senza la pronta disponibilità delle centrali turbogas della pianura padana, il nucleare francese si troverebbe nell'impossibilità pratica di funzionare, costringendo i suoi gestori ad affiancarlo ad un gran numero di centrali aggiuntive diverse.

Un'altra nota importante è che la grossa capacità di riserva in Italia (e non solo) è poi data dall'idroelettrico, la vera fonte pronta all'uso e capace di sopperire alle bizze degli altri sistemi di generazione. I bacini ad uso idroelettrico hanno una importanza strategica, quale che sia la scelta tra nucleare e rinnovabili. Nel breve periodo saranno comunque indispensabili.

Anonimo ha detto...

già, i "grandi" che hanno una sorta di monopolio hanno paura di queste "novità" perchè i miliardi fanno gola a tutti ma la salute primaria delle persone e la possibilità di risparmiare e di avere gli stessi servizi per gli utenti è un diritto innegabile, senza dimenticare che la necessità di non inquinare è diventata di primaria importanza!

Anonimo ha detto...

Come annota il mio amico Valerio, MAI rinfoderare la spada una volta sguainata
La muffa anticomunista viscerale anni '50 partitoamerikano-vaticano-mafia va escissa dal corpo sano della nazione come si farebbe comunemente con un tumore

Anonimo ha detto...

a volte mi dispiace quasi che l'inferno non esista...

Ugo Bardi ha detto...

X Matteo Battisti. Certo, traduci pure e grazie per l'interesse.

Anonimo ha detto...

Non credete che persone come Cerofolini o come il noto Franco Battaglia siano degli sprovveduti.
Essi non fanno altro che fornire una giustificazione pseudo-scientifica a coloro che si oppongono alle rinnovabili. Se non ci fossero loro, altri prenderebbero il loro posto. Diciamo che svolgono analoga funzione di Emilio Fede nel settore energetico.
Il motivo per cui gli è ordinato di dire ciò molto chiaro. Una generazione distribuita di energia su tutto il pianeta non e' compatibile con l'attuale sistema politico, che e' basato su una concetrazione di risorse nella mani di pochissime persone in pochi paesi.
Nel momento in cui i costi del solare dovessero scendere al di sotto delle altre fonti, si avrebbe una rapida redistribuzione di ricchezza nel mondo. Sole (e vento) non sono controllabili da nessun esercito, neanche quello americano.
Ma in ogni caso possiamo stare tranquilli: magari possono anche vincere le elezioni in Italia e portarci nel Medioevo, ma il mondo andrà per la sua strada anche contro la volontà loro volonta'.